TOMMASO D’AQUINO
L’ambiente storico
Tommaso D’Aquino nacque nel 1225 e fu un frate domenicano. Fu il maggior esponente della
Scolastica (filosofia cristiana del Medioevo). Il nome scholasticus indicò l’insegnante delle arti
liberali, cioè di quelle discipline che costituivano il trivio (grammatica, logica, dialettica e retorica) e il
quadrivio (geometria, aritmetica, astronomia e musica). In seguito si chiamò scholasticus anche il
docente di teologia e filosofia.
È importante capire il contesto storico in cui nasce Tommaso, un contesto che vedeva nella
filosofia medioevale il problema del rapporto tra fede e ragione. La filosofia scolastica vede aprirsi
tante polemiche in campo filosofico e dispute sul problema degli “universali”: nella filosofia
medievale il problema degli universali è uno dei temi più dibattuti e riguarda l'essere dei concetti
generali che possono essere predicati di più individui.
1. RAGIONE E FEDE
Pur affermando la distinzione tra ragione e fede, Tommaso crede in una loro armonica
collaborazione. Infatti egli afferma che la ricerca filosofica basata sulla ragione non basta a
conoscere e comprendere Dio: occorre che alla verità di ragione si aggiunga la verità di fede.
La ragione, che procede autonomamente, può servire alla fede in tre diversi modi:
1. dimostra i preamboli della fede, cioè le verità di pura ragione alla base della fede, dimostra
quindi che Dio esiste, che è uno, che ha quei caratteri e quegli attributi che possono essere
ricavati dalla considerazione delle cose da lui create;
2. chiarisce con analogie e similitudini i misteri della fede;
3. difende la dottrina dalle argomentazioni contrarie.
Come già detto, la ragione è autonoma, ma quando entra in contrasto con la fede significa
che, in qualche punto delle sue dimostrazioni, sta sbagliando oppure che è giunta a
conclusioni non necessarie.
2. LE CINQUE «VIE»
Tommaso raccoglie e articola le sue prove (chiamate «vie») circa l’esistenza di Dio in
cinque argomenti di fondo. Nel dimostrare l’esistenza di Dio Tommaso respinge le prove a
priori (che partono da un concetto) come quella di Anselmo e accetta solo prove a
posteriori (che partono dall’osservazione delle cose).
1. MOTO DEGLI ENTI. La prima via è la prova cosmologica desunta dalla Fisica e dalla Metafisica
di Aristotele. Essa parte dal principio che «tutto ciò che si muove è mosso da altro». Ora se
ciò da cui è mosso a sua volta si muove, bisogna che anch’esso sia mosso da un’altra cosa e
questa da un’altra. Ma non è possibile procedere all’infinito. Dunque è necessario giungere a un
primo motore che non sia mosso da null’altro, e questo motore è Dio.
2. CAUSALITA EFFICIENTE La seconda via è la prova causale. Nell’ordine delle cause efficienti
non si può risalire all’infinito, altrimenti non vi sarebbe una prima causa e quindi neppure una
causa ultima e cause intermedie: ci deve essere dunque una causa efficiente prima, che è
Dio.
3. MODALITA CONTINGENZA DEGLI ENTI La terza via è desunta dal rapporto tra possibile e
necessario. Le cose possibili esistono solo in virtù delle cose necessarie: ma queste hanno la
causa della loro necessità o in sé o in altro. Quelle che hanno la causa in altro rinviano a
quest’altro, e poiché non è possibile procedere all’infinito, bisogna risalire a qualcosa che sia
necessario di per sé e sia causa della necessità di ciò che è necessario per altro, e questo è
Dio.
4. GRADI DEGLI ENTI. La quarta via è quella dei gradi. Si trova nelle cose il meno e il più del
vero, del bene e di tutte le altre perfezioni: vi sarà dunque anche il grado massimo di tali
perfezioni e sarà esso la causa dei gradi minori. La causa dell’essere e della bontà di ogni
perfezione è Dio.
5. FINALISMO. La quinta via è quella che si desume dal governo delle cose. Le cose naturali,
prive di intelligenza, appaiono tuttavia dirette a un fine, e questo non potrebbe essere se non
fossero governate da un essere dotato di Intelligenza. Vi è dunque un Essere intelligente dal
quale tutte le cose naturali sono ordinate a un fine e questo Essere è Dio.
LA METAFISICA ESSENZA ED ESISTENZA
L`essenza, che Tommaso chiama anche “natura”, comprende non solo la forma, ma anche la
materia delle cose composte.
Per esempio, l`essenza dell`uomo, che è definito “animale ragionevole”, comprende non solo la
ragionevolezza (forma), ma anche “l`animalità” (materia).
Negli esseri finiti, essenza ed esistenza stanno tra di loro in un rapporto di potenza e atto, in quanto
l`esistenza rappresenta l`atto grazie a cui le essenze, che hanno l`essere solo in potenza, di fatto
esistono.
Come conseguenza a questo, Tommaso dice gli esseri che hanno la vita, ma non sono la vita,
devono averla ricevuta da un Essere che è la Vita stessa e che rappresenta quindi la causa prima di
tutte le vite e di tutte le esistenze.
Vi sono dunque due modi in cui l`essenza può essere nelle sostanze: 1) nella sostanza divina
l`essenza è la medesima esistenza.
Dio è perciò necessario ed eterno, ovvero esistente per definizione da sempre; 2) nelle sostanze
finite l`esistenza è aggiunta dall`esterno e il loro essere è quindi creato e contingente.
Infatti secondo Tommaso, in quelle sostanze che sono pura forma senza materia, manca la
composizione di materia e forma, ma non quella di essenza ed esistenza.
DIFFERENZE TRA AGOSTINO E TOMMASO
Agostino, pensatore apocalittico, pessimista, preoccupato soprattutto della stabilità della Chiesa e
dei suoi dogmi, collocò la filosofia in sottordine rispetto alla verità rivelata; in altri termini riteneva,
come Platone, che la verità non potesse essere insegnata, ma a differenza di questi era convinto
che questo tipo di conoscenza potesse giungere attraverso un`illuminazione divina, e specie
nell`ultima parte della vita manifestò il suo pessimismo in merito alla possibilità di redenzione
dell`uomo macchiato dal peccato originale.
Tommaso invece è più ottimista, solare convinto che la felicità fosse un obiettivo raggiungibile per
l`uomo e che esistesse la possibilità di trovare un equilibrio tra fede e ragione, non più viste in
modo conflittuale, ma che la conoscenza fosse essenziale per raggiungere la fede e che
quest`ultima fosse anche un atto intellettivo.
In questo modo, Tommaso finisce con il separare la metafisica dalla teologia, mentre Agostino
aveva compiuto sforzi per unificare queste due dottrine.
Agostino inoltre concepiva l`uomo come essere che deve abbandonarsi totalmente a Dio e alla
grazia, Tommaso e Anselmo invece tendono a separare il naturale dal soprannaturale ossia
interpretano l`uomo come raziocinante: Dio creandoci ci ha dato la ragione che però è sempre
illuminata dalla fede.
Infine, mentre Agostino si rifarà a Platone nella sua filosofia, Tommaso rielaborerà in modo
originale e diverso il pensiero di Aristotele.