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DEMOGRAFIA Appunti

Il documento tratta della demografia, analizzando la popolazione umana e i suoi movimenti, come nascite e morti. Viene evidenziata l'importanza di studiare la demografia in Italia, dove il tasso di fecondità è basso nonostante lo sviluppo economico. Si discutono anche le equazioni di bilancio demografico, i tassi generici e l'analisi della mortalità e natalità in relazione alla popolazione media.

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DEMOGRAFIA Appunti

Il documento tratta della demografia, analizzando la popolazione umana e i suoi movimenti, come nascite e morti. Viene evidenziata l'importanza di studiare la demografia in Italia, dove il tasso di fecondità è basso nonostante lo sviluppo economico. Si discutono anche le equazioni di bilancio demografico, i tassi generici e l'analisi della mortalità e natalità in relazione alla popolazione media.

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DEMOGRAFIA

Esame : parte teorica (discorsiva, sociologica ed economica) + parte tecnica (esercizi —> fruibili
su bb).
Per la parte teorica, vi saranno multiple choices. Lo stesso vale per gli esercizi (multiple choices o
numeri da calcolare).
La prova intermedia sarà probabilmente il 16 aprile alle 14.30 .

Lezione 1
Demogra a : è lo studio quantitativo della popolazione umana e delle biogra e individuali che la
costituiscono.
In un’accezione classica, la demogra a è la materia che studia lo stato e i movimenti di una
popolazione, ovvero quali sono gli elementi che determinano l’ammontare della popolazione e la
variazione di essa (nascite, morti, eventi migratori).

A partire dalle info raccolte a livello individuale, cerca di derivare regolarità con carattere generale :
si costruiscono delle grandezze aggregate per misurare lo stato e i movimenti della popolazione.
La demogra a è una materia “multidisciplinare” : oltre a mescolarsi con altre discipline, ha
sviluppato un apparato tecnico-concettuale e metodologico distintivo e speci co rispetto alle altre
discipline che studiano l’uomo.

In Italia, è molto importante studiare la demogra a perché per un certo periodo il tasso di
fecondità era il più basso dell’Europa occidentale, con una media di 1.3 gli per donna.
Le trasformazioni demogra che interagiscono con quelle economiche e sociali —> l’Italia è
uno dei casi di studio più interessanti da questo pdv —> vi è alto sviluppo economico ma basso
tasso di fecondità —> è interessante studiare il caso per capirne le cause determinanti.
Ad esempio, può essere causato dalla di coltà per i giovani di trovare lavoro (elemento
economico) ma anche dall’età tardiva in cui si va via da casa (valori) —> hanno e etti nel lungo
periodo.

Fino a che punto fare pochi gli limita l’evoluzione economica (e viceversa)?
Modello di Solow : uno dei motori di crescita economica è la crescita demogra ca —> è
fondamentale anche la componente della forza lavoro, che è data dalla natalità.

* Life expectancy at birth by region: aspettative medie di vita alla nascita —> è il più importante
indicatore demogra co —> è un indicatore dinamico.
L’Africa è al livello minimo: il gap è determinato dalle scarse condizioni di salute rispetto ad un
Paese sviluppato (ex Italia).

* Velocità di crescita di una popolazione : si applica alla Cina (Paese più popoloso) e all’India (è
attualmente meno popolosa, ma cresce molto più velocemente) —> ci si aspetta un pareggio
della popolazione del 2030.

* La presenza di risorse vincola o meno la crescita della popolazione?


- Teoria di Malthus: se c’è un tetto alle risorse, la popolazione smette di crescere.
- Teoria di Boserup: la crescita della popolazione spinge la crescita tecnologica e delle risorse.
* Disuguaglianza di genere: in Italia, rispetto ad altri paesi, il tasso di disoccupazione femminile è
molto più alto rispetto a quello maschile.
Avendo molte nascite, il tasso di disoccupazione diminuisce —> due grandezze non correlate
mostrano, invece, strette relazioni tra loro.

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Lezione 2
Equazione di bilancio: Tassi generici e Fonti demogra che

La popolazione si muove

Tracciare il movimento di una popolazione: le popolazioni sono entità


dinamiche che si modi cano nell’ammontare, nella struttura etc.
Il censimento è un tentativo di contro tutti gli elementi di una
popolazione.
Ci sono due tipi di analisi:
Censurari : su una popolazione
Campionario : si cerca di estrapolare un campione rappresentativo
della popolazione
In Italia i censimenti si son fatti no al 2011 ogni 10 anni.
L’ammontare della popolazione è dinamico.

Sono molte le di erenze tra la popolazione italiana del


1861 e quella del 2001.

Localmente ci sono stati anche periodi temporanei di


essione anche se generalmente nel lungo periodo la
popolazione è in crescita. Ovviamente in piccoli periodi
la popolazione può essere in diminuzione.

Le di erenze tra Italia neounitaria (1861) e Italia nel 2001


Tasso di mortalità (m): ogni 1000 abitanti, n morti.
Tasso di natalità (n): ogni 1000 abitanti, n nati.

Nel 1861 la natalità era molto più elevata rispetto al 2001 ma anche perchè la mortalità dei
bambini era alta e ora è diminuita (grazie anche alla medicina: antibiotici = diminuzione mortalità.
Bisogno di fare tanti gli perché ne muoiono tanti).
Il tasso di mortalità impatta sulla natalità, inizialmente varia la mortalità e poi la natalità.
I tassi di mortalità e di natalità sono dati contabili che non tengono conto della struttura della
popolazione: se la popolazione è giovane il tasso di mortalità alto è grave, se è vecchia il tasso di
mortalità alto è “giusti cato”.
Per questo dobbiamo tenere conto anche di altri indicatori.
Numero medio di gli per donna (TFT): bisogna tener conto anche della mortalità, cioè se faccio n
gli ma ho un tasso di mortalità alto si abbasserà il TFT. Bisogna poi tener conto che non nascono
50% maschi e 50% femmine: nascono più maschi ma vivono di meno quindi c’è bisogno di fare
più di due gli per donna.
Tasso di mortalità infantile: incide sul tasso di mortalità. Si prendono in considerazione bambini da
0 a 1 anno. Maggiore è qo maggiore sarà m.

La maggiore di erenza sta nel fatto che nessuno degli individui che costituivano la popolazione
italiana del 1861 fa parte anche della popolazione italiana del 2001.
Questo perchè le unità elementari costitutive della popolazione hanno durata limitata (140 anni è
un intervallo di tempo che va oltre la durata massima).
Ciò spiega perchè nessuna persona censita nel 1861 sia presente al censimento del 2001. Non
spiega invece da dove siano arrivati gli individui che formano la popolazione italiana del 2001.

Le unità elementari costituire della popolazione vengono prodotte in modo endogeno, ovvero la
popolazione si rinnova da sola.
Rinnovo endogeno possibile perché le unità che formano la popolazione sono dotate di due
proprietà:
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1. Durata limitata di permanenza nella popolazione (vita a termine)
2. Possibilità di generare altri individui (nuovi ingressi nella popolazione)

Quest’ultima proprietà distingue una popolazione in “senso demogra co” da una popolazione
in “senso statistico”.
NB: Popolazione in senso statistico è anche un insieme di lampadine, o di automobili, o di
spettatori di un lm al cinema.
La persistenza nel tempo grazie ai processi di riproduzione assicura che la storia umana
non si concluda con una singola generazione ma continui con le successive, con
l’avvicendarsi dei gli alla generazione di padri e madri.

Equazione del bilancio


Caratteristica intrinseca della popolazione è quindi quella di rinnovarsi continuamente.
Nella forma contabile più semplice, si può dar conto dello sviluppo della popolazione attraverso
l’algebra delle entrate e uscite per nascita e morte, immigrazione ed emigrazione.

Esiste Pt e Pt+1, se Pt = Pt+1, non


c’è stato cambiamento.
La popolazione cambia per e etto di
alcuni movimenti: morte; nascita
Pt+1 = Pt + Nt - Dt + It - Et
(I= immigrazione; E=emigrazione).

Questa equazione non tiene conto


degli archi di tempo: Pt e Pt+1 sono
quantità di stock;

It, Et, Nt, Dt sono tra t e t+1, non sono quantità di stock (avvengono tra t e t+1)
—> Pt+1 = Pt + Nt,t+1 - Dt,t+1 + It,t+1 - Et,t+1
Pt+deltat = Pt + Nt,deltat - Dt,deltat + It,deltat - Et,teltat

Nel corso di un generico anno t, il rinnovo si ottiene:


- Con l’uscita di alcuni individui per morte (Dt)
- E l’entrata di altri individui per nascita (Nt)
Nascite e decisi costituiscono il movimento naturale della popolazione.
Possiamo allora, ad esempio, scrivere:
P1.1.2001 = p1.1.2000 + N2000 - D2000
Relazione che vale per la popolazione mondiale o per una popolazione “chiusa” (in assenza di
movimenti migratori).

È però in generale possibile in un interscambio con altre popolazioni.


Si ha quindi il saldo naturale S = N - D
E il saldo migratorio M = I - E
NB. L’entità delle componenti di questa semplice equazione deriva da complessi meccanismi alla
base dell’espressione della capacità degli individui di sopravvivere, riprodursi, spostarsi nel
territorio.

Stato e Movimento
Nell’equazione di bilancio della popolazione compaiono alcune grandezze di “stato” (o di “stock”)
ed altre di “movimento” (o di “ usso”).
STATO della popolazione: è l’ammontare della popolazione in un dato istante temporale.
MOVIMENTO della popolazione: corrisponde alle uscite e alle entrate nella popolazione in un
dato intervallo di tempo.
Ad esempio in un istante in nitesimale di tempo tau la popolazione italiana sarà pari ad un certo
ammontare tauP; mentre se misuriamo, ad esempio, l’ammontare delle nascite in preciso istante
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in nitesimale il valore sarà sempre 0 o al max 1 (se becchiamo l’esatto istante in cui avviene una
nascita). Le “grandezze di movimento” corrispondono alla somma di eventi accaduti alla
popolazione in un pre ssato intervallo temporale.
STOCK = STATO
FLUSSO = MOVIMENTO

Tassi generici
Lo studio del movimento della popolazione implica la misura e l’analisi delle sue componenti
(naturali e sociali).
I valori assoluti delle nascite e dei decessi avvenuti in un dato anno non ci dicono però molto
sull’intensità dei fenomeni che producono tali eventi.
Ad esempio, nel corso del 2000 vi sono stati nel comune “A” 141 decessi, mentre nel vicino
paese “B” si sono osservati 282 decessi. E’ autorizzato allora il sindaco di A ad a ermare che nel
suo paese il rischio di morte è la metà?
La risposta è evidentemente no. Nel misurare la mortalità bisogna almeno tener conto della
popolazione totale da cui derivano tali decessi.
L’operazione che facciamo è allora quella del calcolo dei tassi generici.

Tasso (o “quoziente”) generico si ottiene dal rapporto tra eventi avvenuti in un dato anno e la
popolazione media dell’anno.
Usualmente viene moltiplicato per mille (numero eventi ogni mille abitanti).
Esempio: Nel 1999 a Milano si sono avute 10460 nascite, mentre in Italia sono state 537087. E’
evidente che tali due valori non sono direttamente confrontabili. Passiamo allora ai tassi. Ovvero
rapportiamo il primo valore alla popolazione media milanese, ed il secondo alla popolazione
media italiana. Otteniamo un tasso pari 8,0 a Milano e pari a 9,3 in Italia. Possiamo ora dire che la
natalità è stata più bassa a Milano rispetto al totale del Paese.

Lezione 3
I valori assoluti di nascite e decessi non dicono nulla sull’intensità di un fenomeno —> per
calcolare, bisogna rapportare il usso (nascite, morti..) alla popolazione media —> in tal caso, si
ottiene un tasso generico.

L’ammontare totale della popolazione è un indicatore di stock.


Considerando P e P+1, calcolerò la popolazione media come media aritmetica tra le popolazioni
nei due periodi di tempo considerati (iniziale e nale) —> semisomma tra popolazione ad inizio
periodo e popolazione a ne periodo.

Tassi generici :
Tasso di natalità n = Nati / Pmedia
Tasso di mortalità m = Morti / Pmedia
Tasso di immigrazione i = Immig / Pmedia (iscritti)
Tasso di emigrazione e = Emig / Pmedia (cancellati)

Saldo naturale S = N - D
Tasso di incremento naturale r = S / P media = n - m

Il saldo naturale negativo non implica una diminuzione della popolazione, ma può essere
“compensato” dai ussi migratori.

Demogra a di impresa —> dall’aggiornamento dell’archivio statistico ASIA (“Archivio statistico


delle imprese”) vi sono una serie di indicatori :

Tasso di natalit : rapporto tra numero di imprese nate nell’anno t e popolazione di imprese attive
nell’anno t.

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Tasso di mortalit : rapporto tra numero di imprese cessate nell’anno t e popolazione di imprese
attive nell’anno t (imprese liquidate).
Nel caso della demogra a di impresa, il tasso di turnover corrisponde al tasso di incremento ed
è pari a n - m (tasso di natalità - tasso di mortalità).

Momento di espansione economica : tasso di natalità > tasso di mortalità —> tasso di turnover
positivo.

Tassi pluriennali
I tassi generici possono essere calcolati a livello annuale o pluriennali. In quest’ultimo caso, i tassi
devono essere adattati all’intervallo annuale —> per essere confrontabili, devono essere
trasformati in annuali. i morti e i decessi vanno divisi per il numero di anni considerati, mentre la popolazione
media no
ESEMPIO:
Se vogliamo confrontare la mortalit tra comune A e comune B nel periodo 1995-1999:
Comune A: 850 decessi (nel periodo 1995-1999)
Comune B: 470 decessi (nel periodo 1995-1999)
Comune A: 18 mila abitanti (pop media 1995-1999)
Comune B: 4,2 mila abitanti (pop media 1995-1999)

Tasso generico di mortalit (periodo 1995-1999) —> decessi nel quinquennio (divido i decessi
totali per 5 —> tot di anni nell’arco di tempo considerato).

Comune A: (850 / 5) / 18000 = 0.0094 (9,4 per mille)


Comune B: (470 / 5) / 4200 = 0.0224 (22,4 per mille)

Fonti dei dati demogra ci


Per fonte statistica si intende lo strumento istituzionale o organizzativo tramite il quale vengono
raccolti i dati di interesse.
Nel caso delle imprese, i dati vengono raccolti nel registro delle imprese (AIDA).

La fonte statistica più importante è il “censimento” : fonte di “stato” che fornisce il ritratto
(consistenza e struttura) della popolazione (residente e presente) in un dato istante temporale —>
in Italia è condotto dall’ ISTAT, ha come unità di rilevazione la famiglia e come strumento di
rilevazione un questionario auto-compilato.

* Fonte di stato = dice l’ammontare della popolazione in un dato momento.


* Fonte di movimento = non registra l’ammontare, ma la variazione ( ussi) dovuta al movimento
della popolazione dipendente da nati, morti, immigrati ed emigrati.

Stock nale = stock iniziale +/- movimenti

Requisiti del censimento : (tipica domanda d’esame)


a) Individuale: la rilevazione va fatta speci camente su ciascun individuo della popolazione di
interesse
b) Universale: la rilevazione deve raggiungere tutti gli individui della popolazione di interesse
c) Simultaneo: le informazioni sugli individui vengono rilevate per tutti nello stesso momento
temporale (idealmente in un unico giorno)
d) Periodico: usualmente utile che la rilevazione abbia una cadenza regolare nel tempo
(tipicamente ogni 5 o 10 anni)
e) Finalit scienti co-amministrative.

Contenuti del censimento


Attraverso i dati del censimento conosciamo:

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quanti siamo in Italia, la nostra et , il grado di istruzione, il tipo di lavoro, gli spostamenti che
facciamo per lo studio e il lavoro, le situazioni nelle quali viviamo, le caratteristiche strutturali delle
abitazioni.

A chi serve?
Se ne servono il Parlamento, la Presidenza del consiglio, le amministrazioni centrali e locali e gli
altri organi dello stato.
L` informazione censuaria utile anche alle aziende per programmare le attivit , ai giornalisti per
attingere a dati attendibili e obiettivi, agli studenti e ai ricercatori come mezzo di studio e analisi e,
naturalmente, ad ogni cittadino per comprendere meglio la realt del proprio paese.

Tipi di errore: omissioni, doppi conteggi, mancate risposte parziali, risposte errate, errori di
registrazione e codi ca.

Punti di forza del censimento


• Rilevazione simultanea ed omogenea su tutta la popolazione
• Elevato dettaglio territoriale (sub-comunale: sez. di censimento)
• Fornisce i valori della popolazione legale (es. per elezioni)
• Consente di aggiornare l’anagrafe comunale

Limiti del censimento


• Fornire dati solo ogni 10 anni
• Info poco dettagliate
• È molto costoso
• Complicato da realizzare e pesante a livello organizzativo in ogni fase

NB : Novit del Censimento 2011 (ultimo censimento decennale)


• Spedito direttamente a casa usando le liste anagra che (LAC) aggiornate (anzich consegnato a
mano casa per casa)
• Possibilit di compilare online (riduzione costi e tempi, aumento qualit )
• Domande aggiuntive: (fonti di energia utilizzate nell’abitazione; luogo di nascita dei genitori;
condizione disabilit anziani).

Censimento permanente : perde la caratteristica della simultaneità —> è diluito nel corso dei 3
anni (da 2018 a 2021).

Caratteristiche principali:
• La rilevazione censuaria lascia la cadenza decennale e diventa annuale.
• Non coinvolge pi l’intervista di tutte le famiglie nello stesso momento, ma
solo un campione (ogni anno 2.800 comuni).
• I contenuti (informazioni sui cittadini) derivano da integrazione tra dati
raccolti da due rilevazioni campionarie (tramite questionario, una su liste anagra che e l’altra
areale) e dati provenienti dalle fonti amministrative.

Principali vantaggi:
• informazioni continue e tempestive
• riduzione del fastidio a carico delle famiglie.
• contenimento dei costi

Principali svantaggi:
• maggior complessit
• perdita di simultaneit

Oltre alla fonte di stato CENSIMENTO, vi sono delle fonti di movimento, tra cui lo STATO CIVILE.

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Stato civile : u cio comunale ove vengono registrati gli eventi (nascite, matrimoni, decessi) che
avvengono nel territorio del comune.
Prima della legge Bassanini (1997) le nascite dovevano essere registrate nel comune ove avveniva
il parto.
Ora possono essere registrate dai genitori anche solo nel loro comune di residenza.
Insieme agli eventi vengono registrate alcune caratteristiche di base di chi li ha subiti (sesso, data
di nascita, stato civile, luogo di nascita, di residenza, livello di istruzione, ecc.)
Un’altra fonte di stato è l’ ANAGRAFE : Contiene in ciascun comune alcune informazioni di base
delle famiglie residenti (ovvero di coloro che in quel comune hanno dimora abituale).

Aggiornamento dell’anagrafe:
L’iscrizione in tale registro avviene:
• per nascita (N) da genitori residenti in tale comune
• per trasferimento di residenza in tale comune (I)

La cancellazione avviene:
• per morte (D)
• per trasferimento di residenza in altro comune (E)

Nascite, matrimoni e decessi vengono registrati nello Stato Civile del comune in cui avvengono,
tale U cio trasmettere poi l’informazione al comune di residenza che provvede ad aggiornare il
proprio l’Anagrafe.
I trasferimenti di residenza vengono comunicati direttamente dagli interessati, oppure accertati
d’u cio (con il censimento).

L’ Anagrafe dovrebbe consentire di conoscere et , sesso, stato civile, livello di istruzione, struttura
familiare, ecc.
Problemi maggiori dell’Anagrafe:
• scarso aggiornamento delle caratteristiche dei residenti che mutano nel tempo
• scarso aggiornamento dei trasferimenti di residenza.

NB —> Le fonti precedenti raccolgono informazioni di base sulle caratteristiche della popolazione.
Per avere informazioni pi dettagliate sui fenomeni socio- demogra ci si ricorre ad indagini
campionarie.

Lezione 4

La transizione demogra ca
De nizione : È un paradigma, un modello di evoluzione della popolazione sperimentato in tempi
diversi ma in modalità simili tra le varie popolazioni.

Nella popolazione, ci sono stati momenti ciclici di espansione e contrazione —> in linea di
massima, tuttavia, la popolazione è cresciuta nel corso degli anni.

