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La Rivolta Spartachista

Dopo la Prima guerra mondiale, la Germania passò dalla monarchia a una repubblica guidata dal Partito Socialdemocratico (SPD), che adottò un approccio riformista. La Repubblica di Weimar, istituita nel 1919, affrontò gravi crisi politiche ed economiche, inclusa l'iperinflazione e l'opposizione da parte di movimenti estremisti, come il Partito Nazista di Hitler. Nonostante tentativi di stabilizzazione e riabilitazione internazionale, la Repubblica rimase fragile e vulnerabile a tensioni interne e conflitti.
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La Rivolta Spartachista

Dopo la Prima guerra mondiale, la Germania passò dalla monarchia a una repubblica guidata dal Partito Socialdemocratico (SPD), che adottò un approccio riformista. La Repubblica di Weimar, istituita nel 1919, affrontò gravi crisi politiche ed economiche, inclusa l'iperinflazione e l'opposizione da parte di movimenti estremisti, come il Partito Nazista di Hitler. Nonostante tentativi di stabilizzazione e riabilitazione internazionale, la Repubblica rimase fragile e vulnerabile a tensioni interne e conflitti.
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I SOCIALDEMOCRATICI AL GOVERNO

Dopo la sconfitta nella Prima guerra mondiale, la Germania vide la caduta della monarchia: il 9
novembre 1918 l’imperatore Guglielmo II abdicò ed andò in esilio in Olanda, mentre in Germania
venne proclamata la repubblica. Il Partito Socialdemocratico (SPD), forte del consenso popolare,
assunse la guida del paese con Friedrich Ebert come capo del governo. Pur essendo un partito
socialista, l’SPD scelse un approccio riformista, alleandosi con la borghesia e rispettando le
istituzioni parlamentari.

Tuttavia, il socialismo tedesco era diviso: mentre la corrente maggioritaria dell’SPD aveva
sostenuto la guerra e rifiutava la rivoluzione, le fazioni più radicali, come gli Indipendenti (USPD) e
i rivoluzionari della Lega di Spartaco, si opponevano al conflitto e al compromesso con la
borghesia. La Lega di Spartaco, guidata da Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, sosteneva idee
molto radicali ma rifiutava anche il modello leninista, che considerava troppo autoritario.

LA RIVOLTA SPARTACHISTA

Il 1° gennaio 1919 gli spartachisti, sostenuti da molti operai, tentarono un’insurrezione per
rovesciare il governo socialdemocratico e instaurare una repubblica socialista, ispirandosi alla
rivoluzione russa del 1917. Tuttavia, l’esercito si schierò contro di loro, sostenuto anche dai
Freikorps, reparti di volontari formati da ex soldati e ufficiali, appoggiati dalla borghesia e dal
governo. Il 15 gennaio i Freikorps catturarono e uccisero i leader spartachisti Karl Liebknecht e
Rosa Luxemburg. Entro la primavera del 1919, l’insurrezione fu definitivamente repressa e il
governo repubblicano consolidò il suo potere.

LA REPUBBLICA DI WEIMAR E LA NUOVA COSTITUZIONE

Il 19 gennaio 1919, mentre la rivolta spartachista era ancora in corso, si tennero le elezioni per
l’Assemblea costituente. La SPD risultò il primo partito, ma senza maggioranza assoluta, formando
così una coalizione con il Zentrum e i liberal-democratici. L’Assemblea, riunita a Weimar, elesse
Friedrich Ebert primo presidente della Repubblica.

L’11 agosto 1919 venne approvata la Costituzione di Weimar, che rafforzava i poteri del
Parlamento, introduceva il suffragio femminile e manteneva un impianto federale. Il presidente
della Repubblica, eletto dal popolo, aveva però ampi poteri, tra cui la nomina del cancelliere, lo
scioglimento del Parlamento e, grazie all’articolo 48, la possibilità di governare per decreto in
situazioni di emergenza.

Questa concentrazione di poteri, invece di garantire stabilità, rese la Repubblica di Weimar fragile,
esponendola a crisi politiche e conflitti interni.

UNA REPUBBLICA FRAGILE

Inizialmente, la Repubblica di Weimar fu sostenuta dall’esercito e dalla borghesia, che avevano


apprezzato la dura repressione della rivolta spartachista. Tuttavia, molti ufficiali e industriali erano
conservatori e avrebbero preferito un regime autoritario piuttosto che democratico.

Anche i comunisti, ancora influenti tra gli operai, erano ostili alla Repubblica per la repressione
della rivolta spartachista e speravano ancora in una rivoluzione. La fragile democrazia tedesca fu
così segnata da violenze e attentati, come l’assassinio del ministro degli Esteri Walther Rathenau
nel 1922 da parte di estremisti di destra.

