Francesco Petrarca
Canzoniere, sonetto 34
Testo Parafrasi
Apollo, s’ancor vive il bel desio Apollo, se provi ancora il dolce desiderio
che t’infiammava a le tesaliche onde, amoroso che ti ardeva presso le acque del
et se non ài l’amate chiome bionde, Peneo e se non hai già dimenticato con gli
volgendo gli anni, già poste in oblio: anni gli amati capelli biondi,
ora difendi l'onorata e sacra pianta dell'alloro,
dal pigro gielo e dal tempo aspro e rio, dove prima tu e poi io fummo catturati
che dura quanto ’l tuo viso s’asconde, (‘invischiati’ come un uccello nella pania), dal
difendi or l’onorata e sacra fronde, gelo che addormenta la natura e dal tempo
ove tu prima, e poi fu’ invescato io; inclemente che dura tutto il periodo in cui la tua
luce si nasconde;
e per vertú de l’amorosa speme, in nome della speranza amorosa che ti sostenne
che ti sostenne ne la vita acerba, durante l'esilio dagli dèi, fa’ tornare il bel tempo.
di queste impressïon l’aere disgombra;
sí vedrem poi per meraviglia inseme Così per nostra comune meraviglia vedremo seder
la nostra donna sopra l'erba e farsi ombra con
seder la donna nostra sopra l’erba,
le sue stesse braccia.
e far de le sue braccia a se stessa ombra.
STRUTTURA METRICA
Sonetto - Rime: ABBA ABBA CDE CDE
TEMI
L'onorata e sacra fronde: l'alloro, pianta amata e sacra ad Apollo e fronda con cui si
incoronavano i vincitori di gare atletiche e poetiche (tema: la gloria poetica).
L'amorosa speme...acerba: la speranza amorosa che sostiene anche nell'esperienza
dell'esilio e al contempo la speranza della gloria poetica: l'amore per Laura-lauro come l'amore per
Dafne-alloro, ma poiché Dafne=alloro=gloria poetica, allora Laura rappresenta anch'essa la gloria
poetica. Perdipiù un'altra affinità tra la vicenda di Apollo e Dafne e quella di Petrarca e Laura è
rinvenibile nel fatto che in entrambi i casi si tratta di amori vani che provocano dolore nell'amante.
Secondo Wilkins questo sonetto costituiva il ‘proemio’ (componimento incipitario) della prima raccolta
risalente al 1342 (vd. Ferroni I, p. 236, DATI n. 2), ma il sonetto, come ricorda Santagata, era stato già
composto prima del 16 novembre 1337 e successivamente rimaneggiato.