Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
182 visualizzazioni23 pagine

Gender e Media A.tota

Caricato da

Ginevra Bogi
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato PDF, TXT o leggi online su Scribd
Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
182 visualizzazioni23 pagine

Gender e Media A.tota

Caricato da

Ginevra Bogi
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato PDF, TXT o leggi online su Scribd

A.L. TOTA “GENDER E MEDIA.

VERSO UN IMMAGINARIO SOSTENIBILE”

1. Inquinamento visuale e sostenibilità dell’immaginario

San Paolo 2006, il sindaco liberale Gilberto Kassab inizia la sua battaglia contro
l’inquinamento visuale emanando la Lei Cidade Limpia che fece smontare tutti i
cartelloni pubblicitari dalla città. Il concetto di inquinamento visuale trova nel caso
di San paolo la sua prima implementazione politica.

Possiamo teorizzare che esistano immagini che siano capaci di inquinare le


rappresentazioni sociali di certi fenomeni che elaboriamo nelle nostre menti; tali
immagini avrebbero poi la capacità di orientare le nostre azioni future. Non
possiamo presumere che ci sia una condivisa intersoggettività rispetto al modo in
cui un’immagine viene decodi cata dai suoi fruitori perché ciò che è negativo per
alcuni non può esserlo a atto per altri magari appartenenti a gruppi sociali diversi.
La questione della multivocalità e della multidimensionalità di un testo non si
risolve semplicemente attribuendo un potere semiotico maggiore alla minoranza
che da quell'immagine potrebbe potenzialmente essere discriminata. Il concetto di
inquinamento visuale è e cace nella misura in cui riesce a coniugarsi con i gradi di
libertà dei processi di decodi ca degli spettatori anche se, è bene aggiungere, ci
sono delle nozioni di senso comune relative all’accettabilità sociale di alcune
immagini permettendo che queste vengano condannate all’unanimità. Tuttavia,
anche in questo caso delineare dei con ni è tutt’altro che aproblematico perché
questi non sono necessariamente stabili.

Le immagini rimandano a modalità percettive e cognitive legate alle strutture


emotive e per questo sono così e caci nei processi di legittimazione sociale.

La “guerra dei sogni” rappresenta un terreno di ri essione in cui vi è un’attenzione


comune alle forme generali di mediazione attraverso cui i diversi attori sociali
danno forma ai loro universi percettivi e discorsivi. Le immagini divengono risorse
di negoziazione per la de nizione del reale. Crespi dice in merito che la mediazione
simbolica ha sempre una dimensione costruttiva del soggetto; senza immagini l’io
non può pensare a sé stesso.

Il concetto di inquinamento visuale si riferisce ad un immaginario che si fa base


della legittimazione sociale delle discriminazioni: le immagini mediali sono
inquinanti nella misura in cui fanno apparire come naturali le disuguaglianze
politicamente e culturalmente determinate. Al contrario, un immaginario sostenibile
non rappresenta unicamente gli interessi egemonici delle classi dominanti dando
voce alle minoranze.

Un contributo fondamentale nella prospettiva della “guerra dei sogni “ è stato dato
da Stuart Hall secondo il quale le immagini si prestano meglio a costruire mondi
e caci e legittimi rispetto alle parole. Hall riprende le parole di de Saussure per
de nire come il rapporto tra signi cato e signi cante sia meno arbitrario nelle
immagini rispetto alle parole. Se in un testo scritto si è più aperti ai processi di
decodi ca, un’immagine è meno predisposta a letture di erenziali. Nelle immagini,
ffi
fi
fi
ff
ffi
fi
fi
fi
fi
ffi
fi
fi
fl
ff
però, i valori si possono celare meglio ed essere veicolati in maniera neutrale;
queste sono lo strumento più e cace per la creazione dell’egemonia culturale.

Le immagini sono il terreno fondamentale su cui si costruiscono le identità di


genere, etnia, generazione e classe sociale. Augé nel testo “La guerra dei sogni”
parla del concetto di colonizzazione dell’immaginario ossia come lo scontro tra
popoli sia spesso accompagnato dall’urto dei loro immaginari. Secondo l’autore,
una cultura è viva nella misura in cui, durante lo scontro, riesce a trasformarsi
mettendo in gioco i propri processi di simbolizzazione e istituzionalizzazione. Nei
momenti di contatto culturale, in cui forme simboliche ed immaginari di diversi
popoli si incontrano, si ridisegnano le identità dei popoli stessi. Gruzinski
esempli ca questo concetto con lo scontro tra gesuiti e amerindi nel Messico del
14° secolo dove l’immaginario cristiano estirpò tutta l’iconogra a locale.

In passato il monopolio dell’immaginario era detenuto dalla Chiesa che ne


deteneva il potere attraverso le varie committenze, attualmente il monopolio
dell’immaginario sembra essere detenuto dai media che fanno da risonanza alle
esigenze di mercato. Thompson de nisce il nostro come un “mondo mediato”
dove le forme simboliche mediate plasmano la nostra conoscenza dell’universo al
di là della sfera personale.

Ci si interroga sulle trasformazioni che caratterizzano i processi di produzione


simbolica nella società dei media e come queste abbiano un impatto decisivo sulle
modalità attraverso cui gli attori sociali concepiscono le loro soggettività e fare
esperienza del mondo. L’immaginario diviene un magazzino simbolico a cui
attingere per dare senso alle identità ed elaborare le rappresentazioni sociali con
cui misurarsi nella quotidianità. I mutamenti di tale sfera sono destinati ad avere
ripercussioni profonde sull’assetto complessivo di un dato contesto sociale.

Nella contemporaneità si di ondono nuove forme di esperienza del quotidiano che


prescindono dalla necessità dell’incontro, si riesce perciò a fare esperienza
semplicemente guardando qualcosa che è altrove come la televisione.

Il processo di colonizzazione ci permette di sostituire il senso di disagio che deriva


dalla discrepanza tra gli stereotipi messi in scena e quelli veri e propri con un
senso di naturalezza e aproblematicità. Come diceva Augé, la guerra dei sogni
nisce quando le vittime subiscono e/o interiorizzano la fascinazione
dell’immaginario dei loro oppressori. Aprendo il sé a nuove forme di conoscenza e
nuovi materiali simbolici mediati, lo sviluppo dei media arricchisce (gli individui
possono costruire il loro sé usando un insieme di risorse simboliche abbondante
che può essere incorporato nel processo di autoformazione) e accentua (con
l’aumentare delle risorse gli individui scoprono nuove possibilità, allargano i loro
orizzonti e cambiano i loro punti di riferimento simbolici). Da ciò deriva una
tendenza all’omologazione che non è mai compiuta per via del ruolo attivo nei
processi di decodi ca che l’individuo ha nella ricezione. In questo senso il
nomadismo culturale è l’altra faccia dell’immaginario colonizzato.

Si è detto che le immagini sono più e caci della parola nel rappresentare la realtà
perché con questa hanno un rapporto meno arbitrario. Questo potere diviene
fi
fi
fi
ff
ffi
fi
ffi
fi
inquinante se le immagini divengono la base della naturalizzazione e la
legittimazione di disuguaglianze sociali; le immagini divengono così materiali
perfetti per costruire egemonie culturali in quanto nascondono valori e
mascherano alternative. I media e le nuove forme di ri essione su essi rendono
possibile l’obiettivo dello sradicamento dell’esperienza dal qui et nunc.

Per capire come i soggetti si appropriano delle immagini che vedono dobbiamo
comprendere prima il rapporto di reciproca in uenza fra rappresentazioni sociali,
testi mediali e processi di de nizione delle soggettività.

In sintesi, i processi in atto sono così rappresentati linearmente:


- immagini di genere e/o etnica contenute in testi mediali
- maggiore di usione di un tipo speci co di rappresentazione
- maggiore probabilità che le persone si iden tichino con i modelli proposti

La problematica ha a che fare con il concetto di probabilità ovvero quante sono le


rappresentazioni sociali disponibili e di che tipo sono. Se ragioniamo in termini di
probabilità, però, ci precludiamo la comprensione dell'esperienza del singolo
soggetto riuscendo però a capire il trend complessivo cioè l’esperienza media. Le
medie continuano a rappresentare uno strumento sociale molto importante per la
comprensione della realtà.

Si analizza il rapporto tra risorse identitarie di cui dispongono gli attori sociali
all’interno di un determinato contesto sociale per costruire le immagini di genere.

