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George Foreman

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George Foreman
George Foreman in uno sparring
NazionalitàStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
Altezza192 cm
Pugilato
CategoriaPesi massimi
Termine carriera22 novembre 1997
Carriera
Incontri disputati
Totali81
Vinti (KO)76 (68)
Persi (KO)5 (1)
Pareggiati0
Palmarès
1973-1974Titolo mondiale WBAmassimi
1973-1974Titolo mondiale WBCmassimi
1973-1974Titolo The Ringmassimi
1973-1974Titolo linearemassimi
1994-1995Titolo mondiale WBAmassimi
1994-1995Titolo mondiale IBFmassimi
1994-1997Titolo linearemassimi
 Giochi olimpici
OroCittà del Messico 1968massimi
 

George Edward Foreman (Marshall, 10 gennaio 1949) è un imprenditore ed ex pugile statunitense.

Soprannominato Big George,[1] fu protagonista di una singolare e lunghissima carriera – protrattasi dal 1969 al 1977 e dal 1987 al 1997 – nel corso della quale fu due volte campione del mondo dei pesi massimi.

Si avvicinò al mondo del pugilato dopo aver vissuto una gioventù difficile e tormentata, conquistando la medaglia d'oro olimpica nella categoria dei pesi massimi a Città del Messico 1968. Passato tra i professionisti l'anno seguente, si affermò subito come uno dei più temibili picchiatori della categoria e nel 1973 conquistò il titolo mondiale detronizzando con facilità l'imbattuto campione indiscusso Joe Frazier. Seguirono quindi due difese del titolo e la sua prima sconfitta da professionista subita nel drammatico The Rumble in the Jungle per mano di Muhammad Ali.

Inseguì poi senza successo una chance mondiale e dopo la sconfitta nel 1977 contro un poco quotato Jimmy Young si ritirò per la prima volta. A seguito di ciò che lui stesso definì come una teofania cambiò il proprio stile di vita e si avvicinò alla religione, divenendo un ministro ordinato. Tornò quindi sul ring nel 1987 e sette anni dopo, all'età di 45 anni, riconquistò i titoli del mondo WBA, IBF e lineare mettendo KO il ventisettenne Michael Moorer. Ciò lo rese il più anziano campione del mondo nella storia dei pesi massimi, nonché il più vecchio in qualsiasi divisione di peso. Quest'ultimo primato fu poi battuto, 16 anni dopo da Bernard Hopkins. Si ritirò per la seconda ed ultima volta nel 1997, all'età di 48 anni, dopo una discussa sconfitta contro Shannon Briggs.

La International Boxing Hall of Fame lo ha riconosciuto fra i più grandi pugili di ogni epoca. Occupa l'8ª posizione della classifica dei più grandi pesi massimi di sempre, secondo la International Boxing Research Organization (IBRO).[2] Nel 2002 è stato nominato tra i 25 più grandi pugili degli ultimi 80 anni dalla rivista The Ring,[3] che lo ha piazzato anche al 9º posto tra i più grandi picchiatori di sempre.[4] Nel 1973 e 1976 è stato insignito del premio pugile dell'anno, indetto dalla stessa.

A seguito del suo ritiro è rimasto impegnato nel mondo dell'imprenditoria. Negli anni novanta è stato noto testimonial del George Foreman Grill, bistecchiera multiuso che ha venduto oltre 100 milioni di unità in tutto il mondo.[5] Nel 1999 ha venduto i suoi diritti di denominazione all'azienda produttrice per 138 milioni di dollari.[6]

Nato il 10 gennaio del 1949 a Marshall, in Texas, crebbe in un quartiere disagiato di Fifth Ward, a Houston. Il padre biologico Leroy Moorehead era un veterano di guerra e si separò dalla madre Nancy poco dopo la nascita del figlio. Più tardi la donna si sposò con JD Foreman, uomo che per diverso tempo George avrebbe creduto suo vero padre. Complici frequenti liti coniugali e l'assenza quasi totale di una figura paterna,[7] Foreman ebbe un'adolescenza turbolenta e numerosi problemi con la legge, venendo frequentemente coinvolto in risse e battaglie fra bande rivali. Nel 1965 entrò a far parte dello Job Corps, un'agenzia del governo americano che promuoveva una sorta di lavori socialmente utili e la riqualificazione professionale dei partecipanti, e per due anni lavorò in Oregon, collaborando ad opere di costruzione e rimboschimento. Durante la permanenza in Oregon, la sua attitudine bellicosa fu causa di continue risse con i suoi colleghi. Fu allora che un istruttore di pugilato, Nick Broadus, intuì le grandi potenzialità del giovane e turbolento Foreman e lo introdusse alla boxe. Egli sognava inizialmente di seguire le orme di Jim Brown nel mondo del football americano ma fu convinto più tardi a focalizzarsi unicamente sul pugilato.

Vita personale

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Nel 1985 ha sposato Mary Joan Martelly. In precedenza è stato sposato quattro volte: con Adrienne Calhoun dal 1971 al 1974, con Cynthia Lewis dal 1977 al 1979, con Sharon Goodson dal 1981 al 1982, e con Andrea Skeete dal 1982 al 1985.

Ha dodici figli, due dei quali – Freeda (1976-2019) e George Foreman III (1983) – sono a loro volta entrati nel mondo della boxe. Freeda è stata professionista dal 2000 al 2001 mentre George III è stato attivo come peso massimo dal 2009 al 2012. La figlia Freeda è stata trovata morta il 9 marzo 2019 nella sua abitazione a Houston.[8]

Lo stile di combattimento

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Lo stile di combattimento di Foreman era quello del picchiatore: alto 193 cm circa, con un peso in carriera che variò dai 98 ai quasi 120 kg. Egli faceva infatti affidamento quasi esclusivamente sull'enorme forza fisica che imponeva senza indugio alcuno per tutto il corso dell'incontro. Martellava al corpo e al volto l'avversario con tutta la sua potenza, concentrato e determinato a sfiancarlo e buttarlo al tappeto con la forza dei suoi pugni. Pochi pugili nel corso della carriera hanno resistito ai suoi pugni terminando in piedi tutto l'incontro. La sua tecnica era spicciola, elementare, attaccava l'avversario, e si chiudeva quando incassava l'attacco. Le sue tattiche quasi pari a zero. Imponeva la sua linea investendo di continui ganci e potentissimi montanti l'avversario senza dargli alcuna tregua. Tale stile di combattimento fece la sua fortuna e si mostrò particolarmente efficace contro numerosissimi pugili affrontati nella sua lunga carriera.

Parliamo di pugili anche particolarmente quotati come Ken Norton e Joe Frazier (al tappeto per 6 volte in due round, devastato dai pugni di Foreman). Tuttavia tale stile combattivo mostrò allo stesso tempo i suoi limiti contro pugili particolarmente intelligenti dal punto di vista tattico e particolarmente abili a schivare ed incassare colpi. Uno su tutti Muhammad Ali, che nel famoso incontro "Rumble in the jungle", schivando ed incassando abilmente i colpi di Foreman, danzandogli intorno ed innervosendolo (tattiche spesso usate da Muhammad Ali) riuscì a stancarlo e fargli perdere sicurezza. Con il passare dei round i colpi di Foreman, per via della stanchezza, iniziarono ad indebolirsi, e perse l'incontro all'ottavo round per knock-out.

