Ebussuud Efendi
Ebussuud Efendi | |
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Sheikh ul-Islam | |
Durata mandato | ottobre 1545 – 23 agosto 1574 |
Monarca | Solimano il Magnifico, Selim II |
Predecessore | Fenarîzade Muhyiddin Çelebi |
Successore | Çivizade Damadı Hamid Efendi |
Kazasker di Rumelia | |
Monarca | Solimano il Magnifico |
Predecessore | Muhyiddin Efendi |
Qadi di Istanbul | |
Durata mandato | novembre 1533 – agosto 1537 |
Monarca | Solimano il Magnifico |
Dati generali | |
Prefisso onorifico | Sheikh ul-Islam |
Ebussuud Efendi (İskilip, 30 dicembre 1490 – Istanbul, 23 agosto 1575) è stato un giurista ottomano esegeta del Corano della scuola giuridico-religiosa Hanafita. Fu chiamato anche "El-İmâdî" poiché la sua famiglia era originaria di İmâd, nell'odeirno distretto di İskilip in Turchia[1].
Figlio di İskilipli Sheikh Muhiddin Muhammad Efendi,[1] negli anni 1530, Ebussuud prestò servizio come giudice a Bursa, Istanbul e Rumelia, dove si occupò di rendere le leggi locali conformi a quella islamica (sharia). Nel 1545 il sultano Solimano il Magnifico lo promosse a Shaykh al-Islām, giudice supremo e massimo nel 1545, un incarico che Ebussuud mantenne fino alla sua morte e che lo portò all'apice del suo potere.[2] Lavorò a stretto contatto con il sultano, emettendo pareri giudiziari che legittimavano le guerre di Solimano contro gli Yazidi iraniani e la guerra del suo successore Selim II a Cipro. Ebussuud emise anche fatwā con la quale i Kizilbash, indipendentemente dal fatto che vivessero sul suolo iraniano o ottomano, venivano considerati come "eretici" dichiarando che ucciderli sarebbe stato lodevole.[3]
Insieme a Solimano, Ebussuud riorganizzò la giurisprudenza ottomana e la sottopose a un controllo governativo più stretto, creando un quadro giuridico che univa la sharia e il codice amministrativo ottomano (Kanuns). Mentre l'opinione precedentemente prevalente affermava che i giudici erano liberi di interpretare la sharia, la legge alla quale era soggetto anche il sovrano, Ebussuud istituì un quadro in cui il potere giudiziario era derivato dal sultano e che obbligava i giudici a seguire il kanun-i Osmani del Sultano, nella loro applicazione della legge.[2]
Oltre alle sue riforme giudiziarie, Ebussuud è ricordato anche per la grande varietà di fatwa che emise. Le sue opinioni su Karagöz e il consumo di caffè, una novità all'epoca, divennero particolarmente celebri.[4][5]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (TR) İsmail Hâmi Danişmend, Osmanlı Devlet Erkânı, Türkiye Yayınevi, İstanbul, 1971, p. 114.
- ^ a b Schneider, 192.
- ^ Matthee, 2014, p. 9.
- ^ Schneider, 193.
- ^ Pedani, 2012, p. 60.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Rudi Matthee, The Ottoman-Safavid War of 986-998/1578-90: Motives and Causes, in International Journal of Turkish Studies, 20, Nos 1& 2, 2014.
- (DE) Irene Schneider, Ebussuud, in Michael Stolleis (a cura di), Juristen: ein biographisches Lexikon; von der Antike bis zum 20. Jahrhundert, 2nd, München, Beck, 2001, p. 192, ISBN 3-406-45957-9.
- Maria Pia Pedani, La grande cucina ottomana : una storia di gusto e di cultura, Bologna, Il mulino, 2012, ISBN 978-88-15-24041-5, SBN IT\ICCU\RAV\1971423.
Voci correlate
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