Quando l’Homo sapiens appare, molte altre specie erano gi scomparse e molte erano gi sulla
terra da tempo immemorabile.
Nel 10 mila aC gli abitanti del pianeta erano circa 5 milioni (ovvero pi o meno gli attuali residenti
in Finlandia) —> nel neolitico, l’uomo passa sa essere nomade a sedentario attraverso l’accesso
all’agricoltura e all’allevamento —> incrementa la produttività.
Nel 1000 dC gli abitanti erano circa 250 milioni (meno degli attuali abitanti degli USA).
Nel 1500 dC si sale a circa mezzo miliardo (meno della met degli attuali abitanti in Cina)
Nel 2000 dC si sono superati i 6 miliardi.

Nel primo millennio dC la popolazione mondiale oscillata tra i 200 e i 250 milioni
Nel secondo millennio invece passata da 250 milioni a 6 miliardi.
Poiché le risorse sono via via limitate, la crescita decelererà e non continuerà a crescere in modo
esponenziale.

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La rivoluzione tecnologica ed industriale non solo favor in una prima fase la crescita demogra ca,
ma innesc anche un processo di cambiamento del regime demogra co.
Tale cambiamento prende il nome di transizione demogra ca —> cambiamento di paradigma.

La sopravvivenza

Spariscono le catastro che e terribili malattie (in particolare la peste) che avevano frenato lo
sviluppo della popolazione europea.
Maggiore attenzione nei riguardi della salute —> lo sviluppo culturale e scienti co consentono di
individuare i meccanismi di trasmissione delle malattie infettive (che costituivano circa i 3/4 delle
cause di morte) grazie alle scoperte di Koch e Pasteur —> capiscono i meccanismi di
trasmissione delle malattie e riducono dei 3/4 le probabilità di morte.
La mortalit inizia a diminuire.
La durata di vita media passa da valori poco superiori ai 30 anni (ancièn regime demogra co) a
oltre 50 nei primi anni del XX secolo; alla ne del XX secolo, l’età media si alza ad 80 anni—>
aumentano le aspettative di vita.
In seguito gli sviluppi della medicina e la costruzione di un sistema sempre pi e ciente di sanit
pubblica la sopravvivenze continua a fare passi da gigante.
A ne XX secolo durata media di vita supera agli 80 anni.

—> vi è, quindi, una forte correlazione tra sviluppo scienti co-tecnologico, sviluppo economico e
sviluppo demogra co.

* Mortalità = morti/tot popolazione


* Letalità = morti/infetti

Nel corso della storia, si ha un’evoluzione della mortalità infantile —> scende dal 1875 al 1975,
con un picco nel periodo dell’epidemia spagnola del 1918.

—> numero di gli per donna


A met ‘800 attorno ai 5 gli per donna. Transizione gi iniziata in Francia —> è il Paese che è
partito per primo.
In Italia il declino della fecondit inizia pi tardi.
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Valori relativamente alti ad inizio ‘900.

Nel secondo dopoguerra livelli in media con altri paesi


Diminuzione negli anni ’70 ed ’80 pi accentuata.
Attualmente tra le pi basse al mondo.

Quali sono i tempi del cambiamento?


Tutte queste trasformazioni si sono prodotte a partire da un processo di grande cambiamento
sostanzialmente iniziato tra ne Settecento ed inizio Ottocento, noto, appunto, come

TRANSIZIONE DEMOGRAFICA —> processo che porta la popolazione ad un passaggio tra


vecchio e nuovo equilibrio.
* da “vecchio regime” demogra co pre-industriale caratterizzato da alti livelli di mortalit e
natalit al “nuovo regime demogra co” (quello attuale) caratterizzato da bassi rischi di
morte e pochi gli.

Si tratta di un cambiamento unico nella storia dell’umanit .


Il concetto di “Transizione” indica il passaggio da una precedente situazione di equilibrio ad un
nuovo equilibrio caratterizzato da condizioni e parametri diversi.

Vecchio regime demogra co caratterizzato da :


• tassi generici di mortalit e di natalit che oscillavano attorno al 40-50 per mille.
• durata media di vita era attorno ai 30-35 anni
• Si facevano mediamente 5 gli ed oltre
• Pi di un bambino su quattro non arrivava al primo compleanno. Quasi la met morivano prima
del decimo compleanno.

L’equilibrio del vecchio regime si reggeva sul fatto che l’alta mortalit era compensata da
un’elevata fecondit .
La sostituzione generazionale (due genitori a cui corrispondono in media due gli che arrivano a
loro volta in et adulta) si otteneva con una media di 5 gli per coppia visto che pi della met
morivano prematuramente.
Si trattava quindi di un equilibrio “disordinato” ed “ine ciente”
“Disordinato” perch era elevata la probabilit che un glio morisse prima del padre (sovvertendo
l’ordine tra le generazioni).
“Ine ciente” perch per ottenere 2 gli che arrivassero a sostituire i genitori era necessario
produrre 5 nascite.

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Fasi della transizione demogra ca:

La fase A rappresenta il vecchio regime. Valori elevati di n ed m, con m che inoltre oscillava molto
(soprattutto a causa delle ricorrenti epidemie).

La fase B rappresenta la Transizione demogra ca. Lo schema teorico prevede che prima inizi il
declino della mortalit (m) e solo dopo alcuni decenni anche quello delle nascite (n).

Nella prima parte della Transizione, quindi, m diminuisce mentre n rimane elevato , ci provoca
una crescita di r e quindi anche della popolazione.
Nella seconda parte inizia a diminuire anche n, la forbice tra n ed m si riduce, di conseguenza r
diminuisce e la popolazione via via rallenta la crescita.

La fase C rappresenta il raggiungimento del nuovo equilibrio demogra co, con n ed m di nuovo
vicini, ma su livelli bassi (sotto il 10 per mille).

Considerando il tasso r = n - m
Fase A : tasso r positivo —> la popolazione cresce di poco
Fase B : tasso r raggiunge alti livelli —> n è molto grande rispetto a m
Fase C : tasso r è leggermente positivo, ma prossimo a 0.

—> Alla transizione demogra ca corrisponde una diminuzione di mortalit e natalit , ma anche
una crescita della popolazione, che tocca l’apice nella fase centrale della transizione.

Quando la mortalità scende ma la natalità resta elevata (si aggiusterà in seguito), si ha la


transizione demogra ca.
Tra il 1800 e il 1914 la popolazione europea passa da 188 a 458 milioni.
La Transizione demogra ca pu essere vista come l’esito di due distinti processi concomitanti: la
“transizione sanitaria” (declino secolare della mortalit ) e “transizione riproduttiva” (declino
secolare della fecondit ).
• La Transizione riproduttiva inizia in Francia tra ne Settecento ed inizio Ottocento, ma si realizza
in Europa soprattutto dal 1870 in poi.
• La Transizione sanitaria inizia invece con la riduzione di intensit delle epidemie nel corso del
Settecento e con la diminuzione della mortalit infantile (e solo successivamente anche adulta).
Paese precursore la Svezia.

NB: Nei Paesi meno sviluppati la Transizione si avvia nel corso della seconda met del XX secolo,
ed ancora in corso (ex Nigeria).

Lezione 5
Nel passaggio dall’antico regime (alti livelli di natalità e mortalità) ad un nuovo regime (bassi livelli
di natalità e mortalità) si ha la prima transizione demogra ca.

Come si articola la transizione demogra ca?


Costruisco asse con t sulle ascisse e tassi di natalità n e mortalità m sulle ordinate.

Con il progresso della medicina, dell’igiene e della salute pubblica si ha un crollo del tasso di
mortalità nel periodo di transizione —> nel periodo di transizione cala la mortalità.

La caduta del tasso di mortalità avviene prima della caduta del tasso di natalità.
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Nel periodo tradizionale la mortalità declina improvvisamente, ma la natalità resta sostenuta —> si
ha crescita consistente della popolazione perché il delta tra n e m è molto grande.

successivamente, poiché le condizioni di vita migliorano, via via diminuisce anche il tasso
generico di natalità.

Nel periodo post transizionale i due tassi n e m tornano ad essere vicini, ma a livelli bassi.

Questa è una transizione irreversibile nel corso dell’umanità —> capita una sola volta ma in tempi
dilazionati —> dipende da progresso medico, tecnologico ecc..

Tema moderno dibattuto : presenza di una quarta fase —> lowest low fertility —> seconda
transizione demogra ca dovuta a cambiamenti culturali, sociali ..
(ex: matrimoni sostituiti da convivenza, prevalenza del lavoro sulla famiglia..)

Prospetto riassuntivo:

Slide esempli cativa :

Arrivare a 100 anni:

Da poche decine di
unit a met XX secolo
Si arrivati a 5 mila a
ne XX
E si arriver oltre le 150
mila a met XXI secolo

* Rettangolarizzazione : si ha quando la curva di sopravvivenza tende a diventare un rettangolo :


tutti nascono vivi, non muore nessuno e tendono tutti a morire al limite dell’età anagra ca.
11
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fi
fi
fi
Tuttavia, non si sa quale sia la “FINE” e ettiva —> il miglioramento e il progresso medico e
scienti co potrebbe far slittare la frontiera del limite.

—> Cambiamento senza ne: ogni generazione vive in un nuovo mondo


Nel vecchio mondo un glio vedeva rispecchiato il proprio destino sul volto del padre
(nel fortunato caso di riuscire ad arrivare alla sua et ).

Oggi un glio arriva facilmente alla stessa et del padre Ma in condizioni di benessere sico molto
migliori Non solo: vive inoltre mediamente 8-10 anni in pi .

Il concetto di “Transizione” indica il passaggio da una situazione di equilibrio ad un’altra sempre di


equilibro, ma su livelli diversi.
Nel mondo occidentale la Transizione demogra ca sembra concludersi gi negli anni Cinquanta.
La speranza di vita risulta in quel periodo salita vicina ai 70 anni e il numero di gli attorno a 2.

In realt nuovo equilibrio non pu essere considerato (ancora) raggiunto per 3 motivi:
• La mortalit continua a diminuire e la longevit ad aumentare (livello “ nale” quindi non ancora
raggiunto)
• La fecondit diminuita sotto i 2 gli per donna (livello di equilibrio nel ricambio generazionale) e
in molti paesi occidentali (Italia in primis) continua a rimanere sistematicamente sotto tale livello
• Nuovi importanti cambiamenti si innescano a partire dagli anni ’60 del XX secolo, in termini di
formazione dell’unione di coppia e della famiglia.

I modelli di crescita

Analizzeremo se la crescita segue un modello speci co —> introdurremo in concetto di tasso di


incremento totale, il tasso aritmetico, il tasso geometrico, il modello esponenziale e il modello
logistico.

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Come esito della sua intrinseca dinamicit la popolazione varia di ammontare nel tempo.
La popolazione italiana cresciuta molto dall’Unit d’Italia in poi.
E’ passata da circa 22,176 milioni del 1861 a 56,5 milioni del 1981. Poi ha frenato decisamente
negli ultimi 20 anni, tanto che per la popolazione rilevata nel 2001 (56,3 milioni) risultata inferiore a
quella del censimento del 1981.

Ma come si misura l’incremento (o il decremento) di una popolazione?

Esempio: la popolazione del Comune A nel corso del 2000 passata da 16495 a 16526. In
termini assoluti la variazione stata pari a +31. Supponiamo che il Comune B sia passato da 513
persone a 544. Anche qui la variazione assoluta pari a +31.

Possiamo dire che l’entit dell’incremento nei due comuni la stessa?


In termini assoluti s , ma un conto aumentare di 31 abitanti in un comune di oltre 16 mila, ed un
altro aumentare di 31 unit in un comune che ne conta poco pi di 500.

Rapportando la variazione assoluta alla popolazione iniziale otteniamo il tasso di


incremento:
Il tasso di incremento è una misura dell’accrescimento della popolazione —> è la di erenza tra
popolazione iniziale e popolazione nale / popolazione iniziale.

Il tasso di incremento r = variazione della popolazione nell’unità di tempo (solitamente 1 anno)


rispetto alla popolazione iniziale.

Tasso di incremento di A nel 2000 = 31 / 16495 = 1,9 per mille


Tasso di incremento di B nel 2000 = 31 / 513 = 60,4 per mille
Ovvero nel Comune A ogni 1000 abitanti se ne sono aggiunti 1,9 mentre nel Comune B ogni 1000
abitanti se ne sono aggiunti 60,4 nel corso del 2000.

Il modello aritmetico
Cosa succede se invece di confrontare due ammontare della popolazione a distanza di un anno il
confronto invece pluriennale? Supponiamo di indicare con 0P la popolazione iniziale, e con TP
la popolazione di T anni dopo.

La formula del tasso di incremento medio annuo diventa:

In questo modo il tasso di incremento sempre riferito ad un anno. Quello che otteniamo quindi
il tasso di incremento medio annuo tra 0 e T.

Ad esempio, la popolazione italiana passata da 22,176 milioni di abitanti al 31 dicembre 1861 a


27,3 milioni al 31 dicembre 1871. Quanto stato l’incremento medio annuo in tale periodo?

ra = (27,3 - 22,176) / (22,176 * 10) = 0,023 (2,3%).

Attenzione ai confronti nel tempo:


—> l’incremento appena calcolato non corretto.

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ff

La popolazione del censimento del 1861 e del 1871 non sono direttamente confrontabili dato che
si riferiscono ad ambiti territoriali parzialmente diversi (nel 1861 il Veneto e Roma non facevano
ancora parte dell’Italia, vi entreranno rispettivamente nel 1866 e nel 1870).
Se vogliamo analizzare l’evoluzione della popolazione italiana dobbiamo allora ricondurre tutti i
dati ad uno stesso ambito territoriale.
Possiamo ad esempio considerare la popolazione dal 1861 ad oggi ricalcolata ai con ni attuali. In
tal caso la popolazione del 1861 risulta pari a 26,328 milioni e quella del 1871 a 28,151.
Il tasso di incremento medio annuo fu quindi:
ra = (28,151 - 26,328) / (26,328 * 10) = 0,00692 (0,692%) —> diverso da quello calcolato in
precedenza.

Lezione 6

Tasso di incremento aritmetico

vi è una popolazione di ne periodo Pt e una di inizio periodo Po ; calcolo delta P = Pt - Po =


incremento della popolazione da 0 a T.

Abbiamo de nito tasso di incremento aritmetico (medio annuo) come r = (Pt - Po) / Po * T .

Da qui otteniamo PT = Po + r * Po * t —> modello di crescita aritmetico : posso


calcolare la dinamica della popolazione in ogni istante di tempo t .

Esempio :
Po= 1000
P3= 1300
T= 3

Calcolo r = (1300-1000) / 1000*3 = 300/3000= 0,1 = 100 per mille

Da qui, posso costruire il modello di crescita aritmetico : PT = 1000 + 0,1 * 1000 * t


= 1000 + 100t (assumendo r costante in tutto l’arco temporale).

—> assunto un tasso di crescita aritmetico , la popolazione cresce linearmente nel tempo (in
modo costante negli anni) —> per ogni anno, Pt = Po + t * Po * t —> modello di crescita
aritmetico.

Esempio : in quanto tempo la popolazione raddoppia?


Fisso Pt = 2Po. —> 2Po = Po + Po * r * t —> esplicito t e trovo il tempo.
tuttavia, posso sempli care Po e ottengo : 2 = 1 + r * t —> t = 1 / r

—> il tempo di raddoppio non dipende mai da Po.

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fi
fi
fi
In conclusione, r = (Pt - Po) / (Po * t) e PT = Po + r * Po * t

Tale modello non soddisfa a pieno —> soddisfa solo se assumo r costante. Inoltre, solo Po
contribuisce alla crescita e questo, dal pdv nanziario, è sbagliato perché il Po di ogni anno è pari
a P iniziale * ra.

Se immagino che sia solo Po a contribuire alla crescita, il modello di crescita è aritmetico —>
tuttavia, se immagino che l’aumento di popolazione annuo in uisca sul cascolo della popolazione
negli anni successivi, tale modello non soddisfa a pieno.
Esempio :
Po = 1000 r = 0,1 —> P1 = Po + rPo = 1000 + 0,1 * 1000 = 1100.

—> P2 = p1 + rP1 = 1100 + 0,1*1100 = 1100 + 110 = 1210

—> diventa la logica della capitalizzazione composta —> i gli contribuiscono a loro volta a
generare gli.

Modello di crescita geometrico


Assume che i nuovi nati contribuiscano all’incremento della popolazione alla ne di ogni anno —>
è il modello di capitalizzazione composta in ambito nanziario.

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fi
Da
qui

posso
calcolare r geometrico :

Immaginiamo di chiedere il tempo di raddoppio della popolazione, ssato r= 10%


2Po = Po (1+ rg) ^ t —> sempli co Po —> il tempo non dipende dalla popolazione iniziale.

—> ln 2 = t * ln (1 + rg)
—> t = ln 2 / ln (1 + rg)

Modello di crescita esponenziale

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fi
Anche nel modello geometrico, vi è un limite : si ipotizza che i nuovi nati
contribuiscano solo alla ne di ogni anno e non nel continuo.

Il modello esponenziale risolve questo problema considerando la crescita nel


continuo —> Pt = Po * e ^ r*t

Nel modello esponenziale, r è un tasso istantaneo di crescita (in ogni istante i


nuovi venuti aiutano a generare gli).

In questo modello calcolo il tempo di raddoppio come —> t = ln 2 / r

Lezione 7

Problema del modello aritmetico : la popolazione cresce solo di una quota


costante riferita sempre e solo alla popolazione iniziale —> i nuovi nati non
generano, a loro volta, nuovi gli.
È stato introdotto, pertanto, il modello geometrico—> anche i nuovi entrati di una
popolazione all’anno 1 contribuiscono alla crescita dell’anno 2 e cosi via.
Il problema del modello geometrico è che non considera il fatto che gli individui
contribuiscono alla crescita dal momento in cui vengono al mondo (e non solo alla
ne di ogni periodo) —> tale problema è ovviato dal modello esponenziale —>
tratta la crescita nel continuo.

*modello di crescita istantaneo (modello esponenziale).


Come si calcola il tasso di crescita istantaneo? È la derivata della popolazione in t
rispetto al tempo —> indica per un instante di tempo molto piccolo quanto cresce
la popolazione (dipende dall’ordine di grandezza della popolazione).

Esempio riassuntivo:
Consideriamo la crescita tra l’anno 1800 ed il 1850 osservata realmente negli Stati
Uniti e la crescita teoricamente prevista dai tre modelli.
Calcoliamo i tre tassi di incremento tra l’anno 1800 ed il 1850.

Tasso aritmetico:
= (Pt - Po) / (Po*T)
ra = (23192 - 5308) / (5308 * 50) = 0.0674

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fi
fi
fi
Tasso geometrico:
= (Pt / Po) ^ 1/T - 1
rg = (23192 / 5308)^1/50 - 1 = 0.0299

Tasso istantaneo/esponenziale:
= ln (Pt/Po) / T
r = ln(23192 / 5308) / 50 = 0.0295

In generale: Tasso istantaneo e geometrico


sono molto simili e inferiori rispetto al tasso
aritmetico.

Ra > Rg > Re

Il tasso istantaneo (esponenziale) è minore del tasso geometrico perché i gli


contribuiscono alla crescita della popolazione già da quando sono nati —> il tasso
istantaneo è sempre minore di quello geometrico perchè il modello cresce più
velocemente e quindi si raggiunge prima il risultato nale.

Nel modello aritmetico la popolazione cresce linearmente, nel modello geometrico


ed esponenziale cresce in modo quasi “sovrapposto” —> i 2 tassi sono quasi
identici.

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fi
fi
Quale
modello si adatta meglio alla crescita della popolazione ?
Il modello esponenziale geometrico si adattano meglio, soprattutto alle popolazioni
che crescono molto velocemente —> l’aritmetico, invece, prende in
considerazione solo valori di inizio e ne periodo, ma non quelli intermedi.

In un tempo breve, tuttavia, il modello aritmetico è favorito rispetto a quello


esponenziale —> postula una crescita costante rapportata solo a Po.

Lezione 8
Nella linearizzazione dei logaritmi, il tasso di crescita r corrisponde al coe ciente
angolare della retta.

Il tempo di raddoppio nel modello esponenziale si calcola come t = ln 2 / r —>


pertanto, non dipende dalla popolazione iniziale.

tuttavia, se r resta costante, anche t è costante.

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La crescita della popolazione, quindi, è aumentata e non è rimasta costante —>
poiché il tempo di raddoppio è diminuito, il tasso di crescita r è aumentato, anche
a causa della transizione demogra ca.

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—> essendo r = n - m , se m diminuisce, r aumenta.

I limiti della crescita


Il modello esponenziale adeguato per rappresentare la crescita di una
popolazione che si sviluppa senza limiti, ovvero senza freni (in termini di risorse
alimentari, di spazio disponibile, ecc.).

