Villa Melzi (Bellagio)
Villa Melzi d'Eril | |
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Veduta della facciata della villa dal lago, con doppia scalinata | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Località | Bellagio |
Indirizzo | c/o I giardini di Villa Melzi - Via Melzi d'Eril, 6 - 22021 - Bellagio (CO) e Via Melzi D'Eril, 6 |
Coordinate | 45°58′44.72″N 9°15′11.48″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Stile | neoclassico |
Realizzazione | |
Architetto | Giocondo Albertolli |
Proprietario | Francesco Melzi d'Eril, Giovanni Francesco Melzi d'Eril e Lodovico Melzi d'Eril |
Committente | Francesco Melzi d'Eril |
«Villa Melzi è una casa di campagna veramente gradevole: le sue sale in marmo e i suoi salotti stuccati sono l'immagine del comfort italiano - fresco, ombreggiato e arieggiato. Il giardino è molto curato; ci sono delle splendide magnolie e altri alberi in fiore…»
Villa Melzi d'Eril è un museo e una dimora storica privata situata nel comune di Bellagio, di proprietà della famiglia Melzi d'Eril, oggi del suo ramo Gallarati Scotti,[1][2] proclamata, con la proprietà circostante, monumento nazionale.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La villa fu progettata nel 1808[3] dall'architetto ticinese Giocondo Albertolli,[4] su commissione di Francesco Melzi D'Eril.[3][1][5] La costruzione fu completata nel 1810,[1][5] mentre gli interni (che ospitano opere di Sanquirico,[1][5] Bossi,[1][5] Canova,[1] Lavelli, Cambiani, Manfredini,[1] Marchesi,[1] Arrigoni e Trivaglio) furono pronti solo nel 1813.[3]
Alla morte del Duca, avvenuta nel 1816, la proprietà passò a suo nipote nonché figlio adottivo Giovanni Francesco.[6]. Sotto Giovanni Francesco proseguirono i lavori nel giardino e fu completata la cappella gentilizia di Villa Melzi.[6] Vennero anche avviati i lavori di costruzione della strada che collega Loppia con Bellagio, insieme ad un muro di cinta per proteggere la villa.[6] Questi lavori sono menzionati nella lapide all'ingresso nord dei giardini.[6]
Quando Giovanni Francesco morì, nel 1832, lo succedette il suo primogenito Lodovico.[6] Lodovico sposò in seconde nozze Joséphine Barbò dalla quale ebbe due figlie, una delle quali si unì in matrimonio a Giancarlo Gallarati Scotti, principe di Molfetta, e con tale matrimonio portò alla famiglia del marito anche la villa di Bellagio.
Tra le persone ospitate nella villa dai Gallarati Scotti si menzionano Stendhal,[1] Franz Liszt[1] e i coniugi Percy e Mary Shelley[7].
Descrizione del complesso
[modifica | modifica wikitesto]Il complesso è costituito da:
- la villa;
- la cappella, nell'estremità sudoccidentale della proprietà, dove sono conservate le spoglie della famiglia Melzi;
- i giardini, che si estendono per 800 m lungo la costa del lago tra il borgo di Bellagio e la frazione Loppia;
- l'aranciera, posta a nord-est della villa, oggi adibita a museo;
- la collina-pineta (che si estende per vari ettari verso la frazione di Aureggio), in origine contigua ai giardini, poi separata dalla strada comunale costruita in seguito.
La villa
[modifica | modifica wikitesto]La facciata, semplice e regolare, è arricchita da una scalinata a doppia rampa e da quattro leoni di stile egizio. Internamente, la villa ospita una serie di opere di Andrea Appiani:[1][5] due dipinti del 1803 (Francesco Melzi e Napoleone primo Console) e altrettanti busti in bronzo raffiguranti Giuseppe e Giulia Parravicini.[8] Tra le opere raccolte da Francesco Melzi e conservate nella villa si ricordano un van Dyck, un Rubens e un Van Ruysdael.[8]
Ai lati del terrazzo e del parterre a lago si ergono due statue in marmo del Cinquecento, rappresentanti Apollo e Meleagro, già attribuite allo scultore Guglielmo della Porta.[5][9]
I giardini
[modifica | modifica wikitesto]I giardini all'inglese (1815), arricchiti da sculture, furono progettati dall'architetto Luigi Canonica e dall'agronomo Luigi Villoresi,[1] entrambi responsabili della sistemazione del parco della Villa Reale di Monza.[3]
Il giardino, ricchissimo di piante rare ed esotiche, sono presenti alberi secolari, siepi di camelie, boschi di azalee e rododendri giganti, pietre e monumenti, imbarcazioni e cimeli di pregio storico e artistico.
Accedendo dall'ingresso di Bellagio si trova sulla sinistra una grotta contenente un'urna funeraria etrusca databile tra il 300 e il 200 a.C, portata a Bellagio dal sepolcro romano degli Scipioni.[5] Sempre sulla sinistra è situata una parte adattata a "giardino orientale", con un laghetto di ninfee dove trovano posto due statue egizie databili tra il 1400 e il 1200 prima di Cristo[5]. Procedendo, si apre la visuale sul lago e si incontra un'altra delle antichità egizie distribuite nel parco: la statua di un dignitario (arricchita da geroglifici) risalenti ai tempi di Ramses II.
