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Riassunto Appunti GEOGRAFIA 2023

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Storia della geografia

Geografia significa letteralmente scrittura della terra. Questo avviene attraverso l’impiego di codici
epistemologici (scala) che permettono di tradurre il mondo in terra. Dove mondo è l’insieme degli esseri
viventi e delle loro relazioni con il mondo, la terra à la rappresentazione del mondo. Dato che si sceglie di
rappresentare non esiste neutralità.

La geografia umana decostruisce il binarismo uomo vs natura, mette in luce i risultati dei processi che
coinvolgono uomo-territorio-vita sociale. La geografia umana reintroduce il valore della soggettività.

Gli step fondamentali della storia della geografia:

1. Anassimandro  Rappresentazione scientifica e geometrica del mondo.


2. Sistema Aristotelico – Tolemaico  rappresentare la terra secondo leggi scientifiche
3. Stato – Nazione e nascita degli atlanti  XVII° Sec. Visione del mondo nel suo insieme
4. Von Humboldth e Ritter  rispettivamente i due padri della geografia moderna e della geografia
umana. Von Humboldth parla di studio scientifico per comparazione. Ritter rifiuta la geografia
come sapere scientifico, i luoghi non possono essere studiati senza tenere di conto i processi.
5. Rutzlel e la Blanche  Portano avanti il sapere della geografia umana. Rutzlel conia il concetto di
spazio vitale mentre Blanche conia il termine di genere di vita.
6. GIS  Ente che vuole rendere il mondo un oggetto di calcolo e rappresentazione del matematico.

Un esempio ante litteram di geografia umana, anche se razzista, è Montesquieu che mette in relazione le
qualità dei popoli a seconda del territorio in cui sono nati, teoria dei climi. Evidenzia quindi la relazione tra
uomo-territorio-vita sociale.

Le mappe, nascono per scopi coloniali ed estrattivisti, sono esito di processi di potere, viene selezionato
cosa rappresentare e cosa no. Si parla di atto performativo da parte del cartografo. Un esempio in armonia
con la visione eurocentrica è Mercatore; Mercatore vuole porre l’Europa al centro delle sue cartine
producendo però una magnificazione stati del nord e una miniaturizzazione degli stati del sud.
Per contrastare il servilismo cartografico ai processi di estrazione si parla di countermapping ovvero la
pratica di evidenziare molti dei fattori oscurati all’interno delle mappe standard. Un esempio è il collettivo
Architettura Anarchica spagnolo che ha prodotto delle mappe che evidenziano le tecnologie di controllo
impiegate nelle frontiere, in netto contrasto con le mappe che invece evidenziano con simboli che ricordano
l’invasione i flussi migratori all’interno dei territori.

Ciò che mette davvero in crisi la cartografia moderna però è la globalizzazione. Il mondo globalizzato è
caratterizzato a livello geopolitico, socio-economico e culturale da interconnessione ed interdipendenza,
non è più possibile definire i confini di uno stato-nazione. Il momento storico prescelto ad evidenziare
questo processo e la caduta del muro di Berlino, che pretenderebbe di dimostrare la caduta delle
differenze, ma i processi messi in atto dalla globalizzazione hanno in realtà come esito la moltiplicazione
delle differenze.

Da questo momento diventa quindi necessario meditare sui concetti di spazio e luogo.

1. SPAZIO = CONTENITORE MISURABILE, RISULTATO DI PROCESSI DI RIDUZIONE.

1. LUOGO = SPAZIO SIMBOLICO, DI SENSO POLITICO, RELIGIOSO, CULTURALE.


1.1. LUOGO = SPAZIO DELL’AFFETTO, QUALCOSA A CUI CI SENTIAMO LEGATI
 Il luogo è un processo, esito della storia e dell’emotività, dell’individualità e della collettività.

Nomi importanti per la teoria del luogo:

 Merlau – Ponty  Filosofo francese, centralità del rapporto tra corpo e luogo.
 Massey Geografa femminista e marxista, teorizza il luogo come resistenza alla globalizzazione.
 Harvey  Geografo marxista, parla di accumulazione per espropriazione ovvero di come
l’espulsione di un popolo sia favorita dai processi di allontanamento. Parla anche di teoria di non
rappresentazione dove mette l’accento sulla mancanza dell’orizzontalità tra spazio e soggetto,
nella rappresentazione il soggetto è messo in secondo piano.
 Psicogeografia  Lotta all’alienazione urbana, Flâneur, rimettere al centro la dimensione affettiva
dei luoghi.

