Camellia

genere di pianta della famiglia Theaceae
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La camèlia [1] (Camellia) L., 1753 è un genere di piante della famiglia delle Theaceae, originario delle zone tropicali dell'Asia. Il nome del genere[2], scelto da Linneo, deriva dal nome latinizzato del missionario gesuita Georg Joseph Kamel (1661-1706), botanico, che per primo importò la pianta dal Giappone.

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Camelia
C. japonica
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
OrdineEricales
FamigliaTheaceae
GenereCamellia
L., 1753
Specie
vedi testo

Descrizione

 
Tavola botanica di C. japonica

Il genere Camellia comprende piante a portamento arbustivo o ad alberello, sempreverdi, alte in natura fino a 15 m. Le foglie sono semplici alterne, di colore verde più o meno scuro secondo la specie, lucide e coriacee, a volte carnose e provviste di stipole e ghiandole aromatiche, con i margini lisci o crenati, di forma ellittica, lanceolata o oblungo-lanceolata. I fiori sono semplici o doppi di colore bianco, roseo o rosso, privi di profumo o molto profumati, possono raggiungere i 20 cm di diametro. Sono piante adatte ai climi temperati e umidi[3].

Distribuzione e habitat

 
Fiori di Camellia

Nelle zone tropicali asiatiche, dalla C. sinensis (L.) O. Kuntze (= C. thea), si ricava dalle giovani foglie la nota bevanda tonificante conosciuta con il nome di . Fu introdotta in Nord America (Carolina del Sud) dal botanico francese André Michaux attorno al 1890.

La specie più coltivata come pianta ornamentale nei giardini, parchi e viali, è la C. japonica L., originaria della Corea e del Giappone, arbusto che raggiunge alcuni metri di altezza, foglie persistenti, ovali di colore verde cupo lucente, fioritura primaverile con fiori dai colori nelle varie sfumature dal bianco al rosso cupo, corolle a forma di rosa aperta e appiattita.

In Italia anche se non più coltivata come un tempo, è diffusa nella zona dei laghi prealpini (è famosa la collezione di Villa Taranto sul Lago Maggiore), in alto Piemonte, dove si trovano numerosi boschetti utilizzati per la raccolta dei fiori in boccio, e nell'Italia centro-meridionale e insulare; in condizioni pedo-climatiche ottimali, possono raggiungere dimensioni di oltre 10 m di altezza. In particolare da segnalare in Lucchesia la zona intorno a Sant'Andrea di Compito, frazione del comune di Capannori i cui terreni naturalmente acidi hanno favorito la coltivazione fin dal XVIII secolo; oggi vi si svolge in primavera la manifestazione "Antiche camelie della Lucchesia"[4].

Cura

La C. japonica è pianta subtropicale e ama quindi estati piovose e inverni asciutti; tuttavia è resistente al freddo, sino a -15 °C; teme il vento freddo (che la dissecca) e il ristagno d'acqua (che fa marcire le radici), per il resto si adatta a qualunque esposizione. Tuttavia, poiché i fiori, soprattutto se chiari e doppi, marciscono sulla pianta, è ideale la penombra.

In piena terra, vuole terreno acido o almeno neutro, non ricco[5].

In vaso, vuole torba, terra di bosco e foglie, di castagno o d'erica, riparandola in serra d'inverno[6]. Va rinvasata almeno ogni due anni. Ama molto i terreni vulcanici e senza ristagni d'acqua, in particolar modo terreni di origine effusiva molto sabbiosi (pozzolana o pomice) con alto tenore di silicio. Ciò spiega la buona vegetazione che hanno queste piante nei terreni vulcanici di Lazio e Campania. Pianta che non sopporta terreni e acqua con calcare, argillosi e asfittici con un pH alcalino o subalcalino (talvolta anche pH 7) mostrando segni evidenti di clorosi ferrica e marciume radicale che ne determinano la morte. Nelle zone troppo soleggiate o troppo fredde d'inverno spesso la C. japonica soffre di bruciature fogliari causate rispettivamente dal sole o dalla neve che vi si poggia sopra. Essendo una pianta di sottobosco non necessita di luce solare diretta, ma diffusa, oppure di ombra sotto grandi alberi che mantengono l'aria umida. Evitare di esporre la pianta a intense correnti di vento prolungate nel tempo. L'acqua fornita alla pianta deve essere piovana o demineralizzata per evitare un innalzamento del valore di pH sopra il valore di 6,5 circa.

Si moltiplica per talea o per innesto su soggetti ottenuti con talea o semina.

Data la crescita molto lenta di queste piante, la potatura deve essere sempre cauta, a meno che non si voglia far ripartire da zero una pianta troppo accresciuta. La potatura di formazione va fatta subito dopo la fioritura, selezionando tra i nuovi getti quelli che si vogliono tenere, lasciando almeno una gemma. La potatura di pulizia (rami morti o danneggiati, o in eccesso) può essere fatta in qualunque stagione.

Avversità

Teme i geli intensi e prolungati, il ristagno d'acqua può provocare il marciume radicale.

Tassonomia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Specie di Camellia.

Il genere comprende 250 specie[7].

Le specie più comuni[senza fonte] sono:

Note

  1. ^ camèlia, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ Rosaliña Ha Detto, Camelia: storia, leggende e linguaggio dei fiori, su Il giardino del tempo, 4 luglio 2013. URL consultato il 2 giugno 2021.
  3. ^ Borghesi, Angela., La camelia, Laterza, 2019, ISBN 978-88-581-3885-4, OCLC 1141572716. URL consultato il 26 dicembre 2020.
  4. ^ Antiche Camelie della Lucchesia, su camelielucchesia.it.
  5. ^ Camelia: Coltivazione, Cura e Informazioni, su edendeifiori.it.
  6. ^ Piante da vaso: Camellia, Camelia, Camellia japonica, Camellia reticulata, Camellia saluenensis, Camellia sasanqua, Camellia taliensis, Camellia x williamsii, su www.agraria.org. URL consultato il 2 giugno 2021.
  7. ^ (EN) Camellia, in The Plant List. URL consultato il 6 aprile 2016.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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