Acarnesi (Aristofane-Romagnoli)/Esodo
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FINALE
Arriva correndo un
araldo
O servi della maglon di Lamaco,
l’acqua, scaldate l’acqua nella pentola,
e la tela e il cerotto e la filaccia
preparate, e una fascia pe ’l malleolo.
Su aguzzo palo, d’una fossa al valico,
ei s’è ferito; uscito égli il mallèolo
fuori di posto, e s’è spezzato il cerebro
precipitando sur un sasso. — Orribile
levò la piuma fanfaronia un cantico,
su le pietre piombando: «O del Sol fulgido,
occhio, veggendo te per l’ultimissima
volta, la luce m’abbandona, ed io non son
piú io!» — Detto cosí, ratto precipita
nell’acquedotto, e sorge, e quei che fuggono
incalza, e i ladron’ preme con la cuspide.
Ma egli stesso è qui: l’uscio dischiudasi.
Arriva Lamaco, ferito, sorretto dai compagni.
lamaco
Ahimè, ahimè!
Duro, atroce martòro!
Da un’inimica cuspide,
ahimè!, trafitto io moro.
E piú duol mi saria
se cosí mi vedesse Diceopoli
e sghignazzasse alla sciagura mia.
diceopoli
Entra ubbriaco, barcollante, puntellandosi su due giovani cortigiane.
Evviva, evviva!
Ma che poppine sode! Son cotogne!
Adagio, adagio, aprite quei labbruzzi,
porgetemi le lingue, o tesoretti,
ché per primo al boccale ho visto il fondo!
lamaco
Oh, dei malanni miei sorte funesta!
Ahi, ahi, tormento delle mie ferite!
diceopoli
Ah! Ah! Buon giorno, o cavaliere Lamaco!
lamaco
Me sciagurato!
diceopoli
a una delle cortigiane.
Perché mi baci?
lamaco
Me disgraziato!
diceopoli
all’altra cortigiana.
Perché mi mordi?
LAMACO
Oh zuffa il cui ricordo anche mi scotta!
diceopoli
Chi paga scotto, il giorno dei Boccali?
lamaco
Oh Peana, Peana!
diceopoli
Ma non è mica il giorno di Peana!
lamaco
Tenete,’amici, il piede mio, tenetelo!
Deh 1, spasimi inumani!
diceopoli
Tenete a mezzo il pinco mio, tenetelo,
amiche, a quattro mani!
lamaco
Da un macigno colpito, ho la vertigine,
l’aer mi si fa cieco.
diceopoli
Io voglio andare a letto, ho la tentigine.
e ritto il pascipeco.
lamaco
Alla scuola di Pittalo, con medica
mano me trasportate!
diceopoli
Portatemi dai giudici! Ove diamine
è il re? L’otre a me date!
lamaco
Una cuspide atroce Tossa forate m’ha.
diceopoli
mostrando l’otre
Vedete? Vuoto! Viva, viva, tralleralà!
coro
Tralleralà, si, vecchio, se questo è tuo diletto.
diceopoli
E vuotata ho d’un sorso la coppa di vin pretto.
coro
Evviva, o valoroso I Prenditi l’otre e va!
diceopoli
Seguite, voi, cantando: viva, tralleralà!
coro
Ti seguiremo, tralleralà,
tutti noi,
l’otre cantando e te, se cosí vuoi!
Diceopoli esce, seguito da tutto il popolo. Anche i coreuti, danzando
abbandonano l’orchestra.