Quando si parla di immagini mediali ci si riferisce sempre alla loro potenziale


in uenza e non alla loro e ettiva in uenza. Vi sono diversi gradi di libertà entro cui
gli attori sociali interpretano le suddette immagini mediali perciò nessuna identità è
riconducibile ad un insieme di testi bensì occorre che un soggetto attualizzi i testi
mediali, li interpreti e li colleghi fra loro per produrre dei signi cati.

Vi sono degli approcci riguardanti la de nizione del ruolo del soggetto dinanzi alle
immagini proposte dai media: alcuni approcci teorici a ni alla Scuola di
Francoforte tendono a considerare il pubblico come passivo, senza alcuna
capacità di decodi care e interpretare in modo critico i messaggi; altri approcci
come quelli della Scuola di Birmingham invece hanno voluto enfatizzare la
capacità critica del pubblico immune ad ogni forma di massi cazione. Bisogna
tener conto anche che uno spettatore può essere colpito dal medesimo testo
mediale in maniera diversa secondo a diverse variabili come la soglia di attenzione.
Provengono, inoltre, anche alcuni contributi dal lone post-modernista in cui si
mette in scene un utente idealizzato, pieno di spirito critico e capace di
decodi care in maniera innovativa i messaggi ma questo porta anche ad
un’estrema generalizzazione dell’utente.

Il dibattito sul rapporto tra questi diversi approcci è stato portato avanti da Keane
che a erma: se da una parte è irragionevole pensare che l’in uenza dei media sia
naturalizzata ma dall’altra sarebbe fuorviante pensare che la capacità di
elaborazione individuale sia egualmente allocata fra gli attori sociali.
fl
ff
fi
ff
fi
ff
fi
fl
fi
fi
fi
fl
fi
fl
ffi
fi
fi
fl
I media spesso si sentono legittimati alla produzione di immagini discriminanti
avvalendosi del diritto di riprodurre lo status quo.

Il concetto di inquinamento visuale è di di cile uso nella vita quotidiana perché


non è possibile de nire un testo mediale inquinante in maniera oggettiva.

2. Nuovi razzismi, un approccio basato sull’analisi del discorso

Quale ruolo i media e i notiziari giocano nella riproduzione delle disuguaglianze


razziali ed etniche in questa società?

Sotto molti aspetti le forme contemporanee di razzismo, o “nuovo razzismo”, sono


diverse dal “vecchio” razzismo. Il nuovo razzismo vuole essere democratico e
rispettabile negando la sua natura stessa di razzismo; qui le minoranze non sono
biologicamente inferiori ma considerate come diverse. Sia in USA che in Europa
sono state individuate diverse varianti di questo tipo di razzismo come ad esempio
il razzismo simbolico.

La studiosa Essed analizza nel 1991 le molteplici forme di micro-discriminazione


nella vita delle donne nere nei termini che lei intende come razzismo quotidiano
(solitamente indiretto, sottile ed appartenente non solo alle classi ordinarie ma
anche alle elite).

Proprio per la sua natura sottile e simbolica, molte forme di nuovo razzismo sono
discorsive: conversazioni quotidiane, colloqui, libri, dibattiti parlamentari, leggi, lm
ecc... Sembrano atti distanti dalla violenza eppure possono fare per no più danni
proprio perché sembrano “normali”. Sono una forma di egemonia etnica spesso
tacitamente accettata dalla maggior parte dei membri del gruppo dominante di
maggioranza. Le conseguenze di questa forma di razzismo discorsivo nelle vite dei
gruppi di minoranza sono, però, tutt’altro che discorsive perché essi non vengono,
ad esempio, accettati nel paese o non riescono a trovare un lavoro e una casa.

Gli approcci tradizionali al ruolo dei media nella riproduzione del razzismo sono
stati in maggioranza l’analisi del contenuto e gli studi quantitativi delle parole o
delle immagini stereotipate nella rappresentazione delle maggioranze. Può essere
analizzata nel dettaglio anche la forma sintattica delle frasi o l’organizzazione
generale di un reportage giornalistico. Queste strutture del testo sono legate agli
elementi del contesto sociale come l’ambientazione socio-culturale, i partecipanti
e i vari ruoli sociali.

Possiamo semplicemente de nire il razzismo come un sistema sociale basato sulla


disuguaglianza etnica o razziale o la disuguaglianza di classe. Questo sistema ha
due componenti principali:

- una sociale ossia a livello micro le pratiche quotidiane di discriminazione e a


livello macro le organizzazioni e le istituzioni

- una cognitiva ossia le convinzioni, le ideologie, i valori delle persone


fi
fi
ffi
fi
fi
Nel sistema del razzismo, stereotipi e pregiudizi spiegano perché le persone si
lascino coinvolgere in pratiche discriminatorie. Queste convinzioni, o
“rappresentazioni sociali”, derivano dal livello discorsivo. Ciò accade perché il
livello discorsivo come pratica sociale è la fonte delle convinzioni razziste delle
persone; il discorso è un’interfaccia cruciale tra la dimensione sociale e cognitiva
del razzismo. Noi “impariamo il razzismo” attraverso il testo scritto o parlato.
Attraverso il controllo del discorso pubblico, le élite sono al tempo stesso
dominanti all’interno del loro stesso gruppo e riescono a controllare gli altri gruppi
minoritari. Il discorso mediale è la principale fonte di conoscenza delle persone ed
il suo potere è soprattutto discorsivo e simbolico; la sua élite è responsabile per i
discorsi che prevalgono all’interno dei media che controllano per svariati motivi: la
maggior parte dei lettori bianchi ha poche esperienze quotidiane con le minoranze
e poche fonti alternative, i media enfatizzano le polarizzazioni di gruppo, i gruppi di
minoranza non hanno abbastanza potere per opporsi pubblicamente e altri.

Quando il potere dei media si combina con una mancanza di risorse alternative
allora questi sono in grado di abusare di tale potere e stabilire l’egemonia
discorsiva e cognitiva necessaria a riprodurre il “nuovo razzismo”.

Le minoranze hanno minore accesso ai media attraverso dichiarazioni, conferenze


stampa, interviste e quindi le loro opinioni sono meno richieste o considerate meno
credibili. Le notizie forniscono spesso le prime opinioni di autorità ed elite bianche.
In generale anche nelle notizie di natura etnica che minoranze vengono citate
meno rispetto alle élite bianche; i rappresentanti delle minoranze hanno raramente
il permesso di parlare da soli perché sembra quasi necessario un bianco che
confermi e riporti la propria opinione possibilmente in contrasto con quella del
portavoce della minoranza.

Nei notiziari le notizie riportate sulle minoranze etniche sono spesso ristrette a:
nuovi immigranti (illegali) in arrivo, problemi sociali, risposte politiche, con itti di
integrazione e diversità, focus sulle minacce verso la popolazione e la risposta
degli abitanti ecc.. Mentre altri temi come il contributo dei lavoratori immigrati
all’economia del paese.

Argomenti negativi hanno conseguenze negative sulle menti dei destinatari ed in


generale si nota una preferenza per gli argomenti che enfatizzano le “loro” cattive
azioni e le “nostre” buone.

Il nuovo razzismo evita esplicitamente le denominazioni razziste e usa parole


negative per descrivere le caratteristiche o le azioni delle minoranze.

Le opinioni riguardanti speci ci eventi possono in uenzare la scelta lessicale;


quando ci sono più opzioni, la scelta linguistica ha spesso una ragione
contestuale.

la linguistica moderna e l’analisi del discorso, tuttavia, vanno al di là degli studi


sulle parole isolate, i signi cati delle frasi mostrano anche i ruoli speci ci che
assumono i partecipanti. Le minoranze sono spesso rappresentate in un ruolo
passivo a meno che non siano agenti di azioni negative.
fi
fi
fl
fi
fl
Quello che distingue una sequenza arbitraria di frasi da un frammento di discorso
è quello che chiamiamo coerenza. Anche nel riportare gli a ari etnici, la coerenza
delle notizie è relativa al modo in cui i giornalisti rappresentano gli eventi di natura
etnica. Un’altra caratteristica della coerenza è che essa non è basata sui “fatti di
un modello” ma piuttosto sulle relazioni funzionali tra i signi cati delle frasi stesse.

I livelli della descrizione e il numero di dettagli non dipendono soltanto dalla


rilevanza contestuale ma anche dalla possibilità o meno che quel dettaglio possa
enfatizzare o de- enfatizzare le “nostre” buone proprietà e le “loro” cattive. Per la
stessa ragione, un’altra relazione funzionale è quella del contrasto per esempio
enfatizzando la “loro “mancanza di iniziativa ed il “nostro” aiuto.

Ci sono tipiche strategie semantiche come gli apparenti dinieghi (non ho nulla
contro ma...), le apparenti concessioni (ci sono persone brave ma nell’insieme...),
le apparenti comprensioni (è naturale che sia così ma...) e il transfer (nulla di
personale contro quello ma i miei clienti dicono che...).

