Benedetto da Norcia

monaco italiano, santo della Chiesa cattolica e Patrono d'Europa
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Benedetto da Norcia (Norcia, 2 marzo 480Montecassino, 21 marzo 547) è stato un monaco cristiano italiano, fondatore dell'Ordine di San Benedetto. Viene venerato da tutte le Chiese cristiane che riconoscono il culto dei santi.

San Benedetto da Norcia
Andrea Mantegna, San Benedetto da Norcia, particolare del Polittico di san Luca, tempera su tavola, 1453-1454, Pinacoteca di Brera
 

Abate

 
NascitaNorcia, 2 marzo 480
MorteMontecassino, 21 marzo 547 (67 anni)
Venerato daTutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
Santuario principaleAbbazia di Montecassino
Ricorrenza11 luglio, 21 marzo (messa tridentina)[1]
AttributiCocolla
Libro della Regola
Pastorale
Corvo con pane nel becco
Calice con serpentelli
Bastone o fascio di verghe
Mitra
Patrono diAgricoltori
Agronomi
Architetti
Chimici
Ingegneri
Speleologi
Europa
Cassino
Cetraro
Controguerra
Norcia
Pertosa
Pomezia
Subiaco
Zenson di Piave
Pontecagnano Faiano

Biografia

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San Benedetto, fratello di santa Scolastica, nacque nel 480 nella città umbra di Norcia. Il padre Eutropio, figlio di Giustiniano Probo della gens Anicia, era Console e Capitano Generale dei Romani nella regione di Norcia, mentre la madre era Abbondanza Claudia de' Reguardati di Norcia. Quando ella morì, secondo la tradizione, i due furono affidati alla nutrice Cirilla. Alla gens appartenevano anche san Gregorio Magno e Severino Boezio. A 12 anni fu mandato con la sorella a Roma a compiere i suoi studi, ma, come racconta Gregorio Magno nel secondo libro dei Dialoghi[2], sconvolto dalla vita dissoluta della città «ritrasse il piede che aveva appena posto sulla soglia del mondo per non precipitare anche lui totalmente nell'immane precipizio. Disprezzò quindi gli studi letterari, abbandonò la casa e i beni paterni e volle far parte della vita monastica».

All'età di 17 anni, insieme con la sua nutrice Cirilla, si ritirò nella valle dell'Aniene presso Eufide (l'attuale Affile), dove, secondo la leggenda devozionale, avrebbe compiuto il primo miracolo, riparando un vaglio rotto dalla stessa nutrice. La lasciò e si avviò verso la valle di Subiaco, presso gli antichi resti di una villa neroniana, nella quale le acque del fiume Aniene alimentavano tre laghi (la città sorgeva appunto sotto - "sub" - questi laghi - Lacense ). A Subiaco incontrò Romano, monaco di un vicino monastero retto da un abate di nome Adeodato, che, vestitolo degli abiti monastici, gli indicò una grotta impervia del Monte Taleo (attualmente contenuta all'interno del Monastero del Sacro Speco), dove Benedetto visse da eremita per circa tre anni, fino alla Pasqua dell'anno 500. Conclusa l'esperienza eremitica, accettò di fare da guida ad altri monaci in un ritiro cenobitico presso Vicovaro, ma, dopo che alcuni monaci tentarono di ucciderlo con una coppa di vino avvelenato, tornò a Subiaco.

Qui rimase per quasi trent'anni, predicando la "Parola del Signore" e accogliendo discepoli sempre più numerosi, fino a creare una vasta comunità di tredici monasteri, ognuno con dodici monaci e un proprio abate, tutti sotto la sua guida spirituale. Negli anni tra il 525 ed il 529, a seguito di un altro tentativo di assassinio con un pane avvelenato, Benedetto decise di abbandonare Subiaco per salvare i propri monaci. Si diresse quindi verso Cassino dove, sopra un'altura, fondò il monastero di Montecassino, edificato sopra i resti di templi pagani e con oratori in onore di san Giovanni Battista (da sempre ritenuto un modello di pratica ascetica) e di san Martino di Tours, che era stato iniziatore in Gallia della vita monastica.

