Aleksej Nikolaevič Romanov
Aleksej Nikolaevič Romanov | |
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Lo zarevich Aleksej nella sua uniforme posa davanti a un cannone, 1916. | |
Cesarevič di tutte le Russie | |
In carica | 12 agosto 1904 – 15 marzo 1917 |
Predecessore | Michail Aleksandrovič |
Successore | monarchia abolita |
Trattamento | Sua Altezza Imperiale |
Onorificenze | Granduca di Russia |
Altri titoli | Erede al trono di Polonia, Mosca, Kiev, Vladimir, Novgorod, Kazan', Astrachan' e Siberia; di Finlandia e Lituania; erede di Norvegia; di Iveria, dell'Armenia e del Turkestan; di Schleswig-Holstein, Stormarn, Dithmarschen e Oldenburg |
Nascita | Peterhof, 12 agosto 1904 |
Morte | Ekaterinburg, 17 luglio 1918 (13 anni) |
Sepoltura | - (I resti di Aleksej e di sua sorella Marija sono conservati negli archivi di Stato russi. Furono trovati nel 2007, ma la Chiesa ortodossa russa vuole condurre ulteriori test del DNA, per confermare ulteriormente l'identità dei resti, per poi seppellirli nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, insieme alla loro famiglia. Precedentemente la sepoltura dei due ragazzi era prevista per il 2016. I primi esami eseguiti sui campioni prelevati dalla mascella e dalla vertebra dello Zar ha dimostrato che il DNA coincide ai dati ottenuti in precedenza su una camicia insanguinata indossata da Nicola II[1]. I resti si trovano temporaneamente nel Monastero di Novospasskij di Mosca[2].) |
Dinastia | Romanov |
Padre | Nicola II di Russia |
Madre | Alice d'Assia e del Reno |
Religione | ortodossa russa |
Firma |
Sant'Aleksej Nikolaevič Romanov | |
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Aleksej fotografato nel 1916 | |
Cesarevič di tutte le Russie | |
Nascita | Peterhof, 12 agosto 1904 |
Morte | Ekaterinburg, 17 luglio 1918 (13 anni) |
Venerato da | Chiesa ortodossa russa |
Canonizzazione | 2000 |
Santuario principale | Chiesa sul sangue |
Ricorrenza | 17 luglio |
Aleksej Nikolaevič Romanov, anche noto in italiano come Alessio Romanov[3][4][5] (in russo Алексей Николаевич Рома́нов?; Peterhof, 12 agosto 1904 – Ekaterinburg, 17 luglio 1918), è stato l'ultimo erede al trono dell'Impero russo, primo maschio e ultimogenito dello zar Nicola II e della zarina Aleksandra Fëdorovna Romanova, dopo le sorelle Ol'ga, Tat'jana, Marija e Anastasija.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Infanzia
[modifica | modifica wikitesto]Pierre Gilliard, il precettore svizzero dei figli dello zar, raccontò nel suo libro Tredici anni alla corte dello Zar del suo primo incontro con lo zarevic a Carskoe Selo:
«Era là che io vidi per la prima volta lo zarevic, Aleksej Nikolaevic di 18 mesi. Io ero andato come al solito a Palazzo per i miei doveri: stavo finendo la mia lezione con Ol'ga Nikolaevna quando la zarina entrò nella stanza portando il figlio. Venne verso noi ed evidentemente desiderò mostrarmi il nuovo membro della famiglia che non conoscevo. La vidi trasmettere una gioia delirante, di una madre che finalmente ha visto adempiuto il suo desiderio più grande. Era orgogliosa e felice della bellezza del suo bambino. Lo zarevic era certamente uno dei bambini più belli che si possano immaginare, aveva un colorito rosa e fresco di un bambino sano, e quando sorrideva sulle guance paffute si disegnavano due fossette. Aleksej era il centro di questa famiglia unita, il fuoco di tutte le relative speranze e gli affetti. Le sue sorelle lo adoravano. Era l'orgoglio e la gioia dei suoi genitori. Quando stava bene, il palazzo si trasformava.»