Quindi spesso coglie bene la prima fase di aumento di una popolazione. Poi per i
limiti delle risorse e dell’ambiente possono frenare la crescita. Nessuna
popolazione pu infatti, in un ambiente limitato, crescere inde nitamente in modo
esponenziale.

Ad esempio, nel 1960 la popolazione mondiale contava all’incirca 3 miliardi di


persone.
Con un tasso di crescita dell’1,8% si ottiene una popolazione di oltre 6 miliardi nel
2000. Cosa che si pi o meno realizzata. Ma continuando con tale ritmo si
arriverebbe a oltre 37 miliardi nel 2100, e a 225 miliardi fra 200 anni. Cifre del tutto
inverosimili!

Malthus è il primo a teorizzare un tetto di risorse (tetto Malthusiano) —> una volta
raggiunto, si frena la crescita demogra ca.

Introduco il modello di crescita logistica (o a crescita rallentata):


tiene conto dei limiti della crescita dovuta ai limiti delle risorse.
Nato da un’intuizione del biologo belga Verhulst nel 1837, e riscoperto poi negli
anni ‘20 del XX secolo dagli americani Pearl e Reed.

Tale modello assume che in una prima fase la crescita sia simile a quella
esponenziale, ma poi via via il tasso di incremento si riduce no a tendere a 0, e
quindi la popolazione rallenta progressivamente la crescita no a stabilizzarsi sotto
il “tetto limite” K.
Tale modello deriva dal modello esponenziale, ma ha un elemento che decelererà
la crescita via via che le risorse saranno saturate.

Quindi, a di erenza del modello esponenziale, nel modello logistico il tasso di


crescita della popolazione non costante rispetto a t.

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ff





fi
fi
fi
fi

All’inizio, il
modello sarà
esponenziale.
Tuttavia, la
crescita via via
rallenterà no a
raggiungere il
tetto K —> tale
tetto, dal punto
di vista gra co,

è
rappresentato da un asintoto orizzontale.

K è la capacità portante, C è una costante che dipende dal livello di popolazione


iniziale, h dipende dalla velocità di crescita della popolazione.

Il modello è interamente spiegato quando sono noti K, C e h.


È ragionevole pensare che in presenza di limiti la popolazione dipende da 3
parametri K, C e h.

h corrisponde all’ r dell’esponenziale, qualora non ci fosse la decrescita.

Il termine che implica la decrescita è (1- Pt/K) : termine di decelerazione.

Quanto più Pt è vicino a k, (1-Pt/k) è grande —> si ha una maggiore riduzione della
crescita.
Pertanto, 0 < Pt < K.
Se Pt è uguale a k, si ha (1-1) = 0, il tasso h è uguale a r.

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fi
Esempi di crescita logistica:

Quanto più h è alto, tanto più la popolazione si avvicina velocemente al tetto K.

Riassunto dei modelli di crescita:

Il modello di crescita logistico è quello più utilizzato il demogra a per le


popolazioni complesse.

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fi
Curva del modello logistico:

Lezione 9
Diagramma di Lexis
È un diagramma che si rappresenta su un asse cartesiano —> si rappresentano 3
dimensioni temporali che valgono per tutti i fenomeni demogra ci .

Le dimensioni temporali sono tre:


• periodo, che corrisponde al tempo storico (anno di calendario)
• et anagra ca, che corrisponde al tempo individuale (che scorre a partire dalla
nascita e si conclude con la morte) —> è l’età del singolo individuo.
• generazione di appartenenza, detta anche “coorte di nascita”.

*coorte : insieme di individui identi cati dal fatto di aver vissuto uno speci co
evento-origine nello stesso anno (o insieme delimitato di anni).
Ex: Coorte di nascita, coorte di matrimonio, coorte di nuovi assunti, ecc.

Il diagramma di Lexis uno strumento utile per rappresentare popolazione ed


eventi relativamente alle tre dimensioni del tempo.

Si tratta di fatto di un diagramma cartesiano che riporta sull’asse delle ordinate


l’et (tempo individuale) e nelle ascisse il periodo (tempo storico).

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fi
fi
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Esempio : consideriamo
- Tizio, nato il primo luglio del 1995 e attualmente ancora in vita
- Caio, nato il primo aprile del 1996 e deceduto il primo settembre 1998.

Rappresentiamoli sul diagramma di Lexis (considerando solo nascita e decesso).


* età sulle ordinate e il periodo (tempo del calendario) sulle ascisse.

La nascita (data) si posiziona sulle ascisse —> ha 0 anni quando viene al mondo,
quindi ci posizioniamo sull’asse x.
Man mano che Tizio cresce, ci si sposta a destra sull’asse delle x di un anno, ma ci
si sposta anche sull’asse delle y di 1 perché l’individuo avrà un anno.

Nel diagramma di Lexis, pertanto, rappresentiamo le linee di vita degli individui.

—> Se si raggruppano le linee di vita delle persone nate nello stesso anno si
individua una generazione.

I segmenti “contano” in base al numero di linee che vi transitano (viventi —>


numero di nati) —> numero di linee di vita che partono da un determinato
segmento sull’asse x.
Le aree in base al numero di linee che si interrompono (decessi).

25

I segmenti sono degli
stock, mentre le
aree sono dei ussi.

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fl
Esempio conclusivo :

Lezione 10
Dinamica e struttura della popolazione

La piramide dell’età
Introdotta la dimensione dell’et , vediamo come possiamo descrivere
correttamente la struttura per et di una popolazione e poter quindi operare
confronti nel tempo (diacronici —> in due istanti temporali diversi) e nello spazio
(sincronici —> come si distribuisce la popolazione per età tra Paesi diversi).

La “piramide delle et ” lo strumento tabulare e gra co pi adeguato per


rappresentare gra camente la struttura per et e sesso di una popolazione.

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fi

La logica che ne sta alla base quella dell’istogramma (l’et una variabile
continua in classi), con una variante per tener conto contestualmente anche del
sesso.

Come si costruisce la piramide delle et (se le classi di et sono tutte della stessa
ampiezza):
• in ordinata si pone l’et ,
• in ascissa a sinistra si mettono i dati delle frequenze della popolazione
maschile,
• in ascissa a destra si mettono i dati delle frequenze della popolazione femminile.
• Per mettere in evidenza anche l’eventuale squilibrio per sesso, si fa in modo che
a dare 100 sia l’insieme della popolazione maschile e femminile.

( a sx frequenze maschili, a dx frequenze femminili)


* classi di ampiezza costante h

—> successivamente, si costruiscono istogrammi che hanno per base la %


maschile o femminile sul totale della popolazione, mentre come altezza hanno le
classi di età.

Procedura per costruire una piramide per età con classi di ampiezza costante:

Step 1 : si parte dalla distribuzione delle frequenze Xi (prima colonna della tabella,
contiene gli estremi superiori e inferiori di ciascuna classe —> si sottintende da 0
anni all’ultimo secondo prima di compiere 20 anni —> al compimento del 20esimo
anno, si entra nella frequenza successiva).

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Step 2 : si divide ciascuna frequenza del genere maschile e femminile per il totale
complessivo di maschi + femmine.

Step 3 : si ripete la procedura per tutte le frequenze.

Dal punto di vista gra co, diventa :

Base primo rettangolo: 20%maschi, 20%femmine

Base secondo rettangolo:


8%maschi, 16%femmine e cosi via.

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fi
Lezione 11
Considerando classi di ampiezza diversa, invece, la procedura si modi ca.

Le densit di frequenza sostituiscono le frequenze relative percentuali come


altezze dei rettangoli.
La densità di frequenza si troverà sulle ascisse —> quando le classi sono uguali, si
possono fare dei confronti.
Le ordine, invece, sono date dalle ampiezze delle classi di età.
Densità di frequenza = frequenza relativa/ampiezza della classe

—> nascono più maschi che femmine.


tuttavia, le femmine vivono di più dei maschi (nell’ultima classe femmine > maschi)
—> i maschi hanno più probabilità di morte.

Esempio per la lettura della tabella: 5.06% è la percentuale di cittadini femmine a


milano nel 1991 che hanno tra 0 e 14 anni.

Dal pdv gra co, avremo:

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fi
Vediamo come la
dinamica (evoluzione di nascite e decessi) agisce sulla struttura della
popolazione.

1) Supponiamo che le nascite rimangano costanti nel tempo.


Ovvero che nei 100 anni precedenti il 2000 il numero di nati sia stato lo stesso in
ciascun anno. Supponiamo inoltre che tutti muoiano a 100 anni esatti
e che non ci siano movimenti migratori.

In tal caso la piramide diventa un rettangolo!


Infatti osserveremmo in ogni classe di et no a 100 lo stesso numero di persone.

2) Introduciamo ora la mortalit anche prima dei 100 anni. Dato che il rischio di
morte aumenta con l’et , la piramide parte dalla base come un rettangolo ma poi
via via si restringe sempre di pi .

3) Supponiamo ora che le nascite siano in aumento nel tempo.


31





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In tal caso le nuove generazioni (et pi giovani) saranno via via sempre pi
numerose, con l’e etto di allargare la base.

In generale:
L’aumento delle nascite provoca un ringiovanimento della popolazione (perch
aumenta il peso relativo delle nuove generazioni rispetto alle pi vecchie)

La diminuzione delle nascite fa invecchiare la popolazione (diminuisce il peso


relativo delle nuove generazioni rispetto alle pi vecchie)
Questo meccanismo si chiama “invecchiamento dal basso”.

A parit di nascite una popolazione invecchia di pi anche quando aumenta la


sopravvivenza in et anziana: “invecchiamento dall’alto”.

Inoltre, una piramide per età aiuta a:


- Analizzare la struttura per età e per genere
- Analizzare la storia della dinamica di una popolazione.

Lezione 12

Lettura della piramide per età : racconta la storia della popolazione —> si è avuto
un calo delle nascite durante la prima guerra mondiale perché gli uomini erano al
fronte, mentre nel 1964 si è avuto il baby boom —> aumento delle nascite.

Analizziamo la piramide per eta della popolazione tedesca :


In particolare, vediamo come nella piramide del 1996, vi è una “rientranza” di maschi e femmine
nel 1946 a causa della seconda guerra mondiale perché gli uomini sono al fronte —> i nati di
quella coorte sono estremamente ridotti.

32


ff








È interessante capire, dalla fratture della piramide, le dinamiche della popolazione.

Indicatori di struttura della popolazione

33

Esempio eta media :
2 classi di età: 0 I— 3 Pi= 10 1,5 (punto medio della classe)
3 I— 5 Pi= 5 4

x media = ( (1,5)(10) + (4)(5) ) / 15 = 2,33 *15=somma totale degli individui

2 classi di età: 0 I— 2 Pi= 20 1


2 I— 6 Pi= 10 4

x media =( (1)(20) + (4)(10) ) / 30 = 2

Esempio indice di invecchiamento :


(Quota di popolazione 65+ / popolazione totale ) x 100

1000 persone che hanno più di 65 anni, 20000 popolazione totale


1000/ 20000 x 100 = 5%

34

* Indice di cura : la popolazione sopra gli 80 è quella più fragile, mentre quella tra 15 e 64 anni è
quella “più forte” che se ne prende cura.
* Maggiore è l’indice di vecchiaia, maggiore è l’incidenza degli anziani sui giovani.

Lezione 13
L’invecchiamento della popolazione —> guida alla lettura del capitolo 7 del libro

Come è destinata a cambiare la popolazione italiana e, conseguentemente, la struttura


demogra ca della forza lavoro : il cambiamento macro (aggregato)
Il cambiamento della struttura della popolazione si può cogliere analizzando la piramide per età.

La forza lavoro è importante perché “mantiene” la parte fragile della popolazione : si misura con
l’indice di dipendenza della
popolazione.

Il gra co dimostra come la


curva degli under 5 sia
destinata a diminuire in
tutto il mondo (anche e
soprattutto in Italia). Inoltre,
nel 2020 si è avuto un
pareggio tra la popolazione
under 5 e quella over 65 —
> break even Point

35

fi
fi
—> complessivamente, si ha una diminuzione dei giovani e un aumento degli anziani. In Italia
questo trend è molto accentuato.

Di erenza tra invecchiamento e longevità:


- Invecchiamento: è il puro scorrere degli anni —> una popolazione invecchia perché aumenta il
peso degli over 65 sul totale della popolazione
- Longevità: si vive meglio e con qualità della vita “migliore” in età molto lontane —> si va in età
lontane in buona salute.
Se l’aspettativa alla nascita aumenta, aumenterà anche la longevità.

Le 3 “i” dell’invecchiamento (contraddistinguono l’invecchiamento globale e moderno):

* le 3 i sono una tipica domanda d’esame

Esiste anche una quarta “i” : Italia —> non è una i globale, ma riguarda solo l’Italia —> è il paese
con il più accentuato tasso di invecchiamento al mondo.

In Italia nel 2050 sarà over 65 una persona su 3, contro una su 10 negli anni Cinquanta —> a
causa del miglioramento complessivo ed irreversibile del tenore di vita.
L’Italia è il primo paese con over 65 > under 15.

—> si potrebbe aggiungere una quinta “i” : immigrazione


Uno dei modi per mitigare l’invecchiamento è quello di sostenere la popolazione attiva
“importando” dall’estero (notevole il caso della popolazione turca in Germania).

3 leve per “ridurre” l’invecchiamento :


Stimolo della fecondità, immigrazione e sostenimento dell’occupazione in età matura (ex
posticipare età pensionistica —> Active ageing) per ridurre l’invecchiamento.

In che modo il lavoro agile impatta sulla demogra a?


È permesso avere maggiore conciliazione con la famiglia, si migliorano le competenze digitali…

L’Italia è uno dei paesi con maggiore longevità (aspettative di vita 80 anni per uomini e 85 per le
donne) —> + 5 anni entro la metà del secolo.

I fattori alla base dell’invecchiamento sono, quindi, l’aumento della longevità e il dimezzamento
delle nascite (nel 2015 si è raggiunto il livello minimo di nascite).

36

ff
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—> gli scenari della popolazione tra 15 e 64 anni è meno tracciabile.

Si prevede che in Italia nei prossimi anni vi sarà un aumento della popolazione 65-74 e 55-64, ma
una contrazione della popolazione 15-24.

Accanto al cambiamento macro, vi è un cambiamento micro a livello di percezione e di singoli


individui.

37

Non sono le “tappe” della vita a farci sentire anziani, ma un insieme di fattori tra cui problemi sici,
pensione ecc…

L’ingresso nell’età anziana, quindi, non è una soglia ssa ma è relativa al singolo individuo (in
ottica “micro”).

* Invecchiamento macro : capire nella struttura della popolazione quanto pesa la popolazione
anziana rispetto a quella giovane e quali sono le conseguenze economiche e sociali che si
avranno.

* Invecchiamento micro : come nella biogra a del singolo individuo in uisce l’invecchiamento.

38

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Lezione 14
Un tempo la longevità era inferiore —> la gente moriva prima.
tuttavia, nella modernità, si è avuto un prolungamento dell’età fragile —> gli anziani vivono di più.

Nodi problematici :
- pesantezza di alcuni lavori (manuali e non) / a aticamento da routine
- Obsolescenza delle competenze / diminuzione della produttività
- Risposta ad una crescente domanda di cura (riguarda over 85).
Come rispondere a tali problematiche ?

Paragrafo 7.4 —> una forza lavoro sempre più grigia (pp 100-101).

—> penultimo punto : è detto anche “mentoring” —> il senior trasmette le conoscenze e
competenze al junior.

Age management : insieme di riposto che le aziende e le organizzazioni possono dare per
migliorare i contributo professionale dei singoli a tutte le età e in particolare quelle più mature.
L’age management è incentivato in Italia, ma molto meno rispetto alle altre economie mature.

39

ff
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l

40

Ci sono 2 modelli di welfare :

- Paesi a welfare debole : investono poco in protezione sociale (Italia) —> le carenze del
welfare sono “COMPENSATE” da legami familiari forti.

- Paesi a welfare forte : investono molto in protezione sociale —> sussidi di disoccupazione,
assistenza agli anziani … (paesi scandinavi) —> maggiore protezione da parte dello stato, ma
legami familiari rarefatti.

Non vi è superiorità culturale o meno, ma il problema che si pone è il seguente : il fatto che la
protezione sociale dipende da legami familiari è molto soggettivo (dipende se ho la famiglia).
Inoltre, più la popolazione invecchia e più aumenta la distanza di età tra le generazioni, vi sono 2
generazioni fragili —> il peso delle generazioni fragili ricade sulle generazioni che stanno in mezzo
(sono anche dette generazioni sandwich).

Tassi speci ci e Standardizzazione


I tassi generici di mortalit e di natalit si ottengono rapportando rispettivamente numero di
decessi e numero di nati nell’anno t alla popolazione media in tale anno.

Ex: tasso generico di mortalità m = morti / popolazione media

Il problema fondamentale del tasso generico che non tiene conto del fatto che la mortalit varia
rispetto all’et . —> non va bene per fare i confronti per età.
In particolare il rischio di morte aumenta con l’invecchiamento dell’individuo, ad esempio molto
maggiore per una persona di 80 anni rispetto ad una persona di 20.

De niamo allora “tasso speci co di mortalit per et ” il rapporto tra decessi di persone con et
x in un dato anno t e popolazione media di et x nell’anno t —> è il numero di morti/popolazione a
parità di classe di età x .

pertanto, avrò n tassi speci ci per quante sono le classi di età —> all’interno delle classi di età, il
confronto è fatto a parità di condizioni.

I tassi speci ci, a di erenza del tasso generico, consentono di confrontare due (o pi ) popolazioni
a parit di et (per ogni x).

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Lezione 15
Vediamo allora, attraverso un esempio, come il tasso generico, non tenendo conto del ruolo
dell’et , pu portare a una rappresentazione distorta della realt e quindi a conclusioni errate.

Nell’esempio appena visto quindi, nonostante la mortalit per et sia la stessa,


il tasso generico risulta molto pi alto in A che in B.

Ci dovuto al fatto che nella pop A ci sono pi anziani (5000 contro 2000) e a parit di mortalit
(0.1 per gli anziani) ci porta a pi decessi in A che in B (500 in A e 200 in B) con l’esito di gon are
il numeratore del tasso generico.

Pertanto, quando le popolazioni che vogliamo confrontare hanno strutture per et molto
diverse, il tasso generico non va bene, dobbiamo utilizzare i tassi speci ci per et .

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Più la classe d’età è ampia, meno sono omogenei gli individui al suo interno.

Rimane l’esigenza di un indicatore di sintesi che rappresenti in un unico valore la mortalit di una
popolazione.
Il tasso generico era in e etti un indicatore unico, ma non tiene conto dell’et I tassi speci ci
tengono conto dell’et , ma sono troppo numerosi.

Una soluzione quella del tasso standardizzato —> si ottiene attraverso una procedura di
standardizzazione.

Dall’esempio illustrativo precedente, sappiamo che i morti totali sono 555. Tuttavia, 555 si ottiene
come Mx = mxPx = 5000(0.001) + 5000(0.01) + 5000(0.1) = 555.

Popolazione totale = somma delle singole popolazioni per ogni età.

Perchè il confronto tra 2 tassi generici non va bene? Perché le popolazioni possono avere una
diversa struttura per età.

L’indicatore che esempli ca la struttura per età è Px.


L’elemento che permette di fare confronti, invece, è il tasso speci co mx (depurato dalla
struttura per età).

Avendo i tassi speci ci, posso fare i confronti tra 2 o più popolazioni.

Un modo per depurare il confronto dall’e etto dell’et potrebbe essere quello di sostituire nella
precedente formula una popolazione standard, che sia la stessa per per entrambi i casi.

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ff

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La popolazione standard va fatta per ogni classe d’età.
Il vantaggio del tasso standard rispetto a quelli speci ci è che è solo un tasso.

Esempio:

Usando i tassi generici, non ci si accorge che la struttura per età di A e B sono molto diverse.
La mortalità in B è più alta perché i tassi speci ci sia per i giovani che per gli anziani sono
più alti —> i tassi generici non sono attendibili perché sono falsati dalla struttura per età.

Esempio di applicazione dei tassi standardizzati:

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*700 = 200 (popolazione standard giovane A) + 500 (popolazione standard giovane B).

Abbiamo calcolato il numeratore dei tassi standardizzati. Il denominatore la popolazione totale


standard.

Si ottiene pertanto:

Tasso standardizzato in A:
Am = 425 / 1200 = 0.354 (354 per mille)

Tasso standardizzato in B:
Bm = 510 / 1200 = 0.425 (425 per mille)

A parit di struttura per et la mortalit risulta quindi pi alta in B.