La regola di san Benedetto

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Regola benedettina e Ora et labora.
 
Prologo della Regula

A Montecassino, intorno al 525, Benedetto compose la sua Regola prendendo spunto da regole precedenti, in particolare quelle di san Giovanni Cassiano e san Basilio, ma anche san Pacomio, san Cesario, e l'Anonimo della Regula Magistri con il quale ebbe stretti rapporti proprio nel periodo della stesura della regola benedettina, egli combinò l'insistenza sulla buona disciplina con il rispetto per la personalità umana e le capacità individuali, nell'intenzione di fondare una «scuola del servizio del Signore, in cui speriamo di non ordinare nulla di duro e di rigoroso».

La regola, nella quale si organizza nei minimi particolari la vita dei monaci all'interno di una "corale" celebrazione dell'uffizio, diede nuova e autorevole sistemazione alla complessa, ma spesso vaga e imprecisa, precettistica monastica precedente. I due cardini della vita comunitaria sono il concetto di stabilitas loci (l'obbligo di risiedere per tutta la vita nello stesso monastero contro il vagabondaggio allora piuttosto diffuso di monaci più o meno "sospetti") e la conversatio, cioè la buona condotta morale, la pietà reciproca e l'obbedienza all'abate, il "padre amoroso" (il nome deriva proprio dal siriaco abba, "padre") mai chiamato superiore, e cardine di una famiglia ben ordinata che scandisce il tempo nelle varie occupazioni della giornata durante la quale la preghiera e il lavoro si alternano nel segno del motto ora et labora ("prega e lavora").

I monasteri che seguono la regola di san Benedetto sono detti benedettini. Anche se ogni monastero è autonomo sotto l'autorità di un abate, si organizzano normalmente in confederazioni monastiche, delle quali le più importanti sono la congregazione cassinense e la congregazione sublacense, originatesi rispettivamente attorno all'autorità dei monasteri benedettini di Montecassino e di Subiaco.

 
L'incontro con Totila di Spinello Aretino, sagrestia di San Miniato al Monte (Firenze)

A Montecassino, Benedetto visse fino alla morte, ricevendo l'omaggio dei fedeli in pellegrinaggio e di alcune personalità come Totila re degli Ostrogoti, che il monaco ammonì, e l'abate Servando.

Benedetto morì il 21 marzo 547 dopo 6 giorni di febbre fortissima[3] e quaranta giorni circa dopo la scomparsa di sua sorella Scolastica, con la quale ebbe comune sepoltura. Secondo la leggenda devozionale spirò in piedi, sostenuto dai suoi discepoli, dopo aver ricevuto la comunione e con le braccia sollevate in preghiera, mentre li benediceva e li incoraggiava.

Tra i numerosi miracoli che avrebbe compiuto san Benedetto durante la sua vita terrena, ricordati nei Dialoghi scritti da papa san Gregorio Magno, sono annoverati anche alcuni miracoli di risurrezione.[4]

Le diverse comunità benedettine nonché il calendario della messa tridentina del rito romano ricordano il dies natalis del santo il 21 marzo, mentre il nuovo calendario del 1969 ne celebra ufficialmente la festa l'11 luglio (in realtà tradizionale data del suo Patrocinio), da quando Papa Paolo VI con il breve Pacis nuntius ha proclamato san Benedetto da Norcia patrono d'Europa il 24 ottobre 1964 in onore della consacrazione della Basilica di Montecassino.[5] La Chiesa ortodossa celebra la sua ricorrenza il 14 marzo.