La carriera amatoriale e la vittoria olimpica

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Nel 1967, a San Francisco, disputò il primo incontro da dilettante e lo vinse per KO al primo round. Vinse con facilità il campionato nazionale dei dilettanti (National Amateur Athletic Union Boxing Championship), assicurandosi così la partecipazione ai Giochi olimpici di Città del Messico 1968, dove conquistò la medaglia d'oro per la categoria dei pesi massimi, sconfiggendo in semifinale Giorgio Bambini e in finale il sovietico Jonas Čepulis, entrambe le volte prima del limite.

In quei Giochi Foreman fu protagonista di un gesto che in patria gli valse molte critiche e gli alienò la simpatia di parte della popolazione afro-americana: dopo aver vinto l'ultimo incontro, rimase per qualche minuto sul ring sventolando una piccola bandiera americana[9] a pochi giorni di distanza dalla protesta di Tommie Smith e John Carlos che, simpatizzanti del movimento politico delle Pantere Nere, durante la cerimonia di premiazione dei vincitori della corsa dei 200 metri, avevano sollevato un pugno chiuso avvolto in un guanto nero, e durante l'esecuzione dell'inno americano avevano giocherellato con le medaglie e sorriso in modo beffardo. Tale clamorosa protesta, tesa a denunciare all'opinione pubblica mondiale il razzismo che caratterizzava la società americana, costò ai due atleti l'espulsione dalla squadra olimpica americana. L'esultanza "patriottica" di Foreman, per contrasto, sembrava esprimere l'indifferenza del pugile texano alle battaglie civili che si stavano combattendo nel suo paese e gli valse l'epiteto di "Zio Tom".[10]

I primi anni da professionista

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Dopo la vittoriosa esperienza olimpica, Foreman passò tra i professionisti, sotto la guida di Dick Sadler e dell'anziano campione dei massimi leggeri Archie Moore. Nel 1969 disputò 13 incontri, vincendone 11 per KO entro la quinta ripresa e due ai punti. Uno dei suoi avversari, Cookie Wallace, riuscì a resistere solo per 23 secondi alla potenza devastante del texano.

La sua marcia inarrestabile proseguì nel 1970, quando vinse per KO 11 incontri su 12 disputati. Tra le vittime illustri il campione canadese George Chuvalo, famoso per le sue eccezionali capacità di incassatore e per non essere mai andato al tappeto in tutta la carriera. Nemmeno Foreman riuscì nell'impresa di atterrare Chuvalo, ma la sua vittoria fu comunque impressionante: KO tecnico alla terza ripresa dopo una serie di colpi durissimi che l'avversario riceveva ormai passivamente. In quell'anno solo l'argentino Gregorio Peralta, comunque largamente sconfitto ai punti, fu in grado di arrivare fino al limite delle riprese previste contro Foreman.

Nel 1971 disputò 7 incontri, vincendoli tutti per KO: tra i quali la rivincita con Peralta, che finì al tappeto alla decima ripresa. Alla fine dell'anno, con un record di 32 vittorie su 32 incontri disputati, venne classificato come primo pretendente al titolo dalle due federazioni pugilistiche mondiali, la WBA e la WBC.

Dovette però pazientare ancora un anno prima di avere la possibilità di battersi per il titolo. Nell'attesa che gli venisse concessa tale opportunità, nel 1972 incontrò 5 avversari che sconfisse tutti per ko entro i primi 3 rounds.

Il titolo mondiale e l'apogeo della carriera

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La conquista del titolo contro Joe Frazier

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Lo stesso argomento in dettaglio: Joe Frazier vs. George Foreman.
George Foreman in una foto del 1973.

Il 22 gennaio 1973 a Kingston, in Giamaica, Foreman incontrò Joe Frazier, il campione del mondo in carica, in un incontro valevole per il titolo mondiale. Frazier era un pugile che godeva di molto credito: ancora imbattuto, dominava la categoria dei massimi da quando Muhammad Ali era stato privato del titolo e costretto all'inattività per motivi politici. Aveva poi resistito al rientro di quest'ultimo, sconfiggendolo in un memorabile match combattuto nel 1971, durante il quale riuscì addirittura ad atterrarlo.

Nonostante l'indubbio valore dell'avversario, Foreman vinse con una facilità che suscitò scalpore. La sua soverchiante potenza fece apparire quell'incontro quasi un pestaggio, tanto fu a senso unico: già nella prima ripresa aveva mandato per tre volte Frazier al tappeto, e dopo tre ulteriori atterramenti nella seconda, l'arbitro decise di fermare l'incontro. Indimenticabile il colpo che chiuse il match: un montante destro che sollevò Frazier per scaraventarlo al tappeto. Lo stesso Frazier, in un'intervista concessa 10 anni dopo, ricordò con ironia la sua pesante sconfitta: "George Foreman fece di me uno yo-yo", alludendo al fatto che non appena si rialzava in piedi veniva inesorabilmente rispedito al tappeto.[11]

Un campione poco amato

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Il nuovo campione del mondo, pur rispettato e apprezzato per le sue eccezionali qualità di pugile, non ebbe però la simpatia ed il gradimento del pubblico. Diffidente, scontroso al limite dell'intrattabilità e poco disponibile ad incontrare la stampa, Foreman si trovò ben presto imprigionato nel ruolo del "cattivo" da battere.[12] Le sue stesse rapidissime ed inesorabili vittorie gli conferivano un'aura di quasi disumana potenza e ferocia.

Prime vittoriose difese del titolo

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Il 1º settembre 1973, a Tokyo, incontrò il portoricano José Roman per la prima difesa del titolo. In appena 55", Foreman atterrò l'avversario per tre volte e vinse alla prima ripresa: l'incontro rimane tuttora il più breve nella storia dei pesi massimi.

Foreman e Archie Moore nel 1974.

Il 26 marzo 1974 a Caracas, in Venezuela, Foreman affrontò un pugile di ben altra caratura: Ken Norton, che di lì a qualche anno sarebbe diventato campione del mondo. Norton era considerato come lo sfidante nº 1 dopo che, l'anno prima, aveva sconfitto ai punti Muhammad Ali e con un colpo fortissimo lo aveva addirittura atterrato, fratturandogli la mascella. Questo incontro rappresentava dunque il primo vero banco di prova per il nuovo campione e fu seguito con grande interesse: tra gli spettatori erano presenti Muhammad Ali, Oscar Bonavena e Joe Louis che, poco prima dell'inizio, salì sul ring a salutare i due pugili.

