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Bartolomea Capitanio: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
== Biografia ==
[[File:BG-Lovere-021-beata-Bartolomea-Capitanio.jpg|thumb|Lapide sulla casa natale di Lovere]]
Bartolomea Capitanio era figlia primogenita di Modesto e di Caterina Canossi di Lovere, un paese che si distende sulla costa del [[lago d'Iseo]], nell'estremità nord-occidentale.


Bartolomea Capitanio era figlia primogenita di Modesto e di Caterina Canossi di [[Lovere]], paese sul [[lago d'Iseo]].
Dal suo ambiente, crocevia di scambi commerciali, assimila uno spirito intraprendente e creativo: bambina, progetta giochi e si improvvisa maestra tra le compagne, prefiggendosi già piccoli scopi di bene; adolescente, interpreta nel sorteggio della pagliuzza più lunga, proposto in una ricreazione, la chiamata alla santità e risponde con una decisione audace: «Voglio farmi santa, gran santa, presto santa».
Dal suo ambiente, crocevia di scambi commerciali, assimila uno spirito intraprendente e creativo: bambina, progetta giochi e si improvvisa maestra tra le compagne, prefiggendosi già piccoli scopi di bene; adolescente, interpreta nel sorteggio della pagliuzza più lunga, proposto in una ricreazione, la chiamata alla santità e risponde con una decisione audace: «Voglio farmi santa, gran santa, presto santa».


Trascorre quattro anni nell'educandato delle [[monache Clarisse|Clarisse]] per completare gli studi e altri due come educatrice. Ritorna in famiglia con i genitori e la sorella Camilla a diciassette anni, nel [[1824]], decisa a vivere a fondo l'esperienza cristiana. Si inserisce nell'attività [[parrocchia]]le, sostenuta dal suo direttore spirituale don Angelo Bosio e dal parroco don Rusticiano Barboglio, che hanno colto in lei una non comune disponibilità a rendersi utile nella famiglia e nel paese.
Trascorre quattro anni nell'educandato delle [[Monache clarisse|Clarisse]] per completare gli studi e altri due come educatrice. Ritorna in famiglia con i genitori e la sorella Camilla a diciassette anni, nel [[1824]], decisa a vivere a fondo l'esperienza cristiana. Si inserisce nell'attività parrocchiale, sostenuta dal suo direttore spirituale don Angelo Bosio e dal parroco don Rusticiano Barboglio, che hanno colto in lei una non comune disponibilità a rendersi utile nella famiglia e nel paese.


Nel clima politico della [[Restaurazione]] la parrocchia di Lovere è impegnata a ripristinare la pratica religiosa ferita dagli eventi del periodo [[Rivoluzione Francese|rivoluzionario]] e [[Napoleone Bonaparte|napoleonico]], promuovendo iniziative pastorali con particolare attenzione ai giovani.
Nel clima politico della [[Restaurazione]] la parrocchia di Lovere è impegnata a ripristinare la pratica religiosa ferita dagli eventi del periodo [[Rivoluzione Francese|rivoluzionario]] e [[Napoleone Bonaparte|napoleonico]], promuovendo iniziative pastorali con particolare attenzione ai giovani.


Bartolomea esplica le sue spiccate attitudini apostoliche nella scuola privata, aperta nel [[1825]] nella casa paterna, nell'oratorio femminile, a cui dà un decisivo impulso, nelle associazioni che essa suscita e anima, nell’ospedale di cui, nel [[1826]], diviene direttrice ed economa. Coltiva intensi rapporti di amicizia con le giovani dei paesi vicini, che incoraggia nelle iniziative di bene.
Bartolomea esplica le sue spiccate attitudini apostoliche nella scuola privata, aperta nel [[1825]] nella casa paterna, nell'oratorio femminile, a cui dà un decisivo impulso, nelle associazioni che essa suscita e anima, nell'ospedale di cui, nel [[1826]], diviene direttrice ed economa. Coltiva intensi rapporti di amicizia con le giovani dei paesi vicini, che incoraggia nelle iniziative di bene.


E mentre opera a vantaggio dei prossimi, si innamora sempre più di quella «benedetta carità che [[Gesù]] Cristo ha esercitato nel corso della sua vita fino a morire per la nostra salvezza e sulla quale medita a lungo nella sua preghiera». Gradualmente, attraverso ispirazioni e la costatazione dei bisogni del paese, comprende di essere chiamata a fondare un istituto che abbia «per scopo le opere di misericordia». Incomincia a scriverne il progetto il [[26 aprile]] [[1831]], lasciandosi ispirare dalla “carità ardentissima di Gesù Redentore” per proporne l'imitazione alle figlie del suo istituto, al quale dà inizio il [[21 novembre]] [[1832]] con la sua prima compagna Caterina Gerosa.
E mentre opera a vantaggio dei prossimi, si innamora sempre più di quella «benedetta carità che [[Gesù]] Cristo ha esercitato nel corso della sua vita fino a morire per la nostra salvezza e sulla quale medita a lungo nella sua preghiera». Gradualmente, attraverso ispirazioni e la constatazione dei bisogni del paese, comprende di essere chiamata a fondare un istituto che abbia «per scopo le opere di misericordia». Incomincia a scriverne il progetto il 26 aprile [[1831]], lasciandosi ispirare dalla “carità ardentissima di Gesù Redentore” per proporne l'imitazione alle figlie del suo istituto, al quale dà inizio il 21 novembre [[1832]] con la sua prima compagna, Caterina Gerosa.