PAESAGGIO VS LUOGO  Anche il paesaggio è esito di processi (non neutrale), necessario alla
rappresentazione e soprattutto con finalità esclusivamente estetiche. Quindi:

Luogo = emotività, dimensione soggettiva + collettiva / Paesaggio = estetica, dimensione soggettiva

Interessanti anche i concetti di regione e stato-nazione. Questi due concetti hanno in comune la dicotomia
di cultura + governabilità. Perché la regione definisce un territorio che condivide una stessa cultura
(regione funzionale) ma anche una porzione di territorio più facile da governare (regione formale). Stessa
cosa per lo stato-nazione, dove la parte statale indica la funzione politico-amministrativa mentre quella
nazionale la funzione socio-culturale di un territorio. La stessa nozione di territorio include la dicotomia
funzionale politico giuridica e la dimensione sociale.

Nomi importanti per il concetto di stato-nazione:

 Renan  Spirito delle nazioni, parla di volontà di essere una nazione, spirito e memoria
condivisa da un popolo.
 Elden  La nascita del territorio, il territorio non è solo fisico ma giuridico-politico a causa
delle tecnologie di controllo, a causa delle relazioni di potere.
 Soja  Territorio come esito di processi sociali.
 Agnew  parla di trappola territoriale, si tende a pensare al mondo diviso in
compartimenti fissi, quando invece anche alla luce della globalizzazione questa visione è
forviante.

La concezione di luogo come riparo dalla globalizzazione può comunque essere forviante, perché si rischia
di cadere nella chiusura e nella reclusione. Per Foucault infatti non esiste potere senza resistenza al potere.
Non sono tanto due forze contrapposte quanto due poli che si influenzano e bilanciano a vicenda. Non
esiste quindi un luogo del grande rifiuto quanto piuttosto la messa in atto di pratiche di resistenza.
Foucault parla infatti di potere come processo, enfatizza la funzione produttiva del potere piuttosto che
quella repressiva. Il potere genera l’individuo, crea quest’assunto parlando della storia della sessualità
all’interno della quale la repressione produce perversione. Foucault individua tre tipi di potere, da non
concepire come consequenziali ed asettici ma come anch’essi interdipendenti, in un certo momento uno è
semplicemente più presente degli altri, che continuano a esercitare. Per dimostrare le sue tesi Foucault fa
sempre esempi storici:

1. Potere sovrano: 1400, gestione della peste. Gli appestati vengono espulsi dallo spazio urbano, si
decide chi può stare dentro e chi fuori. Funzione di prelievo e repressione, capitalizza sul territorio.
2. Potere disciplinare: 1600, epidemia di peste. I malati non vengono esclusi ma gestiti in spazi di
segregazione, creando differenziazione. Si parla di gestione dei corpi degli individui, correggere le
anomalie.
3. Potere biopolitico: 1800, epidemia vaiolo. Nessuno viene espulso o escluso, bensì vengono messi in
moto dei meccanismi di controllo per limitare i danni. Ha per oggetto l’intera popolazione, non
interessa il singolo quanto piuttosto la preservazione di una data curva. Pianifica un ambiente sulla
base degli eventi possibili.

La biopolitica parla di uomo-specie e non uomo-corpo, si organizza per bloccare gli elementi pericolosi,
differenzia i flussi buoni da quelli cattivi per poi favorire i buoni. Importante la distinzione tra popolo e
popolazione, dove popolo=comunità mentre popolazione=dato socio-politico. Per Foucault, il discorso
come il sapere sono anch’essi frutto dei processi di potere.

Geografia urbana
L’urbano è un dato fondamentale per comprendere le nuove economie e processi di sfruttamento.
L’urbano non è quindi legato solo al concetto di città. L’urbanesimo comprende processi socio-culturali e
processi economici che si estendono al di fuori della città principalmente in due modi:

1. Economico: Le città come modello di produzione di valore e di sviluppo economico


2. Socio-culturale: Città come stile di vita superiore che viene esportato anche al di fuori
delle città.

In linea con la concezione produttiva del potere, il capitalismo deve produrre e assegnare un valore alle
risorse ambientali, parliamo di una serie di processi estrattivi attuati nell’urbano ma che vanno oltre
l’urbano. Le città sono sempre state il riflesso di determinati modi di produzione e hanno
contemporaneamente legittimato l’esportazione di questi modi di produzione.