Attenzione!
In alcuni casi possibile “guidare” arbitrariamente i risultati scegliendo opportunamente la
popolazione tipo.
Ad esempio possibile far in modo che risulti pi alta la mortalit in A rispetto a B anche quando
nella realt ci non vero.
Questo inconveniente non si presenta solo se la popolazione tipo scelta ha una struttura
intermedia tra quelle che si vogliono confrontare.

Morale: quando si presentano dei tassi standardizzati va sempre esplicitamente indicata


quale popolazione tipo stata utilizzata.

pertanto, nemmeno il tasso standardizzato è perfetto —> la popolazione “tipo” è molto arbitraria.

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Esempio riassuntivo:
Alterazione capacit uditive
Vogliamo valutare se il rischio di danni all’udito maggiore tra i Lavoratori (L) o tra i Non lavoratori
(NL).
Supponiamo di fare i conti e di trovare che:

Tasso standardizzato:
L = 5.91
NL = 5.54

Quindi:
• Secondo il tasso generico il rischio pi alto per i Non Lavoratori
• Secondo il tasso standardizzato il rischio pi alto per i Lavoratori
• Secondo i tassi speci ci ad et pi giovani i Lavoratori, ad et pi avanzata i Non Lavoratori

Quale delle tre la conclusione pi giusta?

I tassi speci ci sono quelli che danno il corretto dettaglio (anche se numerosi). Il rischio DIPENDE
dall’et : i lavoratori sono pi al rischio esposti in et giovane, i non lavoratori sono pi esposti in
et anziana. Probabilmente ad et avanzate sono attive le persone in buona salute, che non hanno
svolto lavori usuranti in giovent .

Supponiamo di voler confrontare la mortalit tra pop A e B


La standardizzazione inutile (ovvero il confronto tra tassi generici e tassi standardizzati d
stesso risultato) quando vale almeno una delle seguenti condizioni:

• La mortalit non dipende dall’et (mortalit costante ad ogni et )


• Le popolazioni A e B hanno identica la struttura per et .

Si pu infatti dimostrare che


• se vale la prima condizione: i tassi speci ci per et sono tutti uguali tra di loro e coincidono
con il tasso generico (che ne risulta quindi la sintesi fedele)
• se vale la seconda condizione: le popolazioni che si vogliono confrontare hanno stessa
struttura per et , pertanto il tasso generico risente solo della diversa mortalit .
In tal caso i tassi standardizzati forniscono informazione che coincide con quella fornita dal
generico.

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Appendice 1a : quando non serve standardizzare

Appendice 1b : quando non serve standardizzare (le popolazione hanno identica struttura per
età)

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Lezione 16 —> capitolo 3 del libro (lezione teorica)

Giovani e transizione alla vita adulta


I giovani sostengono la popolazione anziana —> molti di loro sono già nella forza lavoro attiva.

Screening di classi cazione delle età : si stabiliscono delle soglie che permettono di capire
quando esistono dei passaggi importanti nella vita.

15—16 anni —> soglia in cui cambia qualcosa perché si ha accesso al lavoro.
65 anni —> si entra nell’età anziana

Approccio generazionale : si è giovani e anziani in modo diverso nella storia dell’umanità (oggi
rispetto a 20,30 anni fa —> essere giovani oggi è completamente diversa rispetto a essere giovani
anni fa) —> tale diversità si ha perché le condizioni mediche, sanitarie, culturali, biologiche,
comportamentali ecc sono mutate nel corso degli anni.

Fino a 30,40, 50 anni fa vi erano solo 2 grandi fasi : infanzia ed età adulta.
Vi erano poi 2 corridoi stretti che mettevano in relazione infanzia ed età adulta —> la giovinezza
(considerata molto più breve di quella attuale —> tale fase di transizione doveva essere
estremamente breve) —> gli individui dovevano diventare il prima possibile produttivi.
Al termine dell’età adulta, vi era un altro corridoio —> età anziana (collega l’età adulta alla morte).

Nel 1900 inoltrato, la giovinezza si dilata e si scompone in 2 fasi : adolescenza e giovinezza.


Questo dilatamento ha una ragion d’essere precisa: cambia la funzione dell’individuo nella
società, l’unica esigenza dell’uomo non è più la sopravvivenza, vi è la necessita di “formazione” e
“attenzione alla persona” —> tale fase di transizione, quindi, richiede più tempo rispetto al
passato —> nel mondo sviluppato e soprattutto in Italia questo passaggio è molto lungo.

Dai 25 anni in poi ( ne percorso studi) un individuo può aver concluso le tappe precedenti ed
essere, quindi, autonomo —> si entra nella fase adulta.

Ai 35 anni, invece, la transizione nella vita adulta è completata —> si entra nell’età adulta,
abbandonato la condizione giovane-adulta.

La soglia che determina l’inizio della giovinezza (15/16 anni) e la soglia dei 35 anni determinano la
transizione all’età adulta.

Quali sono le tappe di transizione all’età adulta?


1 tappa : prima esperienza sessuale
2 tappa : ne del percorso formale degli studi
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3 tappa : entrata nel mercato del lavoro
4 tappa : uscita dalla casa dei genitori —> raggiungimento dell’autonomia economica
5 tappa : formazione dell’unione di coppia
6 tappa : nascita del primo glio

Queste 6 tappe segnano il passaggio all’età adulta —> causano un’assunzione di responsabilità
crescente in base al trascorrere di questi step.

In una società tradizionale, tali tappe avevano una sequenza ssa —> oggi, invece, sono stati
scardinati.

quindi, la Transizione allo stato adulto si ha con un processo a tappe :

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Il processo si sviluppa in 2 dimensioni: acquisizione di maggiore responsabilità e acquisizione di
maggior autonomia.

I giovani e l’appartenenza generazionale:

vi sono delle grosse di erenze generazionali:

- i nati alla ne del 1800 : i suoi appartenenti hanno incontrato nel corso della vita gli eventi più
drammatici del secolo successivo (i due con itti mondiali e le grandi emigrazioni
transoceaniche, ecc) eventi che hanno avuto un impatto fortissimo nel marcare l’identità
generazionale.

- Nati a metà del 1900: hanno bene ciato della pace e di tutti i progressi scienti ci e medici
successivi alla ricostruzione postbellica.

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Studiare il cambiamento sociale con una prospettiva generazionale è ancora più importante in
epoche storiche di forte accelerazione, come quella attuale.

A queste si aggiunge la generazione Z (nati dopo il 2000) —> vi sono delle enormi di erenze
dettate dall’appartenenza ad una delle 4 generazioni considerate.

Generazione 0 : generazione del 1943 —> ha segnato il passaggio da regime monarchico a


repubblicano —> ha causato dei profondissimi cambiamenti.
Caratteristiche generazione del ’43:

Caratteristiche della generazione dei Baby boomers:

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Caratteristiche generazione X: (nati dal 1966 al 1981)

La crescita economica degli anni 80 è stata sorretta dall’indebitamento appunti lezione —>
mentre l’Italia aveva debito pubblico e una forte disoccupazione giovanile.
Negli anni 80, inoltre, vi è stata una riforma nel mercato del lavoro —> si andava in pensione più
tardi.

Caratteristiche dei millennials (generazione Y):

Sono nativi digitali, cresciuti con l’idea di essere costantemente e istantaneamente connessi con
ogni parte del mondo.
Socializzati dopo la caduta del muro di Berlino, in piena epoca di globalizzazione (ampia
possibilità di spostarsi su tutto il pianeta a costi contenuti e senza blocchi e con ni).

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Lezione 17

Nella generazione X, il processo di transizione all’età adulta è legato soprattutto a due concetti
fondamentali :

Si parla spesso di seconda transizione demogra ca : è una rivoluzione non più dovuta a
miglioramenti tecnologici e sanitari, ma a una rivoluzione dei valori e del modo di pensare
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(cambia l’approccio e l’orientamento, che diventa individualistico)—> vi è un “reset” degli individui
sulla concezione di famiglia, sul numero di gli ecc…
Diminuendo la mortalità e aumentando la longevità, migliorano le condizioni materiali e gli
individui sviluppano un senso di libertà personale e autodeterminazione —> l’obiettivo principale
non è più la mera sopravvivenza —> si può costruire un percorso di vita più sereno, con enfasi
sullo sviluppo personale e professionale.

La rivoluzione di valori porta a 2 elementi fondamentali:


- l’unione familiare è meno solida, può essere sciolta
- La convivenza anticipa il matrimonio, i gli vengono fatti dopo.
* nel libro “seconda transizione demogra ca” è sostituito dai concetti di “partnership revolution” e
“postponement transition” perché questi 2 elementi possono veri carsi in modo separato —>
conviene isolare i due diversi fenomeni.

Per la generazione X, il matrimonio è ancora molto frequente. Viceversa, si manifesta a pieno il


ritardo delle tappe di formazione della propria famiglia.
I Paesi dell’Europa Mediterranea, tra cui l’Italia, sperimentano prima la postponement transition.

—> qual è il peso demogra co dei giovani? In Italia diminuisce sempre di più; la percentuale degli
under 25 è bassissima.

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L’italia è un paese ad alto invecchiamento : aumenta il peso della popolazione anziana sulla
popolazione contraria.
Il processo contrario è chiamato svecchiamento.

Al basso della piramide, invece, vi è il degiovanimento (diminuzione del peso delle coorti giovani
sul totale).

Quali sono le implicazioni?

Attualmente, infatti, i più giovani sono meno tutelati —> i giovani millennials faticano ad avere un
lavoro stabile.

Le ragioni della lunga dipendenza

- Fattori culturali : legami forti (enfasi alla solidarietà tra membri della famiglia, in tutte le fasi
della vita) e legami deboli (trasmessa ai gli l’importanza dell’autonomia, dell’imparare a
camminar co le proprie gambe, a gestire i rischi…) —> in Italia e, in generale, nel paesi
dell’Europa mediterranea sono prevalenti i legami forti.

- Fattori strutturali : alto numero di chi vorrebbe uscire di casa ed economicamente non ce la
fa; invertito il tasso di fecondità tra nord e sud (a causa di un deterioramento delle condizioni
economiche al sud); mancanza di mezzi economici.

Cause della maggior permanenza nella casa dei genitori in Italia :


- Componente culturale : maggior o erta di aiuto da parte dei genitori (propensione maggiore)
- Componente economico/strutturale : maggior domanda di aiuto da parte dei gli (per carenze
del welfare).

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I giovani italiani sono caratterizzati dalla voglia di uscire di casa (indipendenza), ma dalla sua
mancata realizzazione.

—> l’investimento pubblico è molto importante ed è strettamente connesso alla permanenza dei
giovani in casa dei genitori : maggiori investimenti in R&S causano più occupazione e più
realizzazione dei giovani (abbandonano prima la casa dei genitori e raggiungono l’indipendenza
economica).

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Lezione 18

Chiarimento :
Invecchiamento dal basso : base stretta.
Invecchiamento dall’alto : rettangoli grandi nella parte superiore della piramide —> aumenta la
sopravvivenza in età anziana.

L’Italia ha subito un processo di indebitamento a partire dagli anni 80.

Negli anni di grande sviluppo economico (1950/60) il rapporto debito/PIL è molto basso, pari a
circa il 30%. Il debito è cominciato a salire dopo il 1980 —> il rapporto ha raggiunto il 94,7%.

Con le manovre di riforma del welfare, riforma delle pensioni, aumento della spesa pubblica ha
portato il debito via via a scendere—> è riesploso nuovamente nel 2008.

I mercati nanziari hanno risposto in modo di erenze —> oggi, con una percentuale del 150%,
non siamo in una situazione molto diversa da quella precedente —> vi sono garanzie maggiori da
parte dell’Europa, grazie anche al ricovery fund.

Tuttavia, nché i tassi di interesse sono bassi, il debito pesa relativamente poco —> è importante
sostenere la ripresa e puntare poi a
risanare il debito.

* tasso di NEET : giovani che non


studiano e non lavorano.
L’ISTAT ha stabilito che le femmine
sono di più rispetto ai maschi,
soprattutto al mezzogiorno.

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Relazioni di coppia e strutture familiari (capitolo 4 del libro)

Cos’è la famiglia? Secondo l’ISTAT (de nizione ristretta), è un insieme di persone legate da
vincoli di matrimonio, parentela, a nità, adozione, tutela o da vincoli a ettivi, dimoranti
abitualmente nella tessa abitazione.

Condizioni perchè un insieme di persone formi una famiglia:


- Coabitazione
- Presenza di legami di matrimonio, parentela, a nità, adozione, tutela o a ettivo.
Una famiglia può essere costituita anche da una sola persona —> è stabilito dall’ISTAT
(de nizione estesa —> single che vivono da sole).

In passato, vi erano diverse tipologie di famiglia :

• Neolocale : si formava un proprio nucleo abitativo separato rispetto alla famiglia dei genitori
• Patrilocale : si rimaneva a vivere con la famiglia del marito.

• Allargate : presenza di vari nuclei coniugali


• Estese : con i singoli parenti aggiunti

—> processo di nuclearizzazione : aumento nelle società contemporanee della propensione


delle nuove coppie a vivere per conto proprio.

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In passato :

In passato, il processo di formazione di una nuova unione era caratterizzato da :


- Entrata nella vita di coppia attraverso il matrimonio
- Età dei coniugi bassa
- Quota limitata di chi non si sposava.
Le unioni erano, quindi, esclusivamente coniugali; di cilmente si metteva in discussione l’avere
gli e la continuità stessa dell’unione.

Oggi, invece,

—> si è allungata la vita e si fanno gli sempre più tardi.

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Il matrimonio :

• Congiuntura favorevole nella prima meta degli anni ’60 —> boom economico, clima di
ottimismo…

Tra anni ’60 e anni ’80,


• Declino del matrimonio
A partire da anni’70, inizia un processo di posticipazione degli eventi per il passaggio all’età
adulta —> ci si sposa più tardi.

Nel 1970 vi era separazione legale (atto di prova prima di procedere al divorzio)—> è reversibile
rispetto al divorzio.

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—> in Italia, il grado di instabilità coniugale, dopo essere stato a lungo inferiore agli altri paesi
occidentali, è attualmente in forte aumento.
Dopo la legge del 1987 (scende da 5 a 3 anni il tempo per ottenere il divorzio), il tasso di
divorzialità si è stabilizzato attorno ad 80 ogni 1000 matrimoni.

Nel 1970 vi era separazione legale (atto di prova prima di procedere al divorzio)—> è reversibile
rispetto al divorzio.

Ciò determina un profondo cambiamento dell’istituto del matrimonio : si formano famiglie sempre
più variegate.

* famiglie mono genitoriali (più fragili dal pdv economico) e coppie ricostituite sono in crescita
rispetto al passato, così come sono in aumento le convivenze giovanili.

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—> la rivoluzione della partnership ha una causa economica o culturale ?

Chi pensa a una 2 transizione demogra ca pensa che siano predominanti i motivi di carattere
valoriale; esiste, tuttavia, una teoria economica di Becker, il quale ritiene che il cambiamento dei
valori è conseguenza di una motivazione economica latente —> il ruolo economico e sociale delle
donna viene prima rispetto a quello di madre di famiglia —> rottura della simmetria dei ruoli.

La convivenza, pertanto, si con gura come una “strategia adattiva” in una fase di incertezza
occupazionale, con passaggio a matrimonio quando viene raggiunta la stabilità occupazionale
(oltre che a ettiva).

Forme di convivenza :
- Alternativa al matrimonio per motivi ideologici
- Preludio al matrimonio (fase transitoria —> si arriva al matrimonio, considerato più vincolante)
- Periodo di prova
- Alternativa a vivere da soli (living apart together —> due partner si considerano una coppia
stabile ma non condividono la residenza)
- Il matrimonio non è praticabile (uno dei partner non è divorziato)
- Convivenza civile

È di uso, inoltre, l’aumento delle coppie miste (di nazionalità diverse) dovuto all’aumento
dell’immigrazione.

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SECONDO MODULO

Lezione 1

Tassi speci ci e probabilità

Tasso speci co m per una data età x = numero di deceduti in età x / popolazione media in età x

Viceversa, introduciamo il concetto di probabilità di morte → q(x) = numero degli eventi / individui
che possono sperimentare l’evento

→ q(x) = D(x) / P0 → probabilità condizionata di morte

* utilizzo P0 perchè gli individui, una volta che muoiono, escono dalla popolazione —> a partire
dall’età 0, sono tutti esposti al rischio di morte.

Esempio :
D=10 P0=100 P1 = 100-10 =90
m= D/P media = 10/ p media → è il tasso speci co di mortalità
p media = 100+90 / 2 = 95 → m = 10/95

Q = D/P1 = 10/100 (100 sono gli esposti al rischio) → la probabilità rapporta i decessi alla
popolazione iniziale, composta da tutti gli individui che sono esposti al rischio di morte.

→ cambia l’ambito di applicazione :


• Tassi speci ci : si una in un’analisi trasversale → per contemporanei
• Probabilità : si una in un’analisi longitudinale → per generazioni

(in un unico anno a cavallo di due generazioni)

I tassi speci ci sono particolarmente facili da calcolare quando si dispone di informazioni su


popolazione ed eventi riferiti ad un dato anno di calendario (studio per contemporanei).

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I dati statistici ottenuti dalle classiche fonti amministrative (censimento ed anagrafe per la
popolazione, e stato civile per gli eventi) forniscono in modo standard tale informazione.

Le probabilit vengono invece ottenute rapportando gli eventi alla popolazione esposta al rischio
di subirli.

Consideriamo ad esempio gli individui che compiono due anni nel 2000 (segmento AB). Se
seguiamo nel tempo tali individui li ritroviamo a compiere tre anni nel 2001 (segmento DE), tranne
coloro che sono deceduti (area ABED).

(in un’unica generazione a cavallo di due anni)

Esempio :
Calcolare le probabilit con dati trasversali sulla popolazione, dati a disposizione:

• popolazione per et ad inizio di ciascun anno,


• decessi distinti per et , periodo (anno di calendario), e generazione.
Non invece noto il segmento AB (a meno che non si segua nel tempo una generazione
aggiornando via via i sopravviventi alle varie et ).

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Lezione 2

Analisi della sopravvivenza : la tavola di mortalità

La tavola di mortalit (o “life-table”) lo strumento pi adeguato per descrivere il processo di


estinzione di una generazione di individui.

Nasce dall’intuizione di John Graunt nel 1662. Poi ra nata successivamente da vari autori (in
primo luogo da Halley 1693).
In generale quello che si studia la sperimentazione di un evento di interesse (nella fattispecie
“morte”) nell’arco della vita di un individuo (tempo individuale = biogra co).

Il tempo individuale misurato a partire da un evento origine e si conclude con la sperimentazione


dell’evento di interesse.

Nel caso della mortalit :


• Evento origine: nascita (T= 0)
• Evento di interesse: morte
• Tempo (durata di attesa dell’evento di interesse): Et (X)

Lexis dà lo strumento per rappresentare tali concetti dal pdv gra co. A tal proposito, è importante
de nire l’unità di misura della durata. Nel caso della mortalità è solitamente l’anno.

In assenza di dati censurati (lavoriamo con un’ipotesi sempli catrice)

I dati di base sono costituiti dalle durate individuali di attesa dell’evento di interesse. Ovvero, per
ciascun individuo studiato ci serve l’informazione su evento origine (data di nascita) e l’evento di
interesse (data di morte);

Disporre di tali dati ci consente di avere l’informazione sulla durata di attesa dell’evento di
interesse.

In alcuni casi potremmo per conoscere la data di nascita ma non quella di morte, perch
l’individuo esce ad un certo punto dall’osservazione (ad esempio per emigrazione —> individuo
cancellato dalle liste).
In tal caso sappiamo che no all’et in cui emigrata tale persona era in vita, ma da quel
momento in poi non sappiamo pi nulla del suo destino.
Parleremo in tal caso di “censura a destra” —> conosciamo la nascita ma non la morte.
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Esiste anche la “censura a sinistra”, che si ottiene, viceversa, tipicamente per immigrazione —>
non conosco la nascita, ma conosco la morte.

Quando non conosco né nascita né morte, ho “censura a destra e a sinistra”.

SUPPONIAMO (PER ORA) L’ASSENZA DI DATI CENSURATI →sono note nascita e morte
Partiamo da un esempio numerico.
Supponiamo di voler descrivere il processo di eliminazione per morte di una generazione di 50
individui.
Consideriamo i seguenti dati ttizi, dove per semplicit la durata massima di vita ssata pari a
tre anni.
I dati di base sono costituiti semplicemente dalle durate osservate di attesa dell’evento (ovvero
dall’et alla morte).

—> la distanza tra l’evento morte e l’evento nascita si chiama “durata” —> X = durata della vita
di ciascun individuo.

