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Camera apostolica

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Camera apostolica
Camera Domini Papae
La Camera apostolica, alla quale è preposto il Cardinale camerlengo di santa romana Chiesa, con la collaborazione del vicecamerlengo e degli altri prelati di Camera, svolge soprattutto le funzioni che sono ad essa assegnate dalla speciale legge relativa alla Sede apostolica vacante.
(Costituzione apostolica Pastor Bonus)
ErettoXI secolo
Soppresso5 giugno 2022
dati catholic-hierarchy.org
Santa Sede  · Chiesa cattolica
I dicasteri della Curia romana

La Camera apostolica (Camera Domini Papae) è stato il dicastero della Curia romana che amministrava i beni della Sede apostolica in periodo di sede vacante.

Per diversi secoli è stato l'organo finanziario del sistema amministrativo pontificio; era parimenti importante sia nel governo dello Stato della Chiesa che nell'amministrazione della giustizia.

La Camera apostolica era un organismo diverso dalla tesoreria della Camera del sacro collegio, presieduto dal cardinale "camerlengo del sacro collegio dei cardinali" (Camerarius Sacri Collegii Cardinalium); quest'ultima aveva l'incombenza dei redditi comuni del collegio cardinalizio, ed appariva fra le istituzioni curiali nate dopo la fine del XIII secolo, ma ha cessato di esistere da molto tempo.

Funzioni della Camera apostolica e dei suoi componenti

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Dall'unità d'Italia, quando la Chiesa perse il suo potere temporale, i proventi della tesoreria pontificia derivano principalmente dall'Obolo di San Pietro e dalle altre elemosine dei fedeli, pertanto da allora e fino alla sua soppressione la Camera, come organo finanziario, non ebbe più alcuna funzione pratica. I personaggi che la formavano ricoprivano, in realtà, degli incarichi quasi onorifici.

I principali componenti della Camera apostolica erano:

  • Il Camerlengo. Fra i doveri principali del cardinale camerlengo rientra quello di reggere la Santa Sede tra la morte di un pontefice e l'elezione del successivo. In questo periodo viene investito di parte dell'autorità papale;
  • Il Vice camerlengo. Il vice camerlengo, uno dei prelati più importanti della Curia romana, era, fino al 1870, il Governatore di Roma, ed era preposto al mantenimento della pace e dell'ordine in città[1];
  • L'Auditor camerae, anch'esso uno dei prelati più importanti, era, in passato, il giudice supremo in materia di amministrazione finanziaria della Curia. Fino al 1870 presiedette la corte suprema, a cui il papa faceva riferimento per le decisioni più importanti;
  • Il tesoriere generale aveva il controllo finanziario sull'intero reddito prodotto dai possedimenti temporali della Chiesa, così come sul resto dei tributi che si accumulavano nella tesoreria papale.

Sebbene in passato il loro numero fosse variabile, il collegio dei chierici della Camera apostolica era composto da sette membri. I membri del collegio, che erano scelti fra i più alti prelati della Curia, non avevano solamente la gestione delle proprietà e dei redditi della Santa Sede, ma venivano consultati collegialmente su tutte le questioni amministrative e svolgevano la funzione di corte suprema per tutte le dispute che interessavano l'amministrazione pontificia.

Quando papa Pio IX, dopo l'insediamento dei vari ministeri divise tra loro i doveri amministrativi, assegnò a ciascun chierico della Camera la presidenza di una sezione del dipartimento della finanza. Quattro di loro, inoltre, erano membri della commissione di controllo sui conti della Camera.

Quando il papa appariva in pubblico nelle occasioni solenni, i membri della Camera avevano dei posti ben precisi nei cortei papali e nei concistori pubblici. Alla morte del pontefice prendevano possesso dei palazzi apostolici, erano addetti a stilare gli inventari, e dirigevano la politica interna ed estera durante la Sede vacante. Durante il conclave si occupavano di tutti i bisogni dei cardinali. A parte queste incombenze, i chierici della Camera erano, solitamente, professori e canonici, con incarichi ecclesiastici regolari.

I cavalieri del pontificio Ordine Piano erano per privilegio ufficiali[non chiaro] della Camera apostolica.

Anche se nel tempo la Camera apostolica ed i prelati che la formavano persero la maggior parte delle loro prerogative originali, questo organo era uno dei più importanti della Curia romana. Il carattere ed i metodi amministrativi si evolverono sia per il naturale sviluppo economico generale, sia per le vicende interne ai territori del Patrimonium Petri e all'amministrazione centrale della Curia.

