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CASO PRATICO

Il documento analizza l'Accordo di Monaco del 1938 e le sue implicazioni legali, evidenziando le violazioni da parte della Germania e le reazioni degli Stati coinvolti. Si discute la validità delle denunce unilaterali da parte di Francia e Regno Unito, sottolineando che non hanno rispettato le procedure previste dalla Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati. Inoltre, si esplorano le questioni di dolo e costrizione che hanno influenzato la conclusione dell'accordo e le successive azioni degli Stati.
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CASO PRATICO

Il documento analizza l'Accordo di Monaco del 1938 e le sue implicazioni legali, evidenziando le violazioni da parte della Germania e le reazioni degli Stati coinvolti. Si discute la validità delle denunce unilaterali da parte di Francia e Regno Unito, sottolineando che non hanno rispettato le procedure previste dalla Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati. Inoltre, si esplorano le questioni di dolo e costrizione che hanno influenzato la conclusione dell'accordo e le successive azioni degli Stati.
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CAS PRATIQUE :

L'affare che ci viene presentato porta a riconsiderare il processo seguito dall'Accordo di Monaco
e in particolare le reazioni di ogni Stato di fronte a questo accordo. Si esamineranno quindi le risposte che

avrebbero potuto essere apportate alle questioni sollevate alla luce della Convenzione di Vienna sul
diritto dei trattati.

I) a. I motivi di diritti contemplati dagli Stati denunciatari.

La conclusione dell'Accordo di Monaco tra i governi inglese, francese, tedesco e


L'Italia il 29 settembre 1938 nell'ambito della conferenza quadripartita aveva come obiettivo di
permettere alla Germania di strappare alla Cecoslovacchia il territorio dei Sudeti in cui vivevano a
l'epoca un gran numero di tedeschi. Gli Stati si piegano di fronte alla pressione tedesca in
sacrificando gli interessi di una terza potenza. Ma lo Stato tedesco viola l'accordo già
marzo 1939, violazione alla quale lo Stato francese e il Regno Unito reagiranno nel 1942 attraverso una
denuncia del suddetto accordo.

a) Se gli Stati denunciatori hanno effettivamente pensato di concedere un consenso informato – nel
una misura rigorosa, sarà oggetto del secondo punto - al momento della conclusione dell'Accordo di
Monaco (Art.15 CVDT) e quindi esprimere la loro volontà di essere vincolati dal trattato; non ne rimane comunque

meno che, già a quest'istante, la Germania aveva previsto di consentire la realizzazione del suo piano
d'aggressione elaborato nel 1936 precisamente con la firma di questo accordo. La violazione di quest'accordo
era quindi nel caso previsto molto prima della sua conclusione: la qualificazione di una situazione di
dol(art.49 CVDT) si pone quindi che la conclusione del trattato può essere considerata come rilevante
di una condotta fraudolenta di uno Stato che ha partecipato alla negoziazione. La Germania si è comportata
essendo consapevoli delle conseguenze del trattato ma ancor di più desiderando che questi
le conseguenze si realizzano in modo da abusarne successivamente. La violazione dell'allegato n. 1 di
L'accord era previsto dalla Germania che, lontano dal contribuire alla protezione delle frontiere dello Stato
la Cecoslovacchia, al contrario ha operato un smembramento del resto della Cecoslovacchia fin da
marzo 1939. A questo riguardo, gli Stati avrebbero potuto, in certa misura, pretendere alla nullità relativa di
l'atto con cui si sono impegnati dal momento in cui il governo hitleriano aveva concluso questi accordi
con un'intenzione fraudolenta di non applicarli e con l'unica intenzione di procedere
in seguito all'invasione della Cecoslovacchia.
D'altra parte, se i vizi del consenso possono essere oggetto di una denuncia, avrebbero potuto
essere interrogato dalla Germania riguardo alla perdita del diritto di invocare un motivo di nullità di un
trattato o un motivo per porvi fine (art. 45 CVDT) a causa di un acquiescenza dello Stato denunciante.
Si sa conosce, sarebbe semplice per uno Stato avvalersi di un vizio del consenso che ha lui stesso
accettato; ma inoltre, spetta alla sua volontà e alla sua sovranità decidere di rimanere legato a un
Accordo1A questo riguardo, si potrebbe quindi, in considerazione del tempo durante il quale gli Stati membri non hanno
reagire alla violazione del trattato - denuncia quattro anni dopo l'accordo - considerare questi ultimi
come avendo acconsentito e quindi acconsentito al vizio. L'articolo 49 CVDT è esplicitamente compreso
alla luce del rinvio operato dall'articolo 46 CVDT; si potrebbe supporre che la condotta degli Stati che
non hanno certamente protestato ma non hanno tuttavia agito porterebbe di fatto all'accettazione implicita
di che vizio del consenso. Per sfumare queste affermazioni, è lecito dubitare di questo argomento
da allora in poi, prima di marzo 1939, le intenzioni dello Stato Tedesco non avrebbero potuto essere considerate. Così