Il signi cato del discorso dà vita alle convinzioni sottintese di colui che parla.

Frasi attive possono enfatizzare la responsabilità attiva del soggetto della frase
mentre frasi passive sulla stessa azione possono porre la responsabilità attiva sulla
sfondo. Stessa storia per i verbi nominali che vengono spesso usati per mitigare
azioni negative di “nostri” gruppi. Anche le cifre sono uno strumento retorico per
suggerire precisione ed oggettività dunque credibilità.

In conclusione, diversi livelli del discorso possono contribuire al razzismo e


abbiamo documentato come sia i signi cati sia le strutture formali del testo e del
parlato tendano a favorire il gruppo di appartenenza e spesso a svilire o
problematizzare il gruppo esterno.

Il nuovo razzismo delle società occidentali è un sistema di disuguaglianza etnica o


razziale che consiste in una serie di pratiche discriminatorie quotidiane sostenute
da rappresentazioni socialmente condivise come stereotipi, pregiudizi, ideologie.

Il testo e il parlato svolgono la funzione primaria di fonte per le convinzioni sulle


questioni etniche dei membri del gruppo di appartenenza e sono strumenti per
creare coesione e per mantenere e legittimare il dominio.

Il ritratto semantico negativo degli altri ha contribuito alla promulgazione e


riproduzione del razzismo.

3. Le ragazze con la pistola, la femminilizzazione del poliziesco televisivo


italiano

Le storie della ction italiana degli anni 200 hanno cristallizzato un’egemonia
maschile. Le donne delle ction sono in generale delle gure positive ed
ammirevoli; si prediligono ritratti di donne di spirito indipendente e di stampo
moderno a qualunque epoca appartengano. Resta però il fatto che l’o erta
stagionale di ction non contribuisce a creare le condizioni di pari opportunità di
accesso ai mondi sociali dell’immaginazione. I pubblici domestici preferiscono e
fi
fi
fi
fi
fi
fi
ff
fi
ff
quasi esigono ritrovare nelle storie televisive elementi riconoscibili iscritti nei
repertori delle proprie esperienze culturali e negli orizzonti dei propri mondi sociali,
soprattutto per i grandi pubblici generalisti. In aggiunta, gli elementi familiari
all’origine dei piaceri del riconoscimento vengono spesso costruiti dagli stessi
sistemi narrativi attraverso le pratiche complementari dell’interazione del noto e
dell’identico e della marginalizzazione del nuovo e del diverso. La regolarità con cui
le storie di ction hanno privilegiato nel tempo il protagonismo maschile lo ha
costituito come regola evidenziando quindi il protagonismo femminile come un
fatto eccentrico; i piaceri dell’eccentrico non possiedono però la stessa forza
trasversalmente aggregante dei piaceri legati al riconoscimento del familiare.

Le donne detentrici di un’arma d’ordinanza non sono più una rarità nella ction
italiana. I processi di femminilizzazione si sono avviati, con tempi e ritmi diversi,
anche nel mestiere delle armi senza invertire l’orientamento maschiocentrico della
ction italiana. Rimanendo perciò un mondo maschilmente connotato, le donne
nella ction poliziesca italiana non rivestono mai ruoli di autentico spicco che
conferiscono al personaggio lo statuto di protagonista assoluto. Inoltre, non cessa
di esercitarsi sulle donne della ction poliziesca quello che gli studi de niscono un
masculine gaze ovvero uno sguardo maschile: non si perde occasione di mettere
in risalto l’avvenenza e la seduttività delle forme corporee o il carattere
femminilmente sessuato di certi comportamenti. La tendenza dei media di
rappresentare giovani donne al anco di uomini più maturi si presta ad una vasta
gamma di interpretazioni controverse: mentre da un lato la giovinezza delle donne
ne intercetta la condizione di newcomers nel mondo reale delle istituzioni di
sicurezza, dall’altro ciò è funzionale all’esercizio del masculine gaze. Si osserva
inoltre il riprodursi di un cliché di uso nella rappresentazione del genere femminile
ovvero la totale trasparenza della dimensione privata dei personaggi. In de nitiva,
l’ingresso delle donne nelle squadre di poliziotti e carabinieri nella ction italiana
incide sulla struttura delle comunità professionali soprattutto nel sistema delle loro
relazioni interne. L’intento è di insediare una tipologia di prodotto
convenzionalmente maschile nelle preferenze di consumo del pubblico femminile;
questa operazione è stata facilitata dalla peculiare conformazione del poliziesco
italiano poco violento ed alleggerito dall’umorismo, aperto alla dimensione
familiare e con un contesto accogliente e non ostile. Nella cultura popolare, la
donna armata ha sempre rivestito l’incarnazione di un sovversivo ribaltamento dei
tradizionali ruoli sessuali e dei rapporti di potere tra i sessi.

Inizialmente il lone femminile del poliziesco italiano ha trovato accesso in quel che
si potrebbe de nire un “protagonismo a metà”: da newcomers in un mestiere e in
un ambiente maschile forse esse non erano ritenute abbastanza credibili o
accettabili come protagoniste individuali. Il protagonismo femminile ha esordito
nell’arena del poliziesco italiano con la serie “Linda e il brigadiere” e
successivamente è stata seguita da “Lui e lei” e “Valeria medico legale”. La
femminilizzazione del genere si associa organicamente ai plot verticali intra-
episodici focalizzati frequentemente sulle woma issue quindi tematiche riguardanti
le condizioni femminili. Nella ction “Lui e lei” vi è un sovvertimento ideale delle
parti dove lui riesce a trasformare la sua parte femminile e delicata in una risorsa
professionale mentre lei vive una “femminilità inceppata” per via del suo accesso
in una professione maschile ed espressa al grado massimo con l’impossibilità di
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
ff
fi
fi
fi
fi
avere gli. La ction “Valeria medico legale” si segnala per il tentativo di conferire
tipicità al personaggio anche sul piano dell’agire professionale: ne emerge la gura
non convenzionale di una unruly woman, bu a e sconclusionata, incurante del
giudizio altrui ma geniale e attenta nel lavoro. Di fatto, gli unici requisiti straordinari
messi in mostra dalla prima generazione di eroine del poliziesco italiane attengono
alla dimensione del corpo. Estremamente fuori dall’ordinario è l'uscita di scena di
queste eroine che avviene durante l’azione riportando a galla l’ambiguità di fondo
per cui la gura femminile è ricondotta al ruolo tradizionale di vittima.

E’ la serie “Distretto di polizia” a spingersi un passo avanti nella concezione delle


donne armate. Questa, considerata come un’ensamble series, lavora sull'impianto
corale del protagonismo operando una conversione dell’ambiente professionale
del commissariato in un luogo centrato sulla costituzione e il mantenimento di
relazioni personali. L’innovazione strutturale introdotta da “Distretto di polizia”
consiste nel mutuare dal continuous serial la paradigmatica complessità del
network di relazioni interpersonali e la conseguente primazia della conversazione
sull’azione; è attraverso le pratiche discorsive che i singoli e le loro vicende
vengono sistematicamente collegati e ricondotti alla comunità. La micro-comunità
degli abitanti del distretto è convertita in una work family. Prendendo come
esempio il commissario Giovanna Scalise, essa non è in senso proprio la
protagonista della serie come può esserlo un commissario Montalbano, ma in
qualità di capo del distretto entra in scena con lei la prima gura di woman on top
entro un ambiente professionale a dominanza maschile. Anche un personaggio
così “avanzato” se così si può dire ha richiesto un forte patteggiamento con
modalità più convenzionali di rappresentazione della donna mediante l’attivazione
di due potenti catalizzatori di emotività ed empatia: la minaccia della morte e la
generazione della vita (ma osi che la cercano per ucciderla per aver assistito
all’omicidio del padre e successiva gravidanza). Sappiamo inoltre che lo stato di
gravidanza dell’interprete nella vita reale si è riverberato sul personaggio di
nzione. La reale trasformazione del corpo femminile durante la gravidanza trova
per la prima volta protagonismo in maniera emblematica in una serie poliziesca ed
è proprio grazie alla coincidenza tra realtà e nzione. Solitamente gli spettatori e i
personaggi della ction italiana sono tenuti al riparo da scontri corpo a corpo,
colpire o essere colpiti a morte in maniera visibile e violenze simili ma nel caso
della scena in cui il commissario Giovanna Scalise si è trovata a dover fronteggiare
il ma oso di turno nel proprio u cio lo scontro era addolcito dalla motivazione di
legittima difesa in aggiunta in stato di gravidanza. L’invisibilità del gesto con cui il
commissario fa fuori il ma oso e la giusta causa di difesa fungono da
ammortizzatori primari del trauma suscettibile. La gura di giustiziera viene subito
ribaltata dall’inizio delle contrazioni subito dopo e il nale atto di dare la vita dopo
aver dato la morte risarcendo de nitivamente il trauma.