Questi dati in statistica vengono de niti “dati grezzi” —> lista degli individui, ciascuno
associato alla sua durata.

Approccio generazionale (probabilità di morte) : per vedere quanto sono vissuti gli individui,
bisogna aspettare la morte di tutti —> è l’analisi più “pulita” da fare (pro), ma bisogna aspettare
che muoiano tutti (contro).

Approccio per contemporanei (per età → tassi speci ci) : non bisogna aspettare che muoiano
tutti, ma il problema in questo caso è che vi appartengono individui di diverse generazioni (con
caratteristiche di erenti).

* d’ora in poi utilizzeremo un’analisi per generazioni → considero la probabilità di morte.

Vogliamo stimare la probabilit di morte alle varie et .


Passiamo quindi dalle osservazioni individuali alla tabella, che rappresenta la distribuzione delle
frequenze assolute (Dx) della variabile X (et alla morte).

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Raggruppo le frequenze assolute Dx.

Noi quindi osserviamo la durata di sopravvivenza di ciascun


individuo, e a partire da tale informazione vogliamo stimare il
sottostante modello di mortalit per et .

Per stimare la probabilit che un evento accada dobbiamo fare il


rapporto tra il numero di individui che subiscono l’evento
ed il numero di individui esposti al rischio di subire tale evento.

X = modalità
Dx = frequenze assolute = numero di osservazioni legate ad ogni modalità

Possiamo calcolare la probabilità condizionata di morte: è la prima funzione biometrica che


studiamo.

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In conclusione :

Dx = quantità di usso
Px = quantità di stock

* nel calcolo della probabilità condizionata di morte utilizzo la popolazione di inizio periodo (e non
la popolazione media) perché tutti gli individui considerati sono esposti al rischio di morire.

Funzioni biometriche = hanno a che fare con la biologia degli individui e con la durata della vita.

Con X abbiamo de nito la variabile “et alla morte” (durata di sopravvivenza).

Con la notazione Xi = 72 indichiamo che il generico individuo i muore all’et esatta di 72 anni (la
sua durata di vita pari a 72 anni).
Con la notazione Xi ≥ 72 indichiamo che il generico individuo i arrivato a compiere i 72 anni di
et (e quindi la sua et alla morte sar maggiore o uguale a tale et ).
Viceversa con Xi < 72 indicheremo che l’individuo i non arrivato a compiere i 72 anni (ovvero
morto ad una et pi giovane).

Possiamo quindi scrivere la probabilit condizionata di morte a 72 anni nel seguente modo:
q72 = P(X=72|X ≥ 72)

Si legge: probabilit di morte a 72 anni dato che si sopravvissuti sino al 72° compleanno.

Se con x (minuscolo) indichiamo lo speci co valore che assume la variabile casuale X (maiuscolo),
allora in generale scriveremo:

qx =P(X=x|X≥x) —> probabilità condizionata di morte

Abbiamo visto come possiamo stimare, a partire dai dati di base, la probabilit di condizionata
morte (qx = Dx / Px).
Una volta ottenuti i qx possibile ottenere altre funzioni biometriche (utili per arricchire la
descrizione del processo di mortalit ).

—> probabilità condizionata di sopravvivenza

È la probabilità di sopravvivere sino al


compleanno x+1 dato che si è sopravvissuti sino al compleanno x .

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La probabilità di morte è funzione crescente dell’età.
Tuttavia, l’evento nascita è un evento traumatico in cui gli individui sono più esposti al rischio di
morte.
È localmente approssimabile a una funzione esponenziale; dai 104/105 anni localmente la
probabilità di morte smette di essere una funzione crescente e va a “zig zag”.

Secondo dati statistici italiani, la funzione tocca il minimo all’età di 5 anni.

Per tale motivo, dal punto di vista gra co, la probabilità d morte è rappresentata da una curva che
raggiunge un determinato livello all’anno 0 (a causa della mortalità durante il parto), poi tende a
scendere e successivamente a risalire. È, quindi, funzione crescente dell’età.

Lezione 3

Esempio per il calcolo della probabilità di morte qx :

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La popolazione all’anno 1 la calcoliamo come popolazione all’anno 0 meno i morti all’anno 0.
→ Px all’ anno 1 = P0 - D0 = 50 - 15 = 35

La probabilità di morte è condizionata per ciascuna età.


Esempio anno 0 → dei 50 esposti al rischio, 15 muoiono —> la probabilità di morte è 30%.

La probabilità condizionata di morte, come si evince dalla tabella, è funzione crescente dell’età.

In modo complementare, possiamo calcolare la probabilità condizionata di sopravvivenza

→ px = 1 - qx

Dalla tabella si evince che nessuno arriva al quarto compleanno, perché la probabilità
condizionata di sopravvivenza all’anno 3 è pari a 0.

3 funzione biometrica studiata : PROBABILITÀ DI SOPRAVVIVENZA NON CONDIZIONATA


(indica la probabilità di sopravvivere al compleanno x → si assume che si muore dall’anno x in
poi)

È la probabilità di sopravvivere in tutto il percorso (su tutta la coorte


considerata) che va dalla nascita al compimento dell’età x.

Per compiere tale impresa necessario non morire in nessuna et precedente x —> bisogna
superare tutte le sopravvivenze di ogni anno.

Tale probabilità di sopravvivenza non condizionata si indica con lx.

Quindi vale:

Ad esempio, quello che avviene in l4 deriva la l3 e così via —> de nizione ricorsiva.

Nella tavole di mortalità fatte da ISTAT, si moltiplica lx per 100, 1000 ecc… per dare una lettura del
tipo “ogni 100 abitati, ne sopravvivono 20 all’anno x”.

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Il gra co della funzione dei sopravviventi ci dice ogni potenza di 10 abitanti (100,1000…), rispetto
alla popolazione iniziale, di quanto la popolazione si decurta con il passare degli anni. Non è,
quindi, una curva crescente, ma decresce man mano che gli individui muoiono. La curva
diventa pari a 0 quando c’è l’arrivo all’età estrema.

Più la curva scende a pendenza elevata (verticalmente), più alta sarà la probabilità condizionata di
morte qx.

> qx, più scende rapidamente la curva dei sopravviventi

Nell’età anziana la probabilità di morte aumenta esponenzialmente, pertanto la curva di


sopravvivenza scenderà verticalmente.

FUNZIONE DI SOPRAVVIVENZA

La forma della curva dipende dalla


probabilità di morte nelle varie età :
maggiore è la mortalità, minore sarà il
livello della curva di sopravvivenza. Nel
recente passato si è assistito ad un
fenomeno chiamato
“rettangolarizzazione” della curva di
sopravvivenza, conseguente ad una
diminuzione della mortalità alle età
infantile ed intermedia.
71

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Ogni 100 persone nate vive, 100 sopravvivono all’età 0 .
La tavola indica il processo di eliminazione degli individui —> come si decurta la popolazione.

Abbiamo introdotto la probabilità condizionata di morte, la probabilità condizionata di


sopravvivenza e la funzione dei sopravviventi (detta anche probabilità NON condizionata di
sopravvivenza).

4 funzione biometrica studiata : PROBABILITÀ DI MORTE NON CONDIZIONATA (FUNZIONE


DEI DECESSI)

È la probabilità per un nato di morire all’età x.

Perchè ciò avvenga è necessario non morire in nessuna età precedente ad x e morire proprio in x.

Quindi vale:

Dal punto di vista gra co, avremo:

Questa funzione è alta alla nascita (vi è una


mortalità infantile non trascurabile), poi
decresce, tende nuovamente a crescere e poi
decresce.

La funzione dei decessi, quindi, non è


crescente in funzione dell’età perché vi sono
sempre meno individui che muoiono ad età
sempre più estreme.

72

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Costruiamo ora la funzione dei decessi sulla tavola:

Lezione 4

Gi anni vissuti

La funzione degli anni vissuti viene indicata con Lx.


Rappresenta il numero di “anni-persona” trascorsi tra il compleanno x ed x+1:

Lx =1 lx+1 + 0,5 dx

L’idea che l’insieme di chi arrivato al compleanno lx sia composto da lx+1 individui che
sopravvivono sino al compleanno x+1, dx individui che muoiono prima di arrivare al compleanno
x+1 (infatti lx = lx+1 + dx).

Lx =1 lx+1 +0,5dx =lx+1+0,5(lx-lx+1)=(lx + lx+1)/2

Si può calcolare anche come media aritmetica tra Lx e Lx+1.

Quelli che arrivano sino al compleanno x+1 (lx+1) hanno vissuto un anno intero tra x ed x+1, quindi
contribuiscono con: 1 lx+1
Coloro che invece sono deceduti (nell’ipotesi che i decessi siano uniformemente distribuiti su
tutto l’anno) contribuiscono in media con mezzo anno ( come se fossero tutti morti a met anno):
0,5 dx.

Problema : si assume che le persone che sopravvivono pesano 1, mentre quelle che muoiono
pesano 0,5.
Non si può presupporre che i deceduti siano sempre uniformi —> ad esempio, è più probabile
morire alla nascita che al compimento del primo anno.

Se l’ipotesi di distribuzione uniforme dei decessi non accettabile (come ad esempio nel caso
della mortalit infantile) si ricorre alla formula pi generale:

73








Dove ax un opportuno pre ssato valore compreso tra 0 ed 1 → viene fornito nel testo
dell’esercizio.
(ax viene ssato vicino a 0 quando pi i decessi tendono a concentrarsi in prossimit del
compleanno x, mentre viene ssato vicino ad 1 quanto pi i decessi tendono ad addensarsi in
prossimit del compleanno x+1).

Ad esempio, se in media la durata per chi muore nel primo anno (et 0) pari a tre mesi, allora
ax = 3/12 = 0,25

scriveremo allora: L0 = l1 + 0,25 d0


Gli anni vissuti in et 0 sono quindi ottenuti con il contributo di 1 anno per chi arrivato sino al
primo compleanno (l1) e di 3 mesi (0,25 anni) per i decessi infantili (d0).

È più sensato, quindi, utilizzare ax —> quanto mediamente hanno vissuto le persone che sono morte tra x e
x+1 a partire dall’età x.

ax sarà sempre pari a 0,5 da 1 in poi (hanno vissuto metà dell’anno tra x e x+1), per a0 sarà un
numero inferiore a 0,5 → ciò accade a causa delle maggiori probabilità di mortalità al momento
del parto.

Ax è sempre 0,5 se vi è UNIFORMITÀ DI MORTE tra x e x+1.

Introduciamo la SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA→ ex


Tale indicatore è detto anche durata media della vita.

E’ la principale misura di sintesi del processo di mortalit . Si tratta semplicemente del valor medio
della variabile X.
Dx è la frequenza dei deceduti —> indica quanti muoiono ogni anno.

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Vi è un altro modo per calcolarlo, utilizzando la tavola della mortalità.
È la sommatoria di Lx / l0 (quanti sono gli individui che sopravvivono).
La sommatoria degli Lx è pari a T —> è la cumulata di tutti gli anni vissuti tra 0 e w-1 (età limite).

→ si avrà, pertanto, la durata media di vita per i sopravvissuti ad un certo compleanno x

→ tavola della mortalità nita; ex è la speranza di vita residua.

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Lezione 5

In presenza di osservazioni censurate


lo stimatore della probabilit condizionata di morte deve essere modi cato, in modo da tener
conto della ridotta esposizione al rischio di morte in et x per chi entra o esce dall’osservazione
(senza aver sperimentato l’evento) durante tale et .

Assumendo che immigrazioni (Ix) ed emigrazioni (Ex) siano distribuite uniformemente nel corso
dell’et x, possiamo far esporre al rischio di morte tali persone solo per met anno. Possiamo
allora scrivere:

Lo stimatore life-table non distorto solo se il meccanismo di censura indipendente dal


rischio di subire l’evento di
interesse.

Ad esempio supponiamo di
studiare la mortalit di una
generazione di individui nati in un
dato territorio e di perdere
dall’osservazione coloro che
emigrano.
Se quelli che emigrano sono
tendenzialmente meno sani di
quelli che rimangono, otteniamo
con la formula appena presentata
una mortalit sottostimata.

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L’ipotesi di indipendenza si basa infatti sull’assunto che le persone emigrate se fossero rimaste nel
territorio di studio avrebbero avuto lo stesso rischio di morte osservato nelle persone rimaste.

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Tavola per contemporanei

Finora abbiamo considerato la mortalit di una generazione, seguita “longitudinalmente” nel


tempo dalla nascita sino alla morte dell’ultimo individuo.
E’ possibile per anche descrivere la mortalit per contemporanei (utilizzando i tassi speci ci),
mettendo assieme in un dato anno t la mortalit sperimentata alle varie et dalle generazioni che
attraversano tale anno.

Come esempio pratico riconsideriamo i dati del primo esempio numerico di stima delle
probabilit di morte per generazione (valori cerchiati nella gura sottostante, gen. 1998).
Vediamo ora invece come si pu costruire una tavola di mortalit per contemporanei centrata sul
primo gennaio 2001.

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Lezione 6
* durata media della vita = età media al decesso.

Vi è di erenza i mortalità tra uomini e donne: i primi sono più esposti a malattie cardiovascolari
(questa di erenza era più alta in passato, ora si sta riducendo a causa della convergenza degli stili
di vita).

La s da della longevità è allungare la vita in buona salute.

* ultimamente, la durata media della vita al nord è leggermente maggiore rispetto al sud (a causa
di condizioni sanitarie minori). Esiste anche una relazione tra reddito e speranza di vita: al nord,
dove il reddito medio è più elevato, vi è un migliore accesso alle cure e ai servizi sanitari.

Il reddito è collegato POSITIVAMENTE con la speranza di vita.

L’età mediana si ottiene quando la funzione dei sopravviventi si dimezza —> il 50% della
popolazione si è estinto (in Italia 84/85 anni è l’eta mediana).

La moda è l’età in cui è più probabile morire —> si può vedere dalla funzione dei decessi: quando
i decessi sono massimi? In Italia è 84/85 anni.

Antico regime e ruolo delle epidemie

L’Antico regime era


caratterizzato da mortalit
«ordinaria» e da mortalit
«straordinaria» dovuta a
ricorrenti epidemie (presenti in
forma endemica) nella
popolazione.
Solo nel corso del Settecento
cominceranno a ridursi (come
primo segnale della
«Transizione sanitaria»).

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Fonti di dati pre-moderne

Fino al Cinquecento rilevazioni di decessi e nascite soprattutto in alcune citt (per valutare arrivo
epidemie, per certi care condizioni di successione e di legame di parentela).

A partire dal 1563 registrazioni parrocchiali regolamentate dal Concilio di Trento (battesimo,
sepolture, matrimoni, «stati delle anime»).

Dal XIX secolo, le burocrazie degli Stati centralizzati mettono in campo rilevazioni pi moderne, a
ni amministrativi e per conoscere le condizioni della popolazione.
E’ anche l’epoca dei primi censimenti moderni e delle prime indagini «sociali».

La mortalit era «normalmente» elevata (40-50 ‰). Con l’aggiunta di forti uttuazioni determinate
da «crisi di mortalit » prodotte da epidemie e favorite da guerre e carestie.

Fattori che agiscono sulla gravit della crisi (le crisi di moralità non sono tutte uguali) :
• Entit di perdite subite dalla popolazione
• Incidenza per et (pi colpisce i giovani e pi grave )
• Grado di recupero post-crisi

Classi cazione delle gravit delle crisi in base al tasso generico di mortalità che producono:
• Piccole crisi: sovra-mortalit del 50‰
• Crisi medie: tra 50‰ e 300‰
• Grandi crisi: oltre 300‰ (ovvero la mortalit «normale» viene quadruplicata.

Una piccola crisi non porta conseguenze rilevanti per la crescita successiva. Una grande crisi ha
come conseguenza che le generazioni non ancora in et feconda (et 0-15) non riescano a
riprodursi interamente se stesse in futuro.

L’alba del mondo moderno


Attorno all’anno mille (al termine cio dell’Alto Medioevo), l’Europa era un’area sottosviluppata,
arretrata rispetto al mondo arabo e bizantino.
La produttivit della terra era scarsa e le di colt di trasformazione e commercializzazione dei
prodotti rendevano l’agricoltura strutturalmente debole.
Tra l’XI e il XIII secolo la situazione muta radicalmente, celebrando il passaggio da Alto e Basso
Medioevo.
Si assiste a quella che Cipolla chiama rivoluzione comunal-cittadina.
L’Europa esce dall’atteggiamento di s ducia (verso il mondo esterno ed il mercato) che
caratterizz l’economia curtense alto medioevale.
L’Italia centrosettentrionale si pone al centro di tale processo. La citt diviene il centro propulsore
del processo di sviluppo.

Ciclo positivo:
La nuova organizzazione socio-economica porta ad un aumento delle capacit produttive.
Aumenta inoltre notevolmente anche la popolazione
urbana (quasi esclusivamente alimentata dall’immigrazione),
e rurale (sostenuta soprattutto dalla messa a coltura di nuove terre).
L’estensione delle super ci coltivate era per un processo destinato prima o poi ad esaurirsi, o
comunque a rallentare.

Fine del ciclo positivo:


Ma una volta sfruttate le terre pi produttive i rendimenti divennero decrescenti (data la grande
lentezza nel progresso delle tecniche agricole) mentre la popolazione continuava a crescere a
ritmo relativamente sostenuto.

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La morte nera (la peste)
Agli inizi del Trecento le aree pi popolate dell’Italia si trovarono quindi in presenza di un forte
squilibrio tra crescita della popolazione e mezzi di sussistenza.
S’in ttiscono le carestie, ma (diversamente da quanto previsto dal modello malthusiano) non sono
tanto le carestie e la sotto-nutrizione a mietere vittime e a frenare la crescita demogra ca.
A farlo soprattutto la peste.

• Se l’Europa alla met del Quattrocento si trova con una popolazione decurtata di un terzo o pi
rispetto ad un secolo prima questo si deve alle numerose ondate endemiche di peste successive
al 1347;
• se la ripresa diviene precaria nella seconda parte del Cinquecento e nel Seicento ci si deve
ancora - se non esclusivamente - alla peste;
• se la crescita diviene pi sostenuta e continua nel Settecento una parte del credito va data alla
ritirata e alla scomparsa della peste;
• se molti sistemi demogra ci si sono trasformati ci va fatto risalire a duraturi adattamenti alle
grandi epidemie di peste

La peste (ma anche in generale le epidemie) sono un fattore in gran parte «esogeno» al sistema di
relazioni tra popolazione e risorse alimentari:
la peste non dipende direttamente dal grado di denutrizione della popolazione ( semmai legata
alla densit della popolazione, che ne favorisce la di usione).

In generale le epidemie non dipendono direttamente dal grado di tensione tra popolazione e
risorse.
Possono per risentire indirettamente da alcuni comportamenti tenuti dagli individui in situazione
di disagio e sottoalimentazione.
Il fatto ad esempio che durante gravi carestie masse di miserabili vagassero ovunque (per le
campagne e verso le citt ) in cerca di cibo, favoriva senz’altro le condizioni per lo sviluppo e la
di usione di epidemie (quali il tifo).

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Misure di MORTALITÀ :

Lezione 7

Sopravvivenza e salute

Nell’Ottocento la durata media di vita era attorno ai 35 anni.

• Transizione sanitaria
Processo generale di continuo miglioramento delle condizioni di sopravvivenza dai bassi livelli del
passato no agli elevati livelli attuali.

La transizione sanitaria pu essere distinta in varie fasi:


a) Diminuzione della frequenza delle epidemie
b) Controllo dei “rischi” e miglioramento condizioni igieniche generali (appena dopo il punto a
oppure in contemporanea)
c) Rivoluzione di Pasteur (importante dal pdv medico)
d) Rivoluzione della medicina (ed emergere delle “malattie del benessere”)
e) Diminuzione dell’incidenza e della letalit delle malattie degenerative (e neoplasie
diminuiscono).

a) Diminuzione della frequenza delle epidemie (Settecento)


Nel passato (antico regime) le epidemie erano presenti in modo ricorrente. La pi grave era la
peste (ultimo episodio nel Seicento). Anche le altre epidemie (tifo, colera, vaiolo, ecc.) nel corso
del Settecento cominciano ad essere pi diradate e di minore intensit .
Comincia a farsi strada l’idea che le epidemie non accadono fatalmente, ma che qualcosa si pu
fare per ridurne l’incidenza.
E’ di ne Settecento il vaccino proposto da Jenner contro il vaiolo.

b) Controllo dei “rischi” e miglioramento delle condizioni igieniche generali (Ottocento)


Prima ancora della rivoluzione industriale, vi sono rivoluzione scienti ca (quella che prende avvio
con Galileo, Newton, ecc.) e quella tecnologica che mettono le basi per una maggior ducia nelle
possibilit che ha l’uomo di conoscere la realt che gli sta attorno e di migliorare le proprie
condizioni di vita.
Tale nuovo atteggiamento favorisce, in una prima fase, oltre ad una ulteriore riduzione delle
epidemie, l’inizio del declino della mortalit infantile.
Ci avviene soprattutto grazie alla riduzione nella esposizione ai diversi fattori di rischio per la
salute (quali utilizzo acqua contaminata, mancanza di igiene nella conservazione degli alimenti,
ecc.) —> è fondamentale l’igiene per diminuire la mortalità infantile —> aumenta la speranza di
vita.