Essendo un discendente per linea materna della regina Vittoria del Regno Unito, Aleksej Nikolaevič aveva aplogruppo mitocondriale H.[6]
Chiamato affettuosamente dai suoi genitori e dalle sorelle "Baby" o Alëša (Алёша), Lëška (Лёшка), era malato di emofilia trasmessagli dalla madre che cercò di alleviare le sue sofferenze con l'aiuto (assai contestato) dello starec siberiano Rasputin. Per evitare che Aleksej si ferisse cadendo e quindi morisse a causa della sua malattia, i genitori fecero imbottire con piumini tutta la sua stanza.[7][8]
Prima guerra mondiale
[modifica | modifica wikitesto]Durante la prima guerra mondiale, visse con il padre presso le sedi dell'esercito militare a Mogilëv. Nel 1917, nella cancelleria di Sua Maestà, comparve il suo ultimo elenco ufficiale militare.[9] Nel mese di marzo 1917 Nicola II abdicò a favore del fratello minore Michele II (regnò solo per un giorno), in quanto prevedeva che, se il figlio fosse stato proclamato sovrano (solo dal 1912 la malattia del ragazzo era di dominio pubblico), sarebbe stato separato dalla famiglia (per la quale, con molta probabilità, era previsto l'esilio). Nell'agosto dello stesso anno, infatti, fu confinato con i congiunti a Tobol'sk.[10]
Prigionia e morte
[modifica | modifica wikitesto]Il 30 aprile 1918 i Romanov furono deportati a Ekaterinburg, nella Casa Ipat'ev, dove dimorarono 78 giorni. Nella notte tra il 16 e il 17 luglio vennero fucilati, insieme alla servitù, dalla pattuglia del commissario bolscevico Jakov Jurovskij.[11] Nel 2000 furono canonizzati come martiri dalla Chiesa ortodossa russa e tumulati, accanto ai genitori e alle sorelle, nella cappella di Santa Caterina Martire della Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo (San Pietroburgo).[12] Michael Goleniewski, ex ufficiale polacco, poi spia per l'Unione Sovietica e successivamente per la CIA, affermò di essere lo zarevic, ma pochi gli credettero.[13]
Nel 1991 furono riesumati alcuni corpi della famiglia Romanov, ma tra questi non c'erano Aleksej Nikolaevič e la granduchessa Marija. Nell'agosto del 2007, nella regione degli Urali, furono rinvenuti i resti di due ragazzi, accanto ai quali vi erano pallottole e boccette di acido solforico (usato per occultare i cadaveri). Gli esami del DNA, conclusi e resi pubblici il 16 luglio 2008, hanno confermato che le ossa ritrovate sono quelle di Marija Nicolaevna e dello zarevic Aleksej, chiudendo così per sempre la possibilità che qualche membro della casata imperiale fosse riuscito a salvarsi dal massacro di Ekaterinburg.
Pretendenti
[modifica | modifica wikitesto]Dopo l'assassinio poco chiaro dei Romanov, cominciarono a presentarsi varie persone che affermavano di appartenere all'ex casa regnante[14], mettendo in luce la controversa questione dell'omicidio, la dubbia veridicità dell'accaduto ed alimentando la curiosità intorno a quello che per molto tempo fu un mistero. Effettivamente i corpi dello zarevic e delle sue sorelle non sono stati rinvenuti completamente fino al 2007[15]. Alcuni personaggi dell'epoca asserivano di essere il sopravvissuto principe Aleksej[16].
Nella cultura di massa
[modifica | modifica wikitesto]Cinema
[modifica | modifica wikitesto]La notizia della rivoluzione russa e della caduta dei Romanov colpisce l'opinione pubblica mondiale. I primi film che riguardano Aleksej furono prodotti già nel 1917-18, quando egli è ancora in vita. Aleksej torna ad essere rappresentato sullo schermo nel 1926 (in Austria), nel 1932 (in Germania e negli Stati Uniti), nel 1938 (in Francia) e quindi con ancora più frequenza nel secondo dopoguerra. A colpire continua soprattutto ad essere il misterioso ruolo esercitato nella vita di Aleksej da Grigorij Rasputin.
Con la fine del regime comunista si riaccende anche in Russia, a partire dagli anni novanta, l'interesse sulla famiglia imperiale dei Romanov con una lunga serie di produzioni, specie televisive, sul soggetto. A interpretare il ruolo di Aleksej sono stati attori bambini di varia nazionalità, incluso un giovane Christian Bale al suo debutto cinematografico nel 1986.[17]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze russe
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze straniere
[modifica | modifica wikitesto]Ascendenza
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Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Luhn, Alec (11 September 2015). "Russia agrees to further testing over 'remains of Romanov children'". The Guardian. Archived from the original on 7 May 2018. Retrieved 7 May 2018.