Il match fu un'esibizione di aggressività e potenza: a Foreman bastò poco per aver ragione dell'avversario e già alla seconda ripresa i secondi di Norton si convinsero che era il caso di gettare la spugna e fermare l'incontro. Qualche anno più tardi, ricordando quegli avvenimenti, Norton disse: "La sera che mi confrontai con lui George fu mostruoso: l'impersonificazione, per cinque minuti, dell'Armata Rossa all'attacco."[13]

Dopo la vittoria su Norton, molti cominciarono a riferirsi a Foreman come al "Marciano nero", prefigurando per lui un lungo e incontrastato regno sulla categoria dei pesi massimi: la sua esuberanza atletica, la straordinaria potenza dei suoi colpi, la facilità con la quale si era sbarazzato di tutti i migliori pugili in circolazione lo fecero apparire imbattibile.

"The Rumble in the Jungle": l'incontro con Muhammad Ali

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Lo stesso argomento in dettaglio: The Rumble in the Jungle.

Un incontro storico

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Muhammad Ali

La successiva difesa del titolo vide Foreman confrontarsi con Muhammad Ali, in uno degli avvenimenti sportivi più famosi della storia: The Rumble in the Jungle ("La rissa nella giungla").[14] L'incontro ha ispirato il film Rocky III di Sylvester Stallone, il film documentario Quando eravamo re di Leon Gast ed un racconto di Norman Mailer (The Match); secondo Spike Lee avrebbe rappresentato una tappa importante nella storia della comunità nera degli Stati Uniti.[15]

The Rumble in the Jungle fu il primo grande avvenimento pugilistico organizzato dal controverso Don King, per il quale costituì una sorta di trampolino di lancio per la sua fortunata carriera.[14] Si svolse a Kinshasa, in Zaire, nello stadio 20 maggio (oggi Stade Tata Raphaël) e fu il primo campionato mondiale dei pesi massimi ad aver luogo in Africa. Il dittatore zairese Mobutu Sese Seko, in cerca di visibilità internazionale, offrì una borsa di 5 milioni di dollari per ognuno dei due contendenti.[14] L'incontro venne preceduto da un festival cui parteciparono molti musicisti afro-americani, tra i quali James Brown, B.B. King e The Spinners.

Inizialmente previsto per il 25 settembre del 1974, fu poi disputato il 30 ottobre dello stesso anno, in seguito ad un rinvio causato da un infortunio in allenamento di cui era stato vittima Foreman.

La vigilia da grande favorito

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I pronostici della vigilia vedevano Foreman largamente favorito.[12][14] Diversi fattori sembravano sostenere tale convinzione: Foreman appariva nel pieno del vigore atletico, mentre Ali, di 7 anni più anziano, sembrava aver intrapreso il viale del tramonto, soprattutto dopo il tentativo fallito di riconquista del titolo;[14] Foreman arrivava all'appuntamento con il considerevole record di 40 vittorie (di cui 37 per KO) su 40 incontri disputati, mentre Ali sempre più raramente riusciva ad imporsi prima del limite; Ali era stato sconfitto da Joe Frazier e da Norton, pugili che erano stati sbaragliati da Foreman nel giro di due riprese.

Negli Stati Uniti Howard Cosell, uno dei più popolari ed autorevoli commentatori di pugilato, riteneva improbabile una vittoria di Ali e prefigurava il suo ritiro dal ring dopo l'incontro.[16] Secondo quanto racconta lo scrittore Norman Mailer anche l'entourage dello stesso Ali era pervaso da un grande pessimismo circa l'esito del match.

Nonostante il clima di sfiducia che lo circondava, Muhammad Ali non perdeva occasione per ribadire la sua certezza nella vittoria, galvanizzato dall'entusiasmo della popolazione zairese che lo aveva accolto trionfalmente.[17] Inoltre operò una vera e propria campagna di disinformazione annunciando che avrebbe "danzato" sul ring come non mai, rendendosi imprendibile e vanificando così la potenza dell'avversario. Proprio per prepararsi a questa eventualità, Foreman si allenò con sparring-partner particolarmente veloci e mobili, affinando la tecnica di chiudere l'avversario all'angolo.

L'inattesa sconfitta

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Davanti a 100.000 africani entusiasti, l'incontro si aprì con Ali inaspettatamente all'attacco, nel tentativo di cogliere di sorpresa l'avversario con alcuni rapidissimi uno-due al volto. Nei round successivi la costante, implacabile pressione di Foreman incollò Ali alle corde. I colpi fortissimi del campione del mondo risultavano però poco efficaci e non riuscivano a penetrare l'ermetica difesa di Ali. Il pugile di Louisville si era infatti affidato all'inaspettata strategia del rope-a-dope. Foreman, provocato da Ali che lo scherniva e lo insultava, continuava a portare senza sosta colpi rabbiosi e violenti che finivano però sulle braccia o sui guantoni dell'avversario. Il risultato del suo sterile attacco fu che, con il passare delle riprese, era sempre più stanco e i suoi colpi sempre meno potenti e Ali, arroccato nella sua impenetrabile difesa, dava l'impressione di risparmiare le forze e di resistere bene alla violenza dell'avversario. Verso la fine della quinta ripresa, fu chiaro che Ali aveva ormai il controllo dell'incontro, quando lanciò un improvviso attacco colpendo ripetutamente Foreman al volto.

L'ottavo round sembrava riproporre il copione delle riprese precedenti, con Foreman all'attacco e Ali chiuso nell'angolo con il volto nascosto dietro i guantoni alzati, quando improvvisamente arrivò l'inatteso epilogo: in un fulmineo contrattacco Muhammad Ali uscì dall'angolo e portò una serie al volto dell'ormai esausto Foreman che, per la prima volta nella sua carriera, crollò al tappeto.[18]

Foreman fu incapace di accettare la sconfitta: dichiarò di essere stato avvelenato prima del match e accusò i secondi di Ali di aver deliberatamente allentato le corde del ring per permettere al loro pugile di potercisi appoggiare per evitare i suoi colpi. Solo molti anni più tardi fu in grado di riconoscere che a Kinshasa Ali vinse perché "era, almeno per quella notte, l'atleta migliore".

La crisi ed il ritiro

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Dopo la sconfitta di Kinshasa, Foreman attraversò un lungo periodo di depressione (accentuato dalla scoperta che i suoi familiari avevano scommesso sulla sua sconfitta) dal quale uscì a fatica e solo a prezzo di un radicale cambiamento del suo modo di vivere.[12]

Per tutto il 1975 fu lontano dal ring: come lui stesso ammise molti anni dopo in un'intervista, egli trascorse quell'anno tra Parigi e gli Stati Uniti dedicandosi alle avventure sessuali e all'acquisto di auto costose e animali esotici.[12] Il suo senso di frustrazione però non diminuì, ed anzi venne accresciuto dalla scoperta del suo vero padre biologico, il veterano di guerra Leroy Morehood, che Foreman andò a conoscere poco prima che l'uomo morisse.[12] Nel 1976 tornò a combattere e, nel suo primo incontro dopo la sconfitta di Kinshasa, affrontò Ron Lyle, un pugile potente e temutissimo. Fino a quel momento Foreman aveva incontrato avversari che, intimoriti dalla sua potenza, avevano cercato di contrastarlo opponendogli altre qualità (tecnica, esperienza, velocità, maggiore mobilità, ecc.) e comunque affrontandolo sempre con grande cautela; Lyle fu il primo e unico pugile disposto a misurarsi con Foreman sul terreno a questo più congeniale, quello della potenza.