Le azioni in sé operate dalla Germania sarebbero state riconosciute dalle giurisdizioni?


internazionali come espressione di un dolo prima della scoperta delle intenzioni tedesche da parte dei
documenti comunicati durante i processi di Norimberga? In questo senso, è lecito pensare che
gli Stati non avrebbero acconsentito al dolo iniziale di cui sono stati oggetto, ma hanno acconsentito maggiormente a
la violazione dell'accordo attuata dallo Stato Tedesco. Infatti, i documenti che dimostrano l'intenzione
di far sparire la Cecoslovacchia sono stati rivelati solo in occasione dei processi di Norimberga
qui si sono tenuti nel 1945.
Così, gli Stati non avrebbero potuto invocare in modo certo le manovre fraudolente di cui hanno
oggetto da parte della Germania e del cancelliere del Reich che prevedeva la violazione dell'accordo
ben prima della sua conclusione. È quindi probabilmente pertinente invocare il dolo materialmente
costituito nonostante l'infima prospettiva dell'accettazione che avrebbe potuto sollevare interrogativi riguardo a

l'inertie degli Stati denunciatori. Eppure, non si può certo rimproverare agli Stati
denunciatori di non aver segnalato qualcosa che non era a loro conoscenza al momento
fatti né nel momento delle loro denunce unilaterali.

b) Si sa fa, i governi hanno ceduto maggiormente alle richieste tedesche che acconsentito a
concludere questo Accordo. In particolare riguardo alle minacce del cancelliere tedesco e nella lucidità
degli Stati francese, tedesco e italiano di sapere che non potrebbero opporsi validamente in caso di
conflitto. Vedevano così nell'anima di questo accordo un modo per evitare un conflitto internazionale mettendo
fine alle rivendicazioni tedesche.
Questo fenomeno porta nel diritto internazionale il nome di una costrizione esercitata mediante la minaccia o

l'uso della forzatura menzionata nell'articolo 52 CVDT esercitata sugli Stati. Se può essere complicato
de déterminer le curseur de cette menace qui, pendant longtemps a reposé sur l’usage de la force
esercito e che oggi viene nuovamente interrogata dalla dottrina sulla possibile riconoscenza di una
vincolo costituito sulla base di una pressione politica o economica; la questione non si pone
nessunamente in tal caso poiché la Germania ha materialmente utilizzato una costrizione vietata.
Così, che gli Stati abbiano o meno accettato il dolo; la costrizione era in tutti i casi
materialmente costituita perché, senza l'impiego di queste forze armate, i governi non avrebbero

1
Tranne in caso di minaccia, violenza o utilizzo della forza, purché questi motivi di nullità siano particolarmente gravi e che
La minaccia può mantenersi nel tempo. Non si tratta di mettere in discussione la validità dell'impegno, ma l'enteità del
trattato in questione.
ceduti alle pressioni tedesche. Tanto più che l'articolo 45. CVDT esclude dal suo regime
d'applicazione l'articolo 52. CVDT implicando quindi che la Francia e il Regno Unito non possano, nonostante
la loro inazione fino al 1942 è considerata come una rinuncia a questo motivo di invalidità. Si considera che il
il trattato stesso diventa nullo. Ci sarà quindi un'annullamento retroattivo del trattato nell'ordinamento giuridico.

c) Se il Regno Unito ha motivato la sua denuncia unilaterale con la distruzione volontaria dell'accordo
per la Germania, è opportuno analizzare la pertinenza di questa motivazione. Dal punto di vista tecnico, la
La distruzione volontaria dell'accordo porterebbe maggiormente il nome di una violazione sostanziale dell'accordo
da una delle parti, oppure l'eccezione di inadempimento (art. 60 CVDT) che avrebbe potuto portare gli Stati
leso per la mancata osservanza dell'accordo da parte della Germania di sospendere o addirittura estinguere il trattato. In

effetto, dal momento che la Germania viola il trattato invadendo il territorio ceco; gli Stati
i contraenti non possono essere tenuti a rispettare l'accordo in base al principio generale dell'inadempimento
non è da adempiere. Tanto più che la violazione riguarda l'oggetto stesso del trattato dal momento che esso
mirava precisamente a limitare l'intervento tedesco all'interno del territorio ceco al territorio dei
Sudeti.