La traslazione delle reliquie

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Secondo l'Historia Langobardorum di Paolo Diacono, nel 577 il monastero di Montecassino fu distrutto dai Longobardi di Zotone, che costrinsero i monaci a rifugiarsi a Roma. L'autore era uno dei cinque grammatici stranieri della Scuola Palatina di Carlomagno, che si era ritirato a Montecassino dal 782 alla morte. Il testo precisa che le reliquie di san Benedetto e di santa Scolastica furono sottratte e collocate in due monasteri omonimi della Gallia, nell'abbazia di Fleury-sur-Loire (ribattezzata Saint-Benoit-sur-Loire) e nella Collegiata di San Pietro a Le Mans.[6][7]

La Cronaca di Aldrevaldo di Fleury, del IX secolo, conferma che san Mommolino avrebbe effettuato la traslazione delle reliquie nell'abbazia di Fleury-sur-Loire[8] dopo la distruzione del monastero di Montecassino ad opera dei Longobardi. La tomba del santo e i miracoli elargiti descritti nei Miracula sancti Benedicti, scritti da cinque monaci dell'abbazia nei tre secoli successivi[9] attirarono il pellegrinaggio, che portò all'abbazia francese benessere e fama.

Tuttavia le reliquie erano considerate quasi indispensabili alla comune devozione nel Medioevo, specialmente ai monaci, era naturale che fossero cercate e "trovate" dappertutto. Ad esempio: un frammento di costola (Benedettine del Calvario di Orléans), un altro frammento di costola (Benedettine del Santo-Sacramento di Parigi), l'estremità superiore del radio sinistro (Grande seminario di Orléans), la parte inferiore del radio destro e la parte inferiore del perone sinistro (entrambi all'abbazia di Sainte-Marie de la Pierre-qui-Vire), un frammento della parte centrale di un osso lungo (abbazia di Santa Marie di Parigi), l'estremità inferiore del radio sinistro (abbazia di Saint-Wandrille), un frammento di falange dell'alluce sinistro (abbazia Notre Dame de la Garde), un frammento della parte centrale di un osso lungo (abbazia di Timadeuc a Bréhan), la rotula sinistra (abbazia d'Aiguebelle), un frammento dell'omero sinistro (abbazia della Grande Trappe), braccio destro (Brescia). Secondo i monaci benedettini di Montecassino, invece, le reliquie autentiche sono sempre restate a Montecassino.

Il ritrovamento di una reliquia

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Miracolo di san Benedetto di Spinello Aretino, sagrestia di San Miniato al Monte (Firenze)

Lo studioso e monaco benedettino Jean Mabillon pubblicò nel 1685 la seguente narratio brevis, ricavata da un manoscritto medievale dell'abbazia di Sant'Emmerano di Ratisbona, che egli giudicò vecchio di novecento anni e perciò contemporaneo alla "traslazione" del corpo del santo (VIII secolo):