Rientra nell’approccio paci cante della ction italiana mettere la sordina sugli
elementi di tensione e di con itto perciò non sorprende che nelle storie poliziesche
non trapelino criticità organizzative e relazionali, nei rapporti uomo- donna, negli
scarti di mentalità e cultura generatori di attriti e di squilibri negli ambienti
professionali a tradizione e dominanza maschile. DI fatto il poliziesco televisivo
italiano è riuscito nell’impresa di far avanzare i con ni di una empowered identità
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fl
ffi
fi
fi
ff
fi
fi
fi
fi
fi
fi
femminile restituendo così l’immagine confortante di una società italiana in cui il
maschile e il femminile sono pienamente riconciliati.

4. Il piacere di parlare delle soap, la ricerca femminista sull’audience


femminile

Nate negli anni ‘20 e ‘30 dai broadcaster radiofonici, le soap opera sono tra i
generi televisivi più denigrati secondo il senso comune.

Si presume siano stati i primi studi sul pubblico femminile delle soap a di ondere il
preconcetto che questo tipo di contenuti venisse fruito quasi esclusivamente da
casalinghe con basso livello d’istruzione, isolate socialmente, sentimentalmente
frustrate e bisognose di evadere dalla realtà. La ricerca di Herta Herzog ha
contribuito a gettare nuova luce sulle soap e il loro pubblico. Questa ricerca
dimostra che le soap opera fornivano alle ascoltatrici 3 tipi di grati cazioni:

- opportunità di rilassarsi
- opportunità di sognare compensando frustrazioni emotive e di coltà quotidiane -
opportunità di trarre stimoli e consigli da applicare alla propria vita

Charlotte Brunsdon riferisce che negli anni ‘70 le femministe di posizionavano


eramente contro le soap che o rivano immagini stereotipate delle donne andando
a confermare la loro subordinazione agli uomini. Le soap sembravano quindi
avvalorare la tesi femminista secondo cui la cultura egemone impone e legittima
una concezione patriarcale e gerarchica tra sessi.

Un primo motivo che porta alla rivalutazione del genere soap risiede nello slogan
femminista “il personale è politico” che spinge a mettere in luce le discriminazioni
vissute da tutte le donne nell’ambito del privato. Inoltre, cambia la prospettiva con
cui giudicare le immagini femminili: negli anni ‘70 si tende a confrontare la
rappresentazione femminile o erta dai media con la realtà; le gure della
“casalinga” e della “donna oggetto” venivano considerate distorte in quanto non
corrispondenti alla realtà femminile variegata e in mutamento.

A partire dagli anni ‘80 la prospettiva femminista volge in direzione di una


valorizzazione delle di erenze tra sessi.

L’incontro tra femminismo e teorie post-strutturaliste si traduce nella


frantumazione della categoria “donna”: vengono messe in risalto le di erenze
esistenti tra donne e le contraddizioni interne a ciascuna donna. L’appartenenza di
genere non è più vista come una proprietà stabile degli individui ma, secondo il
processo di costruzione dell’identità soggettiva, implica continue ride nizioni. Si
inizia a pensare che lo scarto tra immagini mediali femminili e donne reali sia una
falsa distinzione poiché la vita delle donne è strettamente intrecciata con quel tipo
di immagine.

Le studiose considerano le soap espressione di una cultura femminile dove


l’attenzione viene gradualmente spostata dall’ideologia patriarcale intratestuale alle
interpretazioni o erte dal pubblico femminile. Nasce così la feminist cultural
television criticism - una teoria speci ca all’interno degli women’s studies, media
fi
ff
ff
ff
ff
fi
fi
ffi
fi
fi
ff
ff
studies e cultural studies - facente parte del più grande gruppo degli audience
studies.

Se durante gli anni ‘70 ci si concentra prevalentemente sull’analisi dell’ideologia


del testo, nel decennio successivo i testi vengono messi in relazione con le
pratiche di consumo sociale prendendo a riferimento l’encoding/decoding di
Stuart Hall assieme all’intero corpus degli audience studies.

La cultura popolare può essere vista come un “campo di battaglia” in cui si


scontrano i signi cati dell'élite dominante e quelli dei gruppi subordinati dove è
possibile, però, opporre resistenza per sfuggire all’ideologia dominante.

John Fiske, esponente della teoria della resistenza, considera i testi televisivi
popolari densi di contraddizioni aperti a molteplici interpretazioni. Il pubblico,
attivando i signi cati in opposizione, ha la possibilità di procurarsi dei piaceri
sovversivi. Fiske riscontra come le soap possano essere considerate testi
polisemici in quanto la cultura femminile che rappresentano appare in costante
con itto con la cultura patriarcale dominante. Inoltre, la spettatrice di soap viene
sollecitata a cambiare continuamente punto di vista.

In un successivo studio si vanno ad incontrare le spettatrici direttamente


nell’ambito domestico per osservare il loro rapporto con la soap. Emergono
molteplici piaceri potenzialmente sovversivi che queste ne ricavano:

- piacere di ri ettersi in una cultura femminile


- piacere di capire le donne dal punto di vista delle donne - piacere di parlare delle
soap

Quest’ultimo crea uno spazio di solidarietà delle donne di potenziale “resistenza”


poiché le spettatrici, durante le discussioni, hanno la possibilità di criticare
l’ideologia patriarcale. La fantasia consente di sperimentare virtualmente le tante
sfaccettature dell’identità femminile. Da una ricerca sul pubblico familiare televisivo
di David Morley emerge che gli uomini sono più attratti dal genere
dell’informazione (factual programmes) e considerano la pratica femminile di
guardare soap ( ctional programmes) come un’attività irresponsabile e di perdita di
tempo.

Dorothy Hobson conduce la prima ricerca etnogra ca sul pubblico femminile delle
soa: sulla base di una serie di conversazioni con giovani casalinghe della working
class vengono identi cati i signi cati inerenti all’uso della radio e della tv all’interno
della routine domestica; ne risulta che il lavoro domestico viene alleviato dalla
fruizione dei media le cui preferenze erano soap e intrattenimento leggero per
evadere dalla realtà. La studiosa nota oltre a ciò che le giovani donne che usano i
media in tale maniera risultano condizionate dalla posizione sociale di “casalinghe”
e dalla cultura patriarcale in cui sono immerse per cui le loro scelto sono anche
frutto di un’autosvalutazione femminile rispetto al genere maschile. I programmi
che le donne guardano e ascoltano, unitamente a quelli che ri utano, rinforzano la
divisione tra i sessi e le sfere d’interesse.
fl
fl
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
In un’altra indagine della Hobson su un gruppo di casalinghe della working class
fan della soap Crossroads conferma come la pratica della visione di integri nella
vita quotidiana perché le spettatrici cercano di ritagliarsi uno spazio per sé
sviluppando, inoltre, la capacità di “guardare a metà”. Si rileva come esse provino
un forte senso di colpa che attesta che il ruolo occupato nella famiglia condiziona
le modalità della fruizione televisiva. Appoggiandosi all’enccoding/decoding di
Stuart Hall, Hobson mostra che i signi cati evinti non sono quelli iscritti nel testo
ma quelli trasformati o prodotti da ciascuna spettatrice in base alle sue
conoscenze ed esperienze sentimentali/familiari vissute soggettivamente. La
visione delle soap diviene uno spazio dove le spettatrici possono negoziare la loro
soggettività. Accennando all’analisi di Janice Radway, la studiosa intervista un
gruppo di casalinghe appassionate di romanzi rosa e teorizza che questi abbiano
elementi di “apertura” in quanto nelle storie si hanno narrazioni in opposizione alla
realtà (esempio l’uomo che si prende cura della donna

Anche Ien Ang studia una serie, Dallas, rilevando che la caratteristica più
apprezzata è il realismo non inteso in senso empirico ma emozionale riguardante i
sentimenti realistici espressi dai personaggi. La Ang a erma che essere una donna
comporta un costante lavoro di auto(ri)costruzione e ritiene la fantasia come un
aspetto fondamentale dell’esistenza umana che permette di trovare soluzioni
immaginarie ai con itti vissuti nel quotidiano.