I)b. Validità della procedura avviata dagli Stati denuncianti.

Se c'è stata effettivamente una violazione dell'accordo di Monaco da parte dello Stato tedesco; può essere
è pertinente analizzare se i requisiti che permettono di invocare la violazione dell'accordo siano soddisfatti da
Stati denunciatori per determinare se l'accordo può effettivamente essere oggetto di una denuncia
nelle condizioni richieste.

a) Quando il governo britannico afferma di essere "liberato da ogni obbligo riguardo a


l'accordo di Monaco distrutto volontariamente dalla Germania" tramite una nota ufficiale del 5 agosto
1942, o che la Francia « proclami solennemente che considera questi accordi come nulli
et non avenus » par une déclaration du 30 septembre 1942 ; les Etats entrent nécessairement en
contrarietà manifesta con la dichiarazione di Londra del 17 gennaio 1871 che pone un principio
essenziale del diritto internazionale. Questo principio è quello dell'interdizione della risoluzione unilaterale di
l'accordo da parte di una delle parti quando la regola convenzionale non lo prevede (riaffermato dall'art.56
§1 CVDT le cui eccezioni sono nel caso inapplicabili). L'accordo di Monaco non prevedeva
manifestamente non c'è questa possibilità tendente a una denuncia unilaterale da parte degli Stati contraenti; quindi
ni la France ni le Royaume-Uni ne pouvaient émettre une dénonciation unilatérale qui aurait pris effet
in modo immediato senza aspettare una reazione degli Stati. Era quindi dovere degli Stati di
rispettare la procedura di disimpegno prevista dal diritto generale rispettando le condizioni
specifici delle loro richieste reciproche.

b) In un primo momento, la Francia considera gli accordi come nulli e non aventi effetto senza per
tanto rispettare la procedura imposta dall'articolo 65. CVDT. Infatti, il paragrafo 1 dell'articolo
susvisé afferma che lo Stato che pretende di liberarsi dal suo consenso invocando motivi
legali deve notificare la propria pretesa alle altre parti e specificare il motivo invocato così come la

misura prevista. Si precisa che l'allegazione di un motivo di invalidità, se effettivamente


menzionato, non consente a uno Stato di dichiararsi unilateralmente svincolato dal proprio impegno ma
solo per sollecitare l'effetto cercato che non è altro che l'accettazione implicita (silenzio mantenuto)
o esplicito (atto espressa) degli Stati parte. La Francia non può quindi far emergere gli effetti del fatto
da questa semplice notifica. È mediante l'accettazione che lo Stato potrà trarre le conseguenze di
denuncia, questo è stato il caso in quanto nessuno degli atti a nostra conoscenza lo consente
di esprimere il rifiuto di uno Stato parte. Si può quindi considerare in effetti che ci sia una accettazione.

Ma il problema si pone a livello della validità sostanziale della dichiarazione francese che non
riempie solo uno dei due criteri imposti. Infatti, la denuncia unilaterale è oggetto di un
difetto di motivazione, quindi non rispetta la procedura imposta dall'art. 65 CVDT che afferma
che la notifica « deve indicare i motivi » della misura prevista; è un obbligo e non
una possibilità.
Pertanto, tutte le condizioni non sono state soddisfatte dalla Francia per invocare la nullità di
l'accordo concluso rendendo di fatto la denuncia irregolare e priva di effetto.