Ne risultò un match tanto violento e spettacolare da sembrare quasi una finzione cinematografica.[19] Foreman terminò la prima ripresa barcollando, dopo essere stato colpito da un diretto destro. Nelle due riprese successive i due contendenti continuarono a scambiarsi colpi violentissimi, tanto che arrivarono entrambi stremati alla fine del terzo round. Nella quarta ripresa una combinazione di Lyle mandò Foreman al tappeto. Foreman riuscì a rialzarsi e venne nuovamente investito da una serie di pugni al volto ma, proprio mentre sembrava sul punto di crollare di nuovo, centrò Lyle con un diretto destro mandandolo a terra. Anche Lyle riuscì a rimettersi in piedi ed addirittura a trovare le forze per un'altra serie di colpi violentissimi che abbatterono Foreman per la seconda volta. Foreman si rialzò di nuovo e riuscì a terminare la ripresa. Nel quinto round i due, abbandonata ogni cautela difensiva ed ormai esausti, continuarono a colpirsi con violenza fin quando Foreman chiuse l'avversario all'angolo e portò una successione di colpi al volto di Lyle che crollò per il definitivo KO. Per la rivista specializzata "Ring Magazine" fu "l'incontro dell'anno". Nel successivo incontro si confrontò ancora con Joe Frazier, imponendosi per KO al quinto round. Entro la fine del 1976 seguirono due ulteriori vittorie, entrambe per KO, contro Scott Ledoux e contro Dino Dennis.

Il 1977 fu per Foreman un anno decisivo. Dopo aver sconfitto in quattro riprese Pedro Agosto, incontrò, nell'isola di Porto Rico, Jimmy Young, un pugile poco potente ma molto tecnico e veloce che l'anno precedente era stato sconfitto ai punti sia da Norton sia da Muhammad Ali. Young dominò l'incontro già dall'inizio, grazie alla sua maggiore mobilità, e Foreman giunse alle ultime riprese esausto[20]. Alla dodicesima e ultima ripresa andò addirittura al tappeto, più per la spossatezza che per i colpi dell'avversario, riuscendo comunque a rialzarsi e a perdere ai punti per decisione unanime.

La vocazione religiosa

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Immediatamente dopo la conclusione dell'incontro con Young, nello spogliatoio Foreman fu vittima di un episodio di ipertermia ed ebbe un'esperienza di pre morte. Secondo quanto riferisce nella sua autobiografia ("God in my corner") si sarebbe ritrovato, disperato e solo, in un luogo di desolazione e paura e qui avrebbe udito la voce di Dio che gli imponeva di cambiare vita e di rivolgersi alle opere di bene.[12] Segnato profondamente da questa esperienza, operò un radicale cambiamento nella sua vita: smise di combattere, fu ordinato ministro di culto di una chiesa di Houston, in Texas, e aprì, nella stessa città, un centro di assistenza a giovani problematici che porta il suo nome, il "George Foreman Youth Center". Per i successivi dieci anni si dedicò solo alla sua numerosa famiglia, ai suoi parrocchiani, allo studio del Vangelo e alla predicazione.

Il rientro e la riconquista del titolo mondiale

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George Foreman, 2007

I motivi del rientro

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Nel 1987, dopo 10 anni trascorsi lontano dal ring, Foreman annunciò il suo rientro nella boxe, all'età di 38 anni. Nell'aprile di quello stesso anno un altro grande pugile, Sugar Ray Leonard, l'ex campione del mondo dei pesi medi, tornò a combattere dopo 5 anni di assenza per sfidare il campione del mondo in carica, Marvin Hagler, assicurandosi una borsa di 11 milioni di dollari. Per Foreman, invece, ci sarebbero stati, almeno all'inizio, avversari poco quotati e guadagni modesti. Invitato a spiegare i motivi del suo rientro, disse: "Per Leonard è solo una questione di soldi, una "botta e via". Anche per me il denaro ha una sua importanza, ma secondaria. Io voglio tornare ad essere campione. Ho un piano per i prossimi 3 anni: ricominciare dal fondo, allenarmi più di chiunque altro, combattere una volta al mese. Non si può avere tutto e subito."[21]. Nella decisione del rientro pesarono anche motivazioni economiche: nei suoi 9 anni di professionismo Foreman aveva guadagnato circa 10 milioni di dollari, di cui gli rimaneva, però, ben poco. "Ho predicato e ho costruito il "George Foreman Youth and Community Center". L'anno scorso un mio amico cominciò a chiedere in giro 400 dollari di cui avevamo bisogno per portare avanti un nostro progetto. La cosa mi imbarazzò. Decisi allora di andarmi a guadagnare i soldi che ci servivano. Il pugilato è una professione onorevole. Mi dissi: vai a guadagnarti qualcosa e rimani in pace."[22].

I primi vittoriosi incontri

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Foreman rientrò sul ring nel 1987: da quel momento combatté mediamente una volta ogni 45 giorni per riabituarsi al combattimento sul ring. Solo nel 1990 incontrò un avversario di vero spessore: l'ex pretendente alla corona mondiale Gerry Cooney, sconfitto nel giro di due round. Questo match decretò l'effettivo status di possibile pretendente alla corona mondiale di Foreman. E nel 1991, ad Atlantic City, si tenne l'incontro George Foreman - Evander Holyfield, allora campione mondiale. Big George perse per decisione unanime. Due anni dopo e tre match interlocutori vinti per KO, Foreman ebbe una nuova possibilità contro Tommy Morrison per il titolo dei pesi massimi WBO vacante. Anche questa volta Foreman perse per decisione unanime, ma in un match comunque competitivo.

Conquista del titolo e ultimi anni

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Lo stesso argomento in dettaglio: Michael Moorer vs. George Foreman.

Dopo la sconfitta contro Morrison, Foreman non tornò più sul ring, nonostante fosse designato sfidante ufficiale del campione del mondo Michael Moorer, detentore delle corone WBA e IBF. La scelta di far ricadere lo status di sfidante su Foreman fu anche dovuto al particolare momento che la categoria dei pesi massimi stava attraversando: Mike Tyson stava scontando la condanna per stupro in prigione, Evander Holyfield e Riddick Bowe avevano un match programmato fra di loro e Lennox Lewis stava cercando di ricostruire la sua carriera dopo l'inaspettata sconfitta contro Oliver McCall[23]. L'incontro si svolse a Las Vegas nel 1994 e venne inizialmente dominato dal veloce Moorer. Foreman non combatteva da un anno e mezzo. Inizialmente in svantaggio sui cartellini, alla decima ripresa riuscì a penetrare la difesa del campione con un preciso diretto sinistro seguito immediatamente da un destro che scosse pesantemente il campione. Nel corso della stessa ripresa Foreman riuscì a piazzare la medesima combinazione e Moorer crollò al tappeto senza riuscire ad alzarsi prima del "dieci" dell'arbitro. Foreman, a 45 anni e 9 mesi, diventò il più anziano campione mondiale dei pesi massimi di sempre, record tuttora imbattuto[senza fonte].