Nel giugno del [[1833]] firmano insieme l'atto costitutivo della società con tanta fiducia nella Provvidenza, poiché Bartolomea è gravemente malata e Caterina si ritiene inadeguata a continuare l'opera. Un mese dopo, il [[26 luglio]], la fondatrice muore e l'Istituto passa nelle mani della compagna come una preziosa ma impegnativa eredità.
Nel giugno del [[1833]] firmano insieme l'atto costitutivo della società con tanta fiducia nella Provvidenza, poiché Bartolomea è gravemente malata e Caterina si ritiene inadeguata a continuare l'opera. Un mese dopo, il [[26 luglio]], la fondatrice muore e l'Istituto passa nelle mani della compagna come una preziosa ma impegnativa eredità.


[[Papa Pio XII]] le proclama sante insieme il [[18 maggio]] del [[1950]].
[[Papa Pio XII]] le proclama sante insieme il 18 maggio del [[1950]].

Memoria liturgica il [[26 luglio]].
Memoria liturgica il [[26 luglio]].


==Bibliografia==
== Bibliografia ==
*G. Lubich, P. Lazzarin, ''Bartolomea Capitanio, una possibile compagna di viaggio'', Città Nuova, 1982
* G. Lubich, P. Lazzarin, ''Bartolomea Capitanio, una possibile compagna di viaggio'', Città Nuova, 1982


== Voci correlate ==
==Collegamenti esterni==
* [[Vincenza Gerosa]]
*{{santiebeati|32750|Santa Bartolomea Capitanio}}
* [[Collegio Bianconi]]
*{{no}} [http://www.katolsk.no/biografi/bcapitan.htm La biografia sul sito ''katolsk.no'']

== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
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* {{cita web|http://www.katolsk.no/biografi/bcapitan.htm|La biografia sul sito ''katolsk.no''|lingua=no}}
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Santa Bartolomea Capitanio
 

Vergine e cofondatrice dell'Istituto delle Suore della Carità

 
NascitaLovere, 13 gennaio 1807
MorteLovere, 26 luglio 1833
Venerata daChiesa cattolica
Beatificazione30 maggio 1926
Canonizzazione18 maggio 1950
Ricorrenza26 luglio
Attributigiglio[senza fonte]

Bartolomea Capitanio (Lovere, 13 gennaio 1807Lovere, 26 luglio 1833) è stata una religiosa italiana, fondatrice (insieme a Vincenza Gerosa) della congregazione delle Suore di Maria Bambina. È stata proclamata santa da papa Pio XII nel 1950.

Lapide sulla casa natale di Lovere

Bartolomea Capitanio era figlia primogenita di Modesto e di Caterina Canossi di Lovere, paese sul lago d'Iseo. Dal suo ambiente, crocevia di scambi commerciali, assimila uno spirito intraprendente e creativo: bambina, progetta giochi e si improvvisa maestra tra le compagne, prefiggendosi già piccoli scopi di bene; adolescente, interpreta nel sorteggio della pagliuzza più lunga, proposto in una ricreazione, la chiamata alla santità e risponde con una decisione audace: «Voglio farmi santa, gran santa, presto santa».

Trascorre quattro anni nell'educandato delle Clarisse per completare gli studi e altri due come educatrice. Ritorna in famiglia con i genitori e la sorella Camilla a diciassette anni, nel 1824, decisa a vivere a fondo l'esperienza cristiana. Si inserisce nell'attività parrocchiale, sostenuta dal suo direttore spirituale don Angelo Bosio e dal parroco don Rusticiano Barboglio, che hanno colto in lei una non comune disponibilità a rendersi utile nella famiglia e nel paese.

Nel clima politico della Restaurazione la parrocchia di Lovere è impegnata a ripristinare la pratica religiosa ferita dagli eventi del periodo rivoluzionario e napoleonico, promuovendo iniziative pastorali con particolare attenzione ai giovani.

Bartolomea esplica le sue spiccate attitudini apostoliche nella scuola privata, aperta nel 1825 nella casa paterna, nell'oratorio femminile, a cui dà un decisivo impulso, nelle associazioni che essa suscita e anima, nell'ospedale di cui, nel 1826, diviene direttrice ed economa. Coltiva intensi rapporti di amicizia con le giovani dei paesi vicini, che incoraggia nelle iniziative di bene.

E mentre opera a vantaggio dei prossimi, si innamora sempre più di quella «benedetta carità che Gesù Cristo ha esercitato nel corso della sua vita fino a morire per la nostra salvezza e sulla quale medita a lungo nella sua preghiera». Gradualmente, attraverso ispirazioni e la constatazione dei bisogni del paese, comprende di essere chiamata a fondare un istituto che abbia «per scopo le opere di misericordia». Incomincia a scriverne il progetto il 26 aprile 1831, lasciandosi ispirare dalla “carità ardentissima di Gesù Redentore” per proporne l'imitazione alle figlie del suo istituto, al quale dà inizio il 21 novembre 1832 con la sua prima compagna, Caterina Gerosa.

Nel giugno del 1833 firmano insieme l'atto costitutivo della società con tanta fiducia nella Provvidenza, poiché Bartolomea è gravemente malata e Caterina si ritiene inadeguata a continuare l'opera. Un mese dopo, il 26 luglio, la fondatrice muore e l'Istituto passa nelle mani della compagna come una preziosa ma impegnativa eredità.

Papa Pio XII le proclama sante insieme il 18 maggio del 1950. Memoria liturgica il 26 luglio.

  • G. Lubich, P. Lazzarin, Bartolomea Capitanio, una possibile compagna di viaggio, Città Nuova, 1982

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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