c) Successivamente, il Regno Unito invoca effettivamente l'eccezione di inadempimento come costituente un


motivo di cessazione delle relazioni convenzionali. Non invoca, a differenza della Francia, una
nullità ma l'estinzione che deriva dalla fine delle relazioni convenzionali tra il Regno Unito e
le parti al trattato. Se "dal XVIII secolo, gli Stati hanno sempre considerato che, anche
quando il trattato non prevede nulla in merito, la sua violazione sostanziale da parte di una parte consente la sua

denuncia da parte delle altre parti2; nonostante ciò, l'art. 60 CVDT istituisce « un
regime estremamente complesso di reazioni convenzionali3. Così, il Regno Unito doveva
effettivamente argomentare sul carattere sostanziale della violazione che, nel caso specifico, era fondato in
ragioni delle disposizioni toccate - l'allegato n. 1 dell'accordo che garantisce una protezione al
Cecoslovacchia – ma anche in relazione all'oggetto e allo scopo del trattato, ampiamente calpestati da
La Germania fin da marzo 1939. C'è stato un « rifiuto » certo (Art.60 §3. CVDT) del trattato da parte della Germania

qui non poteva dar seguito a un ripristino delle relazioni diplomatiche dato che non c'era
nessuna volontà iniziale da parte della Germania di rispettare le diverse disposizioni. Si comprende
tuttavia alla lettura dell'articolo 60. CVDT che lo Stato può consapevolmente acconsentire alla violazione e
che non è tenuto a denunciare il trattato, cosa che non è stata la volontà del Regno Unito come in
testimonia la denuncia. Si comprende anche che, applicato a un trattato multilaterale come
nel caso in specie, lo Stato colpevole non può avvalersi della propria violazione al fine di porre fine a
un trattato. Nessuna di queste ipotesi si applica quindi al caso.
2
Florian Couveinhes, Di cosa sono il nome le denunce contemporanee? Un approccio democratico ai ruoli e ai
pratiche relative la denuncia
BHEK PATI SINHA, Denuncia unilaterale del trattato a causa di precedenti violazioni degli obblighi da parte dell'altra parte
3
BRUNO SIMMA, CHRISTIAN J. TAMS, « Convenzione di ienne del 1696 – Articolo 90 – Estinzione di un trattato o sospensione del suo
applicazione come conseguenza della sua violazione
D'altra parte, il problema di questa denuncia è tale che l'articolo 60 non consente l'estinzione del
trattato che nell'ipotesi di un trattato bilaterale o di un trattato multilaterale per il quale le parti danneggiate
Agirebbero per accordo unanime. Così, alla luce del motivo invocato dal Regno Unito (violazione
substantielle de l’accord) qui requiert une procédure bien précise et plus restrictive consistant à
sospendere al fine di temporizzare e non ritirarsi radicalmente in modo unilaterale da
l'accordo; non è possibile concludere in altro modo che con una denuncia irregolare dell'accordo.
Inoltre, il Regno Unito indirizza la sua pretesa tramite la sua nota ufficiale al
gouvernementTchécoslovaque, Etat tiers à l’accord, dérogeant ainsi à la règle posée par l’article 65.
CVDT impone agli Stati denunciatari di notificare la pretesa alle parti.
Può essere interessante a titolo sussidiario rilevare che le pretese sollevate dagli Stati
I denunciatori non sono stati oggetto di un'azione davanti al tribunale di una controversia internazionale che
avrebbe permesso di far cadere gli accordi di Monaco a supporto di numerosi argomenti. Inoltre, si
si può pensare che in questo contesto di guerra estremamente complesso, di conflitto armato internazionale,
gli Stati non hanno rispettato i requisiti procedurali, il che crea problemi di per sé.
che il diritto è precisamente necessario durante queste periodi di instabilità.

II) Effetto del trattato del 1970 tra l'URSS e la Cecoslovacchia sulle relazioni germano-
cecoslovacchi.

a) sull'emendamento degli Accordi di Monaco.

Con gli Accordi di Monaco, le parti contraenti hanno consentito una cessione del territorio di
Cecoslovacchia alla Germania. Una nota del ministro degli Affari esteri datata 30
settembre 1938 affermava che l'Accordo di Monaco si era realizzato « senza la sua partecipazione e senza la sua

volontà » ponendo la questione della validità del consenso; questa problematica sarà analizzata
successivamente. Inoltre, la Cecoslovacchia avrebbe "consentito" agli obblighi contenuti nell'Accordo.
Infatti, la Cecoslovacchia così come l'Unione Sovietica sono Stati terzi rispetto all'Accordo di
Monaco, così si applica a loro il principio dell'effetto relativo del trattato che non crea né obblighi né
diritti per lo Stato che non ha acconsentito (art. 34 CVDT). Questo principio è stato affermato fin dal 1926
dalla Corte penale internazionale nella questione dei interessi tedeschi in Alta Slesia
la quale la corte ha affermato che il trattato vale solo tra gli Stati che ne fanno parte. Tuttavia, i
Gli Stati possono comunque concludere un trattato che crei un'obbligazione a carico di uno Stato terzo –
precisamente l'oggetto dell'accordo di Monaco - dal momento che questo Stato l'ha accettato espressamente per iscritto

