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Gabriele Giolito de' Ferrari

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Gabriele Giolito de' Ferrari (Tiziano, 1554)

Giovanni Gabriele Giolito de' Ferrari (Trino, 1508 circa – Venezia, 1578) è stato un tipografo e editore italiano.

Nacque a Trino, nel Vercellese, da Giovanni il Vecchio e Guglielmina Borgominieri. Nel 1523 si stabilì con il padre a Venezia (all'epoca una delle capitali della nuova arte tipografica), dove, nella zona di Rialto, fondarono una fiorente bottega: la Libreria della Fenice. Dopo la morte del padre,[1] nel 1541[2] Gabriele prese in mano l'azienda, inizialmente con i propri fratelli e poi con sempre maggiore autonomia. Successivamente aprì librerie anche a Napoli, Bologna e Ferrara. Sposò nel 1544 Lucrezia Bin dalla quale ebbe dodici figli.

Celebre è la sua marca tipografica, raffigurante - con numerose varianti - una fenice che fuoriesce dalle fiamme che si sprigionano da una sfera alata (rielaborazione dello stemma paterno, in cui la fenice spiccava il volo tra lingue di fuoco), con il motto "De la mia morte eterna vita i(o) vivo", la scritta sul cartiglio "Semper eadem" e le iniziali "G.G.F".[3]

La sua politica editoriale fu fortemente orientata alla diffusione delle opere in lingua volgare. Famosa è la sua edizione del 1555 de La Divina Comedia di Dante Alighieri, a cura di Ludovico Dolce, nel titolo della quale appare per la prima volta l'attributo Divina. Tra il 1541 e il 1578 Giolito stampò 1109 edizioni: 527 titoli originali e 492 ristampe[2].

Fu il primo stampatore a dar vita a una collana editoriale, la «Collana historica», curata da Tommaso Porcacchi dal 1563 al 1585, comprendente in dodici "anelli" e "gioie" le opere volgarizzate di altrettanti storici greci (l'ultimo autore, Giuseppe Flavio, fu pubblicato dopo la sua morte). Il progetto di una sottocollana di storici latini, pure volgarizzati, non fu mai realizzato, anche se alcuni volgarizzamenti erano già pronti manoscritti per la stampa.[4]

Morì a Venezia nel 1578, prima del 3 marzo.[5] Gli successero i figli Giovanni e Giovanni Paolo, i quali, dapprima coi loro nomi, poi semplicemente con la denominazione "appresso i Gioliti", proseguirono l'attività del padre fino al 1606.

Galleria d'immagini

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  1. ^ Giovanni Giolito morì «o sul volgere del 1539 o nei primi mesi del 1540» e probabilmente «poco avanti il 25 marzo 1540»: S. Bongi, Annali di Gabriel Giolito de' Ferrari da Trino di Monferrato stampatore in Venezia descritti ed illustrati, vol. I, Roma, 1890, pp. XXII-XXIII.
  2. ^ a b Charlotte Gandi, Il controllo della stampa a Venezia. Padroni dei libri e dell’informazione, Università Ca' Foscari, pag. 19.
  3. ^ EDIT 16 - ICCU, su edit16.iccu.sbn.it. URL consultato il 25 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2010).
  4. ^ S. Bongi, Annali di Gabriel Giolito de' Ferrari da Trino di Monferrato stampatore in Venezia descritti ed illustrati, vol. I, Roma, 1890, pp. XXXVIII.
  5. ^ Ivi, pp. LXXII-LXXIII.

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