Più oltre, un chiosco in stile moresco conserva i busti degli imperatori d'Austria Ferdinando I e Marianna di Savoia, e del duca Lodovico Melzi con la consorte Josephine Melzi Barbò, ultimi proprietari della casata Melzi prima del passaggio alla famiglia Gallarati Scotti. Di fronte al chiosco si erge il monumento a Dante e Beatrice dello scultore Giovan Battista Comolli[5] — di fronte al quale Franz Liszt, ospite di Villa Melzi, compose la Sonata a Dante (1847-1855).
L'aranciera-museo
[modifica | modifica wikitesto]Proseguendo all'ombra di un filare di platani si arriva in prossimità della villa, preceduta da quella che in origine era l'orangerie[10], cioè la serra dove venivano ricoverate le piante di aranci durante l'inverno.
Oggi è un museo che conserva preziosi cimeli del periodo napoleonico (busto di Napoleone, le chiavi della città di Milano[11], stampe della Milano napoleonica, i cannoni della prima campagna d'Italia del 1796, rari reperti archeologici), una vasca di presunta origine romana[5] e due affreschi rinascimentali[1] di provenienza lariana.
La cappella gentilizia
[modifica | modifica wikitesto]Al limite sud del giardino, a fianco dell'approdo turistico di Loppia, si trova la cappella gentilizia dei Melzi d'Eril, tempio neoclassico progettato e decorato da Giocondo Albertolli,[3][12] con stucchi a rosoni e affreschi di Angelo Monticelli, su disegni di Giuseppe Bossi.
Notevoli sono le opere di scultura: il palio d'altare con la soprastante statua di Cristo Redentore di Giovan Battista Comolli[12], le opere in bronzo realizzate da Luigi Manfredini[12] e, disposti sulle pareti, i seguenti monumenti funerari:
- il sepolcro di Lodovico Melzi d'Eril, Duca di Lodi, ultima opera di Vincenzo Vela[12] (1890);
- la tomba di Francesco Melzi, opera di Vittorio Nesti[12] (1830);
- il monumento funebre per il giovane Carlo Lodovico Melzi, opera di Girolamo Oldofredi (1877);
- il sepolcro di Giovanni Francesco Melzi, nipote di Francesco, opera di Giovanni Maria Benzoni (1854).
Nella sacrestia a destra dell'altare si trovano le tombe dei Melzi; a sinistra quelle dei Gallarati Scotti.
Nella parete nord esterna, verso il giardino, è stata murata la porta dell'antica casa Melzi di Milano, attribuita a Bramante,[3][2] e arricchita da una lapide di famiglia. Di fronte al portale si trova un fregio in pietra del XIII secolo, proveniente dalla vicina chiesa di Santa Maria in Loppia, con i simboli dei quattro Evangelisti.
Galleria d'immagini
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Targa all'ingresso della Villa
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Affresco religioso
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Statua di marmo
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l m Trabella, cap. 39.
- ^ a b Bartolini, p. 139.
- ^ a b c d e f Belloni et al., p. 208.
- ^ Giocondo Albertolli, su artistiticinesi-ineuropa.ch. URL consultato il 18 ottobre 2019.
- ^ a b c d e f g h i j TCI, Guida d'Italia [...], p. 311.
- ^ a b c d e Lucia Sala, Scoprire Bellagio, il borgo e Villa Melzi d'Eril, in maggio 2015, New Press.
- ^ Berra, p. 118
- ^ a b Belloni et al., p. 211.
- ^ Belloni et al., p. 210.
- ^ Termine francese significante "aranciera".
- ^ Consegnate da Francesco Melzi d'Eril il 15 maggio 1796 a Napoleone stesso, che sancì così la conclusione della campagna d'Italia (si veda in merito la voce: Napoleone Bonaparte).
- ^ a b c d e TCI, Guida d'Italia [...], p. 312.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- G. Carotti, La cappella gentilizia e le tombe dei Duchi di Lodi, in Capi d'arte : appartenenti a S.E. la duchessa Josephine Melzi d'Eril-Barbo, 1901, pp. 132 e segg., ISBN non esistente.
- Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.
- Touring Club Italiano (a cura di), Guida d'Italia - Lombardia (esclusa Milano), Milano, Touring Editore, 1999, ISBN 88-365-1325-5.
- Francesca Trabella, 50 Ville del Lago di Como, Giussano, Alessandro Dominioni editore, 2011, ISBN 978-88-87867-38-1.
- Ornella Selvafolta, I giardini di villa Melzi d'Eril a Bellagio. Un museo all'aperto tra natura, arte e storia, Milano, Cisalpino editore, 2012.
- Franco Bartolini, I segreti del Lago di Como e del suo territorio, Cermenate, New Press Edizioni, 2016 [2006].
- Pietro Berra, Da Plinio a Volta - Itinerari d'autore sul lago di Como, Lomazzo, New Press Edizioni, 2023.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Melzi d'Eril
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale dei Giardini di Villa Melzi, su giardinidivillamelzi.it.
- Villa Melzi - complesso, Via Melzi D'Eril, 6 - Bellagio (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato l'8 aprile 2019.
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