- ^ Останки Алексея и Марии Романовых СК передал в Новоспасский монастырь
- ^ Simon Sebag Montefiore, I Romanov, Mondadori, 30 maggio 2017, ISBN 978-88-520-8083-8. URL consultato il 12 luglio 2023.
- ^ Marco Lucchetti, 1001 curiosità sulla storia che non ti hanno mai raccontato, Newton Compton Editori, 4 dicembre 2014, ISBN 978-88-541-7373-6. URL consultato il 12 luglio 2023.
- ^ Giovanni Artieri, Cronaca del Regno d'Italia, A Mondadori, 1977, ISBN 978-88-04-14116-7. URL consultato il 12 luglio 2023.
- ^ Thorwald, p. 45
- ^ Levy Mossanen, pag. 46
- ^ Boyne, pag. 66
- ^ I titoli militari destinati allo zarevic erano, per intero: Colonnello della Scuola d'Artiglieria Kostantinovskij (1917); del 1º Reggimento Nercinskij dei cosacchi del Bajkal (1916); della 1ª Batteria d'Artiglieria dei cosacchi del Bajkal (1910); del 12º Reggimento fucilieri siberiani (1904); del 1º Reggimento cosacco Orenburgskij (1914); del 14º Reggimento Gruzinskij dei Granatieri (1912); dell'89º Reggimento di Fanteria Belomorskij (1916); del Reggimento dei Granatieri a cavallo (1910); del 5º Reggimento Kievskij dei Granatieri dello zarevic (1912); del 43º Reggimento Tverskij dei Dragoni dello zarevic (1907); del 1º Reggimento Volgskij dei Cosacchi del Terek (1916); del 2º Reggimento dei Cosacchi del Don (1914); del Corpo dei Cadetti Taškent (1904); del 3º Battaglione di Fanteria Cosacca (1915); Capo della Scuola Militare Aleksej (1906) precedentemente nota come Scuola Militare di Mosca; Colonnello del corpo Navale Morskoj dei Cadetti (1914); del Reggimento della fanteria Moskovskij (1910); del 206º Reggimento Salianskij della Fanteria (1907); Capo della Novocerkassk, Scuola Militare cosacca; Colonnello del Reggimento Atamanskij della Cavalleria cosacca (1904); della 4ª Batteria degli artiglieri a cavallo (1906); del 51º Reggimento Litovskij della Fanteria (1904) e del Reggimento della fanteria Finlandskij (1904)
- ^ King, pag. 245
- ^ Sarcinelli, pag. 161
- ^ Sarcinelli, pag. 321
- ^ Sarcinelli, pag. 162
- ^ Famoso il caso di Anna Anderson (1896-1984), che asseriva di essere Anastasija Nikolaevna Romanova
- ^ I Romanov alla prova del DNA: nessun sopravvissuto [collegamento interrotto], su alleanza-monarchica.com. URL consultato il 9 ottobre 2009.
- ^ (EN) I pretendenti, su romanov-memorial.com. URL consultato il 9 ottobre 2009.
- ^ "Tsarevich Alexis", Internet Movie Database.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- John Boyne, Il palazzo degli incontri, Rizzoli, Milano 2013.
- Greg King, L'ultima zarina, Mondadori, Milano 1994.
- Dora Levy Mossanen, Il sangue nero dei Romanov, Newton Compton, Roma 2013.
- Marzia Sarcinelli, Nicola, Alessandra e Rasputin, Mursia, Milano 2008.
- Jürgen Thorwald, Sangre de reyes: el drama de la hemofilía en las Casas reales europeas, Plaza & Janés, Barcelona 1976.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Aleksej Nikolaevič Romanov
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Alexis, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere di Aleksej Nikolaevič Romanov, su Open Library, Internet Archive.
- Tsarevich Alexei, su tsarevichalexei.bravehost.com (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2008).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 48291749 · ISNI (EN) 0000 0000 9789 6798 · LCCN (EN) n87866429 · GND (DE) 119135353 · BNF (FR) cb121493264 (data) · J9U (EN, HE) 987007257515205171 |
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