La ricerca di Andrea Press attesta invece come, a seconda della classe sociale, del
livello d’istruzione e dei vissuti soggettivi delle spettatrici, si posizionano in maniera
di erenziata rispetto alle soap. Analizzando le interpretazioni di Dynasty si nota
come le spettatrici della working class ritengono la serie realistica, pensando
davvero che i ricchi si comportino in quella maniera, mentre quelle della middle
class, avendo più strumenti e più conoscenze di quel mondo a disposizione,
risultano critiche. Press regista sostanziali di erenze anche a seconda
dell’appartenenza generazionale.

Le conversazioni sui testi televisivi completano l’esperienza di fruizione (de niti


tertiary text o spoken text).

Hobson veri ca la consuetudine di un gruppo di segretarie di scambiarsi pareri


sulle soap preferite durante la pausa e ciò diviene un pretesto per parlare di sé
permettendo di stabilire alleanze e relazioni di solidarietà tra donne. La potenziale
resistenza all’ordine patriarcale dominante parte da qui per poi diramarsi in
dinamiche di critica del comportamento del sesso opposto; anche la
disapprovazione da parte degli uomini nel guardare le soap diventa motivo di
piacere sovversivo e conferma il loro mettere in discussione l’ordine dominante. Il
gossip diventa uno strumento di presa di coscienza dell’oppressione vissuta dalle
donne nella vita quotidiana.

Dal momento che le soap contengono in maniera contraddittoria aspetti sia


ideologici che “in opposizione", a seconda del punto di vista delle spettatrici, lo
spazio che si crea può essere sia uno spazio di solidarietà che un ghetto.
ff
fi
fl
fi
ff
ff
fi
Lovell ammette che la soap può essere considerata come puro intrattenimento al
di fuori dell’aspetto ideologico ma anche un canale di trasmissione per contenuti
ideologici.

Brown a erma che vi sono due principali posizione entro le quali si può porre il
pubblico femminile rispetto alle soap (il che fa ri ette sulla posizione ambigua
occupata dalle donne nella società):

- chi si pone all’interno del discorso ideologico dominante e lo accetta


consapevolmente

- chi è consapevole della posizione subordinata delle donne e guarda questi


prodotti sviluppando un piacere in opposizione all’ordine patriarcale iscritto

In conclusione, il lone di ricerca sui pubblici femminile delle soap opera


contribuisce ad attestare la complessità della relazione esistente tra le audience e i
testi culturali; le spettatrici possono ri ettere sulla propria vita e posizionarsi in
quanto “donne” dando alle soap l’accezione di base fondante su cui le donne
possono rinegoziare l’identità soggettiva. E’ evidente che in molti casi il testo
parlato viene prodotto da entrambi i sessi quindi si può ipotizzare che attraverso le
varie interazioni sulle soap, donne e uomini decostruiscano insieme la concezione
tradizionale della femminilità e della mascolinità.

7. Cinema e studi di genere

Nell’ambito cinematogra co i gender studies nascono all’inizio degli anni ‘70 tra le
rivendicazioni del movimento delle donne e i nascenti lm studies; avviene
dapprima in UK per poi di ondersi istantaneamente in USA ma rimane marginale
in Europa con eccezione della Germania. Le prime forme di analisi del rapporto tra
cinema e gender si concentrano sulle immagini e i ruoli femminili con l’intento di
stabilire una relazione tra cinema e realtà ovvero tra rappresentazione visiva del
femminile e l'esperienza quotidiana delle donne.

La prima critica femminista si interroga sulla capacità del cinema di presentare


gure di donna e di ri ettere e veicolare valori dell’ideologia patriarcale. Questi
interventi vengono presto emarginati dalla nascente Feminist Film Theory (FFT). La
FFT rappresenta la prima fase degli studi di genere in ambito cinematogra co e
fonde l’analisi dell’immagine femminile con una so sticata ri essione sul cinema
come apparato/ lm come testo.

La FFT si muove contemporaneamente in 2 direzioni:


- lavoro sul lm e come in questo si iscrivano le di erenze di gender
- indagine sul rapporto tra schermo e spettatore con incursioni nella speci cità di
questa indagine nel gender

Tra la ne degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90 gli studi di genere vivono un cambio
di paradigma: vi è una ride nizione della nozione di di erenza dove il rapporto
binario maschile/femminile viene ora considerato in relazione anche con altre
di erenze come quella etnica e razziale.
fi
ff
fi
ff
fi
fi
fi
fl
fi
ff
fi
fl
fl
ff
fi
ff
fi
fl
fi
fi
Il lavoro di fondazione della FFT viene compiuto in UK da diverse donne tra cui
Laura Mulvey che con il suo saggio “Visual Pleasure and Narrative Cinema” pone i
paradigmi teorici di base del dibattito. La FFT non vuole semplicemente analizzare
le immagini di donne come positive o negative ma, attraverso l’ideale strutturalista,
vuole comprendere l’oppressione delle donne come gruppo per valutarne poi le
di erenze interne. La FFT guarda alle ragioni perché le donne occupano il posto
che occupano nel cinema. La relazione tra maschile e femminile nel testo lmico
rinvia all’ordine simbolico extra-testuale ed è regolata da un sistema di scambio:
nella lettura lacaniana tale sistema di scambio viene applicato al complesso
edipico dove la donna ha il signi cante di non-uomo, la mancanza e la castrazione.

Mulvey propone una teoria psicoanalitica dell’apparato cinematogra co e


dell’esperienza spettatoriale: lo sguardo è il vettore del funzionamento
dell’apparato, del rapporto spettatore/schermo delle dinamiche diegetiche del
testo lmico.

Il cinema hollywoodiano iscrive tramite strategie formali codi cate la di erenza


sessuale replicando così il rapporto di subordinazione femminile. Il piacere visivo
dell’esperienza cinematogra ca si fonda sull’attivazione di due pulsioni:

- voyeurismo: il piacere di usare un’altra persona per la propria stimolazione


sessuale (istintuale)

- narcisismo: identi cazione del soggetto con l’immagine tramite la fascinazione


(autoconservativa)

Nel lm classico il piacere di guardare è stato scisso in maschile/attivo e


femminile/ passivo; l’atto di guardare è riservato all’uomo mentre la donna diviene
l’oggetto di spettacolo. Il cinema classico, perciò, è costruito per il solo piacere
dello spettatore maschile.

La Mulvey nega l’esistenza della spettatrice ovvero la possibilità che la donna in


sala possa provare piacere. La Mulvey, che in "Afterthoughts on Visual Pleasure
and Narrative Cinema inspired by King Vidor’s” propone una revisione
dell’intervento precedente, a erma che il cinema classico in realtà permetta alla
spettatrice di identi carsi con l’eroe sotto un pro lo freudiano: la regressione alla
fase attiva pre- edipica, la donna nel fantasticare sé stessa in modo attivo assume
le sembianze del travestito.

Gli studi di genere in ambito cinematogra co anticipano la proposta di Judith


Butler in “Gender trouble” dove verrà inserita l’ottica queer.

La FFT in questi anni si muove alla ricerca di fenomeni in cui il desiderio femminile
si scopre meno soggiogato e in cui il piacere della donna ha modo di attivarsi. Sii
indagano, inoltre, pratiche lmiche con l’intento di identi care forme del desiderio
maschile diverse dal controllo e dal potere sadico che solitamente esercita per il
superamento del complesso edipico. Si considera quindi il soggetto come
un’entità mobile e molteplice sostanzialmente bisessuale in cui sono percepibili
tratti residuali della fase pre-edipica quando la di erenza sessuale non è ancora
operante.
ff
fi
fi
fi
fi
fi
fi
ff
fi
fi
fi
ff
fi
fi
fi
ff
fi
In questa prospettiva gli anni ‘80 rappresentano il momento di piena espansione e
maturazione della FFT con 3 grandi classici:

- lo studio di Mary Ann Doane sugli woman’s lm

In “The Desire to Desire” Doane studia gli woman’s lm degli anni ‘40 attraverso le
teorie freudiane e lacaniane costruendo un a ascinante percorso di lettura nel
quale si ipotizza quale esperienza di fruizione possa avere la donna davanti a testi
che narrano lo sguardo femminile. Tuttavia, le conclusioni non sono rassicuranti
poiché la vicinanza tra spettatore è soggetto nega l’emergere del voyeurismo. La
spettatrice si iperidenti ca con il soggetto facendo perdere la spettatrice
nell’immagine. In questo modo il woman’s lm sembra riprodurre con maggiore
forza la subordinazione femminile.