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Tale processo si ra orza poi con la di usione di materiali accessibili a basso costo, grazie alla
rivoluzione industriale.

c) Rivoluzione di Pasteur ( ne Ottocento)


Grazie soprattutto alle grandi scoperte della batteriologia si comprende che molte malattie sono
determinate da microrganismi patogeni (batteri) —> scoperta la causa, diventa più facile
investigare la conseguenza.
Si ra orza l’idea dell’importanza di risanare il territorio e dell’igiene personale e collettiva per
contenere l’azione negativa di tali microrganismi. In questa fase per la medicina non ha ancora
sviluppato gli strumenti in grado di combattere e cacemente gran parte delle forme morbose di
origine infettiva, una volta che queste si siano manifestate.

d) Rivoluzione della medicina (ed emergere delle “malattie del benessere”) (prima met Novecento)
Negli anni Trenta del Novecento vengono scoperti i sulfamidici e gli antibiotici.
Cominciano anche ad essere disponibili medicinali a costo contenuto —> riduzione drastica delle
morti dovute alle infezioni e accelerazione dei miglioramenti delle tecniche chirurgiche e di
medicazione.
Emergono per , con l’aumento della durata di vita e alcuni stili di vita (es. fumo, sedentariet ,
alimentazione ricca di grassi animali, ecc.), le malattie degenerative – specialmente quelle
cardiovascolari e le neoplasie – contro le quali la medicina ancora sostanzialmente impotente.

e) Diminuzione incidenza e letalit delle malattie degenerative (ultima parte del Novecento)
Cultura della salute (dieta, sport, ecc.), maggior cura personale (diagnosi precoci) e progressi delle
terapie per contenere e combattere tale tipo di malattie.
Ci consente di aumentare sempre di pi la sopravvivenza in et anziana.
A partire dagli anni Ottanta, il declino della mortalit interessa soprattutto le et adulte e, in misura
sempre pi rilevante, le et anziane: in forte crescita le persone che superano i 90 anni, in forte
aumento anche gli ultracentenari (in particolare in Giappone, e in alcune regioni, come la
Sardegna).

L’ Italia uno dei paesi pi longevi al mondo: 80 M, 85 F


Rimangono forti di erenze territoriali, sociali e di genere. Pi bassa la durata di vita degli uomini
per maggior predisposizione di alcune malattie (sistema cardio-circolatorio), per stili di vita meno
salutari e attenzione a salute e prevenzione.

Nei paesi con bassa speranza di vita pesa molto la mortalit infantile (e i fattori esogeni).
Superati rischi infantili le fasi di criticit relativa sono in et :
•tardo adolescente/giovanile
•Et lavorativa
E poi aumento progressivo in et matura.

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Il Nord era stato penalizzato da alcune conseguenze negative della fase di sviluppo industriale
(che ha pesato soprattutto sulla salute degli operai).

Ora tali e etti sono superati e si vive pi a lungo dove c’ maggiore benessere economico ed un
sistema sanitario pi avanzato ed e ciente.

Esistono sensibili di erenze socio-economiche che in uenzano la speranza di vita: contano il


reddito, la condizione dell’abitazione, la rete familiare e sociale, l’istruzione, l’atteggiamento
psicologico.

Lezione 8

Misure di fecondità

Natalit : incidenza delle nascite sul totale della popolazione

Fertilit : capacit potenziale (attitudine biologica) a generare gli.

Fecondit : manifestazione concreta della capacit di procreare (indicatore principale: numero


medio di gli per donna)

Una persona pu essere fertile senza per essere feconda (ovvero, ha la capacit di generare un
glio, ma non li ha), ma non vale il viceversa, ovvero non pu essere feconda senza essere fertile
(tranne che nel caso di adozione).

Fecondit naturale: propensione ad avere un successivo glio che non dipende dal numero di
gli gi avuti (quindi si fanno tanti gli quanti ne arrivano).

Fecondit controllata: il numero di gli intenzionalmente regolato (quando e quanti) da metodi


contraccettivi (naturali o meno).

Le misure di fecondit consentono di misurare in modo opportuno l’intensit riproduttiva in una


societ .

Ogni generazione produce, nel corso delle proprie vicende di vita, beni materiali ed immateriali.

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Una parte di ci che produce viene poi trasmesso alle generazioni successive (benessere
economico, strutture produttive, istituzionali, cultura, sapere, ecc.).
E’ importante quello che viene prodotto e trasmesso, altrimenti ogni generazione partirebbe da
zero (conoscenze, abilità, beni…).
La demogra a (assieme a sociologia, economia, ecc.) si occupa anche della trasmissione
intergenerazionale.

La demogra a si occupa del prodursi delle generazioni stesse l’una dall’altra (riproduzione).
Ogni generazione produce, oltre ai beni (materiali ed immateriali), anche gli elementi costituenti
della generazione successiva.
Se in una societ non viene prodotto qualche tipo di bene, lo sviluppo economico e sociale pu
risentirne, ma se una societ non produce gli, semplicemente non ha futuro (ovvero si estingue).
Deve esserci un equilibrio tra il numero di gli e le risorse disponibili che consentono loro di venire
al mondo.

Quindi i “ gli” sono un bene cruciale, indispensabile, di una societ .


Lo studio della fecondit si occupa proprio di misurare l’entit e analizzare i fattori che stanno alla
base della produzione di tale bene (combinando aspetti biologici, socio-culturali, economici e
psicologici).

Tassi speci ci di fecondità


i tassi generici non tengono conto dell’et e quindi possono fornire una rappresentazione distorta
del fenomeno —> i tassi generici non permettono di e ettuare confronti in quanto non tengono
conto della di erente distribuzione per età.
Inoltre nel tasso generico di natalit il denominatore (popolazione media totale) contiene anche
persone che non producono gli eventi posti al numeratore (nascite), vale a dire: maschi, bambine,
donne anziane.

Il tasso speci co di fecondità considera le varie classi di età —> può, quindi, essere usato per
fare confronti.

La fecondità è un dato osservabile, non osservato.

Nei tassi speci ci di mortalit e nelle probabilit di morte al numeratore ci sono i decessi in et x
e al denominatore la popolazione arrivata viva in et x.
Ci signi ca che il denominatore contiene via via i sopravviventi agli eventi posti al numeratore
(man mano si decurta dei morti nella varie fasce di età).

Non quindi legittimo sommare i tassi speci ci per et e le probabilit di morte, perch il
denominatore stesso varia in funzione di x.

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Nei tassi speci ci di fecondit , invece, il denominatore non cambia per e etto del fenomeno di
studio (fecondit ), ovvero una donna che ha un glio a 25 anni, rimarr al denominatore anche alle
et successive perch il fatto di avere un glio a 25 anni non esclude la possibilit di averne un
altro ad esempio a 30.
Questa sostanziale di erenza dei tassi speci ci di fecondit rispetto a quelli di mortalit consente
ai tassi speci ci di fecondit di poter essere semplicemente sommati per ottenere una misura
sintetica (perchè il numeratore non si decurta e il contingente resta costante).

La sommatoria del TFT usualmente va dai 15 ai 49 anni.


Il TFT una misura pura di fecondit esprime il numero medio di gli per donna, in ipotesi di
assenza di mortalit ( no alla conclusione della vita riproduttiva).

A nché la popolazione non cali, devono esserci almeno 2 gli per donna (qualcuno può morire).
Assunto che non ci sia mortalità, devono essere > 2 perchè alcuni non possono avere gli ed,
inoltre, non nascono lo stesso numero di maschi e femmine.
Oggi, ci sono più femmine ma nascono più maschi —> questi ultimi muoiono prima.
Ogni 100 femmine che nascono, nascono circa 106 maschi.

Il 48,5% dei nati vivi è femmina, il 51,5% dei nati vivi è maschio.
TFT = 1/0,485 = 2,06 FIGLI PER DONNA a nché la popolazione non cali.

La popolazione si riproduce quando ogni mamma fa una glia femmina.


Moltiplicato per 1000 fornisce il numero di gli avuti da una generazione di 1000 donne arrivate
alla ne della loro vita riproduttiva.

—> Il TFT (numero medio di gli per donna) riassume l’intensit del processo riproduttivo di una
popolazione.
Oltre ad essere interessati a misurare l’intensit nale del fenomeno (TFT per la fecondit ),
utile avere anche misure di cadenza.

Il TFT (intensit nale) ci dice in media “quanti” gli si hanno siamo per anche interessati a
misurare in media “quando” si hanno.

Una misura sintetica della cadenza del processo riproduttivo pu essere allora l’et media alla
maternit (o “al parto”).

X è il punto medio della classe.

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Per generazioni e per contemporanei

La fecondit espressa da una generazione nel corso della sua storia viene quindi misurata
attraverso i tassi speci ci per et .
I tassi speci ci di fecondit rappresentano quindi il processo riproduttivo di una generazione.

Il processo riproduttivo viene poi riassunto da due parametri:


l’ intensit nale (numero di eventi per persona, nella fattispecie: numero di gli per donna)
ovvero il TFT, ed uno che esprime la cadenza media del processo (et media alla
sperimentazione degli eventi studiati: nella fattispecie: et media alla maternit ).

Tutto ci pu essere calcolato anche per contemporanei (in trasversale, o “per periodo”).
Tutto sta nel calcolare i tassi speci ci relativi ad un dato anno di calendario e poi riassumere tali
tassi speci ci tramite il TFT e M(x). È più comodo perché tutti gli individui sono osservati nello
stesso anno. Il limite è che “mischia” generazioni diverse.

E’ possibile quindi calcolare misure di fecondit sia per generazione che per contemporanei.
Dal punto di vista operativo il TFT per contemporanei si ottiene semplicemente sommando i tassi
speci ci per fecondit calcolati in trasversale (relativamente ad un dato anno di calendario t).

Da un punto di vista teorico si pone per il problema di come interpretare le misure trasversali.
Per interpretarle si ricorre al concetto di generazione ipotetica:

Il TFT e M(X) calcolati per contemporanei relativamente ad un dato anno t esprimono


rispettivamente il numero medio di gli per donna e l’et media alla maternit
che avrebbe avuto una generazione ipotetica di donne che avesse sperimentato i tassi speci ci di
fecondit osservati nell’anno t.

Per generazioni e per contemporanei:

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Lezione 9

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TFT = 4 gli per
donna

ESEMPIO : Italia 2020

Dal pdv gra co :

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Tassi di riproduttività:

Il tasso lordo di riproduttivit esprime il numero medio di glie femmine per donna:

Il rapporto tra i sessi alla nascita tende ad essere costante (su 100 nascite 48,5% sono bambine e
51,5 sono bambini), pertanto possiamo anche scrivere:

Tasso lordo di riproduttivit : R = 0,485 TFT

Per R = 1 signi ca che c’ esatta sostituzione generazionale (una donna “replica” con una glia)
(ovvero che il contingente della generazione delle madri viene esattamente sostituito dalla
generazione delle glie) —> stabilità
Per R < 1 signi ca che le glie saranno meno delle madri (popolazione in declino);
Per R > 1 (popolazione in crescita).

Problema del tasso di riproduttività lordo: non tiene conto della morte.
Poiché devo considerare anche la mortalità delle madri, il tasso lordo va ponderato per le donne
sopravviventi —> moltiplico il tasso lordo per Lx.

R = 0,485 TFT Lx —> tasso di riproduttività netto.

Lezione 10

R = 0,485 TFT (tasso lordo di riproduttività) vale se non considero la mortalità.


Da alcune rilevazioni possiamo notare che mediamente nascono più maschi (51,5% maschi
contro 48,5% femmine).

Il tasso lordo di riproduttivit ipotizza che la mortalit sia nulla (come il TFT infatti una misura
“pura” di fecondit ).

Supponiamo ad esempio che i gli vengano fatti tutti solo esclusivamente a 30 anni:

R=fN30 /F30

F30 = femmine sopravviventi a 30 anni

In questo modo vengono confrontate le due generazioni (madri e glie) a due et diverse:
le glie alla nascita e le madri a 30 anni.

Di fatto, come se si ipotizzasse che la mortalit delle madri sia pari a 0 tra la nascita ed i 30
anni.

Se invece vogliamo tener conto della mortalit necessario passare al tasso netto di
riproduttivit :
R0 = fN30 / MN30

dove MN30 indica la generazione delle madri alla nascita —> considera quelle che si sono perse
per strada a causa della mortalità.

MN30 = donne nate 30 anni fa che oggi sono diventate mamme.

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Il tasso netto di riproduttivit si pu ottenere dal prodotto tra tasso lordo di riproduttivit e
probabilit di sopravvivere dalla nascita all’et media alla maternit (qui ssata pari a 30 anni).

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Lezione 11
Ordine (parity) di nascita

Le misure di fecondit precedentemente introdotte riguardano tutte le nascite, senza tener conto
dell’ordine (primo glio, secondo, terzo ecc.)
E’ per possibile distinguere per ordine di nascita.

La fecondità è una misura ripetibile; la mortalità invece può capitare una sola volta nella vita.
Inoltre, la morte è sperimentata da tutti, la fecondità no.
Si può parlare, quindi, di età media al primo glio (ad esempio).

Il pedice j indica il numero di primogeniti se è uguale a 1, di secondogeniti se è pari a due ecc…


Fx = numero di donne sopravvissute all’età x.

Età media al parto : è una misura di cadenza, dice quando si veri ca il fenomeno.
Il parto e la nascita di un glio sono un evento ripetibile; la nascita del primogenito è un evento
unico.

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TFT1 è la porzione di donne che ha avuto almeno un glio.

TFT1 è compreso (o uguale) tra 0 e 1 —> 0 se nessuna donna ha primogeniti (e non ha quindi
secondogeniti, terzogeniti…); 1 se tutte hanno avuto il primogenito.

ex: TFT1 = 0,5 —> la metà delle donne considerate ha avuto un primogenito.

1 - TFT1 indica la quota di donne INFECONDE (non implica che siano inferitili).

—> Probabilità di accrescimento della prole : probabilità di avere un ulteriore glio


(condizionatamente al fatto che ho fatto il primo glio, si decide di fare il secondo e così via).

È detta anche “probabilità di transizione” (= a1) : quante, tra quelle che hanno avuto il primo
glio, avranno anche il secondo.

—> il numero medio di secondi gli è sicuramente minore o uguale del numero di primi gli.

Esempio pratico:

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H è l’ampiezza della classe —> 5 anni.
Il TFT sarà la somma degli fx moltiplicata per 5 (perchè l’ampiezza è costante e pari a 5).

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TFT totale = TFT1 + TFT2 + TFT3 + TFT4 + TFT5

Dal pdv gra co, analizzo la situazione in Italia:

Diminuisce il numero di mamme che arrivano a fare il secondo o terzo glio, per questo cala
anche il TFT totale.

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Le misure di fecondit possono essere applicate sia per generazione, che per contemporanei.
Il TFT per generazione esprime l’e ettivo numero medio di gli per donna avuto da tale
generazione (detto anche Discendenza nale).
Nel calcolo del TFT per contemporanei invece si mettono assieme pezzi di esperienze diverse
corrispondenti a diverse generazioni.

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Il tasso per contemporanei è inferiore del tasso per generazioni se è in atto, a parità di intensità
nale, una posticipazione delle nascite.

l tasso per contemporanei è maggiore del tasso per generazioni se è in atto, a parità di intensità
nale, un’anticipazione delle nascite.

Lezione 12

Transizione riproduttiva

Al momento dell’Unit d’Italia la fecondit era su livelli non inferiori ai cinque gli per donna,
mentre attualmente il TFT pari ad un glio ed un terzo.

DEFINIZIONE: Il processo di diminuzione della fecondit dagli alti valori del passato (sopra i 5 gli)
ai bassi attuali (sotto i 2 gli) indicato con il termine “transizione riproduttiva”.

Il processo di Transizione demogra ca comprende quindi la “transizione sanitaria” (declino della


mortalità) e, appunto, la “transizione riproduttiva” (declino della fecondità).

La “transizione riproduttiva” (declino secolare della fecondit ”) prende avvio in Francia.


In tale Paese il TFT si trova sotto i 4 gli gi ad inizio dell’Ottocento. È stato il primo Paese in
Europa ad avvertire il calo della mortalità ( ne 700).

Nel resto dei paesi occidentali la transizione riproduttiva inizia invece negli ultimi decenni del
secolo (nel 1870 il livello della fecondit era ancora attorno ai cinque gli in quasi tutta Europa).
Gi per nel 1910 sono molti i paesi scesi sotto i 3,5.

In Italia, come anche pi in generale la parte meridionale del continente, la transizione riproduttiva
inizia in modo pi timido.
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Il processo di declino si di onde seguendo tre direttrici:
• dai ceti sociali pi istruiti a quelli meno istruiti.
• dalla citt alla campagna;
• dal nord al sud;

Si creano, quindi, delle di erenze demogra che all’interno del Paese.


Nella parte occidentale, ed in particolare in Liguria e Piemonte, il numero medio di gli per donna
scende sotto i 4 con l’entrata nel XX secolo.

Nella prima met del Novecento a guidare il processo di di usione dei nuovi comportamenti
riproduttivi sono le regioni del nord-ovest (triangolo Torino,Milano,Genova) , seguite da varie
regioni del centro.
Tale area presenta gi nel 1950 livelli di fecondit inferiori ai due gli per donna (un po’ superiori
invece i valori del Veneto e del Trentino - Alto Adige), mentre in molte regioni meridionali si
continua a superare i tre.

(nel gra co possiamo notare il confronto tra periodo pre e post bellico).

I fattori del declino


Nel mondo occidentale la Transizione riproduttiva pu essere considerata conclusa nei primi
decenni del secondo dopoguerra.
Un declino continuo che si ferma con il baby boom (met anni ‘60). Inizier per poi un’ulteriore
fase di declino (alla cui base stanno per fattori diversi).

Fattori alla base del declino della fecondit ( no al baby boom)

a) Cambiamento di atteggiamento: fecondit “sotto controllo”


I primi indizi di un controllo della fecondit si riscontrano, gi nella prima parte dell’Ottocento,
in alcuni limitati settori delle classi sociali con status pi elevato e dei centri urbani centro-
settentrionali.

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Rivoluzione scienti ca e quella tecnologica, mettono le basi per una sempre maggior ducia nelle
possibilit che ha l’uomo di conoscere la realt che gli sta attorno e di migliorare le proprie
condizioni di vita.

Analogamente al controllo dei “rischi di morte”, si fa via via sempre pi largo, negli strati pi
sociali pi istruiti e dinamici, l’idea che anche il “rischio di concepimento” (e quindi l’arrivo dei gli
all’interno del matrimonio) possa essere sottratto all’esclusivo dominio della natura ed
opportunamente regolato.
Come la mortalit (soprattutto infantile) inizia a diminuire in modo signi cativo ancor prima
degli avanzamenti della medicina, allo stesso modo la fecondit arriva a scendere in molte
regioni sotto i due gli per donna prima ancora della di usione dei mezzi contraccettivi
e cienti moderni (che avranno un ruolo cruciale nel declino della fecondit solo a partire
dagli anni Sessanta).

b) Aumento della sopravvivenza infantile


Nel passato su 5-6 gli in media che nascevano, ne sopravvivevano a malapena la met no in
et adulta.
L’aumento della sopravvivenza infantile consente di ottenere uno stesso numero di gli viventi no
all’et adulta con una fecondit pi bassa (sotto i livelli riproduttivi naturali).
Ma ci non implica automaticamente che la percezione dell’aumento della sopravvivenza dei gli
abbia direttamente portato ad incentivare il controllo delle nascite.