La parola latina per indicare il tesoriere di un libero comune è camerarius. Il termine venne adottato dalla Santa Sede nell'XI secolo[2]. Il Camerarius domini papae era responsabile della gestione finanziaria della Santa Sede. In quel primo periodo i redditi della tesoreria provenivano principalmente da rendite di vari generi o da gabelle e tributi riscossi nei territori soggetti al papa, e dalle chiese e monasteri che dipendevano direttamente dalla Chiesa di Roma. In volgare italiano si diffuse successivamente il termine "camerlengo", che finì per prevalere.

Nel 1192, il camerlengo dell'epoca, Cencio (poi papa Onorio III, 1216-1227) redasse un inventario di tutte le fonti di reddito pontificio, noto come il "Liber Censuum Romanae Ecclesiae". Gli elenchi precedenti risalivano a Gelasio I (492-496) e a Gregorio I (590-604), ed erano basati sulla lista delle entrate che affluivano dai Patrimonia, ovvero dai beni immobili (tra cui i latifondi) di proprietà della Santa Sede.

Nel XIII secolo la Camera apostolica entrò in una nuova fase di sviluppo. A partire da allora, le autorità episcopali (vescovi o abati), per ottenere la propria conferma, dovettero versare alla Camera apostolica una somma corrispondente ai proventi (diocesani o abbaziali) di un anno solare.[3] Inoltre, la raccolta delle tasse sulle crociate, effettuata regolarmente dopo Innocenzo III (1198-1216), aumentò le incombenze della tesoreria pontificia, alla quale fu commissionata la raccolta e la ridistribuzione di questi proventi. Le funzioni relative alla raccolta delle entrate, alla custodia del tesoro e ai pagamenti, erano di pertinenza del thesaurarius[4]. Inoltre, nello stesso XIII secolo, i sistemi di pagamento furono trasformati in sistemi valutari[non chiaro], in un processo influenzato proprio dall'amministrazione papale. I servitia communia di vescovi ed abati furono definiti secondo somme fisse. Il reddito che affluiva regolarmente alla Curia dalle varie tasse divenne molto elevato. A questi tributi bisogna aggiungere le decime (specialmente quelle ricevute durante i pontificati di Clemente V e Giovanni XXII), i sussidi straordinari, imposti sin dalla fine del XIII secolo, le rendite, nonché altri redditi. Le competenze della Camera apostolica furono così continuamente incrementate. Da quel momento in poi, per la raccolta di tutti i proventi, la Camera impiegò un gran numero di agenti riscossori, noti come collectores.

Successivamente l'importanza di questo organismo finanziario divenne sempre più marcata. Le più alte cariche dirigenziali erano sempre il camerlengo (camerarius) ed il tesoriere (thesaurarius), il primo sempre cardinale, l'altro spesso un vescovo (anche se le rispettive competenze non furono ben definite). Stretto collaboratore del tesoriere era il commissario, che aveva il compito d'istruire le azioni in sede civile atte recuperare le imposte sui redditi nascosti al fisco pontificio[5]. Al commissario spettava anche l'amministrazione degli archivi camerali.

Esistevano poi i chierici della Camera (clerici Camerae), in principio tre o quattro, che in seguito aumentarono fino a dieci. Il camerlengo, il tesoriere e il commissario, insieme ai chierici della Camera, potevano costituirsi in un tribunale speciale detto della "piena Camera". Al loro servizio vi era un certo numero di funzionari: notai, scrivani e messaggeri. Completava l'organico della Camera apostolica l'auditor camerae, un prelato posto a capo di un tribunale che, di fatto, era svincolato dalla Camera stessa.

Il primo documento pontificio nel quale furono organicamente delineate le attribuzioni del tesoriere generale è la bolla di Sisto V In conferendis precipuis, pubblicata il 23 gennaio 1590. Posto inizialmente alle dipendenze del cardinale camerlengo, negli anni successivi il tesoriere acquistò o perdette autonomia rispetto al camerlengo a seconda del prestigio e del favore di cui godeva personalmente dinanzi al pontefice. Nel 1742 Benedetto XIV, su richiesta del camerlengo, fissò lo spartiacque tra le competenze delle due magistrature camerali, confermando al tesoriere generale i poteri già concessi dai predecessori nonché la competenza generale in campo finanziario e conservando al camerlengo la competenza esclusiva in materia di poste, nomina di consoli pontifici, infeudazione e concessione di beni giurisdizionali, mercati e fiere. Nel 1746 il pontefice intervenne nuovamente sulla materia: riordinò i vari rami della Camera apostolica in un unico dicastero, la computisteria generale, incaricata di redigere con criteri unitari il bilancio della Camera. Il dicastero rispondeva unicamente al pontefice e al tesoriere[6].