Poco dopo la WBA lo privò del titolo, in seguito al suo rifiuto di affrontare lo sfidante designato Tony Tucker.

Nel 1995 difese il titolo contro Alex Schultz, vincendo ai punti in 12 riprese. Da questo incontro Foreman poté fregiarsi di un'altra corona mondiale, messa in palio in questo match dalla neonata WBU, altra federazione minore nata nel marasma di scissioni che colpì l'organizzazione mondiale della boxe tra gli anni ottanta e novanta. Poco dopo tuttavia, la IBF lo privò del titolo per il suo rifiuto a concedere la rivincita a Schultz.

Difese il titolo WBU altre 2 volte, nel 1996 a Tokio, contro Crawford Grimsley, vincendo ai punti per decisione unanime (nell'occasione si fregiò della corona di un'altra federazione neocostituita, la IBA) e nel 1997, ad Atlanta, vincendo ai punti per decisione non unanime contro Lou Savarese.

Il successivo e ultimo incontro fu nel novembre 1997, all'età di 48 anni e 10 mesi, in un match non valido per nessun titolo contro Shannon Briggs. Foreman fu sconfitto ai punti per decisione non unanime, risultato questo molto contestato in quanto ritenuto non veritiero e parzialmente ingiusto nei suoi confronti[24]. Dopo il match dichiarò il suo ritiro definitivo.

Dopo il ritiro

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Dopo il suo ritiro Foreman è rimasto impegnato in attività di imprenditoria, principalmente nel settore alimentare e vestiario.

Alla scomparsa di Muhammad Ali nel giugno 2016, Foreman ricordò il pugile di Louisville come una profonda influenza nella sua vita e lo definì come "il migliore di tutti i tempi".[25][26]

Nella cultura di massa

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Nel 2023 viene realizzato un lungometraggio sulla sua biografia George Foreman - Cuore da leone (Big George Foreman) regia di George Tillman Jr. ed interpretato da Khris Davis.

  • Ha ispirato il personaggio di Clubber Lang, pugile antagonista nel terzo film della saga di Rocky.
  • Nel sesto film della saga di Rocky Balboa, l'incontro di Rocky contro Mason Dixon è paragonato al suo match mondiale contro Michael Moorer del 1994. Il cronista all'inizio dell'incontro di Rocky commenta così: "Se il vecchio George Foreman scioccò il mondo con un pugno, perché non potrebbe farlo anche il vecchio Rocky Balboa" (2006).
  • Nel 1999 ha recitato in un cameo nella parte di se stesso nel film Incontriamoci a Las Vegas
  • Nel 1975 recita nell'episodio Uno strano incontro di boxe (2x17) della serie L'uomo da sei milioni di dollari.
  • Appare nella puntata Il Bender furioso della serie TV Futurama dove fa il commentatore di un incontro di pugilato.
  • Ha preso parte al film Una notte al museo 2 impersonando se stesso.