Con la carta di Atene e il modello fordista si comincia a dividere le città in zone urbane. Questo rende crea
nelle città una moltiplicazione delle disuguaglianze universali comportando anche l’espulsione delle
persone dai centri urbani (gentrificazione). Solo nel ‘900 si mette in dubbio il credo sviluppista e si crea
l’industria culturale urbana per estrarre valore anche dai centri urbani.

Ora i nomi più importanti dei geografi urbani:

1. Lefebvre: inventa il diritto alla città (1974), come molti pensatori del ‘900 parla di crescente alienazione
dell’individuo dal luogo urbano. Il diritto alla città non è legato all’accesso ai servizi quanto alla
possibilità di agire e trasformare la città. Si parla di partecipazione al passo, democratizzazione.
Conferisce infatti ai lavoratori il compito storico di trasformare le città perché la trasformazione può
venire solo da loro, dato che abitano la città. Secondo Lefebvre le città nel ‘900 hanno effettuato il
passaggio da valore d’uso a valore di scambio. Questo perché il potere è produttivo, agisce e da degli
esiti piuttosto che reprimerli. Chiaro esempio di potere trasformativo.
2. Harvey: prosegue il diritto alla città, secondo lui il capitalismo non funziona senza un l’esterno da
inglobare, ha continuamente bisogno di conquistare nuove frontiere. Capitalizza sui fenomeni, estrae
plus-valore dal quotidiano. A questo proposito riflette sulla trasformazione della casa da luogo
abitativo a fonte di speculazione.
3. Brenner e Smith: Parlano di urbanizzazione planetaria, evidenziano come i processi cittadini sconfinino
in tutti gli altri ambienti. La logistica, la finanza e le piattaforme digitali arrivano anche in luoghi non
cittadini.
4. Saskia Sassen: inquadra come da sempre la cittadinanza si basa sull’esclusione, inquadra i processi di
espulsione e gentrificazione.
5. Occupying Movement: (2011) Movimento nato con l’idea di occupare il suolo pubblico per contrastare
l’espiantazione urbana.

In controtendenza al senso comune abitare non è sinonimo di stare fermi, le città sono da sempre luogo di
circolazione. Si parla infatti di città fluviali, città oceaniche è città ad idrocarburi.

A coniare il termine urbanizzazione infatti è stato un architetto spagnolo vincitore del bando per la
ricostruzione di Barcellona. L’architetto recupera la distinzione latina tra civitas e urbs, dove civitas indica
l’insieme dei cittadini e urbs l’insieme dell’assetto urbano. Dice quindi che la parola città risulta desueta nel
contemporaneo, la città deve essere pensata senza più tener conto di un dentro o di un fuori ma solo in
base alla viabilità, alla circolazione. La città come matrice circolatoria e globale.

Geografia ambientale ed economica


Geografia ambientale ed economica non posso essere affrontate separatamente, dato che è un discorso
che nasce nel 1972 (1° ONU) alle porte dell’acceleratissimo sviluppo industriale post-seconda guerra
mondiale.

Resurrezione economica = effetti della globalizzazione  distruzione dell’ambiente

Il dibattito sull’ambiente è affrontato spesso in termini di geografia fisica piuttosto che sul fronte della
geografia umana. La verità è che i primi movimenti non sono eurocentrici ma legati a paesi del terzo
mondo in fase di de-colonizzazione. Negli anni ’90 si avvia il dibattito che mette in connessione lo sviluppo
economico e la deteriorazione ambientale.

Fino ai primi anni del 2000 ci si focalizza sugli effetti del capitalismo a livello ambientale o di diseguaglianza
economica, dimenticandoci delle lotte di de-colonizzazione.

I momenti chiave sono questi:

 Sem Terra 1984, Brasile  Lottano contro la privatizzazione propria della terra e per la possibilità di
consumarne i prodotti.
 Zapatista 1994, Messico  lotta alla privatizzazione
 Cochabamba 2000, Messico  occupazione suolo pubblico per contrastare la privatizzazione
dell’acqua
 No Global 1999, America  Movimento occidentale

Questi sono i momenti chiave istituzionali:

 1992  Summit Rio de Janeiro


 1997  Protocollo di Tokyo
 2000  Millennium development goals
 2002  e 2012 Vertice sullo sviluppo sostenibile
 2015  agenda per lo sviluppo sostenibile entro il 2030

Esiste anche un dibattito che oppone il termine antropocene a quello di capitalocene. Il dibattito inquadra
come la parola antropocene non sottolinea a sufficienza l’origine capitalista dei danni ambientali.