«Nel nome di Cristo. C'era in Francia, grazie alla provvidenza di Dio, un Prete dotto che intraprese un viaggio in Italia, per poter scoprire dove fossero le ossa del nostro santo padre Benedetto, che nessuno più venerava. [Montecassino, monastero fondato da san Benedetto su un rilievo roccioso dell'Appennino tra Roma e Napoli, era stato distrutto dai Longobardi nel 580 circa, e rimase disabitato fino al 718, data di insediamento di Petronace di Montecassino ndr]. Alla fine giunse in una campagna abbandonata a circa 70 o 80 miglia da Roma, dove san Benedetto anticamente aveva costruito un monastero nel quale tutti erano uniti da una carità perfetta. A questo punto questo Prete e i suoi compagni erano inquietati dall'insicurezza del luogo, dato che non erano in grado di trovare né le vestigia del monastero, né quelle di un luogo di sepoltura, fino a quando finalmente un guardiano di suini indicò loro esattamente dove il monastero era stato eretto; tuttavia fu del tutto incapace di individuare il sepolcro finché lui e i suoi compagni non si furono santificati con due o tre giorni di digiuno. Allora il loro cuoco ebbe una rivelazione in un sogno, e la questione apparve loro chiara poiché al mattino fu mostrato loro, da colui che era sembrato più infimo di grado, che le parole di san Paolo sono vere (1Cor 1,27[10]): «Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti» o di nuovo, come il Signore stesso ha predetto (Mt 20,26[11]): «Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo». Allora, ispezionando il luogo con maggiore diligenza, trovarono una lastra di marmo che dovettero tagliare. Finalmente, spezzata la lastra, rinvennero le ossa di san Benedetto e, sotto un'altra lastra, quelle di sua sorella; poiché (come pensiamo) il Dio onnipotente e misericordioso volle che fossero uniti nel sepolcro come lo furono in vita, in amore fraterno e in carità cristiana. Dopo avere raccolto e pulito queste ossa le avvolsero, una a una, in un fine e candido tessuto, per portarle nel loro paese. Non fecero menzione del ritrovamento ai Romani per paura che, se questi avessero saputo la verità, indubbiamente non avrebbero mai tollerato che reliquie così sante fossero sottratte al loro paese senza conflitti o guerre di reliquia, il che Dio ha reso manifesto, affinché gli uomini potessero vedere come grande era il loro bisogno di religione e santità, mediante il seguente miracolo. Avvenne cioè che, dopo un po', il lino che avvolgeva queste ossa fu trovato rosso del sangue del santo, come da ferite aperte di un essere vivente. Dalla qual cosa Gesù Cristo ha inteso mostrare che colui cui appartengono quelle ossa è così glorioso che avrebbe vissuto veramente con Lui nel mondo a venire. Allora furono poste sopra un cavallo che le portò durante tutto quel lungo viaggio così agevolmente che non sembrava ci fosse nessun carico. Inoltre, quando attraversavano foreste o percorrevano strade strette, non c'era albero che ostruisse il cammino o asperità del percorso che impedissero loro di proseguire il viaggio; così che i viaggiatori hanno visto chiaramente come questo potesse avvenire grazie ai meriti di san Benedetto e di sua sorella santa Scolastica, affinché il loro viaggio potesse essere sicuro e felice fino al regno di Francia e al monastero di Fleury. In questo monastero sono seppelliti ora in pace, finché sorgeranno nella gloria nell'Ultimo Giorno; e qui conferiscono benefici su tutti coloro che pregano il Padre tramite Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che vive e regna nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.»

 
Il verso della Medaglia di san Benedetto.

Le origini della Medaglia di San Benedetto sono antichissime. Papa Benedetto XIV ne ideò il disegno e col "Breve" del 1742 approvò la medaglia concedendo delle indulgenze a coloro che la portano con fede. Sul diritto della medaglia, san Benedetto tiene nella mano destra una croce elevata verso il cielo e nella sinistra il libro aperto della santa Regola. Sull'altare è posto un calice dal quale esce una serpe per ricordare un episodio accaduto a Benedetto: il santo, con un segno di croce, avrebbe frantumato la coppa contenente il vino avvelenato datogli da monaci attentatori. Sullo stesso lato del libro aperto è raffigurato un corvo: quest'uccello sottrasse al santo un pane avvelenato prima che se ne nutrisse.

Preghiera di San Benedetto

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Crux Sacra Sit Mihi Lux.

Non Draco Sit Mihi Dux;

Vade Retro, satana!

Numquam Suade Mihi Vana;

Sunt Mala Quae Libas.

Ipse Venena Bibas.

Italiano

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Santa Croce sii la mia luce.

Non sia il drago il mio condottiero;

Allontanati, satana!

Non mi attirare alle vanità;

sono mali le tue bevande.

Bevi tu stesso i tuoi veleni.

Venerazione

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San Benedetto è il patrono di molti luoghi nel mondo. È uno dei patroni d'Europa. Nell'isola di Tenerife (Spagna) è il patrono dei campi e dei contadini. In suo onore si svolge un importante pellegrinaggio (Romería de San Benito Abad) su quest'isola, una delle più importanti del paese.[12]

San Benedetto nell'arte

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San Benedetto fu più volte rappresentato nelle arti figurative. Sulla vita del santo si ricordano il ciclo di affreschi di Spinello Aretino nella chiesa di San Miniato al Monte a Firenze e gli affreschi della bottega di Martino da Verona nell'Abbazia di San Pietro a San Bonifacio in provincia di Verona. Nel Lazio a Subiaco sorge una statua seicentesca del santo di fronte al Monastero di San Benedetto all'interno del quale vi sono affreschi riguardanti la sua vita.