Risultati nel pugilato

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N. Risultato Record Avversario Tipo Round, tempo Data Località Note
81 Sconfitta 76–5 Stati Uniti (bandiera) Shannon Briggs MD 12 22 novembre 1997 Stati Uniti (bandiera) Etess Arena, Atlantic City, New Jersey
80 Vittoria 76–4 Stati Uniti (bandiera) Lou Savarese SD 12 26 aprile 1997 Stati Uniti (bandiera) Convention Hall, Atlantic City, New Jersey
79 Vittoria 75–4 Stati Uniti (bandiera) Crawford Grimsley UD 12 3 novembre 1996 Giappone (bandiera) NK Hall, Urayasu, Giappone
78 Vittoria 74–4 Germania (bandiera) Axel Schulz MD 12 22 aprile 1995 Stati Uniti (bandiera) MGM Grand Garden Arena, Paradise, Nevada
77 Vittoria 73–4 Stati Uniti (bandiera) Michael Moorer KO 10 (12), 2:03 5 novembre 1994 Stati Uniti (bandiera) MGM Grand Garden Arena, Paradise, Nevada Vince titoli WBA e IBF dei pesi massimi
76 Sconfitta 72–4 Stati Uniti (bandiera) Tommy Morrison UD 12 7 giugno 1993 Stati Uniti (bandiera) Thomas & Mack Center, Paradise, Nevada Incontro valido per il vacante titolo WBO
75 Vittoria 72–3 Sudafrica (bandiera) Pierre Coetzer TKO 8 (10), 1:48 16 gennaio 1993 Stati Uniti (bandiera) Convention Center, Reno, Nevada, U.S
74 Vittoria 71–3 Giamaica (bandiera) Alex Stewart MD 10 11 aprile 1992 Stati Uniti (bandiera) Thomas & Mack Center, Paradise, Nevada
73 Vittoria 70–3 Stati Uniti (bandiera) Jimmy K. Ellis TKO 3 (10), 1:36 7 dicembre 1991 Stati Uniti (bandiera) Convention Center, Reno, Nevada
72 Sconfitta 69–3 Stati Uniti (bandiera) Evander Holyfield UD 12 19 aprile 1991 Stati Uniti (bandiera) Convention Hall, Atlantic City, New Jersey Incontro valido per i titoli WBA, WBC e IBF dei pesi massimi
71 Vittoria 69–2 Stati Uniti (bandiera) Terry Anderson KO 1 (10), 2:59 25 settembre 1990 Regno Unito (bandiera) London Arena, Londra, Inghilterra
70 Vittoria 68–2 Canada (bandiera) Ken Lakusta KO 3 (10), 1:24 31 luglio 1990 Canada (bandiera) Northlands AgriCom, Edmonton, Alberta, Canada
69 Vittoria 67–2 Brasile (bandiera) Adilson Rodrigues KO 2 (10), 2:39 16 giugno 1990 Stati Uniti (bandiera) Caesars Palace, Paradise, Nevada
68 Vittoria 66–2 Stati Uniti (bandiera) Mike Jameson TKO 4 (10), 2:16 17 aprile 1990 Stati Uniti (bandiera) Caesars Tahoe, Stateline, Nevada
67 Vittoria 65–2 Stati Uniti (bandiera) Gerry Cooney KO 2 (10), 1:57 15 gennaio 1990 Stati Uniti (bandiera) Convention Hall, Atlantic City, New Jersey
66 Vittoria 64–2 Stati Uniti (bandiera) Everett Martin UD 10 20 luglio 1989 Stati Uniti (bandiera) Convention Center, Tucson, Arizona
65 Vittoria 63–2 Stati Uniti (bandiera) Bert Cooper RTD 2 (10), 3:00 1º giugno 1989 Stati Uniti (bandiera) Pride Pavilion, Phoenix, Arizona
64 Vittoria 62–2 Stati Uniti (bandiera) J. B. Williamson TKO 5 (10), 1:37 30 aprile 1989 Stati Uniti (bandiera) Moody Gardens Hotel Spa, Galveston, Texas
63 Vittoria 61–2 Brasile (bandiera) Manoel De Almeida TKO 3 (10), 2:14 16 febbraio 1989 Stati Uniti (bandiera) Atlantis Theater, Orlando, Florida
62 Vittoria 60–2 Canada (bandiera) Mark Young PTS 7 (10), 1:47 26 gennaio 1989 Stati Uniti (bandiera) Community War Memorial, Rochester, New York
61 Vittoria 59–2 Stati Uniti (bandiera) David Jaco TKO 1 (10), 2:03 28 dicembre 1988 Stati Uniti (bandiera) Casa Royal Banquet Hall, Bakersfield, California
60 Vittoria 58–2 Tonga (bandiera) Tony Fulilangi TKO 2 (10), 2:26 27 ottobre 1988 Stati Uniti (bandiera) Civic Center, Marshall, Texas
59 Vittoria 57–2 Stati Uniti (bandiera) Bobby Hitz TKO 1 (10), 2:59 10 settembre 1988 Stati Uniti (bandiera) The Palace, Auburn Hills, Michigan
58 Vittoria 56–2 Messico (bandiera) Ladislao Mijangos TKO 2 (10), 2:42 25 agosto 1988 Stati Uniti (bandiera) Lee County Civic Center, Fort Myers, Florida
57 Vittoria 55–2 Cuba (bandiera) Carlos Hernández TKO 4 (10), 1:36 26 giugno 1988 Stati Uniti (bandiera) Tropworld Casino and Entertainment Resort, Atlantic City, New Jersey
56 Vittoria 54–2 Stati Uniti (bandiera) Frank Lux TKO 3 (10), 2:07 21 maggio 1988 Stati Uniti (bandiera) Sullivan Arena, Anchorage, Alaska
55 Vittoria 53–2 Stati Uniti (bandiera) Dwight Muhammad Qawi TKO 7 (10), 1:51 19 marzo 1988 Stati Uniti (bandiera) Caesars Palace, Paradise, Nevada
54 Vittoria 52–2 Italia (bandiera) Guido Trane TKO 5 (10), 2:39 5 febbraio 1988 Stati Uniti (bandiera) Caesars Palace, Paradise, Nevada
53 Vittoria 51–2 Stati Uniti (bandiera) Tom Trimm KO 1 (10), 0:45 23 gennaio 1988 Stati Uniti (bandiera) Sheraton Twin Towers, Orlando, Florida
52 Vittoria 50–2 Stati Uniti (bandiera) Rocky Sekorski TKO 3 (10), 2:48 18 dicembre 1987 Stati Uniti (bandiera) Bally's Las Vegas, Paradise, Nevada
51 Vittoria 49–2 Stati Uniti (bandiera) Tim Anderson TKO 4 (10), 2:23 21 novembre 1987 Stati Uniti (bandiera) Eddie Graham Sports Complex, Orlando, Florida
50 Vittoria 48–2 Stati Uniti (bandiera) Bobby Crabtree TKO 6 (10) 15 settembre 1987 Stati Uniti (bandiera) The Hitchin' Post, Springfield, Missouri
49 Vittoria 47–2 Stati Uniti (bandiera) Charles Hostetter KO 3 (10), 2:01 9 luglio 1987 Stati Uniti (bandiera) County Coliseum, Oakland, California
48 Vittoria 46–2 Stati Uniti (bandiera) Steve Zouski TKO 4 (10), 2:47 9 marzo 1987 Stati Uniti (bandiera) ARCO Arena, Sacramento, California
47 Sconfitta 45–2 Stati Uniti (bandiera) Jimmy Young UD 2 (10), 0:43 17 marzo 1977 Porto Rico (bandiera) Roberto Clemente Coliseum, San Juan, Porto Rico
46 Vittoria 45–1 Porto Rico (bandiera) Pedro Agosto TKO 4 (10), 2:34 22 gennaio 1977 Stati Uniti (bandiera) Civic Center, Pensacola, Florida
45 Vittoria 44–1 Stati Uniti (bandiera) John Dino Denis TKO 4 (10), 2:25 15 ottobre 1976 Stati Uniti (bandiera) Sportatorium, Hollywood, Florida
44 Vittoria 43–1 Stati Uniti (bandiera) Scott LeDoux TKO 3 (10), 2:58 14 agosto 1976 Stati Uniti (bandiera) Memorial Auditorium, Utica, New York
43 Vittoria 42–1 Stati Uniti (bandiera) Joe Frazier TKO 5 (12), 2:26 15 giugno 1976 Stati Uniti (bandiera) Nassau Veterans Memorial Coliseum, Hempstead, New York
42 Vittoria 41–1 Stati Uniti (bandiera) Ron Lyle KO 5 (12), 2:28 24 gennaio 1976 Stati Uniti (bandiera) Caesars Palace, Paradise, Nevada Vince vacante titolo NABF