Harvey sottolinea anche a questo proposito la necessità del capitalismo di estrarre continuamente nuove
risorse, la natura è necessaria al capitale per garantire una costante estrazione, la natura è costantemente
soggetta a processi trasformativi e a questo proposito Smith parla di seconda natura per ricordare l’esito
dei continui processi estrattivi, la seconda natura di “valore” della natura. Anche in questo caso, la
resistenza al potere sarebbe quella di ri-politicizzare la natura.

Oltre alla geografia economica un altro discorso inseparabile dalla geografia ambientale è la giustizia
sociale. I processi di estrattivismo coloniali e post-coloniali si riflettono sia sull’ambiente che sulla
popolazione. Questo tema è molto caro anche alla black geographies e alle geografie carcerarie.

Un nome importante è quello di Dubois che rifiuta l’idea che il razzismo sia finito con la sua abolizione. I
processi di estrazione, di verticalizzazione sociale, insomma i processi sociali e raziali della globalizzazione
non sono altro che un’estensione della schiavitù. Si parla anche di prigioni appunto è Dubois fa presente la
necessità di un contropotere. Secondo Davis l’ideale sarebbe creare le condizioni per cui non sia più
necessario usufruire delle carceri, renderle inutili. Si parla di Golden Gulag per indicare come anche il
sistema carcerario sia complice del capitalismo, come la border industry, macchine del profitto.

La geografia carceraria si occupa nello specifico di detenzione, non solo quindi legata a un concetto di
immobilità ma anche di mobilità. Come per il paradosso dei migranti che non hanno emigrato (figli di
migranti illegali) che vengono perseguiti per la loro immobilità, spesso la detenzione include anche delle
spedizioni punitive legate alla mobilità forzata.

Geografia delle migrazioni


Come abbiamo visto finora per tutti gli argomenti del corso, i confini sono qualcosa di difficile da definire al
di la della geografia quantitativa. Allo stesso modo delle città, i cui processi coinvolgono anche ambienti
extra-urbani il border regime, cioè la politica di gestione del confine, sconfina in aree altre rispetto al
confine.

La migrazione ha poco a che fare con la questione di mobilità in sé, si parla di mobilità problematica.
Ovviamente la migrazione, come le cartine, come tutti i fenomeni non ha nulla di neutrale e le prime
pratiche di controllo sono di tipo razzializzante perché per esempio in America coinvolgevano solo la
popolazione cinese, con il Chinese Exclusion Act.

Uno degli strumenti di produzione di differenziazione è il regime globale del visto.

La condizione del migrante è uno status politico, mentre quella del rifugiato è uno status giuridico. Difatti
nel diritto internazionale è prevista una legge per il diritto all’asilo, ma non esistono vie legali per
raggiungere il paese in cui si vuole fare domanda d’asilo.

IL BORDER REGIME, NASCONDEDOSI DIETRO ALLE LOGICHE UMANITARIE È IN REALTA’ UNA MACCHINA DI
DIVERSIFICAZIONE, PIUTTOSTO CHE CONTROLLARE I MIGRANTI, LI PRODUCE.

De Genova spiega come la condizione di illegalità sia funzionale per mantenere il migrante in uno stato di
precarietà necessario al sostenimento del cheap labour, la deportabilità come ricatto. Ricatto che si
compie sul corpo del migrante reso illegale.

Dal 2022, post-Covid, quindi dopo una pausa, il fenomeno delle migrazioni è cresciuto. Al contrario della
narrazione dominante i paesi con il più alto tasso di migrazioni sono la Turchia, l’Iran, la Colombia e il
Pakistan. Emerge che in realtà è un dibattito politico eurocentrico, perché l’unico paese europeo in questa
lista è la Germania.

Nel 2003 viene prodotto il regolamento di Dublino che definisce i processi europei per la richiesta di asilo. Il
richiedente può fare richiesta esclusivamente nel primo paese in cui arriva. Questo da molto fastidio ad
Italia e Grecia che fino a quando possono evitano di trasmettere correttamente i dati all’UE per evitare di
dover gestire troppi migranti. A questo proposito l’Europa introduce la Frontex che si occupa di monitorare
che i dati vengano inviati correttamente. La legge che gestisce la migrazione in Italia è la turco-napolitano.

La soluzione più comune per la gestione dell’immigrazione, che si consolida negli anni ’80 insieme al
consolidamento del regime dei visti è l’esternalizzazione, cioè gli accordi che esternalizzano il controllo
della frontiera. Questi accordi vengono stretti tra stati del primo mondo e stati del terzo mondo, per i quali
grazie all’asimmetria economica, gli stati terzi hanno parte attiva nella gestione dei confini.