(art.35 CVDT) ciò che era materialmente il caso per la Cecoslovacchia. In questo caso, l'obbligo
per lo Stato terzo non si impone ai sensi dell'accordo iniziale ma ai sensi della sua accettazione scritta
costituendo l'accordo collaterale. Nel caso specifico, il trattato stabiliva una situazione internazionale che poteva
fare eccezione all'effetto relativo dei trattati poiché la Cecoslovacchia sembrava aver acconsentito
per iscritto alla cessione.
Ciò che sembra invece invocare la Cecoslovacchia tramite la stesura di questo trattato è più
ambigua. Infatti, motiva la decisione di considerare nullo il trattato a causa della «violazione
grossière des regole fondamentali del diritto internazionale» termini per i quali è permesso di
sospettare un rimando alla nozione di jus cogens; questa questione è importante perché se ciò si dimostrasse
effettivo; ci sarebbe una nullità retroattiva del trattato con conseguenze relativamente pesanti e
notamment au regard de la sécurité juridique. Outre cette question en suspens de la règle
imperativo; l'articolo 6 del trattato sovietico-cecoslovacco firmato a Praga il 6 maggio 1970 si inserisce nella
continuità dei trattati di amicizia, cooperazione e assistenza reciproca firmati con la Polonia e la
Repubblica Democratica Tedesca tre anni prima. Al contrario di attribuire a questo trattato un valore
normativa, ha maggiormente una portata morale e una volontà di influenzare gli altri Stati in
l'apprezzamento espresso sugli accordi di Monaco che, a seguito della 2ndeLe Guerre Mondiali hanno fatto oggetto
numerose contestazioni. Pertanto, questo trattato, anche se si limita a "constatare" e non ha quindi
l'essenza di un valore dichiarativo rimane interessante nei suoi effetti.

b) sull'effetto del trattato nelle relazioni germano-cecoslovacche.

Il trattato pronuncia la nullità dell'accordo « con tutte le conseguenze che ne derivano » già
quando il consenso sarebbe stato ottenuto sotto la minaccia di una guerra di aggressione e dell'uso
della forza. Infatti, è possibile considerare che la pressione esercitata dai tedeschi su
La Cecoslovacchia non ha cessato immediatamente ma si è protratta nel tempo. Così, la
La Cecoslovacchia, con questo trattato si libera da obbligazioni per le quali non ha acconsentito e questo di
maniera retroattiva dal momento che l'uso materiale della forza è un vizio grave che comporta la nullità
del trattato fin dalla sua origine. La Cecoslovacchia rivendica quindi una nullità ab initio.
Ma lo sappiamo, il suddetto articolo 34 CVDT si applica a qualunque trattato; anche quando non ci sono vizi.
del consenso. Così, il principio dell'effetto relativo secondo cui « un trattato non crea né obblighi né
i diritti per uno Stato terzo senza il suo consenso » è altrettanto applicabile a questo trattato.
Quindi, se effettivamente nelle relazioni sovietico-cecoslovacche il trattato sarà effettivamente applicabile,
ciò non è il caso nel contesto delle relazioni germano-cecoslovacche. Infatti, la Germania non
può essere imposta la nullità in questo senso che il trattato ha effetto solo tra gli Stati parti, in
l'espèce la Cecoslovacchia e l'Unione Sovietica. Inoltre, la nullità invocata dal trattato avrebbe,
certo ha portato a un ripristino della situazione che avrebbe dovuto essere quella della Cecoslovacchia se
l'accord non era avvenuto, ma questa retroattività sarebbe stata considerata come abusiva alla luce di
dello stato delle persone; ciò è tra l'altro dimostrato dal trattato del 1973.

III) a. motivo di nullità dell'Accordo di Monaco ritenuto dal trattato del 1973

a) motivo invocabile.