41 Sconfitta 40–1 Stati Uniti (bandiera) Muhammad Ali KO 8 (15), 2:58 30 ottobre 1974 Zaire (bandiera) Stade du 20 Mai, Kinshasa, Zaire Perde titoli WBA, WBC e The Ring dei pesi massimi
40 Vittoria 40–0 Stati Uniti (bandiera) Ken Norton KO 2 (15), 2:00 26 marzo 1974 Venezuela (bandiera) Poliedro, Caracas, Venezuela
39 Vittoria 39–0 Porto Rico (bandiera) José Roman KO 1 (15), 2:00 1º settembre 1973 Giappone (bandiera) Nippon Budokan, Tokyo, Giappone
38 Vittoria 38–0 Stati Uniti (bandiera) Joe Frazier TKO 2 (15), 2:26 22 gennaio 1973 Giamaica (bandiera) National Stadium, Kingston, Giamaica Vince titoli WBA, WBC e The Ring dei pesi massimi
37 Vittoria 37–0 Stati Uniti (bandiera) Terry Sorrell KO 2 (10), 1:05 10 ottobre 1972 Stati Uniti (bandiera) Salt Palace, Salt Lake City, Utah
36 Vittoria 36–0 Argentina (bandiera) Miguel Angel Paez KO 2 (10), 2:29 11 maggio 1972 Stati Uniti (bandiera) County Coliseum Arena, Oakland, California Vince il titolo Panamericano dei pesi massimi
35 Vittoria 35–0 Stati Uniti (bandiera) Ted Gullick KO 2 (10), 2:28 10 aprile 1972 Stati Uniti (bandiera) The Forum, Inglewood, California
34 Vittoria 34–0 Stati Uniti (bandiera) Clarence Boone KO 2 (10), 2:55 7 marzo 1972 Stati Uniti (bandiera) Civic Center, Beaumont, Texas
33 Vittoria 33–0 Stati Uniti (bandiera) Joe Murphy Goodwin KO 2 (10) 29 febbraio 1972 Stati Uniti (bandiera) Municipal Auditorium, Austin, Texas
32 Vittoria 32–0 Brasile (bandiera) Luis Faustino Pires RTD 4 (10), 3:00 29 ottobre 1971 Stati Uniti (bandiera) Madison Square Garden, New York City, New York
31 Vittoria 31–0 Stati Uniti (bandiera) Ollie Wilson KO 2 (10), 2:35 7 ottobre 1971 Stati Uniti (bandiera) Municipal Auditorium, San Antonio, Texas
30 Vittoria 30–0 Stati Uniti (bandiera) Leroy Caldwell KO 2 (10), 1:54 21 settembre 1971 Stati Uniti (bandiera) Beaumont, Texas
29 Vittoria 29–0 Stati Uniti (bandiera) Vic Scott KO 1 (10) 14 settembre 1971 Stati Uniti (bandiera) County Coliseum, El Paso, Texas
28 Vittoria 28–0 Argentina (bandiera) Gregorio Peralta TKO 10 (15), 2:52 10 maggio 1971 Stati Uniti (bandiera) County Coliseum Arena, Oakland, California Vince il vacante titolo NABF dei pesi massimi
27 Vittoria 27–0 Giamaica (bandiera) Stamford Harris KO 2 (10), 2:58 3 aprile 1971 Stati Uniti (bandiera) Playboy Club, Lake Geneva, Wisconsin
26 Vittoria 26–0 Stati Uniti (bandiera) Charlie Boston KO 1 (10), 2:01 8 febbraio 1971 Stati Uniti (bandiera) St. Paul Auditorium, Saint Paul, Minnesota
25 Vittoria 25–0 Stati Uniti (bandiera) Mel Turnbow KO 1 (10), 2:58 18 dicembre 1970 Stati Uniti (bandiera) Center Arena, Seattle, Washington
24 Vittoria 24–0 Stati Uniti (bandiera) Boone Kirkman TKO 2 (10), 0:41 18 novembre 1970 Stati Uniti (bandiera) Coliseum, Oklahoma City, Oklahoma, USA
23 Vittoria 23–0 Stati Uniti (bandiera) Lou Bailey TKO 3 (10), 1:50 3 novembre 1970 Stati Uniti (bandiera) State Fairgrounds International Building, Oklahoma City, Oklahoma
22 Vittoria 22–0 Canada (bandiera) George Chuvalo TKO 3 (10), 1:41 4 agosto 1970 Stati Uniti (bandiera) Madison Square Garden, New York City, New York
21 Vittoria 21–0 Stati Uniti (bandiera) Roger Russell KO 2 (10) 20 luglio 1970 Stati Uniti (bandiera) Spectrum, Philadelphia, Pennsylvania
20 Vittoria 20–0 Stati Uniti (bandiera) George Johnson TKO 7 (10), 1:41 16 maggio 1970 Stati Uniti (bandiera) The Forum, Inglewood, California
19 Vittoria 19–0 Stati Uniti (bandiera) Aaron Eastling TKO 4 (10), 2:24 29 aprile 1970 Stati Uniti (bandiera) Cleveland Arena, Cleveland, Ohio
18 Vittoria 18–0 Stati Uniti (bandiera) James J. Woody TKO 3 (10), 0:37 17 aprile 1970 Stati Uniti (bandiera) Felt Forum, New York City, New York
17 Vittoria 17–0 Stati Uniti (bandiera) Rufus Brassell TKO 1 (10), 2:42 31 marzo 1970 Stati Uniti (bandiera) Sam Houston Coliseum, Houston, Texas
16 Vittoria 16–0 Argentina (bandiera) Gregorio Peralta UD 10 16 febbraio 1970 Stati Uniti (bandiera) Madison Square Garden, New York City, New York
15 Vittoria 15–0 Stati Uniti (bandiera) Jack O'Halloran KO 5 (10), 1:10 26 gennaio 1970 Stati Uniti (bandiera) Madison Square Garden, New York City, New York
14 Vittoria 14–0 Stati Uniti (bandiera) Charley Polite KO 4 (10), 0:44 6 giugno 1970 Stati Uniti (bandiera) Sam Houston Coliseum, Houston, Texas
13 Vittoria 13–0 Stati Uniti (bandiera) Gary Hobo Wiler TKO 1 (10) 18 dicembre 1969 Stati Uniti (bandiera) Seattle Center Coliseum, Seattle, Washington
12 Vittoria 12–0 Stati Uniti (bandiera) Levi Forte UD 10 16 dicembre 1969 Stati Uniti (bandiera) Auditorium, Miami Beach, Florida
11 Vittoria 11–0 Stati Uniti (bandiera) Bob Hazelton TKO 1 (6), 1:22 6 dicembre 1969 Stati Uniti (bandiera) International Hotel, Winchester, Nevada
10 Vittoria 10–0 Stati Uniti (bandiera) Max Martinez KO 2 (10), 2:35 18 novembre 1969 Stati Uniti (bandiera) Sam Houston Coliseum, Houston, Texas
9 Vittoria 9–0 Trinidad e Tobago (bandiera) Leo Peterson KO 4 (8), 1:00 5 novembre 1969 Stati Uniti (bandiera) Scranton, Pennsylvania
8 Vittoria 8–0 Perù (bandiera) Roberto Davila UD 8 31 ottobre 1969 Stati Uniti (bandiera) Madison Square Garden, New York City, New York
7 Vittoria 7–0 Stati Uniti (bandiera) Vernon Clay TKO 2 (6), 0:32 7 ottobre 1969 Stati Uniti (bandiera) Sam Houston Coliseum, Houston, Texas
6 Vittoria 6–0 Stati Uniti (bandiera) Roy Wallace KO 2 (6), 0:19 23 settembre 1969 Stati Uniti (bandiera) Sam Houston Coliseum, Houston, Texas
5 Vittoria 5–0 Stati Uniti (bandiera) Johnny Carroll KO 1 (6), 2:19 18 settembre 1969 Stati Uniti (bandiera) Center Coliseum, Seattle, Washington
4 Vittoria 4–0 Stati Uniti (bandiera) Chuck Wepner TKO 3 (10), 0:54 18 agosto 1969 Stati Uniti (bandiera) Madison Square Garden, New York City, New York
3 Vittoria 3–0 Stati Uniti (bandiera) Sylvester Dullaire TKO 1 (6), 2:59 14 luglio 1969 Stati Uniti (bandiera) Rosecroft Raceway, Oxon Hill, Maryland
2 Vittoria 2–0 Stati Uniti (bandiera) Fred Askew KO 1 (6), 2:30 1º luglio 1969 Stati Uniti (bandiera) Sam Houston Coliseum, Houston, Texas
1 Vittoria 1–0 Stati Uniti (bandiera) Don Waldhelm TKO 3 (6), 1:54 23 giugno 1969 Stati Uniti (bandiera) Madison Square Garden, New York City, New York
  1. ^ George Foreman bio, su imdb.com.
  2. ^ ibroresearch.com, su Ibroresearch.com. URL consultato il 12 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2011).