  1. ^ Altra ricorrenza è il 4 dicembre, festa della "sepoltura".
  2. ^ Testo originale: (LA) Gregorius Magnus, Dialogi, su Wikisource. Traduzione italiana: La vita di san Benedetto - testo integrale tratto dal Libro II dei "Dialoghi" di san Gregorio Magno, su Ora-et-labora. URL consultato il 15 febbraio 2015.
  3. ^ Vita di san Benedetto, su digilander.libero.it.
  4. ^ Albert J. Herbert, I morti risuscitati, edizioni Segno, 1998, pp. 59/66.
  5. ^ Te Deum di fine anno del Padre Abate Donato Ogliari, su abbaziamontecassino.org. URL consultato il 21 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2015).
  6. ^ Amalia Galdi, S. Benedetto tra Montecassino e Fleury (VII-XII secolo), in Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge, n. 126-2, 2014.
  7. ^ Benedetto Di Mambro, Sulle tracce delle reliquie di san Benedetto, su Sant’Elia Fiumerapido. Il Sannio, Casinum e dintorni, ora-et-labora.net, Cassino, Arte Stampa, 2017. URL consultato il 30 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 20 agosto 2018).
  8. ^ Alban Butler, The Lives of the Primitive Fathers, Martyrs, and Other Principal Saints, J. Moir, 1799, p. 277. URL consultato il 6 settembre 2021.
  9. ^ Alexandre Vidier , L'Historiographie à Saint-Benoît-sur-Loire et les miracles de Saint Benoît , Picard, Paris 1965,
  10. ^ 1Cor 1,27, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  11. ^ Mt 20,26, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  12. ^ San Benito, patrón por sorteo de los frutos y ganados de Tenerife desde 1535. Por Carlos Rodríguez Morales (y III), su lalagunaahora.com.

Bibliografia

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  • Tancredi Grossi, San Benedetto e la sua opera verso la Chiesa e la Società, Torino, Società Subalpina Editrice, 1943.
  • Adalbert de Vogüé OSB,"San Benedetto - Uomo di Dio"– Ed. San Paolo, 1999, ISBN 88-215-3870-2.
  • Papa Gregorio I, Vita di san Benedetto e la Regola, ed. Città nuova, 2001, ISBN 88-311-1403-4.
  • (DE) Anselm Grün, Benedikt von Nursia, Freiburg in Breisgau 2006.
  • Adalbert de Vogüé: Art. Benedikt von Nursia. In: Theologische Realenzyklopädie 5 (1980), pp. 538–549.
  • Benedikt von Nursia: Die Regel des heiligen Benedikt. Beuroner Kunstverlag, Beuron 1990. ISBN 3-87071-060-8.
  • Heinrich Suso Mayer: Benediktinisches Ordensrecht in der Beuroner Kongregation. Beuron 1929 ff.
  • Raphael Molitor: Aus der Rechtsgeschichte benediktinischer Verbände - Untersuchungen und Skizzen. Münster 1929 ff.
  • Sancti Patriarchae Benedicti Familiae Confoederatae: Catalogus Monasteriorum OSB, Editio XIX 2000. Centro Studi Sant'Anselmo, Roma 2000.
  • Anselm Grün, Benedikt von Nursia, Freiburg in Breisgau 2006.
  • Autour de saint Benoît. Aldebert de Vogüe. Vie Monastique num. 4, Abbaye de Bellefontaine, 1975.
  • Saint Benoît. Dom Ildefons Herwegen, abbé de Maria Laach. Desclée de Brouwer. 1980 pour le 1500e anniversaire de la naissance saint Benoît.
  • Pierfrancesco Stagi, Benedetto da Norcia. L'esperienza di Dio, Collana Cultura Cristiana Antica, Borla, Roma 2015.
  • Luigi Salvatorelli - Silvana Simonetti, BENEDETTO, santo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 8, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1966. URL consultato il 30 settembre 2017.  
  • Amalia Galdi, Benedetto, Bologna, il Mulino, 2016.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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