- il volume di Tania Modleski su Hitchcock

In “The woman who knew too much” Modleski analizza il cinema di Hitchcock
vedendolo segnato da dinamiche del desiderio ambigue e non monolitiche. Questo
cinema mette in crisi nozioni di genere sse in quanto attiva identi cazioni mutevoli
a di erenza di quanto aveva detto Mulvey (ovvero che in questo cinema si ha la
radicalizzazione delle dinamiche di gender).

- il lavoro di Gaylyn Studlar sui lm della coppia von Sternberg/Marlene Dietrich

- In “In the Realm of Pleasure. Von Sternberg. Dietrich and the Masochist
Aesthetic” la Studlar mette in dubbio che le teorie della Mulvey bastino a

spiegare la relazione spettatore/schermo, il dispositivo cinema e l’estetica del lm


classico. La Studler contesta tutti i cardini del paradigma proponendo di
considerare il piacere lmico e l’esperienza spettatoriale come un’attività più vicina
alla fase pre- edipica (in particolare quella orale). Il masochismo prevede la
reversibilità delle posizioni soggettive e lo scambio continuo di ruoli di potere.
Come vediamo nei lm di Von Sternberg, i suoi personaggi hanno identità
frammentate e le trasformazioni di Marlene sono sempre di ordine sessuale con
tratti lesbici e mascolini. La Dietrich femminile ma divo ha anche le tipiche qualità
associate al maschile: così il suo appeal presso le spettatrici sembra dipendere da
questa fusione di tratti maschili e femminili che ne fa un esempio di soggetto
mobile e ambiguo, un’immagine che le donne possono desiderare ma in cui
possono anche identi carsi. Il modello di ricerca proposto da Hansen incorpora da
un lato i metodi di Foucault e dall’altro le teorie sulla modernità di Benjamin,
Simmel e Kracauer. Si guarda in particolare al legame tra lo spettacolo
cinematogra co e le forme del consumo moderno (esempio pratiche di esibizione
dello spettacolo e vetrine dei grandi magazzini - intrattenimento cinematogra co al
pari dello shopping come pratica fondamentale alla costruzione dell’identità
femminile). Si abbandona dunque l’ipotesi che il soggetto femminile subisca
passivamente pratiche e comportamenti sociali ed emerge invece l’idea opposta
che la donna si ponga in relazione al sociale e al maschile in modo attivo e
dialettico.
ff
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
ff
fi
fi
fi
fi
fi
Sin dagli anni ‘80 alcune studiose hanno criticato l’idea che le dinamiche della
soggettività femminile possano essere comprese solo attraverso l’analisi del
gender rivendicando invece la necessità di considerare anche la di erenza etnica,
razziale e post-coloniale. La critica mossa dalla FFT è di avere sostanzialmente
costruito un soggetto femminile universale che, però, si identi cava con la donna
bianca, borghese e occidentale. Le sollecitazioni più forti sono venute inizialmente
dal contesto afro-americano.

8. Il gender di internet: istanze, controversie e culture

In quale modo il gender in uenza la comunicazione, i contenuti e l’uso di internet e


viceversa come questi in uenzano il gender?

Internet a onda le sue radici nel cosiddetto complesso militare-industriale


profondamente legato a codici e valori maschili. Varie autrici femministe hanno
riabilitato internet in quanto tecnologia vicina alle qualità essenziali della
femminilità. Altre autrici cyberfemministe aggiungono che internet è un luogo
ideale per la costruzione e la relazione di identità transgender o agender.

Alla ne del 19° secolo la Commissione per il servizio telefonico dell’Indiana si riunì
per discutere degli usi “accettabili” del telefono, novella invenzione intesa
inizialmente come strumento per uomini d’a ari. Si discusse dell’uso del telefono
da parte delle donne che parlavano per lunghi periodi di fatti triviali e ciò non era
considerato lo scopo del medium. Le donne usavano il medium per ragioni sociali
come tenersi in contatto con amici e familiari o scambiarsi opinioni ed esperienze
personali no al volersi tenere compagnia a vicenda. Uno dei motivi per cui si fece
questa riunione fu anche quello economico: i consumatori venivano fatturati in
base al numero di chiamate e non alla loro lunghezza. Fu chiaro n da subito, però,
che ai normali abbonati non importava dell’uso che le donne facevano del telefono
dunque la Commissione non poté prendere provvedimenti. L’industria telefonica
adattò velocemente le proprie strategie di marketing a questa inclinazione d’uso
delle donne e tutt’ora è di cile pensare al telefono come ad un qualcosa di diverso
dal sociale. Azzardiamo quindi a dire che siano state proprio le donne le
responsabili degli sviluppi della cultura del telefono.

Per quanto riguarda il computer, i codici di gender sono emersi in maniera


totalmente diversa n dalla sua ideazione a metà 19° secolo in Inghilterra dove una
donna, Ada Lovelace, fu parte dello sviluppo della macchina venendo accreditata
come la prima programmista informatica della storia.

Dale Spender è una delle prime femministe a dichiarare internet come un medium
particolarmente rilevante per il lavoro individuale e di gruppo delle donne. Dopo di
lei, Sadie Plant vede le femministe come l’elemento essenziale della tecnologia di
network.

Pensando alla cultura maschile che ancora aleggia sull’informatica possiamo


pensare a come la tecnologia sia stata mascolinizzata nel corso della sua storia e
come sia importante un progetto di ride nizione del gender dell’informatica e di
internet.
fi
ff
fi
fi
fl
ffi
fl
fi
ff
fi
fi
ff
Numerosi studi di marketing dichiarano di poter dimostrare che le donne sono più
interessate degli uomini nelle interazioni personali e si sentono molto più legate alla
comunità online.

Solo 10 anni fa, la visione femminista dominante sulle nuove ICT (Tecnologie di
Informazione e Comunicazione) era che essere erano dominate dal maschile.

Agente del network: gruppo degli agenti umani e tecnologici materialmente


coinvolti nello sviluppo di internet; questo è quasi al 100% maschile.

L’immagine del settore delle ICT risulta essere un fattore fortemente proibitivo per
le donne che associano il lavoro alle ICT con lunghi orari lavorativi, colleghi maschi
poco socievole e una cultura maschile sciovinista.

Un importante movimento femminile in rete, le webgrrls, ha dovuto sostituire “girl”


con “grrl” per evitare che la ricerca mandasse rimandi a siti e immagini a sfondo
sessuale.

Emerge che le pratiche discorsive femminili (linguaggio apologetico e consensuale)


si trovano solo nei gruppi dominati da donne mentre le pratiche discorsive maschili
(impersonali, orientate all’azione e talvolta volgari) hanno luogo in gruppi sia
maschili che misti rendendo così di cile, se non impossibile, per le donne
partecipare pienamente a questi gruppi misti.

Sembra dunque che oltre alle diverse prove che possano genderizzare con
maschile o femminile internet ci siano anche studi su come internet possa
diventare un laboratorio di gender dove sperimentare con i simboli di gender e
scappare dal limite dicotomico della sicità dei corpi.

Il cyberfemminismo è ancora molto dibattuto ma contiene alcuni elementi di


de nizione come la politica transgender o il gender bending; all’interno del
cyberfemminismo si fa riferimento anche alla possibilità delle nuove tecnologie di
far fuggire dalle de nizioni corporee di gender per costruirne di nuove o persino di
cancellarle (no gender). Questi giochi stanno alla base dei MUD (Multi User
Dungeons) ovvero giochi virtuali a base testuale che possono essere considerati
paradigmatici della lettura di internet. I MUD danno luogo ad uno spazio utopico
postmoderno in cui le barriere e le dicotomie sociali esistenti non hanno più
rilevanza.

Tecno lia: all’interno delle idee cyberfemministe, celebra il fatto che internet non
sia più un fattore estraneo al corpo umano ma che ne sia diventato parte
integrante. Ne fa riferimento Donna Haraway parlando del cyborg (tecnologia e
biologia fuse insieme).

Nella teoria di gender ci si riferisce a 3 dimensioni:


- strutture sociali che relegano donne/uomini in di erenti posizioni sociali
- identità individuali ed esperienze di ciò che signi ca essere donna/uomo
- organizzazione simbolica della società in cui diverse dualità (natura/cultura,

piacere/lavoro, privato/pubblico ecc...) coincidono con maschile/femminile


fi
fi
fi
ffi
fi
ff
fi
Le tesi che sostengono che internet è un terreno maschile sono sostenute dal fatto
che la maggior parte degli agenti della progettazione di esso sono uomini.

Le tesi che sostengono che internet è un terreno femminile sono costruite su una
concezione limitata di gender (il gender come identità) localizzando nella
femminilità gli aspetti comunicativi, consensuali e orientati alla costruzione della
comunità.