Al fine di concludere alla nullità del trattato e non a una sospensione o un'estinzione; era possibile
di sollevare il dolo come vizio del consenso (art. 49 CVDT). Infatti, la Germania dopo la
la conclusione dell'accordo ha smembrato la Cecoslovacchia in due parti, il che era effettivamente
il suo piano come dimostrano i documenti segreti sequestrati alla fine della guerra e sottoposti al tribunale
militare di Norimberga. Così, era possibile per la Cecoslovacchia dimostrare la dolo e l'errore
provocato dalla condotta fraudolenta tedesca.
Nonostante ciò, questo vizio del consenso avrebbe portato alla fine dei rapporti tra le parti
interessati e non la fine dell'accordo multilaterale nel suo insieme in quanto la frode comporta una
nullité relative et non une nullitéab initio.

b) motivo invocato

Il trattato del 1973 afferma così che l'accordo di Monaco ha è stato imposto alla Repubblica
Tchécoslovaque dal regime nazionalsocialista sotto la minaccia della forza (art. 52. CVDT).
effettivamente, la Germania si era fissata come termine l'inizio del mese di ottobre 1938 per innescare una
azione militare contro la Cecoslovacchia e concentrando così importanti forze armate in
la regione di confine. Se infatti questa minaccia mirava a far cedere i governi francese e
Britannico, è sul popolo ceco che la minaccia si esercitava materialmente dal momento in cui
le forze armate erano precisamente nel mirino. Inoltre, la pressione esercitata sul capo dello Stato
La Cechia in vista di ottenere il suo consenso è stata esercitata da tutte le parti a
l'accord dato che nessuno degli Stati contraenti beneficiava di un titolo per disporre del territorio
Cecoslovacco. Infatti, non c'è dubbio che la nullità abbia come motivazione l'uso di
la minaccia della forza. A questo proposito si sarebbero potuti discutere dettagli terminologici come il
menzione più precisa della minaccia di occupazione "illegittima" della forza; ciò non cambia tuttavia in
quindi il fondamento giustificato della nullità dell'accordo. Sarebbe stato anche pertinente specificare
l'estensione dell'uso della minaccia della forza; si applicava allo Stato o al suo rappresentante? Egli
sarebbe stato lecito pensare che il consenso scritto dato dalla Cecoslovacchia fosse stato dato a seguito di
una minaccia sul suo rappresentante ma nulla permette di provare questa ipotesi.
In conclusione, sembrava più opportuno invocare l'uso della minaccia della forza da quel momento
che era ampiamente costituita alla luce dei diversi elementi invocati e che permetteva a
la Cecoslovacchia di avvalersi di un'anullità assoluta che consente di evitare la sussistenza di
l'accord. Inoltre, sul piano simbolico c'era necessariamente una volontà di riconoscere questo
uso della forza operato dalla Germania sullo Stato cecoslovacco che rappresenta l'inizio del
smembramento dello Stato cecoslovacco.

III) b. modalità di nullità

L'articolo 1 del trattato sulle « relazioni reciproche » tra la R.F.A e la Repubblica cecoslovacca
(di seguito denominato Trattato di Praga) firmato nel 1973 dispone che « la Repubblica federale
dalla Germania e dalla Repubblica Socialista Cecoslovacca considerano nullo, nel
le condizioni del presente trattato, l'Accordo di Monaco del 29 settembre 1938 per quanto riguarda
le loro relazioni reciproche». Così, l'articolo 69 CVDT stabilisce gli effetti della nullità di un trattato e in
innanzitutto la sua applicazione nel tempo: affermando che «le disposizioni di un trattato nullo
non hanno forza giuridica", la convenzione stabilisce il principio di nullità ab initio, implicando che il
Il trattato deve essere considerato nullo dal giorno della sua conclusione. Ci sarebbe quindi un effetto retroattivo (art. 69 §1

CVDT) della nullità. In questo senso, se sono stati compiuti atti in esecuzione del trattato nullo, le parti
dovranno ripristinare nei loro rapporti reciproci la situazione che sarebbe esistita se questi atti non fossero avvenuti

è compiuto (territori, nazionalità…). La minaccia implica una nullità retroattiva per cui solo
gli atti compiuti in buona fede non diventano illeciti - norma che peraltro non si applica
in stato di colpevolezza.