Nel passato i gli avevano infatti un elevato valore produttivo anche in et infantile (contribuivano
presto al lavoro sui campi), e cruciale (in assenza di pensioni e stato sociale) era poter contare sui
gli quando si diventava anziani.
Fare gli (e anche molti) era quindi funzionale a quel tipo di societ e di organizzazione
economica. Questo cambia con l’industrializzazione.

c) I valori del modello borghese di famiglia


L’industrializzazione favorisce l’imporsi del modello di famiglia borghese, formato da pochi gli sui
quali i genitori investono molto, sia dal punto di vista a ettivo che economico.
Da un lato infatti i gli - con la diminuzione della funzione produttiva minorile e l’imporsi
dell’istruzione obbligatoria - sono meno remunerativi in et precoce, aumentano inoltre i costi di
allevamento e la durata di dipendenza dalla famiglia di origine.
Dall’altro le nuove possibilit di mobilit sociale che la societ industriale apre inducono i genitori
ad investire pi sulla qualit di pochi gli che sulla loro quantit .

L’epoca del baby boom


Trattando delle dinamiche della nuzialit abbiamo accennato alla congiuntura favorevole (per
formazione famiglia) tra met anni Cinquanta e prima met anni Sessanta.

Periodo unico nella storia italiana.


Congiuntura favorevole, dovuta a:
• crescita economica (boom economico),
• clima di ottimismo nel futuro (alle spalle la seconda guerra mondiale),
• fase storica in cui dominava in tutto il mondo occidentale il modello culturale di famiglia
tradizionale della societ borghese

In Italia la fase nella quale l’economia passa da agricola ad industriale. Da “societ contadina
a civilt dei consumi”.

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Qual è il contesto economico e sociale del periodo?

•A ne anni Cinquanta gli occupati nel settore industriale superano quelli del settore agricolo (35%
contro 33% nel 1959-60).
•Massicce emigrazioni interne dal sud e da nord-est verso il triangolo industriale.
•Cresce la popolazione italiana (oltre quota 50 milioni a ne anni ’50), ma anche le grandi citt (la
popolazione di Milano supera il milione e mezzo, quella di Roma i due milioni di abitanti).
•Grande sviluppo delle comunicazioni e delle telecomunicazioni (telefonia nelle case dei ceti medi,
nascita della televisione, automobile utilitaria accessibile a tutti).
•Si di ondono ed impongono i nuovi stili di vita della borghesia cittadina.

E’ il momento d’oro del modello culturale di famiglia tradizionale borghese.


Caratterizzato da una netta distinzione di ruoli di genere: il marito lavora e la moglie si dedica alla
casa ed ai gli (il sistema economico e gli stili di vita sono tali che basta alla famiglia media un
unico reddito).
Famiglia meno unit di produzione e sempre pi unit di consumo.
Stabilit familiare (ancora poco di use le separazioni coniugali).

Situazione tipica:
Unione indissolubile, uomo operaio, donna casalinga, due gli (possibilmente di sesso diverso) su
cui investire molto (con mortalit infantile trascurabile, e quindi anche pieno ricambio
generazionale -> R0 > 1).

I rapporti sono molto tradizionali anche tra genitori e gli (cambieranno dal 1968 in poi). La cultura
patriarcale ancora dominante.
Matrimonio come evento centrale del percorso di transizione alla vita adulta: per i giovani uomini,
e soprattutto per le giovani donne la conquista della propria autonomia, rispetto alle rigidit della
famiglia di origine, si ottiene soprattutto attraverso il matrimonio.
In questa fase di pieno sviluppo industriale domina l’occupazione maschile, ed forte anche la
domanda di manodopera giovane nelle aree pi industrializzate.
Buone possibilit di occupazione nell’industria, cresce il reddito medio che incentiva le possibilit
di autonomia dei giovani.
Migliorano anche le condizioni abitative, con l’evoluzione tecnologica e l’imporsi della societ dei
consumi la casa si riempie di elettrodomestici di vario tipo.

La condizione giovanile in Italia (2021)


La pandemia ha colpito fortemente i giovani italiani —> rapporto giovani 2021 (coordinato da prof
Rosina) —> è considerato lo studio più approfondito della condizione giovanile in Italia; si fonda
su analisi qualitative e quantitative.

Ottobre 2012 : si analizza la situazione dei giovani, nel momento in cui l’Italia raggiunge il culmine
della crisi economica —> si raggiunge il numero massimo di NEET (insieme di giovani che non
studiano e non lavorano).

Nel 2019, nella fascia 25-34 (fase cruciale per l’avvio di prospettive professionali) la percentuale di
neet in Italia raggiunge il 28,9%.

Con la pandemia, la percentuale di neet in Italia supera il 30% e rimane di gran lunga sopra la
media dell’UE.

Tutte le tappe di transizione alla vita adulta si sono modi cate nel corso degli anni e sono cambiati
ulteriormente con la pandemia.

I giovani sono iper cauti nelle loro scelte, a causa di di coltà economiche che colpiscono sempre
più famiglie italiane.

Ad esempio, i neet sono preponderanti tra coloro i quali non possono permettersi una casa.

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In Italia, vi è una grande percentuale di neet anche dopo i 30 anni —> neet tardivi.

Tema della qualità del lavoro : i neet con maggiori di coltà economiche sono quelli più disposti
ad accettare qualsiasi tipo di lavoro —> spesso hanno a che fare con forme di sfruttamento.

oggi, esiste un piano per avviare un processo di crescita —> per utilizzare in maniera corretta tali
fondi, bisogna considerare un progresso culturale.

Qual è il peso della povertà sulle giovani generazioni?


Circa il 5% più ricco della popolazione italiana detiene quanto il 95% più povero.

Le nuove generazione, insieme a donne ed immigrati, sono fortemente colpite da povertà


assoluto. Questa forbice si sta ultimamente aprendo.
Il rapporto giovani nel 2021 ha indagato maggiormente i temi della fragilità economica dei giovani
—> l’incidenza della povertà è in crescente aumento.
Tra i 18 e 34 anni vi è una situazione economica precaria (dati 2020).

La povertà è uno dei fattori principali delle disuguaglianze tra i giovani.

Il reddito di cittadinanza ha aiutato a ridurre tali disuguaglianze, ma non basta (soprattutto in


seguito alla pandemia).

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di coinvolgere i giovani, facendoli sentire parte del
processo.

3 P : promozione (del lavoro), protagonismo, partecipazione (sociale e politica).

Lezione 13
Il baby boom

Nel contesto economico, sociale e culturale dell’Italia di met ‘900, i giovani uomini hanno
maggiori possibilit di diventare autonomi grazie alle nuove opportunit di lavoro e reddito o erte
dall’industrializzazione —> vi è una transizione in atto.
Ci consente loro di sposarsi pi facilmente in et giovane e di poter mantenere una propria
famiglia.
Allo stesso tempo le giovani donne sono desiderose di sposarsi presto, per uscire dalla rigidit
della famiglia di origine, ma anche incentivate a costruire una famiglia pi “moderna” rispetto a
quella nella quale sono cresciute (grazie agli elettrodomestici, la televisione, le possibilit di
consumo, ecc.).
Crescono i matrimoni, diminuisce l’et degli sposi ed aumentano le nascite.
E’ il periodo del baby boom, che tocca l’apice nel 1964. Il TFT arriva a superare i 2,7 gli per
donna (era attorno a 2,3 a met anni Cinquanta).

Fasi dell’evoluzione della fecondit nel corso del XX secolo


Fino agli anni ’50 la fase della Transizione riproduttiva: la fecondit scende no attorno ai 2
gli per donna. Diminuiscono soprattutto le nascite di ordine elevato (dal terzo in su) e la fecondit
in et avanzata. Diminuisce l’et media alla maternit .

Baby boom di met anni ’60 (aumento dell’arrivo del primo e secondo glio), ulteriore
anticipazione di matrimonio e nascite.

Dopo il baby boom (e soprattutto da met anni ’70): Declino della fecondit anche di basso
ordine. Diminuzione fecondit prima dei 30 anni. Aumento et media alla nascita del primo glio.

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Il TFT risale con il baby boom (alla ne degli anni 60) e poi comincia la discesa.
Si passa da un Paese in espansione a un Paese in contrazione della popolazione.
TFT1 rimane alto no agli anni 70 e poi comincia a calare (il primo glio rimane comunque
“sostenuto”).
TFT di ordini superiori, invece, diminuiscono.

Cosa succede dopo il baby boom?


Dopo il baby boom la fecondit inizia una nuova fase di declino, che si accentua a partire dalla
met degli anni Settanta.
Nel mondo occidentale la fecondit scende per la prima volta sotto la soglia dei 2 gli per donna
in Svezia nel 1968.
L’Italia scende de nitivamente sotto tale livello nel 1977.
Il declino italiano da met anni ’70 no a met anni ’80 pi accentuato rispetto a qualsiasi altro
paese occidentale, tanto che a ne anni ’80, scendendo attorno a 1,35 gli per donna l’Italia tocca
il livello pi basso al mondo.
Ad inizio anni Novanta alcune regioni centrosettentrionali scendono sotto un glio per donna.

Fattori che causano il declino dopo il baby boom (diminuisce la fecondità sotto i due gli per
donna):

a) Disponibilit di mezzi contraccettivi moderni


La pillola viene introdotta nel corso degli anni Sessanta. Sessualit sempre pi autonoma rispetto
alla procreazione. Ma non la disponibilit di metodi contraccettivi che riduce di per s le nascite.
La contraccezione solo uno strumento, che pu essere o meno utilizzato in funzione di quanti
gli si desidera avere.

b) Partecipazione femminile al mercato del lavoro


La Transizione riproduttiva stata caratterizzata dall’investimento dei genitori sui gli (grazie alla
riduzione della mortalit infantile e al passaggio da una produzione di “quantit ” ad una di
“qualit ”).
In tale fase pi facile la mobilit sociale dei gli che dei genitori stessi.
La diminuzione della fecondit dagli anni Settanta in poi invece caratterizzata da un
investimento dei genitori su se stessi, ed in particolare per le donne.
E’ il periodo dell’emancipazione femminile, dell’aumento della scolarizzazione e dell’occupazione
delle donne (auto-realizzazione non solo in ambito familiare, ma anche lavorativo e professionale).
La conciliazione tra realizzazione professionale e formazione della famiglia appare di cile.
In questa fase, la fecondit scende sotto i due gli proprio nei paesi pi avanzati rispetto alla
partecipazione lavorativa femminile.
Il primo paese a scendere sotto tale livello infatti la Svezia, nel 1968.
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c) Allungamento dei tempi di passaggio all’et adulta e posticipazione della formazione
della famiglia
A partire dagli anni Sessanta inizia la scolarizzazione di massa (esempio: accesso di massa
all’universit ).
Ci posticipa i tempi di entrata nel mondo del lavoro e di conquista dell’indipendenza economica
dei giovani.
Inoltre, sempre dagli anni Sessanta, inizia un processo di emancipazione giovanile e di
cambiamento dei valori individuali e delle norme sociali.
Cambiano i rapporti con i genitori, che diventano meno rigidi e autoritari. Aumenta la propensione
a prolungare la permanenza nella casa dei genitori godendo di ampi comfort e libert .
Ma anche di andar a vivere autonomamente senza necessariamente sposarsi.

Conquista spazio la fase giovane-adulta (piena autonomia ma ancora senza troppi vincoli)
Inoltre, desiderio di maggiore qualit attesa nella vita di coppia (necessit di mettere alla prova la
relazione con il partner prima di sposarsi).
Tutti fattori che portano ad un allungamento delle tappe di transizione alla vita adulta (causate da
fattori sociali e culturali) e soprattutto del matrimonio (conseguenza: gli sempre pi tardi).

In conclusione : Il numero desiderato di gli rimane superiore ai due, ma di colt di conciliazione


tra lavoro e famiglia, la posticipazione e una serie di altri fattori (nuovo ruolo della donna, lavoro
femminile, emergere della fase giovanile-adulta…) portano spesso ad avere un glio in meno
rispetto al numero considerato ideale.

Inversione di tendenza:
Se la Svezia stato il primo paese a scendere sotto i 2 gli per donna, anche il primo ad
evidenziare segnali di inversione di tendenza a partire dal 1983
(per mantenersi poi sistematicamente sopra la media europea).
L’Italia dopo aver toccato il record negativo mondiale a ne anni Ottanta (TFT=1.35), la fecondit
continua a scendere no al minimo storico del 1995 (1.19).
All’epoca del baby boom nascevano un milione di bambini l’anno, nel 1995 si scende a 526 mila
(un dimezzamento nel corso di 30 anni, ovvero nella distanza tra due generazioni).
Solo dopo il 1995 il TFT ricomincia a salire (per poi interrompersi in corrispondenza della Grande
recessione del 2008).

Lezione 14
Fecondità in Italia : dal 1995 alla Grande Recessione

A partire dal 1995, per la prima volta dal baby boom la fecondit italiana riprende a salire.
Dal 1995 al 2010 (max) passa da 1.19 (minimo storico) a 1.46 gli.

Ma anche importanti
cambiamenti qualitativi:

• Continua la posticipazione
(fecondit over 30 supera quella
under 30)
• Per la prima volta Nord e Sud
presentano dinamiche opposte.
• Diventa sempre pi rilevanti le
nascite extra-nuziali
• Crescita accentuata
dell’incidenza delle nascite da
genitori stranieri.

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Dopo il 1995 (nel 1995 minimo storico —> TFT = 1.9) :

- in crescita le nascite in età avanzata (aumenta la fecondità)


In questa fase il TFT (intensit nale) aumenta ma continua l’aumento dell’et media alla maternit
(cadenza).
Et media al primo glio superato i 30 anni nel 2008.
A partire infatti dal 1995 la fecondit sopra i 30 anni cresce pi di quanto diminuisca quella sotto i
30 ( no alla crisi). Aumento anche della nascite dopo i 40 anni: quasi 10%.

- molto basse le nascite precoci


Per contro, in Italia – diversamente da quanto si osserva in altri paesi occidentali – non sembrano
trovare spazio le esperienze di maternit in et molto giovane.
La percentuale di nati da donne con meno di venti anni, gi relativamente contenuta nella met
degli anni Novanta, nel decennio successivo scende sotto al 2%.

- in forte crescita le nascite extra-nuziali


Come conseguenza della di usione delle convivenze (coppie di fatto) aumentano anche le nascite
fuori dal matrimonio —> successivamente, soprattutto in un contesto italiano, si ha il matrimonio.
L’incidenza dei nati da genitori non coniugati ha registrato un forte incremento, passando dall’8 a
oltre il 25% del totale dei nati.
Si tratta di un incremento in larga parte concentrato nel centro-nord.
In particolare in Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna il dato sale a oltre un bambino su tre.
Il trentino ha una composizione etnica tedesca (il sistema è arrivato prima); in Emilia Romagna vi è
un processo di secolarizzazione maggiore —> la popolazione è più “distaccata” dalla concezione
religiosa del matrimonio.

- in forte crescita le nascite da genitori stranieri


L’incidenza dei nati con almeno un genitore straniero sul totale dei nati aumentata da meno di
una su venti nel 1995 a oltre 20% oggi (15% entrambi genitori stranieri; valori ancora pi elevati
nel Nord Italia).
Si pu stimare che la recente ripresa dei livelli di fecondit sia imputabile per circa la met alle
nascite da madri straniere e per met ci sarebbe comunque stata anche senza il contributo
dell’immigrazione.

PERSISTENTE BASSA FECONDITÀ


L’Italia è uno tra i Paesi con tasso di fecondità molto basso —> in alcuni Paesi è stato un episodio
transitorio, mentre in Italia risulta essere una costante.

Quali sono i motivi per considerare “bassa” la fecondità italiana?


1. Gli italiani fanno meno gli rispetto agli altri paesi occidentali.
La media europea sopra 1,5 gli. Noi ne facciamo uno ed un terzo.
Il fatto per che negli altri paesi la produzione di bambini sia pi consistente non un argomento
di per s su ciente per farci preoccupare della nostra scarsa natalit .
Se infatti esistesse in Italia una minor domanda di gli, sarebbe del tutto sensato avere anche una
produzione pi contenuta.

2. Gli italiani desiderano pi gli di quanti ne fanno.


Tutte le indagini tema documentano come il numero desiderato di bambini sia mediamente
superiore a due.
Esiste un ampio divario tra domanda ed o erta: le coppie italiane hanno meno gli rispetto a
quanti ne vorrebbero.
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tuttavia, neanche il secondo motivo di per s su ciente per considerare troppo bassa la
fecondit italiana.
Il fatto che non solo facciamo meno bambini:
1) rispetto agli altri paesi
2) e rispetto a quanto desiderato dalle stesse coppie
italiane;

3. Gli italiani hanno meno gli rispetto a quanto sarebbe utile per un adeguato sviluppo sociale ed
economico del paese.

Una delle principali conseguenze della denatalit (= diminuzione de tasso di fecondità) infatti
invecchiamento della popolazione.
In particolare, il rapporto tra anziani pensionati e persone occupate destinato a diventare uno
dei peggiori al mondo.
Alla fecondit pi bassa rispetto agli altri paesi corrisponde quindi un processo di invecchiamento
pi accentuato, e di conseguenza maggiori costi da a rontare per fronteggiarlo (pensionistici,
sanitari, di ristrutturazione del sistema di welfare, ecc).

BENESSERE (materiale e di qualità della vita), DEMOGRAFIA E SOSTENIBILITÀ


Alla ne del XVIII la rivoluzione industriale nei paesi europei si accompagna ad una consistente e
prolungata crescita della popolazione (una discontinuit di pari portata si era realizzata con la
rivoluzione del Neolitico).

1 rivoluzione *Neolitico : cala la qualità della vita e aumenta la natalità perche le risorse
permettono di “sostenere” i centri urbani.

2 rivoluzione *Industriale

Tale moto di crescita mette in discussione il nesso di causa- e etto tra sviluppo demogra co e
andamento delle risorse il cui principale sostenitore era Thomas Robert Malthus.
La tesi di Malthus si basa sull’inconciliabilit tra la potenzialit di crescita della popolazione, «che
se non controllata cresce in progressione geometrica», e quella delle risorse necessarie alla
sopravvivenza, essenzialmente il cibo, «che crescono solo in progressione aritmetica».

* break even point : da quel punto in poi le risorse non sono più su cienti a sostenere la
popolazione.
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La capacit moltiplicativa della popolazione mette in tensione il rapporto tra cittadini e risorse no
a quando non entrano in azione dei freni – che Malthus de nisce repressivi – alla crescita
demogra ca: fame, guerre, epidemie.
Questi freni riducono la numerosit della popolazione ristabilendo in modo traumatico un rapporto
pi adeguato con le risorse.
L’equilibrio dura no a un nuovo ciclo negativo che si instaura se la capacit riproduttiva della
popolazione non trova freni di altra natura, pi virtuosi e consapevoli, che Malthus de nisce
preventivi, che consistono nel regolare la quantit di matrimoni ritardandoli o evitandoli.
Il controllo sulla nuzialit era l’unico freno preventivo accettabile.

Teoria di Boserup

Tuttavia, lo studio di molte altre


popolazioni del passato, specie quelle
legate all’agricoltura, dimostrerebbe
l’e etto opposto, cio la crescita della
popolazione sarebbe di stimolo alla
ricerca di nuove terre, di nuove colture,
di avanzamento tecnologico.
Secondo questa teoria ottimistica
elaborata da Ester Boserup lo sviluppo
demogra co generatore di sviluppo.
L’idea di base che le innovazioni
tecnologiche e le scoperte scienti che
vengano stimolate dalla necessit di
soddisfare i bisogni crescenti di una
popolazione in incremento numerico.

L’innovazione tecnologica ha il potere di cambiare le risorse disponibili.

La tensione tra queste due visioni contrapposte non è ancora risolta:


In epoca contemporanea la forte espansione economica sperimentata da Cina e India sembra
smentire le ipotesi catastro che di Malthus;

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Contemporaneamente, nell’Africa sub-sahariana la situazione di sottosviluppo e arretratezza
tecnologica si legano a una popolazione che cresce a ritmi molto elevati.

Conferenze sulla popolazione:

Lezione 15

Nelle due ultime conferenze vi è stato un cambio di rotta : alcuni paesi entrano in una fase di
transizione verso lo sviluppo (migliorano le condizioni di vita) —> vi è crollo della fecondità e la
popolazione cresce di meno.

Si pone, quindi, l’attenzione sullo sviluppo economico e lo sviluppo sostenibile.

I paesi nordici, con adeguate misure di conciliazione tra lavoro e famiglia, permettono una
diminuzione “minore” della fecondità.

Non sono più avvenute conferenze globali mondali sulla popolazione, ma le conferenze singole si
hanno ancora.

Si apre una nuova fase : temi multidisciplinari. Si apre una conferenza generale nel 2000 da parte
dell’ONU con cui si stabiliscono dei provvedimenti da attuare entro il 2015:

- Dimezzare povertà e fame


- Istruzione primaria universale (obiettivo ancora oggi rimasto a metà)
- Pari opportunità di genere
- Ridurre la mortalità infantile
- Migliorare la salute materna
- Combattere HIV/AIDS, malaria e altre malattie
- Assicurare la sostenibilità ambientale
- Partnership globale per lo sviluppo

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Molti di questi obiettivi sono stati raggiunti.
Superati tali temi, se ne sono creati altri. Sono stati individuati 169 nuovi target per promuovere lo
sviluppo sostenibile (SDGs) da raggiungere nel 2030.