Dato che non è più possibile controllare gli arrivi si coinvolge i paesi terzi per la prevenzione degli arrivi.
Si parla di parte attiva per esempio facendo riferimento agli accordi del 2008 tra Gheddafi e Berlusconi, i
quali prevedono un risarcimento per i danni coloniali che se non sarà rispettato prevede l’invio di “bombe
umane” (migranti) come ricatto.

Un altro paese che ha stretto accordi bilaterali con l’Europa è il Niger, importantissimo snodo delle rotte
illegali, trova nel suo territorio la Frontex e l’OIM per la raccolta dati dei migranti. Questo evidenzia il
processo di capitalizzazione sui migranti, si estrae dati dal migrante. I dati raccolti servono per creare
report di prevenzione al rischio migrazioni.

Con la legge turco-napolitano vengono creati i primi centri di accoglienza e di detenzione. La funzione
ideale della detenzione è di trattenere preparando l’espulsione ma solo la metà dei migranti viene
effettivamente espulsa. Pare quindi ovvio che serva in realtà per mantenere la condizione di deportabilità
e quindi la subordinazione sociale.

Gli hotspot sono proprio la risposta UE alla mancata comunicazione dei dati da parte di Grecia e Italia, non
è altro che un sinonimo per i centri di detenzione. Il meccanismo è sempre quello di estrarre valore dai
migranti, quindi raccogliere più dati possibili il più velocemente possibile. Moltiplica la differenziazione
facendo il confronto rifugiato genuino vs rifugiato fasullo. La stessa parola e corpo del migrante sono
costantemente messi a processo, ma sono contemporaneamente screditati e ritenuti forvianti.

Agenzie quindi presenti negli hotspot:

 Frontex
 Europol
 UIAA

Gli hotspot greci corrispondono a cinque isole mentre quelli italiani sono Lampedusa, Taranto, Trapani. La
tendenza italiana è di creare centri ibridi tra detenzione e accoglienza

I confini interni ed esterni, come abbiamo visto, non sono definibili perché sottoposti alle stesse tecnologie
e logiche di controllo. Il caso più importante è quello del codice di Schengen (1985 firmato ma in vigore dal
1995) perché propone una riduzione dei controlli interni e un aumento dei controlli esterni. I regolatori
sono anche in questo caso razzializzanti e selettivi.

Un esempio molto importante è Calais, la giungla, enorme capo profughi auto-gestito, viene raso al suolo e
sgomberato per impedire ai migranti di stabilizzarsi, devono rimanere in una condizione di sfruttabilità e
quindi precari. Si spera anche di peggiore le condizioni di vita per creare un effetto di deterrenza.

Parliamo ora nel dettaglio di Frontex, agenzia europea che nasce nel 2015 durante la crisi migratoria per
aiutare la Spagna nella gestione delle espulsioni. Il sapere ottenuto da Frontex è quantitativo e securitario,
inserisce i dati in EUROSUR, per elencare i fattori di rischio e prevenirli. Peccato che Frontex considera solo
gli sposamenti e non gli arrivi, i numeri sono gonfiati. Ovviamente, come la gran macchina da soldi che è
Frontex offre coordinamento nelle espulsioni anche a paesi non-europei.
Un'altra mappa non pubblica è ICMPD’s che analizza il fenomeno della migrazione a partire dalle rotte e
non dalle frontiere, mentalità necessaria alla gestione delle masse.

Un’altra agenzia importante è l’OIN che controlla le migrazioni nel mondo. Si incarica fondamentalmente di
due compiti:

1. Rimpatrio volontario: che volontario spesso non è, offre biglietto aereo per il paese natale, piccole
somme di denaro e aiuti nella ricerca del lavoro.
2. Campagne di sensibilizzazione: per disincentivare la volontà di emigrare.

Terzo ente fondamentale è l’UNHCR che si preoccupa di analizzare il fenomeno migrazione da un punto di
vista degli arrivi, propone una stima dei morti e dei dispersi ma non è possibile sapere le partenze.