Sono identi cati 5 processi culturali che, applicati ad internet, pongo la domanda
di come questo sia rappresentato e quali identità sociali siano associate ad esso,
come sia prodotto e quali meccanismi regolino il suo uso:

- rappresentazione - identità - produzione


- consumo
- regolamento

Le concezioni che attribuiscono il maschile/femminile/transgender ad internet,


quindi, sono costruite su una comprensione parziale di internet in quanto
tecnologia socialmente costruita.

Le storie delle varie tecnologie puntano tutte al momento dell’utilizzo come il più
importante nello sviluppo dei signi cati sociali.

Silverstone e Hirsch nei loro studi sulle tecnologie domestiche hanno de nito
questi adattamenti come processi di domesticazione in cui le tecnologie vengono
incorporate nelle abitudini della vita quotidiana. La Cowan, in altri termini, ha fatto
riferimento agli usi quotidiani della tecnologia in termini di reinvenzione della
tecnologia.

Questi studi suggeriscono come il momento decisivo nella cultura della tecnologia
dia il momento del consumo, quando le tecnologie vengono addomesticate in una
quotidianità dove il gender si manifesta in 3 dimensioni contemporaneamente:

- distinzioni analitiche di strutture sociali, identità individuali e rappresentazioni -


nelle pratiche concrete del quotidiano
- nei posizionamenti di donne e uomini

E’ stato condotto uno studio esplorativo e qualitativo su 24 coppie olandesi


conviventi e senza gli sul loro uso di internet e del pc: il risultato dimostra in che
modo le relazioni familiari danno vita a diverse articolazioni di gender e di internet
le quali ispirano nuovi riti e relazioni all’interno della casa. Sono state portate alla
luce 4 diverse articolazioni denominate poi “culture familiari dell’ICT”:

- tradizionali: computer e internet sono considerati terreno maschile, si riconosce


la natura tradizionale dell’impiego che si fa del computer ma non lo si considera un
problema.

- deliberative: l’uso del pc è un terreno di interesse comune ed è funzionale alla


costruzione di un senso di coppia tra partner. L’identità coppia si impone
sull’identità individuale di gender dei due partner.
fi
fi
fi
fi
- individualizzate: quando i partner hanno carriere uguali c’è potenzialmente più
con itti sull’uso delle tecnologie e si nisce all’acquisto di un pc o al prestito dal
lavoro. Il gender rimane rilevante ma l’interazione non è più costruita con il partner.

- opposte

La distanza delle donne dal computer non è solo il risultato di un processo di


esclusione ma può essere anche interpretato come parte di una strategia
consapevole di gender; Turkle ha dimostrato come le donne usano la loro reticenza
verso i computer come una prova della loro identità, Gray segue analogamente
questo discorso aggiungendo che le donne a volte usano le loro incapacità
tecniche per obbligare i mariti a partecipare alle faccende domestiche.

In conclusione, le tre tesi (maschile/femminile/transgender) di internet hanno poca


presa poichè hanno una concezione limitata del gender e un approccio
insu ciente alla tecnologia. Il signi cato sociale di internet emerge dai contesti
speci ci e dalle pratiche di utilizzo e tutto ciò, come ogni studio accademico, è
destinato a cambiare in futuro.

9. Nuovi media e pornogra a, come internet ha modi cato il sex business

L’ingresso della pornogra a con l’arrivo dei nuovi media fa sorgere una doppia
problematica relativa alla circolazione delle notizie: in pedopornogra a le normative
sulla tutela dei minori limitano fortemente la raccolta di materiale che ovviamente
non può essere mostrato; accade quindi che le notizie in materia si somiglino tutte
e alla ne non facciano più scalpore.

Analizziamo alcune ri essioni ancora poco dibattute dalla sociologia italiana ma di


grande rilevanza sociale e politica ovvero le trasformazioni che le nuove
tecnologie, internet in particolare, hanno provocato nelle relazioni interpersonali:
uomini e donne, adulti e minori, persone che vivono in paesi dove le tecnologie
sono di use ee paesi in cui le tecnologie vengono utilizzate per sfruttare
economicamente corpi deboli, facilmente ricattabili e utilizzabili per scopi non
leciti. La tecnologia, quindi, non crea solo disuguaglianza tra chi si può permettere
il suo utilizzo o no ma può anche diventare uno strumento di sfruttamento e di
violenza. La capacità di assuefazione a notizie a cui il sistema di informazione ci ha
abituato, la distanza che lo strumento tecnologico pone tra noi e i luoghi dove
l'azione viene agita, attutisce l’impatto e rende virtuale la violenza facendoci
dimenticare che dietro la virtualità si esercita una violenza reale.

E’ bene ri ettere sui processi e i cambiamenti sociali che le nuove tecnologie


hanno stimolato a livello sociale e di come, a sua volta, il comportamento sociale
in uisca sullo sviluppo delle tecnologie e ne sostenga economicamente la ricerca.

L'informazione è diventata un business globale che non conosce vincoli spazio-


temporali. Occorre sottolineare che la di usione delle nuove tecnologie, e di
Internet nello speci co, non è socialmente uniforme ma strati cata per genere,
livello di istruzione e condizione lavorativa. L'ubiquità e la di usione di internet
hanno provocato un'enorme aumento nella circolazione di informazioni con la
di usione di modalità estremamente semplici.
fl
ff
fl
ffi
fi
fi
ff
fl
fi
fl
fi
fi
fi
fi
ff
fi
ff
fi
fi
E’ negli anni ‘90 che inizia la grande di usione di materiale pornogra co in rete.

Nel saggio “Pornography drives technology” del 1996 Peter Johnson Argomenta
come lungo tutta la storia dei nuovi media la pornogra a abbia avuto un ruolo di
apripista incoraggiando la sperimentazione; la pornogra a si è sviluppata con la
tecnologia. Non vi è dubbio che il sex business sia un fenomeno economicamente

rilevante e di successo, una vera rivoluzione con l'avvento di Internet. Gli esperti di
consumi mediali sostengono che la pornogra a on-line costituisca la categoria
principale di contenuti a pagamento sulla rete. Il mercato pornogra co a
dimensioni di tutto rilievo costituendo uno dei settori economici più rilevanti. In
pochi anni, sostanzialmente un decennio, la pornogra a è il sex business on-line
ha dimostrato una capacità di penetrazione e di fusioni considerevoli. I materiali
de niti come pornogra ci possono essere molto diversi e di tipologie di erenti; il
con ne tra erotico e pornogra co è molto spesso soggettivo e si potrebbe
a ermare che si de nisce pornogra co ciò che viene percepito come osceno
sapendo però che questa è una de nizione molto personale che varia da cultura a
periodo storico.

La messa in secondo piano dell'elemento economico Nel signi cato attuale di


pornogra a nasconde l'elemento di potere è di dominio che invece è intrinseco nel
denaro Come forma di scambio e che è rimasta nel signi cato della parola
prostituzione.

Analisi recenti delle femministe hanno preso le distanze da una visione negativa
della pornogra a Considerando la libera scelta individuale delle persone non
sempre frutto di oggettivazione e dominio.

Le nuove tecnologie del le sharing producono nuove comunità peer-to-peer per la


condivisione di materiale tra cui spicca per volume e di usione quello pornogra co
in cui gli utenti sono contemporaneamente consumatori e venditori.

Con la virtualità viviamo in una cultura della simulazione, Basti pensare al


successo di Second Life o Virtual Life. Uno dei grandi vantaggi di internet, per
quanto concerne il sex business, è l'anonimato dei frequentatori di siti
pornogra ci. La moralità pubblica della società occidentale contemporanea valuta
negativamente e stigmatizza questo tipo di consumi. L'aumento di questi negli
ultimi anni, secondo alcuni studiosi, sarebbe stato caratterizzato dal predominio di
materiali hardcore rispetto a quelli softcore. Questa tendenza deriva dal cinema
porno degli anni ‘90 in cui si trovava una potente iconogra a della violenza con
un'esplicita subordinazione della donna. La messa in discussione dei ruoli
tradizionali e delle divisioni di genere in tanti ambiti del sociale sembra aver
innescato un desiderio di reagire con violenza, almeno quella simbolica, alla
sensazione di inadeguatezza che gli uomini sperimentano nei confronti delle
donne. Nelle società occidentali si assiste ad una progressiva sostituzione del
piacere speci co con una condizione di eccitazione generalizzata; anziché
ricercare la relazione con l'altro, si ricerca l'immediata soddisfazione di un bisogno
senza impegnarsi in relazioni con l’altro. In questo contesto si è a ermata sia la
direzione del Virtual sex sia quella dell' Interactive sex. L'esperienza sessuale
ff
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
ff
fi
fi
fi
ff
fi
fi
fi
fi
ff
fi
fi
ff
fi
virtuale viene percepita dal consumatore come pure intrattenimento ma non
stimola il senso di responsabilità individuale nei confronti di violenze a cui è
possibile assistere davanti al monitor del proprio computer. Questo senso di
deresponsabilizzazione non stupisce anche quando siamo a conoscenza del
disinteresse dei clienti in carne ed ossa per la situazione delle prostitute; Quello
che conta è la soddisfazione personale. il Virtual sex, Inoltre, consente di interagire
e controllare una performance che viene fatta in tempo reale. queste connessioni
virtuali pongono in primo piano il problema del rapporto tra realtà e virtualità dove
simulazione e rappresentazioni si sostituiscono alla realtà. Il fatto che la
maggioranza delle immagini presenti in rete siano di persone dai tratti somatici
asiatici, africani o slavi è dato da due fattori: è più economico produrre in questi
paesi e le legislazioni sono meno severe, rientrano nei gusti estetici degli uomini
bianchi occidentali.