Dopo la Restaurazione (1815) il tesorierato ebbe il ruolo di centro dell'amministrazione generale di tutte le rendite e i beni dello Stato. Con il motu proprio di papa Pio IX del 12 giugno 1847 il tesoriere fu privato delle funzioni giudiziarie. Fu l'ultima riforma della carica prima dell'istituzione dei ministeri. Nel marzo 1848 l'incarico di tesoriere mutò in quello di ministro delle Finanze.

Fino alla seconda metà del XVIII secolo il camerlengo, come vertice della Camera apostolica, rappresentò la massima autorità in campo economico ed amministrativo dello Stato Pontificio. L'eccessiva ampiezza delle attribuzioni, i conflitti d'autorità con gli altri dicasteri e la necessità di adeguare l'organizzazione amministrativa dello Stato a sistemi più efficienti furono le motivazioni che indussero i papi a diminuire gradualmente le competenze del camerlengo. Alla metà del XIX secolo la carica era rimasta quasi completamente di facciata. La stessa Camera apostolica fu trasformata nel «Ministero del Commercio, Belle arti, Agricoltura e Industria», affidato ad un laico. La Camera apostolica sopravvisse, a livello nominativo, nella figura del camerlengo.

Nel 1870, anno della fine del potere temporale della Chiesa, la Camera apostolica cessò quasi del tutto di esercitare un'effettiva influenza sull'amministrazione pontificia. Nonostante rimanesse un "organo in potenza" il dicastero continuò ad esistere anche dopo la presa di Roma e, sopravvivendo ad alcuni tentativi di soppressione, rimase funzionante ancora per molto tempo, seppure con ridotte funzioni e figure.

Con il motu proprio Pontificalis Domus di papa Paolo VI scomparvero alcune cariche di chierici della Camera e di prelati di fiocchetto.

Il 1º marzo 2013 la Camera apostolica si riunì al completo per l'ultima volta a seguito della rinuncia al ministero petrino di papa Benedetto XVI. Risultava così composta[7]: il cardinale camerlengo Tarcisio Bertone, il vice camerlengo Pier Luigi Celata, l'uditore generale Giuseppe Sciacca, il collegio dei prelati chierici di camera formato da mons. Assunto Scotti, mons. Paolo Luca Braida, rev.do Philip James Whitmore, rev.do Winfried König, mons. Osvaldo Neves de Almeida, mons. Krzysztof Józef Nykiel, mons. Lucio Bonora e mons. Antonio Lazzaro e il notaro di camera dott. Antonio Di Iorio.

Dopo che l'Annuario pontificio del 2020 non riportava più la carica di uditore generale né la composizione del collegio dei prelati chierici di camera, la Camera apostolica è stata di fatto abolita nel 2022, contestualmente all'entrata in vigore della costituzione apostolica promulgata da papa Francesco Praedicate evangelium. Gli incarichi dell'intera Camera sono stati assorbiti dalle figure del cardinale camerlengo e del vice camerlengo, coadiuvati dal cardinale coordinatore del Consiglio per l'economia e da due assistenti.

Camerlenghi di Santa Romana Chiesa

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Lo stesso argomento in dettaglio: Camerlengo (Chiesa cattolica).

Tesorieri generali

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Uditori generali

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  1. ^ «Governatore di Roma». In: Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, pp. 5-48 (Google libri)
  2. ^ Edoardo Ruffini Avondo, CAMERLENGO o Camerario, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930. URL consultato il 5 dicembre 2016.
  3. ^ Agostino Paravicini Bagliani, Quando nel tempio si vendevano le indulgenze, su ricerca.repubblica.it, 22 novembre 2014. URL consultato il 13 ottobre 2020.
  4. ^ Camera Apostolica, su vatican.va. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  5. ^ Commissario generale della Camera apostolica, su ricerca.archiviodistatoroma.beniculturali.it. URL consultato il 28 dicembre 2016.
  6. ^ Massimo Carlo Giannini, Giovanni Battista Mesmer, in Dizionario biografico degli italiani, LXXIII, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  7. ^ L'Osservatore Romano, 2 marzo 2013, p. 8.
  8. ^ Massimo Carlo Giannini, Donato Matteo Minali, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 74, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010. URL consultato il 4 gennaio 2016.
  9. ^ Clara Gennaro, BONFIGLIOLI, Rodolfo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 12, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1971. URL consultato il 4 gennaio 2016.
  10. ^ Franca Petrucci, CERASI, Tiberio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 23, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1979. URL consultato il 4 gennaio 2016.
  11. ^ La Quadreria Patrizi, su repubblica.it. URL consultato il 4 gennaio 2016.
  12. ^ Nominato pro-tesoriere durante la sede vacante, fu confermato tesoriere dal neoeletto papa Clemente XII.
  13. ^ Dal 1834 al 1839 come tesoriere, nel periodo rimanente come pro-tesoriere.
  14. ^ BORGHESE, Orazio, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  15. ^ PAOLO V, papa, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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