Riassunto delle principali agenzie:

 Frontex  2015, Nasce per aiutare gli stati a coordinare le espulsioni. Produce una mappa
europocentrica dei fattori di rischio.
 SERCO  attore privato, agisce come un’impresa, fa stime di profitto sui migranti.
 ICMPD  mappa analizza il fenomeno migrazione partendo dalle rotte
 OIN  presente in tutto il mondo, gestisce le migrazioni dal punto di vista del rimpatrio e delle
campagne di sensibilizzazione
 UNHCR  analizza il fenomeno migrazione dal punto di vista degli arrivi, propone stime di morti e
dispersi.
 GFORES  compagnia privata, gestisce i centri di accoglienza.
 EU-LISA  monitoria e gestisce tutte le banche dati.

Adesso parliamo della nazione campionessa di esternalizzazione, l’Australia. Questo simpatico stato infatti
è riuscito a fare ciò che Italia e Grecia possono soltanto sperare, ovvero processare la richiesta del visto
tecnicamente fuori dal territorio statale. Questo perché durante la richiesta di asilo i migranti vengono
trasportati su delle isole che grazie alla excision policy ha permesso di escludere le isole dalle leggi
australiane ma di mantenere comunque la nazionalità ai suoi abitanti. Il pezzo forte dell’Australia però è
stato quello nel 2022 di delegare addirittura al Papua Nuova Guinea la cura dei rifugiati completando
effettivamente il più efficiente meccanismo di esternalizzazione delle frontiere. La gestione dei migranti e
fisicamente fuori dal territorio australiano e delegata a un paese del terzo mondo, hanno fatto bingo!!!

Tutto questo e molto di più è visibile nel docufilm Chauka, please tell us the time, dove viene documentata
la vita dei migranti su queste isole. Un altro aspetto di rilievo del docufilm è la compresenza di abitanti delle
isole per dimostrare anche implicazioni coloniali. Il docufilm dimostra che la vita del migrante sia soggetta
all’immobilità, trattenere il migrante in un limbo legale.

Facciamo adesso un importante chiarimento: neo-coloniale vs post-coloniale. Dove neo-coloniale non è


sufficiente perché indica solo una vicinanza alle pratiche coloniali mentre post evidenzia più giustamente il
contemporaneo come esito dei processi di imperialismo e colonizzazione. Non si capitalizza più sul
territorio quanto più sui dati.

Si parla quindi di estrazione di valore in 2 modi:

 Indiretta  Si capitalizza sulle tecnologie di controllo (+6000% post 11 settembre)


 Diretta  si capitalizza sui corpi, cheap labour.

Netto profitto della biometria.

Si parla quindi di disuguaglianza per il diritto alla mobilità, il migrante è ritenuto bugiardo fino a prova
contraria. Si parla di politica del sospetto che mette sotto inquisizione la parola del migrante, la scredita
nello stesso momento in cui viene richiesta. A questo proposito è importantissimo il pensiero di Fanon che
riflette a lungo sulla condizione anche psicologica del migrante. Fanon individua tre livelli presenti nella
continua narrazione biografica del migrante:

1. Vengono considerati bugiardi


2. La loro parola non ha valore
3. Vengono giudicati sulla base della loro provenienza

Queste pratiche prendono il termine di interpellazione cioè l’essere costantemente interpellati in base alle
proprie fattezze fisiche. Fanon poi parla della scissione del sé dell’uomo nero, il quale ha un’identità
difronte all’uomo bianco e un’altra insieme agli altri uomini neri. L’identità dell’uomo nero sembra esistere
solo in rapporto a quella dell’uomo bianco, questo è l’esito della colonizzazione.

Non si colonizza solo i corpi e gli spazi ma anche le menti.

Parliamo più nel dettaglio di migration and border industry, cioè l’analisi di come le migrazioni siano
diventate terreno di valorizzazione anche per gli attori privati.

Come è possibile che il migrante è sia qualcosa da allontanare sia qualcosa da cui trarre profitto?

Si vuole estrarre dai migranti il valore economico mantenendoli in una condizione di precarietà. Quindi
tenerli nel limbo ma sfruttarli.

Fondamentale decostruire le logiche umanitarie di facciata, per esempio l’idea che i migranti approfittino
dei soldi dei contribuenti quando invece sono introiti delle cooperative. O ancora i droni umanitari della
Frontex, dipinti come possibilità di aiuto tempestivo per i dispersi in mare ma in realtà grande occhio nel
cielo di controllo. Altrimenti il PIL Italiano è costituito dal 9,5% dal lavoro dei migranti ma questo non
corrisponde a un loro miglioramento nella qualità di vita. Lo stesso campo di accoglienza è proposto come
luogo più sicuro ma in realtà una forma di contenimento.

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