Parte da insostenibilit dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche
su quello economico e sociale.
Ci si vuole discostare dalla visione materialistica del benessere e orientarsi verso la qualità della
vita, la salute mentale…

Globalmente, nel XX secolo si realizzata la massima crescita demogra ca e si raggiunto il


massimo sviluppo in termini di ricchezza, produttivit e salute. Tuttavia, questo secolo anche
stato quello in cui sono diventate sempre pi evidenti le disuguaglianze di crescita sia
demogra ca sia economica.
Inoltre, nonostante la grande capacit dell’industrializzazione di moltiplicare le risorse, alcune
materie prime importanti sono limitate.
Basti pensare all’attuale dipendenza delle societ avanzate dal petrolio, al suo progressivo
esaurimento e alla sua importanza negli equilibri internazionali). Gi verso la ne dell’Ottocento
l’economista Jevons metteva in guardia dal rischio di esaurimento delle riserve di carbone.

Sviluppo sostenibile : un’impronta ecologica

Impronta ecologica: Mette in relazione quanto usato dall’uomo per i propri consumi rispetto alla
capacit della terra di rigenerare tali risorse.
Nel caso dei Paesi pi sviluppati le risorse usate sono di pi rispetto a quanto la Terra sia in grado
di rigenerare.

Conseguenza: impoverimento del capitale naturale lasciato come disponibilit per le future
generazioni.

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SVILUPPO SOSTENIBILE

Modello I P A T —> scompone l’impatto ambientale in 3 componenti

Sintetizza l’e etto moltiplicativo sull’ambiente (Impact —> maggiore è I, “peggio” è per
l’ambiente) di tre variabili indipendenti: la popolazione (Population), il benessere economico
(A uence) e la tecnologia (Technology), secondo la seguente formula: I= P × A × T

P rappresenta il numero di abitanti della Terra o di un’area selezionata;


A il consumo medio per abitante (C/P);
T una misura inversamente proporzionale all’e cienza tecnologica (per esempio energetica) ed
da intendersi come misura di spreco ambientale per unit di consumo (I/C).
L’incremento di popolazione, cos come il consumo medio, incrementano l’impatto ambientale,
mentre l’e cienza tecnologica nello sfruttamento delle risorse lo diminuisce.

Lezione 16
Indice dello sviluppo umano (ISU)
Una prima risposta alle esigenze di de nire il Benessere integrando misure monetarie con misure
non monetarie del benessere stata a rontata mediante la creazione dell’indice di sviluppo
umano a partire dagli anni ’90.

L’indice di sviluppo umano formato componendo le misure di tre dimensioni:


• Un indice che misuri la lunghezza attesa della vita in buona salute;
• Un indice di accesso alla conoscenza (possibilità di accesso all’istruzione);
• Un indice che misuri il reddito e quindi il benessere economico.

Le tre grandezze sono disomogenee —> hanno unità di misura di erenti.

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De niamo l’ISU come media geometrica di tre grandezze:

Con un’elevata aspettativa di vita


(85 anni), tale indicatore sarebbe 1.
È il massimo valore.

Con un’aspettativa bassa (20 anni),


tale valore sarebbe pari a 0.

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La media geometrica dei tre indici visualizzati permette di stilare un ranking fra Paesi:

Da statistiche del 2018, ISU è più elevato in Norvegia, Svizzera, Australia, Irlanda, Germania …
(paesi di taglia medio/piccola).
L’Italia è al 28esimo posto —> ISU = 0,88.

Le dinamiche migratorie
Le migrazioni svolgono da sempre un ruolo cruciale nella storia dell’umanit . Il successo adattivo
delle popolazioni umane strettamente legato alla capacit di spostarsi sul territorio e la storia
delle civilt stata profondamente in uenzata dai movimenti migratori.

La rivoluzione del neolitico ha provocato una progressiva sedentarizzazione delle comunit umane
ma, allo stesso tempo, ha creato le condizioni per la nascita delle migrazioni come le intendiamo
oggi. La mobilit non pi un comportamento di uso, sperimentato ripetutamente per brevi
tragitti e da piccoli gruppi di persone, ma un fenomeno concentrato in pochi eventi per ussi
consistenti di persone.

Dal pdv storico :


▪ Movimenti di popolazioni barbariche nei primi secoli dopo Cristo (dall’Asia all’Europa: Goti,
Ostrogoti, Visigoti; da nord-est a sud- ovest in Europa: Vandali, Sassoni, Franchi, Burgundi, Svevi
ecc.),
▪ Colonizzazione tedesca dell’Europa orientale medievale, la cosiddetta «spinta verso est»
▪ Movimenti da nord a sud nella penisola iberica al seguito della Reconquista,
▪ Commercio degli schiavi (si stima che tra il 1470 e il 1870 tra i 9 e gli 11 milioni di schiavi siano
stati deportati dall’Africa nelle Americhe).

Verso la ne del periodo medievale la nascita degli stati-nazione pone maggiori limiti alla mobilit e
si de nisce in maniera pi precisa la condizione di immigrato. Ogni stato sovrano, ha i suoi
cittadini e suoi con ni. Chi li oltrepassa compie una migrazione internazionale.

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Una svolta arriva con la scoperta dell’America (1492)
• Prende avvio il fenomeno della migrazione transoceanica (detta anche migrazione a lungo
raggio) dall’Europa al Nuovo Mondo. Per i primi tre secoli i ussi migratori risultano in modesti
(soprattutto perché erano molto costosi) : mediamente non pi di un milione di partenze per ogni
secolo, anche se gli alti Tft sperimentati dai nuovi insediati permettono di popolare le nuove terre.
• Parallelamente, all’interno dell’Europa cresce la mobilit a medio e corto raggio, dalle
campagne alle citt , grazie anche alla di usione di innovazioni tecnologiche che facilitano i
trasporti: sviluppi nella navigazione, costruzione di strade, sviluppo del trasporto pubblico.
• Lo sviluppo tecnologico investe anche le campagne. La meccanizzazione e l’introduzione di
capitali accresce in maniera signi cativa la produttivit del lavoro agricolo e riduce il fabbisogno
di manodopera.

▪ La crescita demogra ca (la popolazione europea passa da 188 milioni di persone nel 1800 a
458 milioni nel 1913) e la scarsit di nuove terre coltivabili, creano in Europa (in piena transizione
demogra ca) un eccesso di forza lavoro. (Fattori di spinta)

▪ Contemporaneamente, al di l dell’oceano, si ha una elevata disponibilit di terra e capitali. I


di erenziali salariali attraggono i migranti (Fattori di attrazione)

In una seconda fase (1846-1932) pi di 50 milioni di persone lasciano l’Europa.


Sono 18 milioni da Gran Bretagna e Irlanda, 11 milioni dall’Italia, 6,5 milioni da Spagna e
Portogallo, 10 milioni da Austria, Ungheria e Germania, 5 milioni da Russia e Polonia. Le
destinazioni principali sono di certo gli Stati Uniti (circa 34 milioni di arrivi) seguite a distanza da
Argentina (7 milioni), Canada (5 milioni), Brasile (4,4 milioni) e Australia/Nuova Zelanda (3,5 milioni)

▪ L’ondata migratoria rallenta in una terza fase quando nei paesi di destinazione diminuisce la
domanda di manodopera (diminuzione dei fattori di attrazione) e nelle citt europee sbocchi
alternativi in attivit non agricole, industria e servizi (diminuzione dei fattori di spinta).

▪ La frenata decisiva ai ussi migratori connessa anche alle politiche di immigrazione. Se prima
erano stati allentati vincoli e restrizioni all’espatrio (in Italia nel 1901 era stata abolita una
normativa che limitava gli spostamenti), erano poi state adottate nei paesi di arrivo politiche che
tendevano a favorire l’immigrazione. In particolare, negli Stati Uniti era stato emanato
l’Homestead act (1862) che concedeva terra senza oneri a chi avesse fatto richiesta di diventare
cittadino americano.

▪ Il clima cambia negli anni che seguono la prima guerra mondiale (inizia un ripiegamento dei
ussi migratori) : nel secondo decennio del XX secolo, vengono adottate misure restrittive tra cui
la pi nota il National Origin Act (meglio noto come Johnson Act) emanato nel 1924 dal
Congresso americano con l’obiettivo di porre restrizioni all’ingresso di persone provenienti dai
paesi non anglosassoni.

▪ La crisi economica degli anni Trenta e l’avvio di politiche tese a limitare le partenze adottate in
alcuni paesi europei comportano un deciso rallentamento delle migrazioni internazionali.

▪ Solo nel secondo dopoguerra si assiste a una consistente ripresa dei ussi (quarta fase). Oltre
al Nord America, che continua a essere una destinazione molto ambita, ci si sposta anche entro
i con ni europei sulla spinta di un’elevata domanda di manodopera soprattutto nei paesi pi
colpiti dalle devastazioni belliche. La crisi petrolifera del 1973-74 chiude di fatto questa fase
quando i paesi del sud Europa vedono indebolire il loro slancio demogra co mentre il loro livello
di benessere cresce.

▪ Fino ad arrivare ai giorni nostri (quinta fase) ... Flessibilit del lavoro, aumento contratti non
standard, maggior instabilit dell’occupazione.

▪ La rivoluzione microelettronica riduce il lavoro manuale nell’industria e sviluppa le possibilit di


scambio di informazioni a livello planetario.

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L’evoluzione del sistema di trasporti contribuisce a ridisegnare il quadro delle migrazioni
internazionali. Sono sempre di pi i paesi e le regioni coinvolte ed sempre pi complessa la rete
di legami tra dinamiche migratorie e strategie economiche.

▪ Il moltiplicarsi di traiettorie va a disegnare un quadro ben pi complesso di quello che appariva


nel passato. Paesi che erano stati precedentemente terre di emigrazione (Italia, Spagna),
diventano terre di immigrazione.

▪ Si fa d’altra parte strada il fenomeno del brain drain ovvero della fuga di manodopera quali cata
da Paesi che nono sono in grado di assorbirla.

Migrazioni internazionali dal pdv gra co:

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Immigrazioni in Italia
Tra i fenomeni demogra ci, quello dei movimenti migratori il pi di cile da misurare ed
analizzare:
- perch sono pi scarsi (e di minor qualit ) i dati disponibili (sia per i regolari e tanto pi per gli
irregolari)
- perch si evolve in modo di cilmente prevedibile (es. sbarco albanesi ad inizio anni ’90).
Fonti di dati di base per l’immigrazione :
• Gli immigrati regolari devono possedere il “permesso di soggiorno”
Il numero di permessi di soggiorno (Ministero dell’Interno) ed i dati contenuti sono una fonte
importante di informazione (vale per solo per i maggiorenni).
• Esistono poi i dati dell’anagrafe per gli stranieri che prendono la residenza in un comune
(residenti).
• Ed in ne i dati del censimento.

Sfugge il “sommerso” delle presenze “Irregolari” e “clandestine”.

L’Italia stata a lungo un paese di emigrazione.


Attualmente sta diventando rilevante il usso di immigrazioni.

Tre fasi dell’emigrazione italiana:


• Dall’Unit d’Italia n oltre la prima GM (fase di ascesa)
• Tra le due guerre mondiali (fase di contrazione)
• Dal secondo dopoguerra agli anni ’70 (fase di ascesa, poi nuovamente discesa)

1 fase : Scoppiano le emigrazioni di massa (prima spostamenti pi a breve raggio e di minore


entit ) favorita da i seguenti fattori di spinta
* Forte crescita della popolazione italiana (Transizione)
* Evoluzione mezzi di spostamento e comunicazione (ferrovie, navi a vapore, ecc.)
* Arretratezza e contraddizioni nello sviluppo economico-industriale (esodo soprattutto dal Sud e
dal Nord-est)
* Crisi agraria (concorrenza dei mercati stranieri, es. cereali)

2 fase : La grande depressione del 1929 blocca il processo di “globalizzazione” ante litteram che
si era innescato a ne ‘800. Politiche protezionistiche. La domanda di lavoro diminuisce anche
[Link] fascista puntava a crescita demogra ca del paese e quindi non incentivava
l’uscita di pop. con emigrazione.

3 fase : Riprende emigrazione, sia interna (da sud verso triangolo industriale e grandi citt ) che
estera (soprattutto verso altri paesi europei).
Il saldo migratorio cambia di segno a partire dagli anni ’80. L’Italia diviene un paese che attrae
immigrazione.

Lezione 17

Immigrazioni
La scelta di emigrare pu avere varie motivazioni; la più comune, tuttavia, è il lavoro —>
l’obiettivo è quello di migliorare le condizioni di vita.

I fattori economici sono il principale motore dell’emigrazione (fattori di spinta e attrazione).


Il usso migratorio da uno stato ad un altro risente degli squilibri demogra ci ed economici tra i
due stati (es. Messico e USA, sponda sud e sponda nord del mediterraneo).

* a ne anni ’60 gli italiani smettono di emigrare. Da anni ’80, invece, aumentano gli immigrati in
Italia. Tuttavia, le migrazioni interne sono andate avanti oltre gli anni ’70.

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Situazione delle immigrazioni in Italia:
• Censimento del 1991: la pop. straniera era una quota molto bassa del totale dei residenti, poco
superiore allo 0,5 per cento (ovvero 356 mila persone).
• Censimento del 2001: gli stranieri sono 1,3 milioni (2,3%)
• Negli ultimi anni aumento in tutta Italia (regol. legge Bossi-Fini).
Continua ad essere pi accentuato al Nord.

Al 1/1/2014 quasi 4,922 milioni su 60,782 (circa l’8% della popolazione italiana)

Gli immigrati irregolari


Secondo i dati del 2012: poco meno di 5 milioni i residenti
Una valutazione globale deve per tenere conto anche di :
• regolari non residenti (con permesso di soggiorno)
• irregolari (permesso scaduto)
• clandestini (mai avuto permesso di soggiorno)

Gli irregolari hanno un andamento ciclico : il numero di irregolari oscilla e si può ridurre con la
sanatoria.

Immigrati ma non stranieri: quando ci si sposta all’interno di uno stesso paese, ma anche nel
caso di ottenimento della cittadinanza.
Stranieri ma non immigrati: i nati in Italia da genitori non italiani (almeno no ai 18 anni).
Non tutti gli stranieri sono extracomunitari (non cittadini della Ue).

Ad esempio: non sono extracomunitari i rumeni, lo sono gli svizzeri e gli americani.
I provenienti da paesi comunitari godono dei diritti dei cittadini europei.
Ad es. possono votare per le elezioni amministrative.
Stranieri con permesso di soggiorno di lungo periodo (carta di soggiorno): da almeno 5 anni , con
un proprio reddito, alloggio e conoscenza lingua italiana.

Dinamismo della popolazione


Popolazione straniera demogra camente molto pi dinamica rispetto alla popolazione italiana:
• Struttura per et molto pi giovane
• Natalit pi elevata
• Mortalit molto pi bassa (perch molti meno anziani)
• Mobilit nel territorio molto maggiore (soprattutto da Sud a Nord)
• Tassi di attivit lavorativa pi elevati
A fronte di una popolazione autoctona stazionaria, quella straniera in crescita accelerata.
In alcuni settori lavorativi (ad es. l’edilizia, ma anche badanti, ecc.) l’apporto degli stranieri
oramai diventato indispensabile.

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Senza gli oltre due milioni di lavoratori stranieri l’economia italiana crollerebbe. -> quasi 10% del
Pil.
Ma tengono anche attive le casse dell’Inps (per ora ampie entrate in contributi prev. e poche
uscite per pensioni) .

Incertezza sulle previsioni


Le condizioni dello sviluppo economico del paese di attrazione, lo sviluppo del mercato del lavoro
e il clima sociale, o anche particolari eventi che possono far variare le condizioni nei maggiori
paesi di partenza, sono elementi di cili da anticipare e aumentano l’incertezza delle previsioni.

Decisioni politiche riguardanti la razionalizzazione del fenomeno possono in uire sensibilmente, in


particolare attraverso l’applicazione di criteri pi o meno rigorosi di ingresso sul territorio italiano.

La previsione della popolazione straniera risente anche dell’acquisizione della cittadinanza italiana
(attualmente pu essere richiesta dopo dieci anni di residenza o al diciottesimo compleanno per i
nati in Italia). L’incertezza su tale fattore pu essere legata sia a mutamenti legislativi, che alle
dinamiche nell’evoluzione delle domande.

8% percentuale di
stranieri in Italia;

14% percentuale
degli stranieri che si
stabilisce in Italia

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Gli stranieri in Italia (8%) non son distribuiti in modo equo.
Nel Nord gli stranieri sono il 10% della popolazione residente (in testa Lombardia)
Nel Sud si arriva poco sopra al 3%.
Conseguenza delle diverse possibilit di inserimento, soprattutto lavorativo, nei vari contesti
territoriali.
Nell’Italia centro-settentrionale quasi raggiunti livelli propri di tradizionali paesi di accoglimento
dell’Europa occidentale.

Fasi dell’immigrazione :
La presenza straniera in Italia pi variegata rispetto ad altri paesi di destinazione (molteplicit dei
luoghi di provenienza).
Prima fase (anni ‘80) le provenienze maggiori corrispondevano ai paesi del terzo mondo (africani
ed asiatici, in particolare Senegal, Tunisia e Filippine).
Seconda fase (a partire dagli anni ‘90) il crollo del regime sovietico e la di cile situazione dei
paesi dell’est europeo, hanno successivamente fatto emergere una consistente emigrazione
dall’Europa centro-orientale.
Nella fase pi recente soprattutto per lavori come badanti e colf.
Attualmente gli est-europei sono diventati di gran lunga la componente pi numerosa della
presenza immigrata (oltre il 45 per cento degli stranieri residenti).

* partecipazione elevata soprattutto negli istituti professionali (14.5%)

Problemi rimasti ancora aperti:


1. adozione di una e cace regolamentazione dei ussi in entrata, cosa obiettivamente di cile –
come dimostrano le varie sanatorie che si sono succedute in questi anni – anche in assenza di
una normativa comune dell'Unione europea.
2. e ettiva integrazione degli stranieri, oltre che nel tessuto economico del Paese, anche in
quello sociale. Inserimento pi facile, potenzialmente, per i gli degli emigrati. Ma servono
speci che politiche.

Come si collocano le seconde generazioni di immigrati?


Dipende da quanto sono radicati in Italia. In totale i minori stranieri sono circa 850 mila.
Questo signi ca che la maggior parte dei minori stranieri sono nati in Italia.

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De nizione pi ampia:
•Seconde generazioni (G2): nati in Italia da genitori immigrati.
•Generazione 1,75 (0-5 anni): arrivati in et prescolare, intera carriera scolastica nel paese di
destinazione
•Generazione 1,50 (6-12 anni): cominciato la formazione primaria nel paese di origine, ma
completato nel paese di arrivo.
•Generazione 1,25 (13-17 anni): soggetti che arrivano nella parte nale del percorso formativo di
base.

In conclusione:
I residenti stranieri residenti sono quasi 5 milioni, con maggioranza di religione cattolica.
Oltre la met provengono da paesi europei (circa un terzo da paesi della Unione Europea).
Inoltre oltre mezzo milione sono nati in Italia (seconde generazioni). Quindi italiani di fatto (ma non
per legge).

Complessivamente alta incidenza immigrati (superato Francia e UK) ma anche perch pi


restrittivi da noi i criteri per ottenimento della cittadinanza.
Ad es. in Francia sono circa il 6% gli stranieri, ma gli immigrati sono oltre il 10% (il 4% ha poi
acquisito la cittadinanza)

I dati attuali e le previsioni evidenziano come l’immigrazione sia un fatto oramai strutturato e
imprescindibile della popolazione italiana.
Importanza cruciale per l’economia del Paese di arrivo.
Fattore di stimolo per la crescita (lavoro che crea lavoro -> Imprenditori; colf e badanti, ecc.).
Quasi 10% del Pil prodotto dagli immigrati.
Contributori netti per le casse dell’Inps.
Ma anche per i paesi di origine (attraverso le “rimesse”, ovvero i soldi che spediscono ai familiari
rimasti nei paesi di provenienza).
Alcuni contro Recenti studi mostrano per , specie nelle classi sociali, meno abbienti, che gli
autoctoni percepiscono una competizione sul mercato del lavoro con gli immigrati. Specialmente
nei lavori a minore specializzazione.

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