  3. ^ About.com: Boxing, su Boxing.about.com. URL consultato il 25 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2017).
  4. ^ Andrew Eisele, Ring Magazine's 100 Greatest Punchers, su Boxing.about.com. URL consultato il 25 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2011).
  5. ^ History of the George Foreman Grill, su georgeforemancooking.com. URL consultato il 21 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2011).
  6. ^ Helen Coster, Millionaire High School Dropouts Page 2 of 2, in Forbes, 30 gennaio 2010. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2013).
  7. ^ (EN) Mike Downey, Foreman Foremost a Father, Los Angeles Times, 14 giugno 1996. URL consultato il 6 febbraio 2017.
  8. ^ Boxe, lutto per Foreman: è morta la figlia Freeda, La Gazzetta dello Sport, 11 marzo 2019. URL consultato l'11 marzo 2019.
  9. ^ (EN) George Plimpton, Thriller turned griller, The Guardian, 5 ottobre 2003. URL consultato il 6 febbraio 2017.
  10. ^ (EN) Mike Lockley, Watch: George Foreman: I lost Rumble In The Jungle with Ali after being DOPED, Birmingham Mail, 25 maggio 2015. URL consultato il 6 febbraio 2017.
  11. ^ "George Foreman made a yo-yo out of me" - Da un articolo apparso su "The New York Times" del 21 novembre 1983.
  12. ^ a b c d e f Emanuela Audisio, Pugilato, Foreman: "Vi dico perché quel ko mi ha salvato", La Repubblica, 26 ottobre 2014. URL consultato il 6 febbraio 2017.
  13. ^ "George was a monster the night I fought him. Five-minute impersonation of the Red Army on the offensive." Citazione testuale dal sito personale di Ken Norton, consultabile qui Archiviato il 18 dicembre 2007 in Internet Archive..
  14. ^ a b c d e Paolo Corio, Boxe: 40 anni fa lo storico Ali-Foreman a Kinshasa, Panorama, 29 ottobre 2014. URL consultato il 6 febbraio 2017.
  15. ^ In un'intervista rilasciata per il film-documentario "Quando eravamo re", Spike Lee afferma: "La televisione e Hollywood ci avevano insegnato ad odiare l'Africa, tanto che un tempo chiamare una persona di colore "africano" significava rischiare lo scontro fisico. Vedere quei due pugili afro-americani tornare a casa a combattere fu molto importante". Nel medesimo film viene presentato un documento dell'epoca in cui si sente Don King dichiarare: "Abbiamo lasciato l'Africa in catene, da schiavi, e oggi ci torniamo avvolti in un'aura di splendore e di gloria. Da campioni. I campioni sono qui. I migliori dello sport e della musica."
  16. ^ "The time may have come to say goodbye to Muhammad Ali because, very honestly, I don't think he can beat George Foreman. After this fight, I suspect, Ali will retire." Così si esprimeva in un'intervista televisiva dell'epoca, ripresa nel film-documentario "Quando eravamo re".
  17. ^ L'artista zairese Malik Bowens ricorda: "Eravamo tutti per Ali. Lo apprezzavamo come pugile ma soprattutto per le sue posizioni politiche. Sostenendo le battaglie civili dei neri in America, si era guadagnato la stima di milioni di africani. George Foreman? Non sapevamo nemmeno chi fosse. Molti di noi pensavano addirittura che fosse un bianco. In ogni caso per noi rappresentava l'America. Si presentò con un cane, un cane da pastore tedesco, e la cosa ci offese in quanto i belgi usavano proprio quella razza come cani-poliziotto contro la nostra popolazione." (Ibid.)
  18. ^ Muhammad Ali, A Kinshasa con Foreman il match del secolo, Il Messaggero, 4 giugno 2016. URL consultato il 9 giugno 2016.
  19. ^ The New York Times del 25 gennaio 1976: "FOREMAN, AL TAPPETO PER DUE VOLTE, NEL QUINTO ROUND VINCE PER KO SU LYLE - Foreman, che sta seriamente cercando di riprendersi il titolo che ha perso da Muhammad Ali 15 mesi fa, si è imposto oggi per KO al quinto round su Ron Lyle nel corso di una selvaggia rissa che sembrava un vecchio film di Hollywood" ("FOREMAN, DOWN TWICE, KNOCKS OUT LYLE IN 5TH - George Foreman, beginning serious pursuit of the heavyweight championship he lost to Muhammad Ali 15 months ago, knocked out Ron Lyle in the fifth round today in a wild-swinging brawl that resembled an old Hollywood movie").
  20. ^ Per tutta la prima parte della carriera, Foreman dimostrò di reggere male la distanza. Avendo vinto gran parte degli incontri entro la terza ripresa, non era abituato a combattimenti più lunghi. Già nei due incontri con Peralta, comunque vittoriosi, aveva dimostrato quanto il prolungarsi di un match incidesse negativamente sul suo rendimento. Contro Ali e contro Jimmy Young questo limite si rivelò fatale. (Cfr. "The New York Times" del 26 febbraio 1987: "In his 45-2 record with 42 knockouts, Foreman usually finished his foes in an early round. Frazier in two. Ken Norton in two. George Chuvalo in three. Ron Lyle in four. Frazier in five in their 1976 rematch. But when he couldn't catch Gregorio Peralta, he struggled through 10 rounds. When he wearied against Ali, he was knocked out in the eighth. And when he had to go 12 against Young, he wobbled through the final rounds.")
  21. ^ "Leonard is strictly a money situation, a one-shot, Foreman was saying now from Sacramento. The money is important to me, but it's really secondary. I want to be champion again. I've got a three-year plan. I want to start at the bottom. Train harder than any man in the world. Fight once a month. You can't reach for too much too soon." (Ibid.)
  22. ^ "I preached and I built the George Foreman Youth and Community Center, he said. One day last year a friend of mine started pleading with people that we needed $400 more to do something. That embarrassed me. I decided to go out and earn some money for the program. Boxing is an honorable profession. Go earn a dollar and rest in peace." (Ibid.)
  23. ^ Tale of Foreman Moorer, su youtube.com.
  24. ^ https://www.youtube.com/watch?v=GkvBVcHD3bY
  25. ^ Lo sport piange Ali. Foreman: "Se ne va la parte più grande di me", Sport Mediaset, 4 giugno 2016. URL consultato il 9 giugno 2016.
  26. ^ Boxe, addio Ali, Foreman: "Eravamo re, anzi una persona sola", La Gazzetta dello Sport, 4 giugno 2016. URL consultato il 9 giugno 2016.

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