Inoltre, la Repubblica di Weimar era associata al trattato di Versailles, che imponeva pesanti perdite
territoriali alla Germania, tra cui Alsazia e Lorena alla Francia e territori alla Polonia e alla Lituania.
L’imposizione di tali condizioni, insieme alla perdita dell’impero coloniale tedesco, alimentò un
forte risentimento tra la popolazione e favorì la crescita di movimenti di destra contrari alla
Repubblica e favorevoli a un governo autoritario.

INFLAZIONE È STABILIZZAZIONE MONETARIA

Dopo la sconfitta nella Prima guerra mondiale, la Germania affrontò una grave crisi economica,
aggravata dalle pesanti riparazioni di guerra (269 miliardi di marchi) e dalla perdita del bacino
minerario della Saar. La disoccupazione aumentò drasticamente e il governo, per far fronte alla
crisi, stampò più moneta, causando un’inflazione incontrollabile.

Nel 1923, la Germania sospese i pagamenti delle riparazioni, provocando la reazione di Francia e
Belgio, che occuparono la regione della Ruhr. Questa mossa aggravò ulteriormente la crisi e portò
all’iperinflazione: il marco perse totalmente valore, i risparmi si azzerarono e il baratto divenne il
principale mezzo di scambio.

Una ripresa si ebbe con il governo di Gustav Stresemann nel 1923, che attuò una riforma fiscale e
stabilizzò la moneta. Gli Stati Uniti aiutarono la Germania con investimenti e, nel 1924, il piano
Dawes garantì un prestito internazionale, consentendo la ripresa economica e la ripresa dei
pagamenti delle riparazioni. Nel 1929, il piano Young ridusse l’ammontare delle riparazioni a 132
milioni di marchi, da pagare in sessant’anni.

LO SPIRITO DI LOCARNO

Gustav Stresemann, divenuto ministro degli Esteri, puntò a riabilitare la Germania sul piano
internazionale per ridurre le tensioni sociali interne. Nel 1925, le truppe franco-belghe lasciarono la
Ruhr, e poco dopo la Germania firmò il trattato di Locarno, impegnandosi a rispettare i confini
stabiliti dal trattato di Versailles con Francia e Belgio. Gran Bretagna e Italia avrebbero garantito
l’accordo intervenendo in caso di violazioni. Questo processo di normalizzazione portò, nel 1926,
all’ingresso della Germania nella Società delle Nazioni, segnando un importante passo verso la sua
reintegrazione internazionale.

UN MOVIMENTO DI ESTREMA DESTRA

Il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP), noto come Partito Nazista, nacque
nel 1920 sotto la guida di Adolf Hitler. Il movimento, di estrema destra, voleva abolire la
democrazia per instaurare una dittatura, esaltando il nazionalismo tedesco e opponendosi al Trattato
di Versailles. Reclutava ex soldati abituati alla violenza e organizzava squadre paramilitari (SA)
guidate da Ernst Röhm. Nonostante iniziali diffidenze, il nazismo trovò sostegno tra le forze armate,
gli industriali e, nel tempo, anche tra la classe media.

L’ANTISEMITISMO NAZISTA

L’antisemitismo era un elemento centrale del Partito Nazista fin dalla sua fondazione. Il programma
del partito negava la cittadinanza agli ebrei, ritenuti responsabili della sconfitta della Germania nella
Prima Guerra Mondiale e accusati di controllare la finanza internazionale. Nonostante la maggior
parte degli ebrei vivesse in condizioni modeste, la propaganda nazista li dipingeva come sfruttatori
e speculatori, alimentando l’odio popolare. Hitler, grazie alla sua abilità oratoria, sfruttò questi
pregiudizi per presentarsi come il salvatore della Germania, promettendo stabilità economica e
giustizia sociale.

IL PUTSCH DI MONACO

Nel 1923, Hitler e i nazisti tentarono un colpo di Stato a Monaco con l’appoggio di alcuni ufficiali,
tra cui Ludendorff, ispirandosi alla Marcia su Roma di Mussolini. Tuttavia, il putsch fallì e Hitler fu
arrestato, ma la Repubblica di Weimar dimostrò la sua debolezza concedendogli una pena lieve:
invece di cinque anni, scontò poco più di uno. Durante la prigionia scrisse Mein Kampf (1925), in
cui delineava il programma nazista: abolizione del Trattato di Versailles, riarmo, recupero dei
territori perduti, annientamento degli ebrei ed espansione verso est. Il libro alimentava il
nazionalismo tedesco e identificava nemici su cui scaricare il malcontento.

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