Privacy, sicurezza, pagamento elettronico sono tutti elementi del successo


dell'industria del sesso in rete.

L'industria del sesso si fonda sullo sfruttamento sessuale di persona in carne ed


ossa. le nazioni unite stimano che siano circa 200 milioni di persone nel mondo
costrette a vivere sotto un regime di schiavitù sessuale. L'espansione dei mercati
sessuali globali e l'utilizzo di internet hanno normalizzato lo sfruttamento sessuale
di donne e bambini nei paesi più poveri. La normalizzazione dello sfruttamento ha
come conseguenza quella di considerare del tutto ovvia la di usione crescente di
immagini pornogra che e di merci cazione dei corpi. L'estetica e gusti dei
consumatori inducono scelte di produzione di immagini e di selezione di ragazze
con particolari caratteristiche siche, costruendo o ra orzando stereotipi culturali
rispetto a tratti somatici razziali dei corpi riprodotti. La globalizzazione produce
un'estetica dei corpi e richiede il rispetto di quei canoni estetici Mettendo così in
luce i caratteri sessisti e razzisti della pornogra a. Su internet si trovano anche
“informazioni per l'uso” come quelle sul turismo sessuale; in questo caso Internet
è stato utilizzato per di ondere la globalizzazione dei mercati sessuali.

Solo alcune pagine web e pochi siti Sono gestiti direttamente dalle persone che
vendono la propria immagine; In questi casi si può osservare un processo di
autonomizzazione sessuale in cui il soggetto diventa imprenditore del proprio
corpo.

Appadurai parla di ethnoscapes per spiegare i movimenti di persone che


contribuiscono alla deteriororializzazione del mondo che diventa un’esperienza
costante online e contraddistingue l’intera esperienza della contemporaneità.

Negli ultimi decenni però la pornogra a incomincia di ondersi anche tra le donne è
la prostituzione tra gli uomini. Si tratta di comportamenti decisamente minoritari
ma signi canti. La separazione profeti vita e sessualità produce una visione
di erente e disimpegnata delle relazioni sessuali ed erotiche nella società
occidentale contemporanea e ha portato una visione della sessualità femminile
separata alla procreazione.
ff
fi
fi
ff
fi
fi
fi
fi
ff
ff
ff
10. Gender advertisement e culture jamming, forme di sabotaggio dei
repertori mediali

Nella contemporaneità i media detengono una sorta di monopolio sulla produzione


di grande parte dell'immaginario sociale al punto che per molti gruppi sociali
immaginario mediale e sociale tendono a coincidere. I sociologi fanno un focus sul
rapporto di reciproca in uenza tra immagini di genere o etnia contenute nei testi
mediali, rappresentazione sociali e processi di de nizione della soggettività. In tale
prospettiva, vengono in soccorso i cultural studies di Stuart Hall.

Le immagini pubblicitarie sono nalizzate alla vendita di un prodotto e all'universo


valoriale a esso associato. Le strategie comunicative attraverso cui si persegue
questo obiettivo possono essere le più svariate (identi cazione, repulsione,
attrazione, provocazione ecc...) Ma l'obiettivo di fondo resta lo stesso ovvero
vendere qualcosa.

Go man in “Gender Advertisement” del 1976 Analizza il rapporto tra uomo e


donna attraverso la pubblicità sulla carta stampata. la sua ipotesi è che la
rappresentazione del rapporto di genere negli annunci pubblicitari sia fortemente
sbilanciata a favore dell'uomo.

I jammers, grazie alla circolazione di controimmagini, decostruiscono un tipo


particolare di enunciato pubblicitario ovvero quello veicolante di stereotipi di
genere o etnia. Decodi cando in maniera critica i messaggi pubblicitari che
propongono stereotipi culturali, i Jammers negoziano in maniera soggettiva il
signi cato no ad un totale capovolgimento di senso e ad una diversa de nizione
della soggettività.

Il media hoaxing o fake news E l'arte di ingannare i giornalisti immettendo nel


circuito mediatico notizie false che servono a creare veri e propri eventi (come ad
esempio Serpica Naro, anagramma di San Precario, alla Milano Fashion Week del
2005)

Gli spoof ads riproducono la stessa modalità di costruire l’headline ma ne


capovolgono il senso.

La terza e ultima dimensione analizzata da Jordan concerne la potenzialità di


recupero connaturata al culture jamming: la possibilità da parte di aziende
commerciali di impostare la propria campagna pubblicitaria sul principio di
straniamento su cui si fonda la comunicazione guerriglia.

Il culture jamming ha messo a tema in modo speci co anche le rappresentazioni


pubblicitarie di genere ed etnia.

L'obiettivo è di screditare l'industria mediatica della moda è responsabile di


trasmettere alle ragazze e ragazzi l'ideale di “bellezza=snellezza=giovinezza”; molti
sono stati i marchi presi a bersaglio come Calvin Klein nella campagna del
profumo Obsession in cui le “correzioni” apportate alle pubblicità tendono a
smascherare alcuni stereotipi legati al genere a nché l'e etto straniante possa
ff
fi
fi
fi
fl
fi
ffi
fi
fi
fi
ff
fi
svelare i distorti meccanismi pubblicitari e permettere di elaborare una posizione
non passiva ma critica nei confronti di essi.

Un altro esempio è quello del brand Nike la cui azienda ha sempre considerato la
produzione una funzione accessoria al marketing; la sua mission è infatti non
quella di produrre cose ma immagini. Scopo dei jammers è quello di sottrarre al
marchio tutto il suo valore simbolico.

Per quanto riguarda gli usi femminili delle nuove tecnologie di comunicazione va
senza dubbio citata About-face la cui distorsione delle immagini femminile sui
media fornisce donna e ragazze strumenti per comprendere e resistere ai dannosi
stereotipi femminili che mi disseminano.

Ha creato particolare scalpore una campagna pubblicitaria dal titolo “No anorexia”
realizzata dal fotografo Oliviero Toscani per il marchio di moda Nolita: l'intento è
quello di far saltare l'equazione “bellezza=magrezza”.

Il concetto di interferenza culturale si estende anche verso la contra azione dei


prodotti per l'infanzia in apparenza neutri Ma già luogo di strutturazione delle
identità femminili e maschili. È successo che un gruppo di attivisti nel 1995
qualche mese prima di Natale comprassero 300 bambole Barbie e GI Joe che
ripetevano slogan banali sulla guerra o sullo shopping: gli attivisti hanno invertito i
loro moduli linguistici e ettuando un intervento sui loro chip vocali è riuscendo
così a far collassare l'immagine dei sessi dei giocattoli e dar vita bambole
transgender. Successivamente l'hanno riportato nei negozi e le bambole sono
state quindi rivendute regolarmente.

Un altro importante contributo per decostruire la logica fondante del videogame è


stato di recente fornito dal gruppo italiano di creatori di videogiochi animati in
Flash Molleindustria: dal 2003 a oggi hanno realizzato diversi video game
scaricabili gratuitamente de niti subvergames o political games in opposizione agli
advergame ossia videogiochi a ni pubblicitari. I giochi di Molleindustria fanno leva
su un meccanismo di immedesimazione straniante.

In ne non si può tralasciare l'importante contributo o erto dal gruppo di attiviste


Guerrilla Girls allo scardinamento e alla desacralizzazione dell'istituzione-museo,
bersaglio scelto al ne di contestare la scarsa presenza femminile nel mondo
dell'arte. Costituite nel 1985 quando visitando il Moma di New York si resero conto
fi
fi
ff
fi
fi
ff
ff

Potrebbero piacerti anche