Gli Stati hanno in realtà concluso a una nullità senza ulteriori precisazioni se non il fatto che essa
si applica "nelle condizioni del presente trattato" e "per quanto riguarda le loro relazioni
mutue” il che solleva la questione di una nullità che non sarebbe applicabile a tutte le parti. Si
lo vede bene, i due governi non hanno precisato a quale data risalisse la nullità dell'Accordo di
Monaco ; lasciando questa questione all'interpretazione di ognuno.

III) c. La natura delle misure del trattato di Praga.

La pratica diplomatica non sempre fa riferimento alle regole di applicazione della nullità e lo si vede
bene nel caso in questione. Infatti, possono presentare degli svantaggi per le parti coinvolte
come è il caso qui, a condizione che il ripristino delle situazioni come sarebbero state se
L'accord non concluso avrebbe portato a un'insicurezza giuridica. Tuttavia, l'attenuazione della
la retroattività è del resto quasi elevata a principio dal momento che la norma derivante dall'art. 69 §2a)
CVDT che afferma che ogni parte può richiedere il ritorno allo stato precedente "a condizione che
possibile ». Si può pensare che sia alla luce di questo articolo che il Trattato di Praga possa aver fatto
l'oggetto di controversia dal momento che le parti decidono sembra, a quanto pare, di allentare ampiamente la regola.

L'articolo 2 del trattato di Praga aggiunge in questo senso che « il trattato non pregiudica gli effetti
giuridico che derivano, per quanto riguarda le persone fisiche o giuridiche del diritto applicato
tra il 30 settembre 1938 e il 9 maggio 19454. Il n’y a donc pas de rétroactivité du traité sur le terrain
dello stato delle persone. Infatti, sebbene sarebbe potuto essere auspicabile per la Repubblica socialista
Cecoslovacca di ritrovare la situazione e in particolare i confini che erano stati i suoi nel
1937 ; era più semplice per motivi di sicurezza giuridica considerare l'accordo come
"liberando le parti" (Art. 70 CVDT) su punti specifici delle relazioni convenzionali. Inoltre,
le parti precisano bene che ciò non consente "nessuna rivendicazione territoriale l'una nei confronti dell'altra"

l'altro.
Il trattato che tratta così delle "relazioni reciproche" tra i due Stati partecipanti ha soprattutto
vocazione a rispondere a una necessità di pace, una volontà di preservare « la salvaguardia della sicurezza
in Europa e nel mondo”. È facile capire che l'obiettivo non è quello di restituire alla
D'altra parte, non è lo stesso nelle relazioni tra la Cecoslovacchia e altri Stati (URSS, Francia) che hanno...
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da parte loro, hanno riconosciuto la nullità dell'accordo e delle sue conseguenze.


La Cecoslovacchia ciò che le era stato sottratto a seguito dell'Accordo di Monaco. È per questo che, nonostante
la nullità invocata, le misure previste da questo trattato lasciano in stato alcune conseguenze di
l'accordo di Monaco: la nazionalità tedesca riconosciuta ai tedeschi dei Sudeti; l'impossibilità di
reclamare territori. Ci sarebbe così una forma di confusione tra la nozione di nullità e
d'estinzione del trattato che comporta la cessazione dell'accordo per il futuro (art.70 CVDT). Tuttavia
non bisogna fraintendere, il trattato invoca effettivamente la nullità e quindi l'invalidità dell'atto
giuridico sin dalla sua creazione; la non retroattività costituisce così l'eccezione ampiamente applicata in
l specie. In effetti, è impossibile estrarsi dal contesto e è necessario prendere in
conta alcuni elementi; così, le misure adottate non potevano portare a un ripristino dello stato
lo statuto quo antede in modo assoluto. È stato quindi fatto un'eccezione in una certa misura a delle regole
poste dalla Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, in particolare creando un clima di
incertezza sul fondamento del trattato così come sui suoi effetti.

A titolo subordinato, è opportuno rilevare che questo trattato si inserisce nel contesto particolare di
Guerre fredda. Così le misure politiche adottate dai diversi Stati in guerra hanno
necessariamente una vocazione diplomatica. Nel 1967, la Polonia e la Repubblica federale
dalla Germania firmano trattati che riconoscono la nullità degli accordi di Monaco. La RFA, altrimenti
il blocco dell'Ovest (Francia; Regno Unito; Italia) aveva ampiamente partecipato agli Accordi di
Monaco. Pertanto, questo trattato può essere analizzato come un mezzo per influenzare; o almeno
di comprendere le relazioni con la Cecoslovacchia.

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